Menopausa e Osteoporosi: leggi la storia che le accomuna (ovviamente sulla pelle delle ignare pazienti).....
UNA NUOVA MALATTIA
PER UNA NUOVA OPPORTUNITA’ DI MERCATO
PER UNA NUOVA OPPORTUNITA’ DI MERCATO
Negli ultimi 2 decenni varie campagne di informazione
dei media o bollettini informativi nelle sale d’attesa dei medici o
nelle farmacie hanno avvertito insistentemente sui rischi conseguenti la
riduzione della massa ossea.
Le donne, in particolare, sono bombardate dal messaggio che la guerra all’osteoporosi va combattuta:
Le donne, in particolare, sono bombardate dal messaggio che la guerra all’osteoporosi va combattuta:
a) con la terapia sostitutiva, cioè con gli ormoni
b) con l’aiuto di altri farmaci a base di fosfati che ricostruirebbero le ossa
c) con l’assunzione di integratori di calcio
d) con l’aumento del consumo di latte e latticini
In tal modo, una donna dovrebbe sentirsi al sicuro,
anche perchè – recitava l’ingannevole pubblicità – oltre a non dover
temere l’osteoporosi, non dovrà temere neanche per i rischi legati alle
malattie cardiovascolari.
Sfortunatamente le cose non stanno così, in quanto...
a) gli ormoni sintetici sono medicinali notoriamente cancerogeni
b) gli integratori di calcio non solo sono inefficaci nella ricostruzione ossea ma possono portare a deficienze di altri minerali, a rallentare la tiroide, a calcificare le arterie e a formare calcoli renali o biliari;
c) infine, è provato che i latticini costituiscono una causa determinante della perdita di massa ossea:
infatti, le nazioni con più elevato tasso di osteoporosi (Stati Uniti,
Gran Bretagna, Olanda, Svezia, Danimarca, ecc.) sono le stesse nazioni
in cui il consumo di latte, latticini e integratori di calcio è più
elevato: basti pensare che solo negli Stati Uniti esistono oltre 20
milioni di persone affette da osteoporosi!
Inoltre, se noi chiedessimo ad un gruppo di donne
anziane affette da grave osteoporosi, finanche con fratture spontanee,
se nella loro vita non abbiano spesso utilizzato l’acqua del rubinetto
(notoriamente ricca di calcio) o non si siano costantemente nutrite con
latte, stracchino, mozzarella, parmigiano e altri vari latticini, tutte
quante risponderebbero affermativamente, e cioè che hanno sempre fatto
uso di latte e latticini.
E’ evidente, a questo punto, che il calcio non ha
nulla a che fare con l’osteoporosi anzi, per rafforzare ancora di più
questa consapevolezza, basti pensare che il vecchio motto "essere forte
come un toro" riguarda un animale che si nutre esclusivamente di erba!
Inoltre, nell’ultimo decennio è stato dimostrato che
l’eccesso di calcio rallenta significativamente la produzione di un
ormone tiroideo, la tiroxina; in altri termini, l’eccesso di calcio, con
il suo forte effetto anabolizzante, rallenta fortemente tiroide e
metabolismo.
E a chi si cerca di propinarlo?
Proprio a quelle donne che già sono in un periodo
della loro vita in cui il metabolismo diminuisce per conto suo e si
tende più facilmente ad ingrassare!
E oltre ai latticini e agli integratori, pure gli ormoni: una bella accoppiata, non c’è che dire!
E oltre ai latticini e agli integratori, pure gli ormoni: una bella accoppiata, non c’è che dire!
ESTROGENI: LE RADICI DELL’INGANNO
Sconfessata la prima bugia dell’industria
dell’osteoporosi sul latte e sul calcio, passiamo a sconfessare la
seconda e cioè che l’osteoporosi dipenda dalla carenza di ormoni
estrogeni.
Le radici di questo inganno risalgono agli anni ’60-’70, quando le statistiche iniziarono a dimostrare la pericolosità di questi ormoni: basti pensare alla pubblicazione nel 1975 di uno studio apparso sul prestigioso "New England Journal of Medicine" che dimostrò come il rischio di cancro dell’utero aumentava di 6-7 volte nelle donne che assumevano estrogeni e, anzi, le donne che li avevano utilizzati per più di 7 anni erano 14 volte più a rischio di cancro rispetto a quelle che non li usavano.
