CONTATORE PERSONE

05/01/15

Tumori: carne rossa fa scattare reazione immunitaria tossica

(AGI) - Washington, 30 dic. - La carne rossa e' stata collegata al cancro ormai da decenni. Ma oggi per la prima volta gli scienziati pensano di sapere il perche'. Uno studio della University of California ha scoperto che il corpo vede la carne rossa come un "invasore straniero" e innesca una risposta immunitaria tossica. La carne di maiale, manzo e agnello contiene uno zucchero, chiamato Neu5Gc, che viene prodotto naturalmente da altri carnivori ma non dagli esseri umani.
  Questo significa che, quando gli esseri umani mangiano carne rossa, il corpo innesca una risposta immunitaria allo zucchero, producendo anticorpi che favoriscono l'infiammazione e alla fine il cancro. I ricercatori hanno dimostrato che i topi geneticamente progettati in modo da non produrre Neu5Gc hanno sviluppato il tumore quando sono stati successivamente alimentati con questo zucchero. "Questa e' la prima volta che abbiamo dimostrato direttamente che, mimare l'esatta situazione negli uomini aumenta lo sviluppo di tumori spontanei nei topi", hanno concluso i ricercatori.IMPORTANTE NOTIZIA PRESA DA QUI: http://salute.agi.it/primapagina/notizie/tumori-carne-rossa-fa-scattare-reazione-immunitaria-tossica

MOLTI non SANNO:

Malattie rare del metabolismo

Le malattie rare del metabolismo sono congenite, circa 1 neonato ogni 1000 ne è affetto. Più di 500 malattie sono attribuibili a difetti metabolici congeniti

Le malattie rare del metabolismo sono malattie congenite che comprendono un esteso gruppo eterogeneo di condizioni causate da un deficit specifico di una delle vie metaboliche. Sono causate cioè da un’alterazione di quei processi biochimici che consentono alla cellula di utilizzare e scomporre sostanze come i carboidrati (zuccheri), le proteine e i lipidi in composti più semplici per ricavarne energia.
L’energia è necessaria alla cellula per mantenere le sue funzioni biologiche vitali al fine di consentire la crescita dei tessuti, l’attività di contrazione dei muscoli, del cuore, la trasmissione sinaptica, l’allontanamento delle sostanze tossiche ecc.
Esistono diversi criteri di classificazione delle malattie metaboliche. In rapporto al tipo di metabolita, cioè di sostanza o di organo cellulare coinvolto nel causare la sintomatologia, si distinguono:
  • malattie del metabolismo dei carboidrati
  • malattie del metabolismo degli aminoacidi
  • malattie del metabolismo dei lipidi
  • malattie lisosomiali:
    • da accumulo
    • da deficit di degradazione delle glicoproteine
    • da alterato trasporto degli enzimi e dei substrati lisosomiali
  • disordini congeniti della glicosilazione
  • malattie perossisomiali
  • malattie mitocondriali
  • malattie del  metabolismo delle purine e pirimidine
  • malattie del metabolismo intermedio
  • iperammoniemie
  • malattie del metabolismo di alcuni metalli
  • malattie da alterazione dei neurotrasmettitori.
Alcuni esempi di malattie congenite del metabolismo sono: le aminoacidopatie, i disturbi del metabolismo dei carboidrati, del ciclo dell’urea, delle lipoproteine, delle porfirie, delle purine e pirimidine, le mucopolisaccaridosi, le malattie da accumulo di lipidi, le malattie mitocondriali, la malattia di Farber, le malattie del metabolismo del rame, del ferro, la malattia di Wilson.
Considerate nel loro insieme, le malattie congenite del metabolismo sono relativamente frequenti, si stima che circa 1 neonato ogni 1000 ne sia affetto.
Più di 500 malattie sono attualmente attribuibili a difetti metabolici congeniti.

