<la Sclerosi multipla .. Ccsvi vista da SAM, e NON solo>
grazie a tutti
Le informazioni qui riportate Hanno solo un fine illustrativo: NON costituiscono e NON provengono né da prescrizione né da consiglio medico, rivolgersi SEMPRE e comunque al PROPRIO MEDICO NB: L'ADMI ritiene i propri lettori persone ragionevoli e dotate di senso della misura. I vostri commenti VERRANNO INSERITI dopo controllo, in caso Si riserva la facoltà di cancellare commenti di CATTIVO GUSTO e/o OFFENSIVI
Gli effetti
della malattia non sono uguali per tutti i pazienti,
inoltre cambiano a seconda della durata e dell’intensità della
ricaduta. La sclerosi multipla può
progredire e regredire in maniera del tutto imprevedibile.
Talvolta,
in maniera del tutto erronea, alla sclerosi multipla si associano
gravi condizioni di disabilità fisiche, ma in non tutti i pazienti
le sviluppano. Inoltre, va precisato che la sclerosi multipla
non è una malattia mortale e le aspettative di vita delle persone
con sclerosi multipla sono uguali o di poco inferiori a chi non ha
questa patologia.
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Purtroppo, ad oggi, non esistono farmaci in grado di curare la sclerosi multipla, ma sono disponibili medicinali che possono rallentare o modificare il decorso e la progressione della malattia; non a caso, essi vengono denominati "farmaci modificanti la malattia" o DMDs dall'inglese Disease Modifying Drugs.
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• Cellule staminali adulte: anch’esse pluripotenti, la cui presenza rimane circoscritta ad alcuni distretti come, per esempio, il midollo osseo, le gonadi, il cervello, l’epitelio e la retina.
Esistono terapie con cellule staminali approvate per la sclerosi multipla?
Alcune persone e siti internet offrono e propongono trattamenti a base di cellule staminali sostenendo che questi rappresentino un’opportunità per la sclerosi multipla, ma al momento non esistono terapie con cellule staminali approvate per la SM.
Pertanto tali trattamenti consistono in terapie la cui efficacia e sicurezza non sono ancora state dimostrate.
ATTENZIONE
Per poter entrare in tali studi è necessario avere rispondere a requisiti precisi.
Le persone interessate ad entrare in tali studi devono rivolgersi al proprio neurologo e/o presso Centri di ricerca “ufficiali”.
Fuori da tali Centri si rischia di andare incontro a trattamenti con sicurezza ed efficacia non dimostrate e, per giunta, molto costosi.
Per ulteriori informazioni si consiglia la consultazione delle Linee guida della Società Internazionale per la Ricerca sulla Cellule Staminali
Quali sono i possibili rischi dell’utilizzo di cellule staminali nella SM?
Molti studi sono attualmente in corso per valutare i rischi correlati all’utilizzo delle cellule staminali e volti quindi a migliorarne il profilo di sicurezza.
Successivamente al trapianto i principali fattori di rischio sono legati alla possibilità di uno sviluppo cellulare incontrollato con la conseguente possibile crescita di tumori.
È inoltre da considerare l’IPOTESI di un rigetto immunitario, il cui rischio è legato alla fonte delle cellule staminali.
Per il trapianto di cellule staminali ematopoietiche esiste un altro possibile elemento di rischio legato ai trattamenti immunosopressivi precedenti il trapianto (rischio INFETTIVO E TOSSICITA').
Quali tipi di cellule staminali si utilizzano principalmente nella ricerca sulla sclerosi multipla?
In particolare in passato sono stati aperti 3 filoni di ricerca basandosi su cellule staminali adulte: il primo studia le potenzialità delle cellule staminali neurali (derivate dal sistema nervoso centrale, d’ora in poi anche denominate CSN),
il secondo delle staminali mesenchimali (estratte dal midollo osseo e destinate a dare origine a muscoli, ossa, cartilagini e tessuto connettivo, d’ora in poi CSM),
il terzo delle staminali ematopoietiche, precursori delle cellule del sangue (derivate anch’esse dal midollo osseo, d’ora in poi anche CSE).
Attualmente la sperimentazione di fase 1, in atto presso l'Ospedale San Raffaele di Milano, prevede l’utilizzo di cellule estratte da tessuto cerebrale di origine fetale.
Come agiscono le cellule staminali?
Grazie alla loro versatilità, una volta prelevate dai tessuti che le contengono, le staminali possono essere stimolate in laboratorio (in vitro) a crescere, proliferare e differenziarsi. Raggiunta una quantità giudicata sufficiente per il successo della procedura terapeutica, possono essere trapiantate nel paziente con un’iniezione endovena o attraverso più complesse e mirate a concentrare le cellule in un particolare organo.
