CONTATORE PERSONE

30/09/12

Ulteriori conferme sulla negatività dell'Interferone nella SM di Matteo S.

 
29 Settembre 2012 - Su Annals of Neurology è stato accettato QUESTO articolo (Predittori di esito a lungo termine nei pazienti con sclerosi multipla trattati con Interferone beta) , che fornisce una ulteriore conferma, non solo sulla inutilità della terapia della Sclerosi Multipla basata sull' Interferone Beta, ma addirittura sul suo contributo al peggioramento dei pazienti trattati con questo farmaco.

Lo studio è stato finanziato da Biogen; una Azienda Farmaceutica fortemente impegnata sul fronte della Sclerosi Multipla. I suoi prodotti di punta sono Avonex (l'Interferone Beta-1A di cui si parla nello studio), Tysabri e Farmpyra.

Biogen sta per lanciare sul mercato BG-12, un farmaco orale non più orientato verso il sistema immunitario.

Va considerato che:


Il brevetto per Avonex scadrà nel Maggio 2013

Il fatturato di Avonex contribuisce per il 55% al fatturato globale di Biogen
La cessazione del brevetto potrebbe comportare quindi un notevole salasso finanziario per l'Azienda
La contemporanea immissione in commercio di BG-12 potrebbe servire proprio a compensare questa riduzione di flusso di cassa
BG-12 potrebbe approfittare dei problemi che sta avendo Gilenya, dopo il warming di FDA, a seguito dei decessi e dei problemi cardiaci
L' altro concorrente orale, che potrebbe essere immesso l'anno prossimo sul mercato, Aubagio della Sanofi, negli studi sta dimostrando poca efficacia, associata a possibili complicazioni al fegato
Invece BG-12, dato il suo approccio diverso, si preannuncia con pochi effetti collaterali

Tutte rose e fiori quindi per Biogen?

Non proprio, perchè i problemi delle altre terapie orali potrebbero spingere i neurologi a guardare con diffidenza a questi nuovi prodotti, portandoli a continuare ad affidarsi al buon vecchio Interferone.
Ecco allora che, dopo gli studi indipendenti canadesi (1) sulla inefficacia e rischio di peggioramento, arriva a dare man forte questo studio predittivo, che dovrebbe contribuire a spingere i neuro a lasciar perdere la vecchia puntura per passare alla nuova pillola, venduta come efficace e con scarsi effetti collaterali.

P.S. - Dopo tutte queste conferme sulla inutilità dell' interferone (e di riflesso sulla teoria autoimmune di appoggio), ha ancora senso continuare a raccomandare alle persone, che si sottopongono alla PTA, di non abbandonare le loro terapie?

Metodi

Multicentrico, osservazionale, 15 anni di follow-up di pazienti che hanno completato uno studio registrato di 2 anni relativo a IM IFNß-1a per SNRR

Hanno partecipato 136 pazienti con 15 anni di follow-up (69 originariamente randomizzati a Interferone beta-1a IM e 67 al placebo)
Dopo 2 anni di studio clinico, il trattamento non è stato regolato da un protocollo di studio
L'attività della malattia nel corso dei 2 anni dello studio è stata così definita:
- 2 o più lesioni captanti il gadolinio (cumulativo) con RM a 1 e/o 2 anni
- 3 o più nuove lesioni T2 rispetto al secondo anno
- 2 o più ricadute oltre 1 due anni
Sono stati calcolati gli ODDS Ratio per la previsione dell'attività della malattia ai fini del peggioramento dell' EDSS (peggiore quartile di cambiamento> 4,5 punti della scala EDSS) durante il periodo dei 15 anni

Risultati


La percentuale di pazienti che ha manifestato la prima attività della malattia è stata inferiore nei pazienti trattati con Interferone beta-1a rispetto al placebo, per tutti i marcatori di attività della malattia (range 23,5% -29,0% vs 41,0% -45,5%)

Nel gruppo trattato con Interferone beta-1a per via intramuscolare, sono stati previsti gravi peggioramenti dell' EDSS:
- lesioni gad (OR = 8.96, p <0.001)
- ricadute (OR = 4,44, p = 0,010)
- nuove lesioni T2 (OR = 2.90, p = 0,080)
Nel gruppo dei pazienti trattati con placebo, l'attività di malattia in fase precoce non era così fortemente associata con risultati a lungo termine (OR = range 1,53-2,62, p = 0,069-0,408).