<< informazione tratta da : www.salute.gov.it/portale/salute/p1_5.jsp?lingua=italiano&id=145&area=Malattie_rare 


30/12/14

grazie a tutti

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volevo ringraziare  tutti  e augurarvi un buon nuovo 2015

dimetil fumarato (Tecfidera)

Caso PML riportati per dimetil fumarato (Tecfidera)
23 ottobre 2014

Autore: MS Fiducia

Un caso di PML (leucoencefalopatia multifocale progressiva) è stata riportata in una persona che aveva preso dimetil fumarato (Tecfidera).

La persona, che in seguito morì di complicazioni da polmonite, aveva assunto dimetil fumarato, un trattamento di modifica malattia, per più di quattro anni. Per tre anni e mezzo che avevano sperimentato una grave linfopenia, una carenza di un tipo di globuli bianchi, che è un fattore di rischio per lo sviluppo di PML.

La PML è una rara infezione del cervello. E 'causata da una mutazione di un virus chiamato virus JC, che è normalmente tenuto sotto controllo dal sistema immunitario. Se il sistema immunitario è indebolito e il corpo è meno in grado di combattere l'infezione, per esempio quando i livelli di globuli bianchi sono molto basse, il virus può causare infiammazione e danni al cervello, portando a invalidità permanente e in alcuni casi la morte.

Non è ancora chiaro se il dimetil fumarato è stato direttamente responsabile o se altri fattori ha causato questo caso di PML. Il produttore, Biogen, ha riportato i dati alle autorità di regolamentazione e sta lavorando con loro per garantire che le informazioni prescrittive per dimetilfumarato comprende avvertenze appropriate. Circa 100.000 persone hanno preso dimetil fumarato in tutto il mondo.

Dimetil fumarato è stato approvato per l'uso sulle NHS come trattamento per la SM recidivante-remittente all'inizio di quest'anno. Le informazioni al momento includono bassi livelli di globuli bianchi come un effetto collaterale e raccomanda esami del sangue per monitorare conta dei globuli bianchi prima di iniziare e ad intervalli regolari durante il trattamento.

PML è un noto effetto collaterale di un'altra malattia modificare trattamento, natalizumab (Tysabri). Un programma di sicurezza è stato sviluppato per seguire da vicino e valutare il rischio di sviluppare PML. Le persone che assumono natalizumab sono monitorati per segni di infezione in modo che il trattamento per rallentare o prevenire l'ulteriore progressione può essere avviata rapidamente.

www.mstrust.org.uk/news/article.jsp?id=6542











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IMPORTANTE off topic IMPORTANTE

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il fumo

A.Daga: 
CONDIVIDETE E DIVULGATE, MOLTO IMPORTANTE!

Un altro pesante capo d'accusa per il fumo. Le 'bionde', infatti, metterebbero il turbo alla sclerosi multipla, accelerando la progressione della malattia in chi è costretto a farci i conti. E' quanto rivela uno studio della Harvard School of Public Health di Boston, pubblicato sugli Archives of Neurology e capitanato da Alberto Ascherio, un cervello italiano emigrato all'estero. La buona notizia è che "la maggior parte degli effetti avversi sono stati osservati su fumatori ancora schiavi del vizio, il che lascia sperare che smettere potrebbe aiutarli", suggerisce lo stesso Ascherio. La ricerca è stata condotta su 1.465 pazienti, di cui il 17,5% fumatori. Nei tre anni e mezzo di monitoraggio, è stato osservato che, nelle persone in cui la malattia era progredita, i fumatori costituivano il gruppo più corposo, anche rispetto agli ex amanti delle bionde. Nello specifico, i fumatori erano 2,4 volte più a rischio rispetto a chi avevano smesso di sviluppare una sclerosi multipla primaria progressiva, una delle forme più aggressive della malattia, e 2,5 volte più in pericolo rispetto a chi non si era mai acceso una sigaretta in vita sua. All'inizio dello studio, inoltre, i fumatori mostravano maggiore disabilità, più disagi legati alla malattia e maggiore atrofia cerebrale. Inoltre i tessuti del loro cervello apparivano maggiormente danneggiati. Non sono ancora chiari i meccanismi attraverso i quali il fumo finirebbe per accelerare la progressione della malattia. I ricercatori ipotizzano che potrebbe esserci un link sia con il sistema immunitario che con il sistema nervoso, che potrebbe risentire della tossicità delle 'bionde'. Quel che è certo "è che, anche se le cause devono essere accertate ­ fa notare Ascherio ­ i pazienti con sclerosi multipla dovrebbero smettere immediatamente di fumare, e ciò non solo per limitare i danni causati dal fumo in generale, ma anche per fermare la progressione della malattia".

