CONTATORE PERSONE

12/11/14

VITAMINA D

LEGGERE CON MOLTA ATTENZIONE IL SEGUENTE ABSTRACT! info A.DAGA

ABBIAMO SEMPRE CERCATO RISPOSTE ALLE NOSTRE DOMANDE LEGGITTIME, MA MAI NESSUN NEUROLOGO HA RISPOSTO O SAPUTO RISPONDERE, FORSE PER IGNORANZA O FORSE PER FAR CONTINUARE LE TERAPIE CHE CURANO SOLO IPOTESI, IN TUTTO QUESTO HO SEMPRE VISTO UN GIOCO PERVERSO CHE SOLO I MERCANTI DELLA SALUTE POTEVANO FARE.

IL NEUROLOGO  CICERO GALLI COIMBRA ha perfettamente ragione con la terapia di vitamina D, questa è la CURA della Sclerosi Multipla, il Prof. Zamboni con la PTA CCSVI rispristina i flussi emodinamici nei pazienti affetti da sclerosi multipla e insufficienza venosa cerebro spinale cronica, cofattore molto importante.

Cosa significa avere il paratormone alto?

Indice Articolo:
1. Cosa significa?
2. Parametri associati al paratormone alto
3. Le cause dell'innalzamento dei valori
4. I sintomi
5. Come si diagnostica
6. Cosa fare: farmaci ed intervento chirurgico
7. Opinioni e commenti

Cosa significa avere il paratormone alto?
Durante un check up completo si può scoprire di avere il paratormone alto, ma perchè si verifica quest’anomalia e cosa significa? Un elevato livello di paratormone in generale indica che può esserci un problema con il metabolismo del calcio o con le ghiandole paratiroidi. Il paratormone (PTH), infatti, è un ormone rilasciato dalle parotidi indispensabile per mantenere la concentrazione di calcio costante e il suo intervento fisiologicamente si esplica quando si verifica una riduzione della concentrazione di calcio. Ha un’azione ipercalcemizzante, aumenta cioè la concentrazione di calcio nel sangue quando questa diminuisce agendo sulla demineralizzazione dell’osso e indirettamente sul rene e sull’intestino attraverso la vitamina D. Di conseguenza un elevato livello di paratormone nel sangue indica che c’è un problema legato alla calcemia. La maggiore secrezione di paratormone viene indicata come iperparatiroidismo, una condizione in cui le paratiroidi lavorano in maniera eccessiva e producono quindi grandi quantità di ormone.
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Curare con le staminali senza staminali

Curare con le staminali senza staminali. 

Ciò che sembra suonare come un paradosso oggi, in futuro, non lo sarà. E’ l’affascinante prospettiva di uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista «Molecular Cell». A condurla un italiano, Stefano Pluchino, professore del Wellcome Trust-Medical Research Council Stem Cell Institute di Cambridge, in Gran Bretagna, secondo il quale useremo soltanto una parte delle molecole prodotte dalle staminali, rivoluzionando così la medicina rigenerativa. 

Professore, il suo studio manderà davvero in soffitta le terapie cellulari?  
«Non esattamente. L’utilizzo delle staminali è un filone di ricerca molto promettente per la riparazione di tessuti e organi. Ma il punto è che le nuove frontiere della conoscenza aprono proprio in questi giorni un’altra prospettiva: probabilmente potremo fare a meno di iniettarle, così come sono, direttamente nel malato. Questa possibilità non significa non ricorrere più alle cellule staminali, bensì riuscire a sfruttare alcune molecole “master” da loro prodotte. Si tratta di prendere ciò che di buono è contenuto in una staminale e, quindi, utilizzarlo come fosse un farmaco, lasciando perdere tutto il resto». 