Interpretazione


L'attività della malattia, nonostante il trattamento con Interferone beta, è associata a sfavorevoli risultati a lungo termine.

Particolare attenzione deve essere prestata alle lesioni captanti il gadolinio nella terapia con Interferone beta, in quanto la loro presenza è strettamente correlata con una disabilità grave 15 anni più tardi.
I risultati forniscono le motivazioni per il monitoraggio con RM dei pazienti trattati con Interferone beta, e per la modifica della terapia in pazienti con malattia attiva.


grazie  MATTEO S.  www.ccsviitalia.org/interferone-peggiora-sm.html

29/09/12

ECOCOLOR DOPPLER - TERAMO

news 31/12/2012

INFO DI: Antonio DC


Ecocolor doppler a Teramo in via Circonvallazione Ragusa
(presso uffici ASL TE) a cura del Dott. D'Ascanio Camillo.( ho saputo che adesso anche il Dott. Capriotti effettua l'eco ,con Lui l'appuntamento è per Aprile) . Numero telefonico per prenotazioni ( dalle 09 alle 14)
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0861- 429223 oppure 0861-429222
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Sull'impegnativa, che bisogna già avere per poter prenotare, il medico curante prescrive:

Ecocolor doppler tronchi sovraortici + ecocolor doppler trascranico.

(se alla prenotazione fanno storie per quello transcranico dire che il codice da digitare al pc è CHG54) .

Attualmente le prenotazioni stanno ad aprile/Maggio2013
***********************************************
Il Dott. Camillo D’Ascanio, responsabile Ambulatorio vascolare dell’ospedale di Giulianova, esegue ECD con macchinario Esaote . 
 
L’esame verrà eseguito a Teramo nel poliambulatorio  in SSN
in Via Circonvallazione Ragusa , presso uffici amministrazione ASL di Teramo (piano terra).

L'impegnativa dovrà contenere la seguente dicitura :
" Ecocolordoppler tronchi sovraortici e studio del circolo venoso cerebrale extracranico "
Per prenotare l’ECD /in SSN bisognerà contattare il dottor D’Ascanio nel solo giorno di sabato dalle 13 alle 15,

al numero  
366 9371171
*******************************************************************************

Dott. Valentini ai confin tra Marche e Abruzzo , servizio  PRIVATO  non in SSN http://www.docvadis.it/mario-valentini/member/valema.html#curriculum

- Dott. Mario Valentini, Angiologia medica, ASCOLI PICENO con docvadis.          Dott. Mario 
www.docvadis.it 
     







 

26/09/12

Le interazioni tra farmaci e alimenti

Le interazioni tra farmaci e alimenti
Per esempio alcuni antibiotici divengono inattivi nello stomaco per l'azione chelante dei minerali quali calcio, ferro, alluminio, MAGNESIO presenti negli alimenti.
L'assunzione di liquidi può essere utile per la malattia che si cura; è il caso, per esempio, delle infezioni delle vie urinarie, della calcolosi renale o della febbre.
Le acque ricche in calcio sono controindicate nel caso si assumano antiinfiammatori a base di cortisone o farmaci attivi sul sistema cardiovascolare, mentre non hanno effetti particolari durante l'assunzione di antibiotici.
Sono fortemente controindicati in soggetti sottoposti a terapia anticoagulante il consumo eccessivo di spinaci e broccoli in quanto riducono l'assorbimento di questi farmaci e la loro attività.
............. E ALTRO ANCORA QUI!
http://it.lifestyle.yahoo.com/blog/i-feel-good/interazioni-tra-farmaci-e-alimenti-160342821.html

Nuovi anticoagulanti orali: DABIGATRAN – RIVAROXABAN – APIXABAN



E’ dunque iniziata una nuova era nella terapia anticoagulante orale con l’introduzione di molecole
che sembrano capaci di superare i limiti storici della TAO con antagonisti della vitamina K, e che
potrebbero implementare significativamente la quota di pazienti trattati. Numerosi sono i vantaggi
finora mostrati: prevedibilità della risposta, somministrazione di una dose fissa giornaliera, non
necessità di monitoraggio della coagulazione, significativa riduzione del rischio emorragico,
minime interazioni farmacologiche, assenza di interazioni alimentari; accanto ai quali occorre però
sottolineare alcuni limiti dei nuovi trattamenti: assenza di sistemi di monitoraggio laboratoristico
dell’effetto anticoagulante, mancanza di un antidoto in caso di sovradosaggio o emorragie, difficoltà
a valutare l’aderenza del paziente alla terapia, necessità di conferma dei dati di efficacia e sicurezza
negli scenari clinici reali, costi elevati.