Nello stesso mese le cifre del California Cancer Registry confermavano le scoperte: fra le donne bianche sopra i 50 anni si era registrato tra il 1969 e il 1974 un incremento dell’80% del cancro dell’utero.
Le radici di questo inganno risalgono agli anni ’60-’70, quando le statistiche iniziarono a dimostrare la pericolosità di questi ormoni: basti pensare alla pubblicazione nel 1975 di uno studio apparso sul prestigioso "New England Journal of Medicine" che dimostrò come il rischio di cancro dell’utero aumentava di 6-7 volte nelle donne che assumevano estrogeni e, anzi, le donne che li avevano utilizzati per più di 7 anni erano 14 volte più a rischio di cancro rispetto a quelle che non li usavano.
Nello stesso mese le cifre del California Cancer Registry confermavano le scoperte: fra le donne bianche sopra i 50 anni si era registrato tra il 1969 e il 1974 un incremento dell’80% del cancro dell’utero.
LA MANIPOLAZIONE DEI DATI DA PARTE DELLE AZIENDE FARMACEUTICHE
Poichè, però, questo allarme aveva causato un forte
calo nelle vendite del farmaco, si doveva fare qualcosa per salvare un
mercato così redditizio.
Per questo, le aziende farmaceutiche, riconoscendo il
loro errore nel prescrivere gli estrogeni a donne con l’utero sano,
tentarono di rimediare aggiungendo agli estrogeni un progestinico
sintetico, sostenendo che in tal modo l’utero sarebbe stato protetto
dagli effetti cancerogeni degli estrogeni: nacque così l’attuale terapia
sostitutiva, sebbene non fossero stati condotti studi a lungo termine
per provare la sicurezza dell’accoppiata estrogeni-progestinico.
Però le donne continuavano a dubitare seriamente
dell’uso di ormoni sintetici e così le aziende farmaceutiche furono
costrette a trovare una strategia vincente per rendere allettanti gli
ormoni e questa strategia fu rappresentata dall’osteoporosi, malattia
che, all’epoca, quasi l’80% delle donne non aveva mai sentito nominare.
In tal modo si cercò di convincere le donne che
l’osteoporosi rappresentava una grave minaccia per la loro salute e se
ne additò la menopausa quale causa principale.
La pubblicità delle case farmaceutiche fu così forte
che le donne furono convinte che il rischio di cancro fosse
insignificante se paragonato ai benefici della terapia sostitutiva (che,
però, come vedremo non esistono, se si eccettuano le "caldane").
Infine, per poter giustificare ancora di più
l’osteoporosi quale malattia delle donne dovuta a carenza di estrogeni, i
maschi furono intenzionalmente trascurati, benché non certamente immuni
dall’osteoporosi stessa, semplicemente perché una loro implicazione nel
problema avrebbe sconfessato la definizione (o bugia) di base
dell’osteoporosi stessa, cioè di malattia legata alla menopausa e tutto
il castello economico creato ad arte dalle case farmaceutiche sarebbe
crollato.
Sfortunatamente per le donne, invece, la terapia
sostitutiva ha preso piede con tutti i rischi connessi poichè i fatti
dimostrano che tutto il protocollo terapeutico previsto è non solo
inutile ma anche dannoso.
Oltretutto chiunque abbia un minimo di intelligenza
può porsi le seguenti domande: innanzitutto, se fosse vero che
l’osteoporosi dipende dalla menopausa e relativa carenza di estrogeni,
tutte le donne di una certa età dovrebbero esserne affette!
E allora come mai tante di esse non hanno l’osteoporosi?
E, inoltre, come è possibile che oggi si ammalino di osteoporosi anche persone sotto i 30 anni?
Qualcuno potrebbe rispondere che è un fatto genetico (e vedremo che anche questo non è esatto), ma, anche se fosse, sarebbe un ottimo motivo in più per scartare la menopausa quale responsabile dell'osteoporosi.
E allora come mai tante di esse non hanno l’osteoporosi?
E, inoltre, come è possibile che oggi si ammalino di osteoporosi anche persone sotto i 30 anni?
Qualcuno potrebbe rispondere che è un fatto genetico (e vedremo che anche questo non è esatto), ma, anche se fosse, sarebbe un ottimo motivo in più per scartare la menopausa quale responsabile dell'osteoporosi.