Come è tecnicamente possibile?  
«Abbiamo dimostrato che le terapie a base di queste cellule possono agire utilizzando meccanismi alternativi a quelli che comprendono la differenziazione e l’integrazione cellulare finalizzata a riparare un tessuto. In particolare le staminali neurali comunicano con le cellule “target”, trasferendo molecole e sostanze bioattive attraverso piccole strutture membranose, vale a dire le vescicole extracellulari. All’interno ci sono molecole specifiche, come proteine e acidi nucleici, che stimolano le cellule del sistema immunitario, modificandone le funzioni e aiutandole così a sopravvivere. È un risultato straordinario: proprio questo meccanismo, che è già stato osservato nelle piante, nei moscerini della frutta e anche nei vermi, potrebbe essere responsabile della capacità delle cellule staminali neurali di ridurre la risposta infiammatoria e stimolare la rigenerazione dei tessuti». 

Questa scoperta che cosa potrebbe cambiare nella pratica?  
«Abbiamo identificato un nuovo meccanismo molecolare delle terapie con cellule staminali e questo rappresenta un passo in avanti nella comprensione dei molti livelli d’interazione tra staminali stesse e sistema immunitario. Una scoperta che, ora, come dicevo, apre le porte ad un utilizzo innovativo con approcci “stem cell free”, cioè con prodotti derivati da queste cellule». 

Quali saranno i vantaggi?  
«Uno è la sicurezza. L’uso delle staminali nella pratica clinica è, in parte, rallentato oppure complicato da problemi legati alla disponibilità della sorgente da cui le cellule vengono ottenute e, inoltre, in alcuni casi in cui si usano cellule allogeniche, anche dal rischio del rigetto». 

Che cosa significa in pratica?  
«Un approccio per risolvere il rischio del rigetto è l’utilizzo di tecniche di riprogrammazione cellulare attraverso le quali generare cellule staminali “disegnate” sul paziente, partendo da sorgenti facilmente accessibili, come, per esempio, le cellule della pelle. Si tratta dell’applicazione dell’idea di Shinya Yamanaka e John Gurdon che ha fruttato loro il Premio Nobel per la Medicina, in seguito alla scoperta delle cellule staminali pluripotenti indotte, le iPS. Purtroppo, però, quando si induce la pluripotenza, le staminali acquisiscono la capacità di produrre virtualmente cellule-figlie di ogni tessuto e, quindi, possono diventare pericolose, crescendo in modo incontrollato dopo il trapianto. E’ questo il vero limite al loro utilizzo. Con le vescicole extracellulari, invece, non si incorre in questo problema: a essere trasferito è materiale biologico in grado di modificare soltanto temporaneamente la funzione della cellula-bersaglio, proprio come si verifica con i farmaci. L’altro vantaggio, poi, è la possibilità di somministrarle come un farmaco: le vescicole, infatti, sono prodotte in modo controllato e possono essere usate quante volte si vuole e anche in diverse formulazioni». 

Quando si vedranno i primi risultati concreti per i pazienti?  
«Abbiamo ottenuto importanti risultati in vitro che confermano la bontà del nostro approccio. Le malattie sulle quali ci stiamo soffermando adesso sono la sclerosi multipla, le lesioni della colonna vertebrale e l’ictus cerebrale. In questo momento stiamo effettuando i primi test sui modelli animali. La speranza è confermare i risultati ottenuti nelle terapie con staminali, vale a dire una riduzione dell’infiammazione e una promozione della rigenerazione dei tessuti danneggiati». 

@danielebanfi83  

24/10/14

iride

Membrana circolare contrattile, posta verticalmente davanti al cristallino e caratterizzata al centro dal foro della pupilla.