NUOVI ANTICOAGULANTI - A proposito di farmaci “scudo” per l’ictus da trombi causati dalla Fa, l’Italia è, tra i 5 principali Paesi europei, l'unica che ancora aspetta l’arrivo sul mercato dei nuovi anticoagulanti orali. L’Aifa non ha ancora autorizzato queste molecole. E i pazienti più “impazienti” corrono alla farmacia del Vaticano dove è in vendita o, al Nord, la via è quella svizzera. I nuovi anticoagulanti orali non hanno bisogno di controlli a vita per bilanciare correttamente l’azione terapeutica con il rischio di emorragia, non risultano avere interazioni con altri farmaci e con particolari cibi, né interferenze stagionali legate al caldo o al freddo.

http://www.fvcalabria.unicz.it/Relazioni/Nuovi%20anticoagulanti%20orali.pdf

Curare la sclerosi multipla con l'alimentazione

25/09/12

la barchetta ccsvi nelle foto di comix

off topic
vota anche tu clikkando nel cuoricino....come in foto dopo aver clikkato qs link giallo...

http://www.comix.it/tutti-al-mareeee-tutti-al-mareee

http://www.comix.it/raffaello-ninja-turtles

http://www.comix.it/a-belli


Popolo della Ccsvi: AL VIA A PADOVA IL NUOVO AMBULATORIO PER LO STUDIO...

Popolo della Ccsvi: AL VIA A PADOVA IL NUOVO AMBULATORIO PER LO STUDIO...: E’ notizia ufficiale che da oggi nasce il nuovo ambulatorio diretto dal Dott Giampiero Avruscio per lo studio e la diagnosi della Ccsvi ne...

24/09/12

ESAME PER DIAGNOSI di CCSVI in ABRUZZO

 Daniele de P. COMUNICA CHE:
ESAME PER DIAGNOSI di CCSVI in ABRUZZO

Riporto nuovamente la notizia, con una rettifica riguardante gli orari, ed anche l’aggiornamento sulla situazione prenotazioni. Da poco in Abruzzo è possibile eseguire l’esame ECD (ecocolordoppler) per la diagnosi della CCSVI. L’esame è eseguito dal Dott. CAMILLO D’ASCANIO, Responsabile ambulatorio vascolare dell’Ospedale di Giulianova (TE). Il Dott. D’Ascanio ha conseguito il master di emodinamica tenuto dal Prof. Paolo Zamboni. L’esame in oggetto viene eseguito a TERAMO presso l’AMBULATORIO VASCOLARE al piano terra del POLIAMBULATORIO sito in via CIRCONVALLAZIONE RAGUSA, 1. Il CUP a cui rivolgersi prima per il ticket, si trova vicino l’ambulatorio in cui eseguire l’esame.

IMPORTANTE: presentarsi muniti della documentazione medica in possesso, parti
colarmente di eventuali ECD precedenti e di referto relativo ad eventuale intervento di angioplastica eseguito.

L’impegnativa del medico curante dovrà portare la seguente dicitura:
ECOCOLORDOPPLER CAROTIDEO + STUDIO DEL CIRCOLO VENOSO CENTRALE EXTRACRANICO.


N.B. Chi ha esenzione per la patologia di Sclerosi Multipla (codice 046) non paga nemmeno il ticket (ricordarsi comunque di passare prima dal CUP). Per prenotare l’esame bisogna chiamare lo stesso Dott. D’Ascanio nel solo giorno di  SABATO dalle ore 13,00 alle ore 15,00 al seguente numero: 366 9371171.
Da precisare: il numero sarà utilizzato dal Dottore esclusivamente allo scopo di prendere le prenotazioni; pertanto si eviti di chiamare in giorni e orari diversi poiché il telefono risulterà spento. Inoltre, nel momento in cui le date per gli esami dovessero essere tutte impegnate, il telefono risulterà spento anche nel giorno sopra indicato per le prenotazioni (appunto Sabato ore 15,00 – 17,00). Di seguito le date in cui il Dott. D’Ascanio eseguirà gli esami per l’anno in corso (prossimamente verranno comunicate le date per il 2013).
Date e orari esami (sempre di GIOVEDI).
Ottobre: al momento l’unica data libera è l’11 ottobre alle ore 15,00
Novembre = giorno 8, 15, 29
Dicembre = giorno 13, 20, 27
In ognuno di questi giorni il Dott. D’Ascanio esegue 2 esami:
alle ore 15:00, alle ore 16:30.

