14/09/14

sperimentazione con cellule staminali mesenchimali (BOSTON)

Boston, 12 settembre 2014 - Ha preso il via la sperimentazione con cellule staminali mesenchimali per fermare le affezioni neurologiche invalidanti, la prospettiva è di riuscire a riparare le fibre nervose prima che vadano perse o in corto circuito, A imprimere incarnare il desiderio di nuove scoperte è anche un evento sportivo dal forte contenuto simbolico come la Oceans of Hope, lo yacht a vela Oceani di Speranza che compie il primo giro del mondo con un equipaggio speciale, il cui traguardo dichiarato consiste nel vincere la disabilità. Il brigantino ha calato le ancore a Rowes Warf Marina, nel porto che fu teatro dello storico Boston Tea Party, in concomitanza con l'apertura del congresso mondiale sulla sclerosi multipla. Per combattere questa complessa condizione clinica, spesso indicata con le sole iniziali SM, si punta molto sui giovani ricercatori.

Sono settemila i medici specialisti in neurologia, in riabilitazione, biologi, farmacologi e studiosi che si sono dati appuntamento nella metropoli dove i premi Nobel sono di casa, come al MIT (il Massachusetts Institute of Technology), presso l'Harvard Medical School, o nel distretto biotecnologico di Cambridge. Settemila cervelli riuniti dai comitati europei (Ectrims) e americani (Actrims). L'obiettivo, spiega il presidente dell'assise, Suhayl Dhib-Jalbut, è fare il punto sulle conoscenze più sofisticate. In calendario oltre mille relazioni. E per dare spazio alle nuove leve sono previste oltre 200 borse di studio (grant).

Sulle staminali, i dati finora raccolti incoraggiano la messa a punto di trattamenti con cellule mesenchimali, un protocollo di fase II cucito attorno all'uomo e alla donna grazie al progetto internazionale Mesems, coordinato dal neurologo Antonio Uccelli dell'Università di Genova. L'indagine coinvolge nove nazioni (Italia, Spagna, Francia, Inghilterra, Svezia, Danimarca, Svizzera, Canada e Australia) ed è il primo studio in doppio cieco impegnato a valutare la sicurezza, primo presupposto di una possibile cura futura.

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