Descrizione dell’iride

L`iride è una delle parti che costituiscono l`occhio, e precisamente si identifica con la porzione colorata visibile ad occhi aperti alla quale ci si riferisce parlando del colore degli occhi di una persona.L’iride delimita due spazi nel segmento anteriore dell’occhio: la camera anteriore, estesa sino alla cornea, e la camera posteriore, estesa sino al cristallino. La sua circonferenza esterna, o base, si inserisce subito dietro il punto di congiunzione della corne a con la sclera.Costituisce una sorta di diaframma che, grazie alla sua facoltà di dilatarsi e contrarsi, regola la quantità di luce destinata a penetrare all’interno dell’occhio. Quando la luce è viva, la pupilla si contrae (miosi), quando è debole si dilata (midriasi) per far sì che la massima quantità di luce penetri nell’occhio.La sua colorazione dipende dalla quantità di pigmento che contiene.Le malformazioni dell’iride comprendono i colobomi (tacche o fenditure), l’albinismo (assenza di pigmento), le anomalie della pupilla e l’assenza totale (aniridia). Altre patologie a suo carico possono essere di natura infiammatoria (irite, iridociclite), tumorale (cisti, melanoma) o traumatica (ferite, corpi estranei, erniazione dell’iride attraverso una soluzione di continuità della cornea).

Posizione dell’iride

Essa è disposta come un diaframma teso frontalmente a delimitare posteriormente la camera anteriore dell’occhio; è attraversata al centro da un foro (la pupilla) che appare del tutto nero perché la luce che penetra all’interno non viene assolutamente riflessa verso l’occhio dell’osservatore.Subito dietro all’iride si trova il cristallino. La superficie anteriore dell’iride è attraversata da una serie di piegoline radiali; il colore, diverso da persona a persona, dipende dalla quantità di pigmenti presenti nelle cellule superficiali e dall’interazione fra tali pigmenti ed il colore rosso dei vasi sanguigni corioidei.La muscolatura dell’iride è disposta in modo da permettere un controllo continuo del diametro pupillare in funzione della quantità di luce che colpisce la retina; più la luce è intensa più la pupilla si restringe, e viceversa. Si parla di muscolo sfintere della pupilla e di muscolo dilatatore della pupilla. L’iride ha quindi la funzione di impedire che una quantità eccessiva di luce giunga fino alla retina ledendola, quando si guarda in piena luce, mentre dilata l’apertura della pupilla e permette il passaggio di una maggiore quantità di luce quando l’illuminazione dell’ambiente è scarsa.L’iride può essere interessata da processi infiammatori, detti iriti, o iridocicliti se interessano anche il contiguo corpo ciliare e provocano una paralisi temporanea dell’iride e quindi, determinano una scarsa tolleranza alla luce, la fastidiosa fotofobia.

Gonioscopia

Esame diretto dell’angolo iridocorneale, formato dalla faccia anteriore, piana, della base dell’iride e dalla faccia posteriore, convessa, della periferia della cornea.La gonioscopia riveste un’importanza fondamentale nello studio del glaucoma (aumento eccessivo della pressione intraocu lare), di cui permette di distinguere le varie forme, soprattutto q uelle ad angolo aperto e ad angolo chiuso. L’esame consiste nel porre sull’occhio del paziente una lente a contatto conica, contenente uno specchio inclinato che permette di vedere l’interno dell’angolo iridocorneale, inaccessibile dall’esterno per via dell’opacizzazione progressiva della cornea nel punto in cui si congiunge con la sclera.

Iridologia

Metodo che si propone di diagnosticare disturbi funzionali a partire dall’esame dell’iride.L’iridologia si basa sul presupposto che le reazioni del sistema neurovegetativo a una lesione o a uno squilibrio si riflettano sull’iride, modificandone forma, rilievo, colore ecc. Tuttavia, si discute se questa teoria abbia o meno un fondamento scientifico.

Irite

Infiammazione dell’iride.Di rado costituisce un fenomeno isolato; al contrario, tende ad associarsi a una lesione del corpo ciliare (in tal caso con figura il quadro di un’iridociclite).