FONTE:





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SSSStress


Insoddisfatti! 
Le 5 principali cause dell’insoddisfazione ed i suoi effetti

Una sensazione spesso trascurata ma molto pervasiva ed in continua espansione è quella dell’insoddisfazione. L’insoddisfazione può avere effetti sul corpo e sulla mente molto gravi e per questo che non va sottovalutata ma bensì riconosciuta e affrontata per trasformarla in un motore positivo per il nostro benessere. In una società dove tutto è potenzialmente possibile ma poco è effettivamente raggiungibile per i più, il terreno è molto fertile per una epidemia di massa di insoddisfatti cronici.

"Il comparare è la fine della felicità e l’inizio dell'insoddisfazione" 
Sören Kierkegaard 

Prima di tutto cerchiamo di definire l’oggetto di questo report. 
L’insoddisfazione è la sensazione generata dalla frustrazione dei nostri bisogni e desideri irrealizzati, un senso di mancanza, un gap tra ciò che vorremmo provare e ciò che proviamo. L’insoddisfazione è l’assenza o la scarsa presenza di piacere nella nostra vita. 

Le principali forme di insoddisfazione sono collegate alla natura dei bisogni umani:
non sentirsi realizzati nei ruoli professionali e in quelli privati
non sentirsi importanti 
non sentirsi amati o di appartenere 
non avere una vita stimolante e varia 
non soddisfare i bisogni primari (sessuali, deprivazione sensoriale etc.)

le cause principali che ci portano a essere insoddisfatti sono:
un problema invalidante ci impedisce di 
inseguirele nostre ambizioni
modelli educativi inadeguati ( spesso i genitori ma anche la società, la televisione) che hanno programmato le nostre credenze con pochi permessi e molti divieti
un ambiente poco stimolante
un ambiente troppo competitivo
carenza di capacità o conoscenze che ci renderebbero possibile la soddisfazione dei nostri desideri

Tutto questo porta molte volte ad un aspro conflitto tra la nostra parte razionale e quella emotiva e sensoriale, il nostro cervello primitivo.
Quando ci viene proibito (da parti di noi o da altri) o reso difficoltoso e addirittura inaccettabile il poter gratificare le nostre voglie, i nostri piaceri, ecco che spunta l’insoddisfazione. 

Essa si trasforma in patologia quando il conflitto non viene risolto attraverso i tentativi messi in atto, consapevoli o meno, e questi, pur non funzionando, vengono reiterati nel tempo invece che interrotti e sotituiti.

Talvolta la problematica deriva dal non riuscire ad accettare l’effettiva impossibilità di soddisfare un bisogno che poteva essere pienamente soddisfatto solo in un dato tempo e luogo, in primis la carenza di cure parentali in tenera età, e dall’incapacità di affrontare il profondo dolore di questa evidenza. 
..........
CONTINUA LA TUA LETTURA QUI: www.psicologi-italia.it/psicologia/nevrosi/1056/insoddisfazione.html
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LA DIETA .............