Attraverso il sangue, le staminali raggiungono l’organo bersaglio dove dovrebbero insediarsi e moltiplicarsi.
Ad oggi, le cellule staminali sono largamente utilizzate in ambito emato-oncologico (per il trattamento di leucemie e linfomi), ma il loro utilizzo è ampiamente studiato all’interno di sperimentazioni cliniche in molti altri ambiti.
Cos’è una terapia con cellule staminali?
È un trattamento che utilizza questo tipo di cellule, in genere con l’obiettivo di sostituire o riparare cellule o tessuti danneggiati, ma può anche servire per prevenire i danni iniziali, o evitarne la progressione.
Queste terapie possono comportare sia il trapianto di cellule staminali sia la somministrazione di farmaci che agiscono, “stimolando” a funzionare meglio, le cellule staminali già presenti nel corpo.
I trattamenti con cellule staminali già approvate e disponibili sono molto poche, quella più comunemente utilizzata è il trapianto di cellule staminali del midollo osseo, usata per i tumori del sangue, come leucemie e linfomi, ma anche per altre malattie del sangue ereditarie.
Come vengono somministrate le cellule staminali?
Vi sono tre possibili vie di iniezione:
• intravenosa, cioè iniezione in vena;
• intratecale, cioè iniezione nello spazio circostante il midollo spinale;
• intraparenchimale, cioè iniezione diretta nel cervello e nel midollo spinale.
La sede di iniezione delle cellule staminali ne influenza l’attività. I metodi intravenoso e intratecale sono per ora gli unici utilizzati in fase sperimentale per valutarne la loro efficacia terapeutica, ma tutti i tipi di iniezione potrebbero avere un ruolo con il progredire delle scoperte sulle cellule staminali.
Quali altri tipi di trapianti esistono?
• Trapianti autologhi: i destinatari ricevono le proprie cellule staminali, in un trapianto di questo tipo le cellule non saranno respinte dal sistema immunitario, perché la persona riceve le proprie cellule.
• Trapianti allogenici: i destinatari ricevono cellule staminali da un donatore, in questi casi vi è il rischio di rigetto immunitario e per evitare ciò, è necessario che le cellule siano quanto più “compatibili” possibile a quelle del donatore.
Quali sono i possibili utilizzi delle cellule staminali nella sclerosi multipla?
In base alle conoscenze attualmente in nostro possesso vi sono due filoni di ricerca su cui si sta indirizzando per l’utilizzo delle cellule staminali nella SM:
• neuroprotezione: utilizzare le cellule staminali come fonte di nuova mielina per rallentare, o addirittura bloccare, la perdita degli assoni.
• immunosoppressione: sfruttare la loro attività antinfiammatoria e immunomodulante per proteggere il tessuto nervoso.
• rimielinizzazione: in una prospettiva futura della ricerca, le cellule staminali potrebbero in un essere impiegate per ricostruire le fibre nervose non solo danneggiate ma anche andate perse, andando così a ripristinare i danni responsabili di disabilità permanenti.
Parlando di trapianto di cellule staminali ematopoietiche autologhe, viene utilizzato il termine di condizionamento, cosa si intende?
Il condizionamento è la fase del trapianto durante la quale viene somministrata un’associazione di farmaci immunosoppressori allo scopo di distruggere il sistema immunitario autoreattivo, che verrà poi ricostituito a partire dalle cellule staminali precedentemente prelevate. Durante tale fase possono essere utilizzate diverse associazioni di farmaci con un differente potenziale immunosoppressivo. I regimi di condizionamento sono di diverso tipo, quelli a bassa intensità prevedono l’utilizzo di farmaci con significato linfoablativo e non mieloablativo (ovvero in grado di distruggere i linfociti, ma non tutte le cellule del sistema immunitario), i regimi di condizionamento a media e alta intensità utilizzano farmaci mieloablativi, ma con diverso livello di potenza.
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La sindrome della bocca urente è un disturbo caratterizzato da un bruciore orale diffuso, in assenza di evidenti lesioni locali o di alterazioni patologiche sistemiche.
L'incidenza della patologia è maggiore sopra i 50 anni e nel sesso femminile.
Le cause
della malattia non sono ancore chiare, ma recentemente sono stati
identificati alcuni disordini neuropatologici che potrebbero
predisporre al manifestarsi del disturbo.
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Tra questi rientrano la degenerazione delle fibre trigeminali periferiche orali, l'alterazione dei meccanismi percettivi del gusto e la perdita dei meccanismi inibitori centrali sul controllo del dolore.