Eterocromia dell’iride

Differenza di colore delle due iridiL’eterocromia, parziale o completa, può essere congenita (occhio discromico) o legata a un’affezione costituzionale come la ciclite eterocromica di Fuchs, caratterizzata da atrofia dell’iride, pre senza di fini precipitati sulla cornea, cataratta e glaucoma. Può anche essere acquisita in seguito a un trauma (corpo estraneo metallico nell’occhio) o a un’infiammazione cronica.Il glaucoma e la cataratta della ciclite di Fuchs rispondono bene al trattamento classico di queste affezioni. Nelle forme acq uisite di eterocromia, occorre asportare il corpo estraneo o curare l’infiammazione.

Aniridia totale

L’assenza dell’iride rende visibile l’interno del globo oculare.

Definizione medica, tumore di Wilms

Anomalia congenita in cui il soggetto è dotato soltanto di un’iride rudimentale per il mancato sviluppo della coppa ottica.Si presenta in forma ereditaria, solitamente autosomica dominante.L’aniridia è causata dal gene responsabile dello sviluppo degli occhi, il PAX6, e può essere associata ad altre patologie quali tumore di Wilms, nistagmo, cataratta e glaucoma.

Definizione per il paziente

Assenza dell’iride, di origine congenita o traumatica. Anomalia relativamente rara, l’aniridia congenita è spesso ereditaria, e interessa entrambi gli occhi. Di solito è associata ad altre affezioni oculari, quali glaucoma congenito (ipertensione intraoculare) e anomalie scheletriche e viscerali (a carico dei reni). L’aniridia può anche essere dovuta a traumatismi oculari gravi. Essa determina fotofobia (l’iride funge infatti da filtro dei raggi luminosi) e una notevole diminuzione dell’acuità visiva



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Medicine non Convenzionali

Paolo Giordo, laureato in medicina e chirurgia, in filosofia, specializzato in neurologia, esercita la libera professione nell'ambito delle MnC (Medicine non Convenzionali).

Ha conseguito i diplomi in Medicina Psicosomatica, in Bioenergetica Medica, in Omeopatia e Omotossicologia, ha studiato Ayurveda e Floriterapia di Bach; ha inoltre al suo attivo numerose pubblicazioni su riviste su argomenti riguardanti l'alimentazione naturale, la medicina olistica e la filosofia della medicina.
 
www.dottorpaologiordo.it/it/index.php

vitamina D

Estratto dal libro di Soram Khalsa

Lo sapevate che in America la carenza di vitamina D ha dimensioni epidemiche?

Lo sapevate che la mancanza di un adeguato apporto di vitamina D è stato scientificamente correlato a diciassette tipi di cancro, oltre che a molte altre malattie potenzialmente mortali?
La vitamina D è una sconosciuta, ma presto nessuno vorrà farne a meno.

 
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La vitamina D è una sconosciuta, ma presto nessuno vorrà farne a meno.