 
............. PUÒ QUALCOSA DI COSÌ BANALE COSTITUIRE UN FATTORE DI RISCHIO PER LA PROGRESSIONE DELLA SM?
11 settembre 2014 alle ore 12.41
IL CONSIGLIO DIRETTIVO DI QUESTA SOCIETÀ SCIENTIFICA DI NUTRIZIONE VEGETARIANA È FORMATO DA NEUROLOGI E NUTRIZIONISTI ............ MEDITATE!

La bibliografia proposta dall'Autore non è linkata a PUBMED. Di seguito un elenco di pubblicazioni scientifiche, alcune abbastanza recenti, sull'argomento oggetto del presente articolo, con la possibilità di accedere al relativo abstract sul sito di PUBMED [NdT].
...... CONTINUA LA TUA LETTURA QUI: www.facebook.com/notes/achille-daga/la-dieta-può-qualcosa-di-così-banale-costituire-un-fattore-di-rischio-per-la-pro/594969690611959


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ESPERTI NEL MONDO - VIT D.

Da Joao Carlos

Abbiamo esperti di vitamina D in Italia 

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CONSIGLI PER LA -

IGIENE INTESTINALE - ALIMENTARI - VERDURE - FRUTTA- CEREALI E LEGUMI - PROTEINE ANIMALI ... - INTEGRATORI ALIMENTARI


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COS'È LA PostaCertificat@

 
La PostaCertificat@ è un servizio gratuito che consente ai cittadini di dialogare con le Pubbliche Amministrazioni dotate di PEC presenti nell'Indirizzario PA del Portale.

Oltre alla casella PostaCertificat@, è possibile usufruire gratuitamente di altri Servizi Base (Fascicolo, Indirizzario delle Pubbliche Amministrazioni, Notifica su posta elettronica tradizionale) e attivare, a pagamento, i Servizi Avanzati quali Firma Digitale, Calendario degli Eventi e Servizio di Notifica con SMS.

PERCHÉ ATTIVARLA

Per eseguire comodamente via internet numerose operazioni, come richiedere informazioni, inviare istanze e documentazioni, ricevere documenti e comunicazioni senza doversi recare fisicamente negli uffici della Pubblica Amministrazione.

<www.postacertificata.gov.it>

12/11/14

VITAMINA D

LEGGERE CON MOLTA ATTENZIONE IL SEGUENTE ABSTRACT! info A.DAGA

ABBIAMO SEMPRE CERCATO RISPOSTE ALLE NOSTRE DOMANDE LEGGITTIME, MA MAI NESSUN NEUROLOGO HA RISPOSTO O SAPUTO RISPONDERE, FORSE PER IGNORANZA O FORSE PER FAR CONTINUARE LE TERAPIE CHE CURANO SOLO IPOTESI, IN TUTTO QUESTO HO SEMPRE VISTO UN GIOCO PERVERSO CHE SOLO I MERCANTI DELLA SALUTE POTEVANO FARE.

IL NEUROLOGO  CICERO GALLI COIMBRA ha perfettamente ragione con la terapia di vitamina D, questa è la CURA della Sclerosi Multipla, il Prof. Zamboni con la PTA CCSVI rispristina i flussi emodinamici nei pazienti affetti da sclerosi multipla e insufficienza venosa cerebro spinale cronica, cofattore molto importante.

Cosa significa avere il paratormone alto?

Indice Articolo:
1. Cosa significa?
2. Parametri associati al paratormone alto
3. Le cause dell'innalzamento dei valori
4. I sintomi
5. Come si diagnostica
6. Cosa fare: farmaci ed intervento chirurgico
7. Opinioni e commenti

