Ringraziamo Donata Dal Monte e Paolo Pandolfi per aver confermato la veridicità dei dati da noi pubblicati. Tuttavia l’articolo in oggetto merita alcune puntualizzazioni.
Va chiarito innanzitutto che, a differenza di quanto si suggerisce, non stiamo facendo nessuna guerra: vogliamo capire meglio potenziali rischi e entità dei danni legati alla pratica vaccinale. Siamo stanchi di sentire certi personaggi affermare che i danni non esistono o che sono un’invenzione, insultando tutti i danneggiati e le loro famiglie. Auspichiamo che questa disinformazione cessi: non fa onore alle categorie coinvolte e nuoce a chi fa divulgazione onesta.
I dati pubblicati evidenziano in maniera inconfutabile che i danni da vaccino esistono, possono essere gravi, irreversibili, e includono decessi. Non si tratta di un’analisi statistica quantitativa, è evidente. Servirebbero dati non disponibili e sappiamo che i riconoscimenti sono una sottostima: è notizia di oggi un danno per antiinfluenzale a Treviso, risalente al 2006 ma riconosciuto solo nel 2019, dopo anni di cause. Con dati così frammentati, parziali, e in continua evoluzione, dovrebbero essere le autorità a fare queste analisi e a monitorare in maniera rigorosa, anziché affidarsi al sistema lacunoso della farmacovigilanza passiva.
Il fatto che alcuni dei casi risalgano a molti anni fa o a vaccini non più usati non invalida i dati. Evidenzia, piuttosto, le grosse difficoltà per ottenere un risarcimento, almeno fino a quando un farmaco non viene ritirato.
Infine, la stima fornita sull’esavalente - una sottostima per tanti motivi, oltre a quanto visto sopra - che parla di 5,19 danni gravi e irreversibili per milione di dosi, se proiettata sulla popolazione significa quasi 7 neonati all’anno, danneggiati e risarciti solo per l’esavalente. Sarà forse un sacrificio irrinunciabile, ma non sono pochi e difficilmente le loro famiglie troveranno conforto nella statistica. A nostro avviso, non ci può essere obbligo se ci può essere un danno e, supportati da medici e scienziati di fama mondiale, continueremo a difendere la libertà di scelta terapeutica in ogni sua sfaccettatura.
Per concludere, invitiamo i responsabili della sanità regionale e delle Ausl ad un confronto più aperto con le famiglie, a divulgare in maniera più completa e trasparente le informazioni, ad implementare un rigoroso sistema di vaccinovigilanza attiva, indispensabile per monitorare seriamente le reazioni avverse, gravi o meno gravi.
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