23/09/12

CHELAZIONE FERRO E FOGLIE DI GINKGO BILOBA - chelazione naturale chelazione naturale chelazione naturale





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Classificazione, origine e diffusione

Divisione: Pinophyta
Sottodivisione: Conipherophytina
Classe: Ginkgoatae
Ordine: Ginkgoales
Famiglia: Ginkgoaceae

Sembra che cresca spontanea in Cina ma non si conosce con precisione l’origine di questa pianta perché è stata ampiamente diffusa e coltivata per molti scopi e tuttora è coltivata in tutta la sua estensione.


Dimensione e portamento
È una pianta che può raggiungere i 40 m di altezza e grandi circonferenze (fina a 8 metri) in condizioni ottimali. Ha una chioma piramidale; rada in età giovanile si addensa a maturità.


Tronco e corteccia
La corteccia è liscia da giovane con colore grigio-argenteo, poi assume un colore marrone scuro e presenta delle costolature suberose evidenti.
Si possono distinguere macroblasti inizialmente di colore verde arancione e solo successivamente tendono al grigio argenteo della corteccia; i brachiblasti hanno forma claviforme con cicatrici fogliari e una gemma apicale.





Foglie
Le foglie hanno la tipica forma flabelliforme (a ventaglio), sono di colore verde o giallo al momento dell’abscissione. Si distinguono foglie macroblastali, portate alterne sparse con margine superiore smarginato spesso bilobato, e foglie brachiblastali riunite in ciuffetti e con margine intero e ondulato.




Strutture riproduttive
Il Ginkgo è una pianta dioica e gli “amenti” sono portati dalle piante maschili mentre gli ovuli, riuniti a coppie da un peduncolo, si trovano sulle piante femminili. La maturità sessuale si ha verso i 30-40 anni e l’impollinazione, anemofila, avviene a primavera. La fecondazione è ritardata di 4-6 mesi, un ovulo abortisce e l’altro cade non ancora maturo. Il seme termina la maturazione a terra e germina nella primavera successiva.




Usi

In Giappone e Cina è stato coltivato a lungo nei templi perché era ritenuto una pianta sacra, in Estremo Oriente i semi sono considerati una prelibatezza e vengono mangiati dopo essere stati arrostiti.




Introdotto in Europa nel 1700 non riveste interesse forestale a causa del suo legno che è fragile.
Viene impiegato come pianta ornamentale e da alberatura stradale perché resiste bene alle avversità climatiche, all’inquinamento e non ha parassiti pericolosi.
Preferisce una buona illuminazione e non ha esigenze pedologiche particolari.




Il frutto quando cade a terra si disgrega e provoca un cattivo odore a causa degli acidi carbossilici che contiene, quindi le piante femmina non sono indicate per utilizzi ornamentali.
Il riconoscimento del sesso è molto difficile perché non ci sono caratteri evidenti prima della maturità sessuale, per la coltivazione si ricorre a individui maschili ricavati agamicamente per innesto.




Note storiche. La medicina tradizionale cinese lo utilizzava come antiasmatico e come tonico per la mente, già nel VII secolo; in Europa è stato seminato il primo esemplare nell'orto botanico di Utrecht, in Olanda, nel 1730. In Asia lo si trova intorno alle pagode nei giardini coltivati dai preti buddisti, in quanto ritenuto pianta sacra. Da tempo immemorabile, inoltre, in Giappone, le foglie di questa pianta vengono messe tra le pagine dei libri per preservarli dai parassiti.





Parti usate. Foglie.


Componenti principali. Le foglie contengono: fìavonoidi (quercetina, isoramnetina), bioflavonoidi, procianidine, ginkgolide A, B, C; composti lattonici.