Cosa significa avere il paratormone alto?
Durante un check up completo si può scoprire di avere il paratormone alto, ma perchè si verifica quest’anomalia e cosa significa? Un elevato livello di paratormone in generale indica che può esserci un problema con il metabolismo del calcio o con le ghiandole paratiroidi. Il paratormone (PTH), infatti, è un ormone rilasciato dalle parotidi indispensabile per mantenere la concentrazione di calcio costante e il suo intervento fisiologicamente si esplica quando si verifica una riduzione della concentrazione di calcio. Ha un’azione ipercalcemizzante, aumenta cioè la concentrazione di calcio nel sangue quando questa diminuisce agendo sulla demineralizzazione dell’osso e indirettamente sul rene e sull’intestino attraverso la vitamina D. Di conseguenza un elevato livello di paratormone nel sangue indica che c’è un problema legato alla calcemia. La maggiore secrezione di paratormone viene indicata come iperparatiroidismo, una condizione in cui le paratiroidi lavorano in maniera eccessiva e producono quindi grandi quantità di ormone.
CONTINUA QUI LA TUA LETTURA:   www.facebook.com/notes/624502187658709/?pnref=story  <SE NON SI APRE IL LINK COPIALO E INCOLLALO SU UNA NUOVA PAGINA DI INTERNET>

Curare con le staminali senza staminali

Curare con le staminali senza staminali. 

Ciò che sembra suonare come un paradosso oggi, in futuro, non lo sarà. E’ l’affascinante prospettiva di uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista «Molecular Cell». A condurla un italiano, Stefano Pluchino, professore del Wellcome Trust-Medical Research Council Stem Cell Institute di Cambridge, in Gran Bretagna, secondo il quale useremo soltanto una parte delle molecole prodotte dalle staminali, rivoluzionando così la medicina rigenerativa. 

Professore, il suo studio manderà davvero in soffitta le terapie cellulari?  
«Non esattamente. L’utilizzo delle staminali è un filone di ricerca molto promettente per la riparazione di tessuti e organi. Ma il punto è che le nuove frontiere della conoscenza aprono proprio in questi giorni un’altra prospettiva: probabilmente potremo fare a meno di iniettarle, così come sono, direttamente nel malato. Questa possibilità non significa non ricorrere più alle cellule staminali, bensì riuscire a sfruttare alcune molecole “master” da loro prodotte. Si tratta di prendere ciò che di buono è contenuto in una staminale e, quindi, utilizzarlo come fosse un farmaco, lasciando perdere tutto il resto». 

Come è tecnicamente possibile?  
«Abbiamo dimostrato che le terapie a base di queste cellule possono agire utilizzando meccanismi alternativi a quelli che comprendono la differenziazione e l’integrazione cellulare finalizzata a riparare un tessuto. In particolare le staminali neurali comunicano con le cellule “target”, trasferendo molecole e sostanze bioattive attraverso piccole strutture membranose, vale a dire le vescicole extracellulari. All’interno ci sono molecole specifiche, come proteine e acidi nucleici, che stimolano le cellule del sistema immunitario, modificandone le funzioni e aiutandole così a sopravvivere. È un risultato straordinario: proprio questo meccanismo, che è già stato osservato nelle piante, nei moscerini della frutta e anche nei vermi, potrebbe essere responsabile della capacità delle cellule staminali neurali di ridurre la risposta infiammatoria e stimolare la rigenerazione dei tessuti». 

Questa scoperta che cosa potrebbe cambiare nella pratica?  
«Abbiamo identificato un nuovo meccanismo molecolare delle terapie con cellule staminali e questo rappresenta un passo in avanti nella comprensione dei molti livelli d’interazione tra staminali stesse e sistema immunitario. Una scoperta che, ora, come dicevo, apre le porte ad un utilizzo innovativo con approcci “stem cell free”, cioè con prodotti derivati da queste cellule». 

Quali saranno i vantaggi?  
«Uno è la sicurezza. L’uso delle staminali nella pratica clinica è, in parte, rallentato oppure complicato da problemi legati alla disponibilità della sorgente da cui le cellule vengono ottenute e, inoltre, in alcuni casi in cui si usano cellule allogeniche, anche dal rischio del rigetto». 

