06/12/12

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RICORDATEVI CHE I FARMACI <NON CURANO LA PATOLOGIA> forse l'attenuano un po' ...MA NON CURANO LA PATOLOGIA

QUINDI VALUTARE BENE PRIMA DI INIZIARE QUALSIASI FARMACO..POTREBBE ESSERE ANCORA PIU' NOCIVO DEL NECESSARIOpertanto non è possibile parlare di vera e propria cura farmacologica....quindi è meglio usare delle strategie terapeutiche parallele (fisioterapia, logopedia, terapia occupazionale), possono prevenire le complicanze (piaghe da decubito, contratture), ritardando la disabilità e migliorando, quanto possibile, la qualità di vita del paziente. 


Alcuni pazienti vengono stimolati a seguire gruppi di sostegno e terapie psicologiche, mirate all'accettazione della malattia.







info di:  www.my-personaltrainer.it/farmaci/rebif.html

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Rebif - interferone beta-1a

Informazioni su Rebif - interferone beta-1a fornite da EMEA

Che cos'è Rebif?

Rebif è una soluzione iniettabile in siringhe e cartucce pre-riempite. Le siringhe contengono 8,8, 22 o 44 microgrammi del principio attivo interferone beta-1a. Le cartucce contengono complessivamente 66 o 132 microgrammi di interferone beta-1a e sono concepite per un dosaggio multiplo tramite di un iniettore elettronico che rilascia 8,8, 22 o 44 microgrammi per dose.

Per che cosa si usa Rebif?

Rebif è indicato nel trattamento della sclerosi multipla (SM) con recidive. Si tratta di un tipo di sclerosi multipla in cui il paziente soffre di attacchi (recidive), seguiti da periodi senza sintomi. Non è stata dimostrata l'efficacia del medicinale nei pazienti con SM secondaria progressiva (la SM che si manifesta dopo la SM con recidive) in assenza di esacerbazioni. Rebif non deve essere usato nei bambini di età inferiore ai 12 anni a causa della mancanza di informazioni sull'uso del medicinale in questa popolazione.
Il medicinale può essere ottenuto soltanto con prescrizione medica.

Come si usa Rebif?

Il trattamento con Rebif dovrà essere iniziato sotto la supervisione di un medico esperto nel trattamento della SM. La dose consigliata di Rebif è di 44 microgrammi tre volte a settimana per iniezione sottocutanea (sotto la pelle). La dose di 22 microgrammi è consigliata per i pazienti che non tollerano il dosaggio più elevato e per gli adolescenti di età compresa tra 12 e 16 anni.
Quando si inizia per la prima volta il trattamento con Rebif, il dosaggio deve aumentare gradualmente per evitare reazioni avverse, partendo con 8,8 microgrammi tre volte la settimana nelle prime due settimane, per poi proseguire con 22 microgrammi tre volte a settimana nelle successive due settimane. Per iniziare il trattamento sono disponibili confezioni speciali con il corretto numero di siringhe o cartucce. L'iniettore elettronico usato con le cartucce è programmato per rilasciare le dosi corrette di Rebif all'inizio del trattamento e durante la fase di assunzione della dose standard.
Il paziente può iniettarsi da solo Rebif, se ha ricevuto opportune istruzioni. Il medico può consigliare al paziente di assumere un analgesico antipiretico prima di ciascuna iniezione e 24 ore dopo l'iniezione al fine di attenuare i sintomi simil-influenzali che si possono verificare come reazione avversa del trattamento. Tutti i pazienti devono essere monitorati almeno una volta ogni due anni.

Come agisce Rebif?

La SM è una malattia dei nervi in cui l'infiammazione distrugge la guaina protettiva che ricopre i nervi. Questo fenomeno si chiama "demielinazione". Il principio attivo di Rebif, interferone beta-1a, appartiene al gruppo degli interferoni. Gli interferoni sono sostanze naturali prodotte dall'organismo per aiutarlo a far fronte ad attacchi come le infezioni di natura virale. Il meccanismo d'azione di Rebif nella SM non è ancora del tutto noto; tuttavia sembra che l'interferone beta calmi il sistema immunitario e prevenga le recidive della SM.
L'interferone beta-1a è prodotto con un metodo noto come "tecnica del DNA ricombinante": è cioè ottenuto da una cellula in cui è stato inserito un gene (DNA) che le consente di produrre l'interferone beta-1a. L'interferone beta-1a analogo agisce allo stesso modo dell'interferone beta naturale.

Quali studi sono stati effettuati su Rebif?