Indicazioni terapeutiche. Il ginkgo è indicato nella terapia delle ischemie cerebrali, nelle cefalee e nei problemi circolatori della senescenza. Gli estratti di ginkgo hanno azione vasodilatatrice, migliorano l'irrorazione sanguigna cerebrale e quella del microcircolo; contrastano l'aggregazione delle piastrine e hanno azione antiossidante. Si usa in tintura o in capsule. Recenti studi hanno dimostrato che i princìpi amari (ginkgolidi) sono potenti inibitori del PAF (Platelet-activating factor), che ha un rilevante ruolo nella ipe-rattività della mucosa bronchiale e nei fenomeni infiammatori di natura allergica.

www.erboristeriadipiacenza.it/products-page/erbe-te-tisane/ginkgo-biloba-foglie/#more-700

Farmaci antinfluenzali: l'efficacia di Tamiflu non è provata


http://www.medtv.it/index/show/id/82

Cellule staminali mesenchimali autologhe per il trattamento della sclerosi multipla secondaria progressiva

 www.sclerosionline.net/index.php?view=21136

 


Oltre la metà dei pazienti con sclerosi multipla mostra malattia progressiva caratterizzata da accumulo di disabilità.

L’assenza di trattamenti per la sclerosi multipla progressiva rappresenta una delle maggiori necessità cliniche non ancora soddisfatte.

Sulla base della evidenza che le cellule mesenchimali mostrano un effetto benefico in modelli animali di sclerosi multipla acuta e cronica, è stato condotto uno studio allo scopo di valutare sicurezza ed efficacia di queste cellule come potenziale trattamento neuroprotettivo per la sclerosi multipla secondaria progressiva.

Pazienti con sclerosi multipla secondaria progressiva che coinvolgeva i meccanismi della vista ( punteggio nella scala EDSS [ Expanded Disability Status Scale ] di 5.5-6.5 ) sono stati reclutati in due regioni del Regno Unito.

Nello studio in aperto, i partecipanti sono stati sottoposti a infusione intravenosa di cellule staminali mesenchimali autologhe derivate dal midollo osseo.

L’obiettivo primario dello studio era la valutazione della fattibilità e della sicurezza del trattamento; sono stati confrontati gli eventi avversi in un periodo compreso tra 20 mesi prima del trattamento e fino a 10 mesi dopo l’infusione.

Come obiettivo secondario, sono stati scelti gli esiti di efficacia per valutare i pathway della visione anteriore come modello più generale di malattia.

In 10 pazienti, sono stati isolate, espanse, caratterizzate e somministrate cellule staminali mesenchimali.

La dose media è stata pari a 1.6×10(6) cellule per kg di peso corporeo.

Un paziente ha sviluppato un rash transitorio poco dopo il trattamento; 2 pazienti sono andati incontro a infezioni batteriche auto-limitanti 3-4 settimane dopo il trattamento.

Non sono stati identificati eventi avversi gravi.

È stato osservato un miglioramento nella acuità visiva dopo il trattamento ( differenza nel tasso mensile di cambiamento -0.02 unità logMAR; p=0.003 ) e nella latenza della risposta visiva evocata ( -1.33 ms; p=0.020 ), con un aumento nell’area del nervo ottico ( differenza nel tasso mensile di cambiamento 0.13 mm(2); p=0.006 ).

Non è stato identificato alcun effetto significativo sulla visione a colori, sul campo visivo, sul volume maculare, sullo spessore dello strato delle fibre nervose della retina o sul rapporto di trasferimento della magnetizzazione del nervo ottico.

In conclusione, le cellule staminali mesenchimali autologhe sono state somministrate in modo sicuro a pazienti con sclerosi multipla progressiva secondaria.

