Approvazione europea per Mayzent, primo farmaco orale per la sclerosi multipla secondariamente progressiva
Nell'Unione Europea è stato approvato Mayzent ( Siponimod ) per il trattamento dei pazienti adulti con forme di sclerosi multipla secondariamente progressiva ( SMSP ) con malattia attiva evidenziata da recidive o caratteristiche di imaging dell'attività infiammatoria.
Siponimod è una terapia orale modificante la malattia, con somministrazione giornaliera, che ha dimostrato di ritardare in modo significativo la progressione della disabilità e di aumentare le possibilità per i pazienti con sclerosi multipla secondariamente progressiva.
Siponimod è un modulatore selettivo dei sottotipi uno e cinque del recettore della sfingosina-1-fosfato ( S1P1 e S1P5 ). Si lega al sub-recettore S1P1 sui linfociti, impedendo loro di penetrare nel sistema nervoso centrale ( SNC ). Si ritiene che questo contribuisca a determinare gli effetti anti-infiammatori di Siponimod.
Il farmaco entra anche nel SNC e qui si lega al sub-recettore S1P5 su oligodendrociti e astrociti. Può così modulare l’attività cellulare e ridurre la perdita di funzionalità neurologica associata alla sclerosi multipla secondariamente progressiva.
L’avvio del trattamento è facilitato dalla specificità dei recettori e dalle proprietà farmacocinetiche di Siponimod che viene eliminato più rapidamente rispetto ai modulatori di S1P di prima generazione.
L'approvazione di Mayzent si basa sui dati di EXPAND, uno studio randomizzato, in doppio cieco e controllato con placebo, che ha messo a confronto l'efficacia e la sicurezza di Siponimod rispetto al placebo nelle persone che vivono con sclerosi multipla secondariamente progressiva.
Lo studio, che ha arruolato 1.651 pazienti, è stato pubblicato su The Lancet.
I pazienti arruolati in EXPAND erano rappresentativi di una tipica popolazione di SMSP: all'inizio dello studio, i pazienti avevano un'età media di 48 anni, convivevano con la sclerosi multipla da circa 16 anni e più del 50% aveva un punteggio mediano di 6.0 alla scala EDSS ( Espanded Disability Status Scale ) e si basava su un ausilio per la deambulazione.
Siponimod ha ridotto in modo significativo il rischio di una progressione della disabilità ( CDP ) confermata a 3 mesi ( endpoint primario; riduzione del 21% rispetto al placebo, p=0.013; riduzione del 33% rispetto al placebo nei pazienti con attività recidiva nei due anni precedenti lo screening, p=0.0100 ).
Inoltre, Siponimod ha significativamente ritardato il rischio di CDP a 6 mesi ( 26% rispetto al placebo, p=0.0058 ) e ha ridotto il tasso annualizzato di ricaduta ( ARR ) del 55%.
Sono anche emersi risultati favorevoli in altre misure rilevanti dell'attività di malattia, tra cui l'attività cognitiva, l'attività alla risonanza magnetica e la perdita di volume cerebrale.
Nel sottogruppo di pazienti con SMSP non-attiva, i risultati non sono stati statisticamente significativi.
Siponimod può aumentare il rischio di infezioni, per cui i pazienti devono essere sottoposti a un'emocromo completo prima di iniziare il trattamento.
Il farmaco può causare edema maculare, evidenziato da un cambiamento della vista.
Siponimod può causare riduzioni transitorie della frequenza cardiaca e un declino della funzione polmonare.
Gli enzimi epatici devono essere controllati prima dell'inizio del trattamento; gli operatori sanitari devono monitorare attentamente i pazienti con grave compromissione epatica.
La pressione arteriosa del paziente deve essere monitorata durante il trattamento.
Gli operatori sanitari devono monitorare i pazienti per la sindrome da encefalopatia reversibile posteriore e monitorare i pazienti che hanno avuto un trattamento con terapie immunosoppressive / immunomodulanti perché ci può essere una indesiderata immunosoppressione additiva con Siponimod.
Le reazioni avverse più comuni riportate dai pazienti che ricevono Siponimod negli studi clinici includono mal di testa, alti valori pressori e aumento dei test di funzionalità epatica.
Le donne con potenziale fertile dovrebbero usare una contraccezione efficace durante e per 10 giorni dopo l'interruzione del farmaco a causa del potenziale rischio di danno fetale. ( Xagena2020 )
Fonte: Novartis, 2020
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