La carenza di vitamina D è stata collegata a 17 tipi di cancro, oltre che a malattie cardiache, pressione alta, ictus, malattie autoimmuni, diabete, dolore cronico e osteoporosi.
In questo straordinario libro Soram Khalsa analizza, in tutte le sue sfumature, l’incredibile potere curativo della vitamina D:
da dove proviene
il ruolo che la vitamina ha nel nostro corpo
carenze, disturbi e malattie correlate
esami e test di accertamento per individuare i livelli ottimali
trattamenti di integrazione e dosi
livelli tossici e controindicazioni. 
Le informazioni contenute in questo libro sono essenziali per chi vuole prendere decisioni positive in materia di salute e sopperire alle carenze di vitamina D dovute principalmente allo stile di vita moderno e alla mancanza di esposizione al sole.
"Sta per verificarsi una rivoluzione nella medicina.
È cominciata diversi anni fa in laboratori di ricerca nascosti. 
Nell'ultimo periodo, però, la consapevolezza del fenomeno 
ha iniziato ad approdare su tutti i giornali,le riviste e i siti web del mondo.
E io vi dico che non passerà molto tempo prima che tutti sulla terra divengano consapevoli 
e comprendano la potenza di questa trasformazione e di come potrà cambiare il mondo".
Questa rivoluzione è il risultato di nuove ricerche sulla potenza della vitamina D: consente di migliorare la nostra salute e favorisce la longevità.
Sta per verificarsi una rivoluzione nella medicina. È cominciata in sordina più di dieci anni fa nei laboratori di ricerca più nascosti. Poi, nei sei mesi che hanno preceduto la realizzazione di questo libro, la consapevolezza del fenomeno ha iniziato ad approdare su tutti i giornali, le riviste e i siti web del mondo. E io vi dico che non passerà molto tempo prima che tutti sulla Terra divengano consapevoli e comprendano la potenza di questa rivoluzione e come potrà cambiare il mondo.
Questa rivoluzione è il risultato di nuove ricerche sulla potenza della vitamina D che ci consente di migliorare la nostra salute e favorisce la longevità. La carenza di vitamina D è stata collegata a diciassette tipi di cancro, oltre che a ma13 lattie cardiache, pressione alta, ictus, malattie autoimmuni, diabete, dolore cronico e osteoporosi. In una prima fase gli studi hanno dimostrato come esistesse una forte correlazione tra la vitamina D e queste malattie. Ora si è arrivati ai cosiddetti studi clinici randomizzati, molto più significativi e che rappresentano lo standard di riferimento per la ricerca medica, anche sulla vitamina D. E già intuisco che tutto ciò trasformerà il modo in cui la medicina viene praticata.
informazione: www.macrolibrarsi.it/libri/__i-poteri-curativi-della-vitamina-d-libro.php

 gruppo su fb:  
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Art. 13 - Prescrizione e trattamento terapeutico -



La prescrizione di un accertamento diagnostico e/o di una terapia impegna la diretta responsabilità professionale ed etica del medico e non può che far seguito a una diagnosi circostanziata o, quantomeno, a un fondato sospetto diagnostico.

Su tale presupposto al medico è riconosciuta autonomia nella programmazione, nella scelta e nella applicazione di ogni presidio diagnostico e terapeutico, anche in regime di ricovero, **fatta salva la libertà del paziente di rifiutarle e di assumersi la responsabilità del rifiuto stesso.**

Le prescrizioni e i trattamenti devono essere ispirati ad **aggiornate e sperimentate acquisizioni scientifiche tenuto conto dell’uso appropriato delle risorse, sempre perseguendo il -beneficio del paziente secondo criteri di equità-. **

Il medico è tenuto a una adeguata conoscenza della natura e degli EFFETTI dei farmaci, delle loro indicazioni, CONTROINDICAZIONI, interazioni e delle REAZIONI individuali prevedibili, nonché delle caratteristiche di impiego dei mezzi diagnostici e terapeutici e deve adeguare, NELL'INTERESSE del PAZIENTE, le sue DECISIONI ai dati SCIENTIFICI accreditati o alle EVIDENZE METODOLOGICA MENTE FONDATE.

Sono VIETATE l’adozione e la diffusione di terapie e di presidi diagnostici NON PROVATI SCIENTIFICAMENTE o NON supportati da adeguata SPERIMENTAZIONE e documentazione clinicoscientifica, nonché di terapie segrete.

In nessun caso il medico dovrà accedere a richieste del paziente in contrasto con i principi di SCIENZA e COSCIENZA allo scopo di compiacerlo, sottraendolo alle sperimentate ed efficaci cure disponibili.

La PRESCRIZIONE di FARMACI, sia per indicazioni non previste dalla scheda tecnica sia non ancora autorizzati al commercio, è consentita PURCHÉ la LORO EFFICACIA e TOLLERABILITÀ sia SCIENTIFICAMENTE DOCUMENTATA.

In tali casi, acquisito il consenso scritto del paziente debitamente informato, il MEDICO si ASSUME la RESPONSABILITÀ della CURA ed è tenuto a MONITORARE gli EFFETTI.

