28/07/20

L’acromegalia....

è una malattia rara causata da un’eccessiva produzione dell’ormone della crescita. Da circa 15 anni si sa che i pazienti acromegalici soffrono di fragilità scheletrica e presentano fratture vertebrali, vera e propria complicanza dell’acromegalia.

Uno studio1 appena pubblicato su The Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism che vede Humanitas come capofila, ha per la prima volta indagato l’efficacia dei farmaci anti-osteoporotici nell’osteopatia acromegalica.

Ne parliamo con il professor Gherardo Mazziotti, Responsabile della Sezione Ricerca, Diagnosi e Cura delle Malattie Osteometaboliche in Humanitas, docente di Humanitas University e primo autore dello studio.

Acromegalia e fragilità scheletrica

“Fino agli anni Duemila si pensava che i pazienti con un eccesso di ormone della crescita avessero anche ossa più resistenti del normale. Nel 2005 fui tra gli autori del primo studio2 al mondo (condotto dal gruppo dell’Università di Brescia in collaborazione con l’Università Cattolica di Roma) che segnalava la presenza di fratture vertebrali in donne in post-menopausa con acromegalia. Questo studio fu il primo di molti altri che confermarono i nostri primi risultati evidenziando la presenza di fratture vertebrali anche nei maschi, con percentuali variabili dal 15 al 40% dei pazienti3.

A distanza di 15 anni sappiamo che i pazienti acromegalici soffrono di fragilità scheletrica, che purtroppo non viene misurata in maniera affidabile con l’esame MOC-DEXA, ma che richiede l’utilizzo di metodiche sofisticate che hanno consentito di caratterizzare le alterazioni microstrutturali alla base della fragilità scheletrica del paziente affetto da acromegalia.

Si parla di osteopatia acromegalica: un’alterazione della struttura ossea che coinvolge in maniera selettiva le vertebre e predispone i pazienti a sviluppare fratture vertebrali. Come in altre forme di osteoporosi, in acromegalia le fratture vertebrali causano disabilità, dolore cronico e compromissione della qualità della vita”, spiega il professor Mazziotti.

Come migliorare la salute scheletrica di questi pazienti?

“Idealmente, una diagnosi precoce di acromegalia e un trattamento efficace della malattia consentono di prevenire le fratture vertebrali, così come molte altre complicanze dell’acromegalia. Tuttavia, nella real life la diagnosi di acromegalia è purtroppo spesso ritardata e molti pazienti risultano esposti per molti anni a un’eccessiva secrezione dell’ormone della crescita che, oltre a incrementare il rischio cardiovascolare e quello legato alla comparsa di neoplasie, condiziona un aumento significativo del rischio fratturativo. Va inoltre sottolineato che i pazienti possono presentare persistenti alterazioni della microstruttura ossea con persistente aumento del rischio di fratture vertebrali anche quando l’acromegalia è controllata dalla terapia4.

Si è così giunti alla conclusione che fosse necessario un trattamento specifico per le ossa, prosegue lo specialista”.

Lo studio BAAC guidato da Humanitas

“Il nostro ultimo lavoro è uno studio multicentrico che vede il coinvolgimento di 9 centri italiani dedicati al trattamento di soggetti acromegalici. È uno studio di real life che rileva come nella pratica clinica vengano curati con farmaci anti-osteoporotici circa il 20% dei pazienti con acromegalia.

Si tratta del primo studio che indaga l’efficacia dei farmaci anti-osteoporotici nel trattamento dell’osteopatia acromegalica: la terapia anti-osteoporotica risultava essere efficace nel prevenire le fratture vertebrali solo in presenza di acromegalia attiva. In quelli con malattia controllata, invece, la terapia non consentiva di ridurre e normalizzare il rischio fratturativo1”.

Rilevanza clinica dei risultati dello studio BAAC

Ne parliamo con il professor Andrea Lania, Responsabile dell’Unità di Endocrinologia, Diabetologia ed Andrologia Medica in Humanitas, docente di Humanitas University ed Autore senior dello studio: “I risultati della nostra ricerca sono rilevanti in quanto forniscono al clinico gli strumenti per curare in maniera specifica la fragilità scheletrica dei pazienti con acromegalia persistentemente attiva. Considerando poi l’inefficacia della terapia dell’acromegalia nel prevenire le fratture vertebrali anche nei pazienti ben controllati dal punto di vista ormonale, non è possibile escludere a priori la possibilità di utilizzare farmaci anti-osteoporotici in questo specifico contesto clinico.

Infatti, considerando che la quasi la totalità dei nostri pazienti utilizzava farmaci ad azione inibitoria sul riassorbimento osseo (quali bisfosfonati e denosumab), possiamo ipotizzare che farmaci diversi ad azione anabolica, vale a dire di stimolo sulla neoformazione ossea, possano essere efficaci nel prevenire il rischio di fratture vertebrali quando l’ipersecrezione dell’ormone della crescita è controllata dalle terapie dell’acromegalia. In questo ambito, l’Unità di Endocrinologia dell’Istituto Clinico Humanitas è impegnata in progetti di ricerca clinici e traslazionali che spero consentiranno di chiarire nel prossimo futuro i meccanismi alla base della fragilità scheletrica nell’acromegalia e di identificare trattamenti specifici per migliorare la salute scheletrica e la qualità della vita dei nostri pazienti”.

CONTINUA A LEGGERE L ' INFORMAZIONE NEL LINK ORIGINALE:

https://www.humanitas.it/news/26432-acromegalia-fragilita-scheletrica-humanitas-capofila-uno-studio-sullefficacia-dei-farmaci?fbclid=IwAR23fUusdGS0R_b-_ySShl5K0HspbnW5HWA_3pWRcFeJQ6hcST4GWglTO6Y

 

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