Rebif è stato studiato in 560 pazienti con SM recidivante. I pazienti avevano subito almeno due recidive nei 2 anni precedenti. I pazienti sono stati trattati con Rebif (22 o 44 microgrammi) o con placebo (trattamento fittizio) per due anni. Lo studio è stato successivamente esteso a quattro anni.
Come principale parametro dell'efficacia è stato considerato il numero di recidive del paziente.
Rebif è stato studiato anche in pazienti con SM secondaria progressiva. Tale studio ha valutato l'efficacia del farmaco nel prevenire le progressione della disabilità nell'arco di tre anni.
La società non ha svolto studi formali su pazienti di età inferiore a 16 anni. Essa ha tuttavia presentato informazioni da studi pubblicati sull'uso di Rebif negli adolescenti di età compresa tra 12 e 18 anni.

Quali benefici ha mostrato Rebif nel corso degli studi?

Rebif è risultato più efficace del placebo nel ridurre il numero di recidive da SM di tipo recidivante-remittente. La recidiva è diminuita del 30% circa nell'arco di due anni sia con Rebif 22 microgrammi che con Rebif 44 microgrammi rispetto al placebo, e del 22% (Rebif 22 microgrammi) e del 29% (Rebif 44 microgrammi) nel corso di quattro anni.
Nello studio condotto sui pazienti affetti da SM progressiva non è stato osservato alcun effetto significativo sulla progressione della disabilità, ma il tasso di recidiva è diminuito del 30% circa. Alcuni effetti sulla progressione della disabilità sono stati riscontrati solo nei pazienti che avevano riferito recidive nei due anni precedenti l'inizio dello studio.
Gli studi pubblicati hanno evidenziato, relativamente ai pazienti di età compresa tra 12 e 18 anni, un calo del tasso di recidiva. Tale calo può essere legato al trattamento con Rebif.

Qual è il rischio associato a Rebif?

Gli effetti indesiderati più comuni (osservati in più di 1 paziente su 10) con Rebif sono sintomi simil-influenzali, neutropenia, linfopenia e leucopenia (numero ridotto di globuli bianchi),trombocitopenia (numero ridotto di piastrine), anemia (numero ridotto di globuli rossi), mal di testa, infiammazione e altre reazioni nel punto dell'iniezione, nonché aumento delle transaminasi (enzimi epatici). Nei minori sono stati osservati effetti indesiderati simili. Per l'elenco completo degli effetti indesiderati rilevati con Rebif, si rimanda al foglio illustrativo.
Rebif non deve essere usato nei pazienti con un passato di ipersensibilità (allergia) all'interferone beta naturale o ricombinante o a uno qualsiasi degli altri componenti. Il trattamento con Rebif non deve essere avviato in gravidanza. Le pazienti che iniziano la gravidanza nel corso della terapia devono consultare il proprio medico. Inoltre, Rebif non deve essere assunto da pazienti affetti da grave depressione o con idee suicidarie.

Perchè è stato approvato Rebif?

Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) ha deciso che i benefici di Rebif sono superiori ai rischi nel trattamento dei pazienti affetti da SM con recidive e ne ha quindi raccomandato il rilascio dell'autorizzazione all'immissione in commercio.

Altre informazioni su Rebif:

Il 4 maggio 1998 la Commissione europea ha rilasciato alla Serono Europe Limited un'autorizzazione all'immissione in commercio per Rebif, valida in tutta l'Unione europea. L'autorizzazione all'immissione in commercio è stata rinnovata il 4 maggio 2003 e il 4 maggio 2008.
Per la versione completa dell'EPAR di Rebif, cliccare qui.
Ultimo aggiornamento di questa sintesi: 01-2009






 grazie   a Francesco S.



RICORDATEVI CHE I FARMACI <NON CURANO LA PATOLOGIA> forse l'attenuano un po' ...MA NON CURANO LA PATOLOGIA

QUINDI VALUTARE BENE PRIMA DI INIZIARE QUALSIASI FARMACO..POTREBBE ESSERE ANCORA PIU' NOCIVO DEL NECESSARIOpertanto non è possibile parlare di vera e propria cura farmacologica....quindi è meglio usare delle strategie terapeutiche parallele (fisioterapia, logopedia, terapia occupazionale), possono prevenire le complicanze (piaghe da decubito, contratture), ritardando la disabilità e migliorando, quanto possibile, la qualità di vita del paziente.   Alcuni pazienti vengono stimolati a seguire gruppi di sostegno e terapie psicologiche, mirate all'accettazione della malattia.

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