È OBBLIGO del MEDICO segnalare TEMPESTIVAMENTE alle AUTORITARIA COMPETENTI, le REAZIONI AVVERSE EVENTUALMENTE COMPARSE durante un TRATTAMENTO TERAPEUTICO.


Art. 14 - Sicurezza del paziente e prevenzione del rischio clinico



Il medico opera al fine di garantire le più idonee condizioni di sicurezza del paziente e contribuire all'adeguamento dell'organizzazione sanitaria, alla prevenzione e gestione del rischio clinico anche attraverso la rilevazione, segnalazione e valutazione degli errori al fine del miglioramento della qualità delle cure.

Il medico al tal fine deve utilizzare tutti gli strumenti disponibili per comprendere le cause di un evento avverso e mettere in atto i comportamenti necessari per evitarne la ripetizione; tali strumenti costituiscono esclusiva riflessione tecnico-professionale, riservata, volta alla identificazione dei rischi, alla correzione delle procedure e alla modifica dei comportamenti.

 

Art. 15 - Pratiche non convenzionali -

Il ricorso a pratiche non convenzionali non può prescindere dal rispetto del decoro e della dignità della professione e si esprime nell'esclusivo ambito della diretta e non delegabile responsabilità professionale del medico.

Il ricorso a pratiche non convenzionali non deve comunque sottrarre il cittadino a trattamenti specifici e scientificamente consolidati e richiede sempre circostanziata informazione e acquisizione del consenso.

E’ vietato al medico di collaborare a qualsiasi titolo o di favorire l’esercizio di terzi non medici nel settore delle cosiddette pratiche non convenzionali.

Art. 16 - Accanimento diagnostico-terapeutico –

 Il medico, anche tenendo conto delle volontà del paziente laddove espresse, deve astenersi dall’ostinazione in trattamenti diagnostici e terapeutici da cui non si possa fondatamente attendere un beneficio per la salute del malato e/o un miglioramento della qualità della vita

Art. 23 - Continuità delle cure

 Il medico deve garantire al cittadino la continuità delle cure.

In caso di indisponibilità, di impedimento o del venir meno del rapporto di fiducia deve assicurare la propria sostituzione, informandone il cittadino.

Il medico che si trovi di fronte a situazioni cliniche alle quali non sia in grado di provvedere efficacemente, deve indicare al paziente le specifiche competenze necessarie al caso in esame.

Il medico non può abbandonare il malato ritenuto inguaribile, ma deve continuare ad assisterlo anche al solo fine di lenirne la sofferenza fisica e psichica.
 

Art. 30 - Conflitto di interesse –

Il medico deve evitare ogni condizione nella quale il giudizio professionale riguardante l’interesse primario, qual è la salute dei cittadini, possa essere indebitamente influenzato da un interesse secondario.

Il conflitto di interesse riguarda aspetti economici e non, e si può manifestare nella ricerca scientifica, nella formazione e nell’aggiornamento professionale, nella prescrizione terapeutica e di esami diagnostici e nei rapporti individuali e di gruppo con industrie, enti, organizzazioni e istituzioni, nonché con la Pubblica Amministrazione.

Il medico deve:

- essere consapevole del possibile verificarsi di un conflitto di interesse e valutarne l’importanza e gli eventuali rischi;

- prevenire ogni situazione che possa essere evitata;

- dichiarare in maniera esplicita il tipo di rapporto che potrebbe influenzare le sue scelte consentendo al destinatario di queste una valutazione critica consapevole.

Il medico non deve in alcun modo subordinare il proprio comportamento prescrittivi ad accordi economici o di altra natura, per trarne indebito profitto per sé e per altri.

le parole...

" È sempre così, ce chi lotta, chi ci mette la faccia, magari prende pugni sul naso, poi arriva qualcuno dopo di te e si prende il merito di una battaglia che per altro ha anche remato contro.

Ma a noi poco importa, l'importante è raggiungere l'obbiettivo !" Cit. M.d.M.