La sindrome della bocca urente si osserva frequentemente in associazione con disordini psicosomatici, alterata funzione delle ghiandole salivari (con modificazioni qualitative e quantitative della saliva) e variazioni dell'assetto estrogenico (come accade nel periodo post-menopausale).
Il principale sintomo della sindrome della bocca urente è il
bruciore del cavo orale in assenza di cause evidenti, quali lesioni a
carico delle mucose e patologie sistemiche specifiche
(es. diabete, malattie
della tiroide, allergie, anemia, sclerosi
multipla, deficit
nutrizionali, alterazioni
ormonali associate alla menopausa ecc.).
Questa
sensazione urente è generalizzata a tutta la mucosa orale o viene
avvertita localmente a livello di lingua (specie il dorso e la
punta), palato, labbra,
superfici in rapporto con protesi mobili o pavimento della bocca.
La
sintomatologia della sindrome della bocca urente si manifesta con
gravità variabile (da lieve a moderata) e può insorgere in maniera
improvvisa o graduale; alcuni pazienti lamentano un disagio costante,
in altri la sensazione ha un andamento altalenante con temporanee
remissioni in coincidenza dei pasti, del sonno o
di attività che distolgono l'attenzione.
In molti casi, il quadro si
manifesta in tarda mattinata e raggiunge l'intensità massima nel
tardo pomeriggio o alla sera, scomparendo poi la notte.
Alla
sindrome della bocca urente possono associarsi altri sintomi,
quali parestesie e
sensazione di ottundimento alla punta della lingua; alterata
sensibilità gustativa (es. percezione di un sapore
amaro o
metallico); dolore, secchezza
delle fauci e/o
difficoltà nella deglutizione.
Molti pazienti riportano descrizioni di sensazioni come punture di
spilli, palato freddo come
il ghiaccio o lingua ustionata da un liquido bollente.
Le
manifestazioni della sindrome della bocca urente possono durare per
mesi o anni.
La
diagnosi prevede una scrupolosa anamnesi medica,
con particolare attenzione a possibili fattori capaci di
indurre xerostomia e/o
bruciore orale, quali l'abitudine
al fumo o
l'assunzione di determinati cibi o
farmaci.
All'anamnesi segue un esame obiettivo volto ad escludere la
presenza di alterazioni a carico del cavo orale, correlabili o meno a
patologie sistemiche responsabili della sintomatologia urente.
CONTINUA QUI LA TUA LETTURA
https://www.my-personaltrainer.it/Sintomi/Sindrome_della_Bocca_Urente
Il
respiro é l’ancora più importante che abbiamo.
É sempre
presente, in ogni istante della nostra vita.
Permette uno
scambio importante, quello tra ossigeno e anidride carbonica, tra
interno ed esterno.
Attraverso l’inspirazione le nostre
cellule ricevono il nutrimento di cui hanno bisogno per essere
mantenute in vita e attraverso l’espirazione possono lasciar andare
ciò che non serve più.
Il suo fluire ci insegna la vita.
Ci
insegna che se non impariamo a lasciar andare ci sentiamo appesantiti
e non riusciamo poi a respirare a pieni polmoni.
E che la paura
blocca il respiro, limitando la nostra capacità di respirare
appieno… e anche di vivere appieno la vita.
Ma ci insegna
anche che, sia le emozioni difficili che i pensieri negativi possono
fluire e ridimensionarsi se semplicemente ci fermiamo ad osservarli e
permettiamo loro di farlo
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“Le emozioni vanno e vengono come nuvole in un cielo ventoso.
Il
respiro consapevole é la mia ancora.”
– Thich Nhat Hanh –
Sebbene non esistano ancora cure/terapie definitive in grado di eliminare completamente Sclerosi Multipla, sono tuttavia disponibili numerosi trattamenti che riducono, nella maggior parte dei casi, l’incidenza e la severità degli attacchi.
I principali obiettivi che si pongono le cure per la Sclerosi Multipla sono da una parte di abbreviare le ricadute e ridurre la loro gravità (corticosteroidi), dall’altra di prevenire le ricadute e prevenire o ritardare la progressione della malattia (trattamenti modificanti la malattia).
Infine, esistono terapie mirate a combattere i disturbi principali della malattia, quando non si configurano in un vero e proprio attacco clinico (trattamenti sintomatici), quali – per esempio – l’affaticabilità e l’eccessiva stanchezza, i formicolii, i crampi dolorosi o il senso di rigidità muscolare, le difficoltà a svuotare la vescica.