18 settembre 2021
Dal vaccino che «non protegge» alle varianti «colpa dei vaccinati»: le risposte dell’Iss ai dubbi dei lettori
Le
risposte con la consulenza dell’Istituto superiore di Sanità ai
dubbi e alle domande arrivate al Sole 24 ore dai lettori
«Se
il vaccino sarà obbligatorio io non firmo nulla , anzi ci andrò con
un avvocato perché il medico che mi inoculerà il siero si deve
prendere tutta la responsabilità che non avrò nessuna reazione
avversa , e che non infetterò e non verrò infettata. Solo dopo farò
il vaccino»
Nessun
vaccino è efficace al 100%.
Quelli contro il Covid al momento hanno
mostrato un'efficacia di circa l’80% nel prevenire l'infezione, e
ancora più alta contro gli effetti più gravi della malattia. La
vaccinazione è un atto medico, e prevede quindi la firma di un
consenso informato per essere sicuri che il vaccinando abbia ricevuto
una informazione sui benefici e rischi connessi.
Il rifiuto della
vaccinazione potrebbe anche prevedere un dissenso informato, ma
ovviamente rimarranno le sanzioni relative previste dall'obbligo.
Il
rischio di reazioni avverse è sempre presente per qualunque farmaco
ma il bilancio tra i benefici e i rischi deve essere sempre a favore
dei benefici e questa valutazione viene fatta dalle istituzioni
competenti che preparano le strategie vaccinali.
«I
vaccinati di questi vaccini di nome ma non di fatto contro Covid-19
contagiano e possono essere contagiati, inoltre, se sviluppano la
patologia ADE diventano super diffusori»
È possibile che
un vaccinato si contagi perché, come per tutti i vaccini esistenti,
l'efficacia anche se molto alta non è del 100%, e ci possono essere
quindi i cosiddetti “fallimenti vaccinali”. Inoltre anche un
soggetto che risponde al vaccino si può ritenere immunizzato solo
dopo almeno una settimana dal completamento del ciclo. Un livello di
copertura della popolazione alto minimizza il rischio di trasmissione
tra individui suscettibili all'infezione.
I dati provenienti dai
Paesi con una campagna vaccinale avanzata, Italia compresa, hanno
dimostrato che il vaccino protegge dalle conseguenze peggiori della
malattia, dal ricovero al decesso, oltre 9 persone ogni 10 vaccinate.
La vaccinazione riduce anche la capacità di infettare dei vaccinati.
Non ci sono evidenze scientifiche di una associazione tra la
vaccinazione COVID-19 e la sindrome ADE (Antibody-dependent
enhancement) e conseguentemente che una ADE sia correlata a una
capacità maggiore di diffusione del virus.
Nessun vaccino è efficace al 100%.
Quelli contro il Covid al momento hanno mostrato un'efficacia di circa l’80% nel prevenire l'infezione, e ancora più alta contro gli effetti più gravi della malattia. La vaccinazione è un atto medico, e prevede quindi la firma di un consenso informato per essere sicuri che il vaccinando abbia ricevuto una informazione sui benefici e rischi connessi.
Il rifiuto della vaccinazione potrebbe anche prevedere un dissenso informato, ma ovviamente rimarranno le sanzioni relative previste dall'obbligo.
Il rischio di reazioni avverse è sempre presente per qualunque farmaco ma il bilancio tra i benefici e i rischi deve essere sempre a favore dei benefici e questa valutazione viene fatta dalle istituzioni competenti che preparano le strategie vaccinali.
È possibile che un vaccinato si contagi perché, come per tutti i vaccini esistenti, l'efficacia anche se molto alta non è del 100%, e ci possono essere quindi i cosiddetti “fallimenti vaccinali”. Inoltre anche un soggetto che risponde al vaccino si può ritenere immunizzato solo dopo almeno una settimana dal completamento del ciclo. Un livello di copertura della popolazione alto minimizza il rischio di trasmissione tra individui suscettibili all'infezione.
I dati provenienti dai Paesi con una campagna vaccinale avanzata, Italia compresa, hanno dimostrato che il vaccino protegge dalle conseguenze peggiori della malattia, dal ricovero al decesso, oltre 9 persone ogni 10 vaccinate. La vaccinazione riduce anche la capacità di infettare dei vaccinati. Non ci sono evidenze scientifiche di una associazione tra la vaccinazione COVID-19 e la sindrome ADE (Antibody-dependent enhancement) e conseguentemente che una ADE sia correlata a una capacità maggiore di diffusione del virus.
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