Che cosa significa in pratica?  
«Un approccio per risolvere il rischio del rigetto è l’utilizzo di tecniche di riprogrammazione cellulare attraverso le quali generare cellule staminali “disegnate” sul paziente, partendo da sorgenti facilmente accessibili, come, per esempio, le cellule della pelle. Si tratta dell’applicazione dell’idea di Shinya Yamanaka e John Gurdon che ha fruttato loro il Premio Nobel per la Medicina, in seguito alla scoperta delle cellule staminali pluripotenti indotte, le iPS. Purtroppo, però, quando si induce la pluripotenza, le staminali acquisiscono la capacità di produrre virtualmente cellule-figlie di ogni tessuto e, quindi, possono diventare pericolose, crescendo in modo incontrollato dopo il trapianto. E’ questo il vero limite al loro utilizzo. Con le vescicole extracellulari, invece, non si incorre in questo problema: a essere trasferito è materiale biologico in grado di modificare soltanto temporaneamente la funzione della cellula-bersaglio, proprio come si verifica con i farmaci. L’altro vantaggio, poi, è la possibilità di somministrarle come un farmaco: le vescicole, infatti, sono prodotte in modo controllato e possono essere usate quante volte si vuole e anche in diverse formulazioni». 

Quando si vedranno i primi risultati concreti per i pazienti?  
«Abbiamo ottenuto importanti risultati in vitro che confermano la bontà del nostro approccio. Le malattie sulle quali ci stiamo soffermando adesso sono la sclerosi multipla, le lesioni della colonna vertebrale e l’ictus cerebrale. In questo momento stiamo effettuando i primi test sui modelli animali. La speranza è confermare i risultati ottenuti nelle terapie con staminali, vale a dire una riduzione dell’infiammazione e una promozione della rigenerazione dei tessuti danneggiati». 

@danielebanfi83  

24/10/14

iride

Membrana circolare contrattile, posta verticalmente davanti al cristallino e caratterizzata al centro dal foro della pupilla.

Descrizione dell’iride

L`iride è una delle parti che costituiscono l`occhio, e precisamente si identifica con la porzione colorata visibile ad occhi aperti alla quale ci si riferisce parlando del colore degli occhi di una persona.L’iride delimita due spazi nel segmento anteriore dell’occhio: la camera anteriore, estesa sino alla cornea, e la camera posteriore, estesa sino al cristallino. La sua circonferenza esterna, o base, si inserisce subito dietro il punto di congiunzione della corne a con la sclera.Costituisce una sorta di diaframma che, grazie alla sua facoltà di dilatarsi e contrarsi, regola la quantità di luce destinata a penetrare all’interno dell’occhio. Quando la luce è viva, la pupilla si contrae (miosi), quando è debole si dilata (midriasi) per far sì che la massima quantità di luce penetri nell’occhio.La sua colorazione dipende dalla quantità di pigmento che contiene.Le malformazioni dell’iride comprendono i colobomi (tacche o fenditure), l’albinismo (assenza di pigmento), le anomalie della pupilla e l’assenza totale (aniridia). Altre patologie a suo carico possono essere di natura infiammatoria (irite, iridociclite), tumorale (cisti, melanoma) o traumatica (ferite, corpi estranei, erniazione dell’iride attraverso una soluzione di continuità della cornea).

