02/10/13

Terapia Ablazione Transcatetere

Normalmente, l’attività elettrica cardiaca ha una sequenza ordinata e regolare, attraverso la via di conduzione atrio-ventricolare (nodo a-v); questo normale funzionamento elettrico è il presupposto per la regolare contrazione del cuore. A volte, il “flusso” elettrico si blocca in certe aree, o viaggia ripetutamente in certi percorsi, creando un “corto-circuito” che disturba il normale ritmo cardiaco e causa Tachicardia. I farmaci a volte possono procurare qualche rimedio temporaneo, ma il trattamento più efficace e definitivo è quello di “distruggere” la zona di tessuto che causa il corto-circuito. Questa procedura è l’Ablazione cardiaca.
Ablazione cartoonL’Ablazione è una procedura non-chirurgica e come molte procedure cardiache interventistiche moderne, non richiede alcun taglio chirugico nel torace.
 Piuttosto, l’Ablazione è una procedura relativamente non-invasiva, che richiede l’inserimento di elettrocateteri -sottili e flessibili fili elettrici- nei vasi sanguigni, solitamente dai vasi dell’inguine o del collo e da qui raggiungono il cuore. Il percorso dal punto d’ingresso al cuore viene fatto con l’aiuto della fluoroscopia -una macchina a raggi X che fornisce immagini continue dei cateteri e dei tessuti.
Quando l’elettrocatetere raggiunge il cuore, piccoli elettrodi alla punta del catetere registrano i segnali elettrici e si eseguono numerose misure. I risultati permettono di localizzare in modo preciso la zona di tessuto che causa il problema elettrico. Durante questo “mappaggio elettrico”, il cardiologo specialista in aritmie -Elettrofisiologo- seda il paziente con calmanti, per poter indurre la tachicardia che ha portato alla procedura e per studiarne il meccanismo. Tutto ciò è innocuo e privo di rischi, in considerazione della professionalità del team di operatori e della strumentazione che permette di far fronte ad ogni evento. Ablazione connessione cavi ablatore setupUna volta localizzata la zona che causa il problema elettrico, una forma di energia è usata per distruggere una piccola quantità di tessuto e quindi terminare l’anomalia. L’energia solitamente impiegata è la Radiofrequenza, che cauterizza i tessuti. Altre forme di energia usate più raramente sono l’intenso raffreddamento con gas liquido (Crioablazione) e gli Ultrasuoni. Il paziente raramente sente dolore e più spesso riferisce solo un lieve fastidio di brevissima durata. Alcuni pazienti guardano tutta la procedura attraverso i monitors e spesso fanno domande sull’andamento dell’intervento. Dopo la procedura, il paziente rimane a letto per 4-6 ore per essere sicuri che i siti di inserzione degli elettrocateteri guariscano bene. Una volta alzato, il paziente può sentirsi rigido o dolorante, soprattutto per le ore passate immobile nel letto.
Quando l’Ablazione è appropriata? Molti pazienti hanno disturbi del ritmo che non riescono ad essere curati con i farmaci, oppure alcuni pazienti non possono o non vogliono assumere i farmaci antiaritmici per tutta la vita, a causa degli effetti collaterali delle medicine che possono interferire con la normale qualità della vita. Solitamente, l’Ablazione è impiegata per curare le Tachicardie che originano negli atri. Come gruppo, queste sono note come Tachicardie Sopraventricolari e sono: -Fibrillazione Atriale -Flutter Atriale -Tachicardia Sopraventricolare da Rientro nel Nodo Atrio-Ventricolare. -Tachicardia Sopraventricolare da Rientro Atrio-Ventricolare (Sindrome di Wolf-Parkinson-White). -Tachicardia Atriale Persistente.
Meno frequentemente l’Ablazione è impiegata per curare disordini del ritmo dhe originano nei ventricoli -Tachicardie Ventricolari. Queste possono essere le aritmie più rischiose, poichè possono causare la Morte Improvvisa.
Per i pazienti a rischio di Morte Improvvisa di origine cardiaca, l’Ablazione è spesso usata in associazione all’impianto di un Defibrillatore. L’ablazione riduce la frequenza delle Tachicardie Ventricolari e quindi il numero di shock ricevuti dal paziente.
Per molti tipi di Tachicardia, l’Ablazione transcatetere è efficace nel 90-98% dei casi, eliminando così la necessità di interventi chirurgici o terapie farmacologiche a lungo termine.

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