LA VERITA’ SULL’OSTEOPOROSI
A questo punto chi legge sarà curioso di sapere quali
sono i motivi che provocano l’osteoporosi, visto che si dimostra che
non ha nulla a che vedere né con la menopausa, né con il calcio.
PERCHE' VIENE L'OSTEOPOROSI ?
Diamo dunque la spiegazione cercando di usare termini
semplici e comprensibili per tutti: il sangue degli esseri umani ha uno
specifico pH (il pH è il parametro con cui si misura il grado di
acidità o di basicità di una soluzione).
Il pH va da 0 a 14: sotto 7 diremo che la soluzione è acida, sopra i 7 diremo che è alcalina o basica.
Il pH del sangue è circa 7.30-7.40, quindi è
leggermente alcalino e non può spostarsi da questi valori nel modo più
assoluto (in medicina moderna la capacità di mantenere una condizione
stabile si chiama omeostasi).
Ma mettiamo che un soggetto in un giorno ingerisca un
bolo alimentare molto acido (ad es., pasta al pomodoro + carne +
insalata di pomodori + un dolce); questi alimenti acidi verranno
assimilati e potrebbero, almeno in teoria, abbassare il pH del sangue:
abbiamo però visto che ciò non è possibile perché il sangue deve avere
sempre un pH di 7.30-7.40.
Ci chiediamo allora quali meccanismi di difesa
intervengano nella salvaguardia dell’omeostasi sanguigna: ebbene,
l’organismo è dotato di riserve di sali minerali, detti "sistemi
tampone" costituiti principalmente dai sali di sodio, che costituiscono
la naturale riserva per tamponare l’eventuale eccesso di acidi.
Ma ammettiamo che quel soggetto fosse solito nutrirsi
giornalmente con alimenti a forte valenza acida: in tal caso, le
riserve di sali prima o poi potrebbero rivelarsi insufficienti a
tamponare l’acidità e allora cosa accade?
Purtroppo accade che l’organismo, essendo a corto di
riserve tampone e cioè di sali, sia costretto a procacciarsi queste
riserve anti-acide nell’unico posto rimasto: le ossa, ed ecco la
comparsa dell’osteoporosi!!!
info tratta da: www.broussais.it/sezione-26-sottosezione-105-id-127-in-costruzione.htm
info tratta da: www.broussais.it/sezione-26-sottosezione-105-id-127-in-costruzione.htm
Osteoporosi: screening
La valutazione della qualità dell’osso può essere effettuata misurando la densità ossea. Ciò può essre attuato con varie metodiche denominate Mineralometria Ossea Computerizzata (M.O.C.) o Densitometria Ossea.Tale valutazione si può fare con diverse tecniche. Esiste una densitometria eseguita mediante raggi X (chiamata anche DEXA) e più recentemente esiste la possibilità di eseguire la densitometria mediante ultrasuoni. La Densitometria ossea ad ultrasuoni, a differenza di altre metodiche, permette di valutare anche la qualità dell’osso (le altre tecniche misurano solo la quantità) e presenta il vantaggio di non utilizzare radiazioni, e quindi non comporta nessun rischio per il paziente.
Gli ultrasuoni sono delle onde sonore, del tutto innocue, già impiegate in altri settori della Medicina (ad esem-pio in gravidanza). Con la mineralometria ossea ad ultrasuoni si misura la velocità con cui un fascio di ultrasuoni attraversa l’osso. La sede di misurazione è il calcagno (tallone), in quanto si tratta di un osso con struttura analoga a quella delle vertebre, e che, come le vertebre, viene colpito per primo da un eventuale processo osteoporotico. Con tale esame si valuta se la densità ossea è normale, oppure se è lievemente ridotta (osteopenia), oppure se è francamente ridotta (osteoporosi). Tali informazioni sono fondamentali per impostare una terapia efficace (farmaci, alimentazione, stile di vita).
La densitometria ad ultrasuoni, considerata l’assoluta innocuità (assenza di radiazioni), la semplicità di esecu-zione e il basso costo, può essere raccomandata come indagine di screening di primo livello.
bene a sapersi...sempre che almeno in parte tutto ciò sia vero e verificabile...ormai chi si fida più di chi....
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