di A. R.
E' stato pubblicato sul sito della rivista medica Journal of Neurology un articolo intitolato "CCSVI e SM: una dichiarazione della Società Europea di neurosonologia ed emodinamica cerebrale",
per rivedere sistematicamente i criteri ultrasonografici proposti per
la diagnosi dell'insufficienza venosa cronica cerebro spinale (CCSVI).
Gli autori, coordinati dal dr. Baracchini dell'Università di Padova, hanno analizzato i cinque criteri ultrasonografici, quattro extracranici ed uno intracranico, proposti per la diagnosi della CCSVI nella sclerosi multipla (SM), asieme ai riferimenti da cui deriverebbero tali criteri ed agli studi principali che avrebbero esplorato la fisiologia del drenaggio cerebrospinale. I criteri proposti per la CCSVI a loro avviso sarebbero discutibili a causa di "errori metodologici e tecnici": i criteri 1 e 3 si baserebbero su un'applicazione scientificamente scorretta dei dati ottenuti in un contesto diverso, i criteri 2 e 4 non sarebbero mai stati convalidati prima, il criterio 2 sarebbe tecnicamente scorretto, i criteri 3 e 5 sarebbero sensibili a così tanti fattori esterni che sarebbe difficile dire se i dati raccolti siano patologici o una variazione del normale. Ad avviso degli autori non sarebbe chiaro anche come sia stato deciso che due o più di questi cinque criteri ecografici possano essere utilizzati per diagnosticare la CCSVI, in quanto nessuna convalida di tali criteri sarebbe stata effettuata da osservatori diversi e indipendenti, né sarebbero stati confrontati in cieco con un'indagine gold-standard validata. La Società Europea di Neurosonologia ed Emodinamica Cerebrale (ESNCH) avrebbe notevoli preoccupazioni per quanto riguarda l'accuratezza dei criteri proposti per la CCSVI nella SM. Pertanto, secondo gli autori qualsiasi trattamento interventistico potenzialmente dannoso (?), come l'angioplastica transluminale e/o lo stenting dovrebbe essere fortemente scoraggiato.
Dunque almeno secondo questi autori la teoria sulla CCSVI verrebbe così "smontata", con buona pace delle case famaceutiche che potranno continuare ad ingrassare i loro bilanci grazie alla sclerosi multipla.
In merito a questa "dichiarazione" andrebbe però evidenziato che esistono invece molti studi ecografici confermativi (l'elenco è ormai lungo) circa l'ipotesi formulata dal prof. Paolo Zamboni (Direttore del Centro Malattie Vascolari dell'Università di Ferrara) su una possibile correlazione tra l''insufficienza venosa cronica cerebro spinale (CCSVI), da lui stesso scoperta nel 2007, e la sclerosi multipla, malattia gravemente invalidante che colpisce circa 63.000 italiani, e per la quale purtroppo non sono ancora note né le cause né una cura definitiva. Questo elenco è a disposizione di chiunque sia interessato.
Esistono inoltre una serie di studi condotti con altre metodologie diagnostiche oltre l'ecocolordoppler che hanno offerto altre importanti conferme alla teoria di Zamboni. Eccone alcuni esempi:
Secondo gli autori di uno studio condotto con la venografia, pubblicato a dicembre sulla rivista medica Functional Neurology ed intitolato "Prevalenza di anomalie venose extracraniche: risultati da un campione di 586 pazienti con sclerosi multipla", le patologie venose sono risultate essere altamente associate alla SM (96,1%), anche se a loro avviso rimane da stabilire la rilevanza clinica di questo fenomeno.
In un altro studio condotto con la venografia a risonanza magnetica, pubblicato ad aprile sulla prestigiosa rivista medica American Journal of Neuroradiology ed intitolato "Campioni di drenaggio venoso extracranico nei pazienti con sclerosi multipla e nei controlli sani", secondo gli autori i risultati indicano che i pazienti con SM hanno un maggiore appiattimento delle vene giugulari interne ed una tendenza verso le vene collaterali rispetto ai soggetti sani. Il ruolo che questo risultato gioca nella patogenesi e nella progressione della sclerosi multipla richiede a loro avviso comunque ulteriori studi.
In uno studio condotto invece con la pletismografia cervicale, pubblicato ad aprile sulla prestigiosa rivista medica Journal of Vascular Surgery ed intitolato "Valutazione del ritorno venoso cerebrale con un nuovo metodo di pletismografia", secondo gli autori le caratteristiche del ritorno venoso cerebrale dei pazienti con CCSVI sono nettamente diverse da quelle dei controlli. Inoltre,a loro avviso, i risultati suggeriscono che la pletismografia cervicale abbia un grande potenziale come strumento di screening poco costoso e come strumento di monitoraggio post-operatorio.
Infine, in uno studio pubblicato a fine aprile sulla prestigiosa rivista medica Neurology ed intitolato "Una valutazione patologica dell’insufficienza venosa cronica cerebro spinale (CCSVI)", secondo gli autori l’esame post mortem delle vene giugulari interne ed azygos nei pazienti con SM e nei controlli senza SM ha dimostrato una varietà di anomalie strutturali, così come delle variazioni anatomiche. Le stenosi della parete venosa si sono verificate con una frequenza simile nei due gruppi. Tuttavia, a loro avviso, la frequenza di anomalie intraluminali, con possibili conseguenze emodinamiche risultava superiore nei pazienti con sclerosi multipla rispetto ai controlli, anche se la dimensione dell’attuale campione è limitata.
Per quanto riguarda l'ultima parte della "dichiarazione" del gruppo coordinato da Baracchini, circa la potenziale dannosità dei trattamenti interventistici per la CCSVI come l'angioplastica, esistono invece in letteratura diversi studi che hanno confermato, senza alcun dubbio, come la procedura sia sicura (Ludyga, Petrov, Mandato, ecc.). Appare veramente curioso che gli autori non conoscano questi studi, pubblicati su riviste mediche importanti.
Continuiamo a domandarci il perchè di queste controversie che purtroppo ricordano tanto il "riflesso di Semmelweis" e cioé la dura ostilità che subì nell'800 per via della sua scoperta il medico ungherese Ignác Semmelweis. Al momento a rimetterci sono solo i malati di sclerosi multipla con le loro sfortunate famiglie, per una malattia purtroppo ancora ignota dove non esistono terapie efficaci per tutti e soprattutto prive di importanti effetti collaterali (questi sì potenzialmente dannosi...).
Fonte: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22648477
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