*Quanti possono dire di Avere LOTTATO PER SE STESSI E PER CHI NON HA LE FORZE DI LOTTARE?¿
IO POSSO DIRE ...ECCOMI "IO HO LOTTATO E CONTINUERÒ A LOTTARE E MI LECChERO' LE FERITE CHE MOLTI mi han lasciato...* Cit .mia

COS'È LA PORFIRIA ACUTA?

 Il termine porfiria acuta comprende tre malattie ereditarie simili tra loro: la porfiria acuta intermittente (AIP), la porfiria variegata (VP) e la coproporfiria ereditaria (HCP). Vengono raggruppate insieme poiché ognuna di esse può manifestarsi con attacchi acuti. Questi attacchi sono atipici e spesso difficili da diagnosticare. Nella maggior parte dei paesi europei, i malati sono circa uno su 75000. La porfiria acuta intermittente rappresenta la forma più comune. In questo tipo di porfiria possono verificarsi attacchi acuti, ma non si osservano mai problemi alla pelle. Se si è affetti da porfiria variegata o da coproporfiria ereditaria possono invece comparire alterazioni cutanee. Nella porfiria variegata, gli attacchi acuti e i problemi cutanei possono anche non insorgere contemporaneamente.

2. COS'È L'ATTACCO ACUTO DI PORFIRIA?
Il primo sintomo di un attacco acuto è quasi sempre rappresentato da un forte dolore addominale con possibile coinvolgimento della schiena e delle coscie. Sono spesso presenti nausea, vomito e costipazione. Alcuni pazienti si sentono molto confusi durante l'attacco e trovano in seguito difficile ricordarne le caratteristiche. Più raramente si hanno convulsioni e dobolezza muscolare, che possono portare a paralisi. Il battito cardiaco e la pressione sanguigna possono aumentare, ma raramente a livelli pericolosi.
Un'attacco non dura di solito più di due-tre settimane, ma può diventare a rischio per la vita a causa delle complicazioni neurologiche come la paralisi motoria. In caso di paralisi, il recupero è graduale, ma lento. L'attacco acuto è spesso scatenato dall'assunzione di farmaci o alcol e da fluttuazioni ormonali come per esempio quelle associate al ciclo mestruale. L'attacco acuto può inoltre essere scatenato da infezioni o condizioni di stress. ...

Informazioni utili continua qui:

" porfiria acuta intermittente" : www.porphyria-europe.org/01-for-patients/IT/acute-porphyria.asp#01

29 ottobre - radio cooperativa

Area ParkO mercoledì 29 ottobre ore 17 Radio Cooperativa

"DBS - STIMOLAZIONE CEREBRALE PROFONDA"

Sarà nostro ospite il Dottor ROCCO QUATRALE Primario del'Unità Operativa di neurologia dell'Ospedale dell'Angelo di Mestre Venezia.

Cos'è la DBS e come si scelgono i candidati? Come si realizza e cosa comporta l'installazione di iun impianto DBS? Dopo l'operazione come si sviluppa la fase di terapia riabilitativa e la parte farmacologica? Gli effetti dell'operazione e la percezione dei miglioramenti come vengono valutati?
Uso quotidiano e gestione successiva al primo periodo (batterie e regolazioni)
Se avete dei quesiti da porre al dottor Quatrale telefonate in diretta allo 049 8809020 altrimenti scrivete a: areaparko@libero.it
ASCOLTA IN STREAMING O SCARICA IL PODCAST

LA NOSTRA CURIOSITA'

La domanda che dovete fare al vostro Neurologo ad ogni terapia che vi propongono 《è》:

* QUALI CERTEZZE MI DA LEI CHE QUESTA CURA 'NON' MI CREI DANNI E RIESCA A SUO MODO A FARMI STARE BENE?¿ *

Premetto che nessuno può OBBLIGARE ...o NON obbligare a fare o non fare una CURA.....POSSONO SOLAMENTE CONSIGLIARE e ESPORRE i pro e i contro....
LA SCELTA SPETTA SOLO A VOI