16/10/22

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Gli episodi acuti sono un momento difficile nel percorso di chi affronta la SM: oltre all’impatto provocato dal manifestarsi di nuovi sintomi o il ripresentarsi di sintomi già sperimentati, le ricadute sono fonte di preoccupazione, stress, malessere soprattutto per la loro imprevedibilità.

 

Ad oggi infatti non sono ancora chiari i fattori che possono portare ad una riacutizzazione della malattia.

 

È comunque importante ricordare che la ricaduta non è un’emergenza medica né un pericolo per la vita e che si può imparare ad affrontarle oltre che gestirle.


Le terapie per le ricadute

Le terapie dell'attacco si usano in presenza di ricadute e si basano sull’uso dei farmaci steroidei (cortisonici), in particolare del metilprednisolone, sfruttandone l’effetto antinfiammatorio. Numerosi studi clinici hanno dimostrato che gli steroidi abbreviano la durata dell’attacco, riducendone anche la gravità, sebbene la risposta al cortisonico sia variabile da individuo ad individuo e da ricaduta a ricaduta.

 

Gli steroidi possono essere somministrati per via orale (compresse), o con iniezioni in muscolo o in vena, sotto forma di fleboclisi. Quest’ultima è la modalità di assunzione più frequentemente utilizzata (in genere 500 o 1.000 mg di metilprednisolone per 3-5 giorni). Talvolta, a questo trattamento in vena, segue un breve periodo di terapia steroidea per bocca. Gli steroidi utilizzati per tempi così brevi sono solitamente ben tollerati; gli effetti collaterali più frequenti sono ansia, insonnia e disturbi gastrici. Per controllare i disturbi gastrici è pratica comune associare alla terapia steroidea un farmaco gastroprotettore. La presenza di diabete, ipertensione o patologia ulcerosa può comportare particolari cautele nell’utilizzo di cortisone.

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