Posizione dell’iride

Essa è disposta come un diaframma teso frontalmente a delimitare posteriormente la camera anteriore dell’occhio; è attraversata al centro da un foro (la pupilla) che appare del tutto nero perché la luce che penetra all’interno non viene assolutamente riflessa verso l’occhio dell’osservatore.Subito dietro all’iride si trova il cristallino. La superficie anteriore dell’iride è attraversata da una serie di piegoline radiali; il colore, diverso da persona a persona, dipende dalla quantità di pigmenti presenti nelle cellule superficiali e dall’interazione fra tali pigmenti ed il colore rosso dei vasi sanguigni corioidei.La muscolatura dell’iride è disposta in modo da permettere un controllo continuo del diametro pupillare in funzione della quantità di luce che colpisce la retina; più la luce è intensa più la pupilla si restringe, e viceversa. Si parla di muscolo sfintere della pupilla e di muscolo dilatatore della pupilla. L’iride ha quindi la funzione di impedire che una quantità eccessiva di luce giunga fino alla retina ledendola, quando si guarda in piena luce, mentre dilata l’apertura della pupilla e permette il passaggio di una maggiore quantità di luce quando l’illuminazione dell’ambiente è scarsa.L’iride può essere interessata da processi infiammatori, detti iriti, o iridocicliti se interessano anche il contiguo corpo ciliare e provocano una paralisi temporanea dell’iride e quindi, determinano una scarsa tolleranza alla luce, la fastidiosa fotofobia.

Gonioscopia

Esame diretto dell’angolo iridocorneale, formato dalla faccia anteriore, piana, della base dell’iride e dalla faccia posteriore, convessa, della periferia della cornea.La gonioscopia riveste un’importanza fondamentale nello studio del glaucoma (aumento eccessivo della pressione intraocu lare), di cui permette di distinguere le varie forme, soprattutto q uelle ad angolo aperto e ad angolo chiuso. L’esame consiste nel porre sull’occhio del paziente una lente a contatto conica, contenente uno specchio inclinato che permette di vedere l’interno dell’angolo iridocorneale, inaccessibile dall’esterno per via dell’opacizzazione progressiva della cornea nel punto in cui si congiunge con la sclera.

Iridologia

Metodo che si propone di diagnosticare disturbi funzionali a partire dall’esame dell’iride.L’iridologia si basa sul presupposto che le reazioni del sistema neurovegetativo a una lesione o a uno squilibrio si riflettano sull’iride, modificandone forma, rilievo, colore ecc. Tuttavia, si discute se questa teoria abbia o meno un fondamento scientifico.

Irite

Infiammazione dell’iride.Di rado costituisce un fenomeno isolato; al contrario, tende ad associarsi a una lesione del corpo ciliare (in tal caso con figura il quadro di un’iridociclite).

Eterocromia dell’iride

Differenza di colore delle due iridiL’eterocromia, parziale o completa, può essere congenita (occhio discromico) o legata a un’affezione costituzionale come la ciclite eterocromica di Fuchs, caratterizzata da atrofia dell’iride, pre senza di fini precipitati sulla cornea, cataratta e glaucoma. Può anche essere acquisita in seguito a un trauma (corpo estraneo metallico nell’occhio) o a un’infiammazione cronica.Il glaucoma e la cataratta della ciclite di Fuchs rispondono bene al trattamento classico di queste affezioni. Nelle forme acq uisite di eterocromia, occorre asportare il corpo estraneo o curare l’infiammazione.

Aniridia totale

L’assenza dell’iride rende visibile l’interno del globo oculare.

Definizione medica, tumore di Wilms

Anomalia congenita in cui il soggetto è dotato soltanto di un’iride rudimentale per il mancato sviluppo della coppa ottica.Si presenta in forma ereditaria, solitamente autosomica dominante.L’aniridia è causata dal gene responsabile dello sviluppo degli occhi, il PAX6, e può essere associata ad altre patologie quali tumore di Wilms, nistagmo, cataratta e glaucoma.

Definizione per il paziente

Assenza dell’iride, di origine congenita o traumatica. Anomalia relativamente rara, l’aniridia congenita è spesso ereditaria, e interessa entrambi gli occhi. Di solito è associata ad altre affezioni oculari, quali glaucoma congenito (ipertensione intraoculare) e anomalie scheletriche e viscerali (a carico dei reni). L’aniridia può anche essere dovuta a traumatismi oculari gravi. Essa determina fotofobia (l’iride funge infatti da filtro dei raggi luminosi) e una notevole diminuzione dell’acuità visiva



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