La dimostrazione di un miglioramento strutturale, funzionale e fisiologico dopo il trattamento in alcuni endpoint visivi ha indicato un effetto neuroprotettivo. ( Xagena2012 )

Connick P et al, Lancet Neurol 2012; 11: 150-156


Neuro2012

19/09/12

da Stefano Balbo Disposizioni Relative alla erogazione di farmaci cannabinoidi in Veneto 18/09/2012 - R e l a z i o n e:


DISPOSIZIONI RELATIVE ALLA EROGAZIONE DEI  MEDICINALI E DEI PREPARATI GALENICI MAGISTRALI A BASE DI CANNABINOIDI PER FINALITÀ TERAPEUTICHE

R e l a z i o n e:

            Il Ministero della salute, con decreto del 18 aprile 2007 ha aggiornato le tabelle delle sostanze stupefacenti e psicotrope, ed ha posto nella Tabella II delle sostanze stupefacenti dotate di proprietà terapeutiche, alla sezione B, alcuni cannabinoidi derivati naturali o di sintesi della Cannabis. Ciò rende possibile prescrivere ed utilizzare questi principi attivi, quindi mette nella disponibilità un ulteriore strumento terapeutico per la cura palliativa del dolore o per altre applicazioni terapeutiche in molte forme di disabilità fisica e mentale a discrezione del medico, dietro presentazione di ricetta medica, da rinnovarsi di volta in volta nel caso di preparazioni magistrali. Non essendo infatti a tutt’oggi disponibili in commercio nel nostro Paese farmaci e specialità medicinali a base di cannabinoidi di produzione nazionale o comunque dotati di Autorizzazione all’immissione in commercio per l’Italia, ma solo preparazioni galeniche magistrali, l' unica normativa nazionale di riferimento per tali farmaci è il decreto ministeriale 11 febbraio 1997, relativo all’importazione di farmaci esteri direttamente dal produttore da parte delle farmacie del servizio sanitario pubblico, per utilizzo in ambito ospedaliero ed extra-ospedaliero.
            Con il riconoscimento e la regolamentazione dell’accesso ai derivati medicinali della pianta di cannabis e degli analoghi sintetici, avvenuta nel nostro Paese solo in questi ultimi anni, lo scenario è mutato e la fruizione della terapia è formalmente un dato acquisito, ma è divenuta necessaria una legge regionale applicativa delle norme quadro nazionali, al fine di poter evitare in futuro le attuali confusioni ed equivoci, causa illegittima di grave ed ingiustificato danno ai malati. Il pdl è pertanto un protocollo attuativo delle norme già pienamente in vigore a livello nazionale, si limita a riunirle ed integrarle in un unico testo per il loro razionale utilizzo a livello regionale, al fine di evitare perdite di tempo gravemente nocive per il malato.
            Oltre alla terapia palliativa del dolore ed all’utilizzo in neurologia ed oncologia, o come lenitivo degli effetti collaterali delle chemio e radio-terapie, molte sono le patologie ed i disturbi d’interesse per medici e pazienti, non solo il glaucoma, ma l’epilessia, molte altre patologie neurologiche, alcune patologie psichiatriche, lo stress post-traumatico, l’emicrania, la depressione, traumi cerebrali / ictus, malattie infiammatorie croniche intestinali quali morbo di Crohn e colite ulcerosa, l’astenia, l’anoressia ed il vomito anche gravi, la sindrome bipolare e quella di Tourette, la spasticità muscolare, il prurito irrefrenabile, l’artrite reumatoide e altre malattie infiammatorie / autoimmuni croniche, l’asma bronchiale, malattie neurodegenerative quali morbo di Alzheimer, còrea di Huntington e morbo di Parkinson, patologie cardiovascolari, sindromi da astinenza nelle dipendenze da sostanze e la sindrome di immunodeficienza acquisita (Aids), nella quale solo raramente si hanno dolori neuropatici ma spesso si osserva grave deperimento organico ed inappetenza.
            In letteratura si trova una vasta documentazione dell’uso terapeutico della cannabis. La difficoltà per i medici di utilizzo sicuro per finalità terapeutiche dei principi attivi, contenuti nella pianta in concentrazioni variabili, è stata da qualche anno superata dalla produzione e commercializzazione secondo standard europei di Cannabis flos naturale sterilizzata ed in contenuto standardizzato e titolato di principi attivi cannabinoidi. Oltre alla crescente mole di studi scientifici che scoprono ed approfondiscono le singole proprietà terapeutiche dei cannabinoidi nelle varie forme, combinazioni e modalità di assunzione per le varie patologie, le esperienze cliniche internazionali dello scorso decennio e le testimonianze dei pazienti hanno mostrato per i cannabinoidi una apprezzabile efficacia nel trattamento di particolari sintomi, associata ad una minore incidenza di effetti collaterali di rilievo rispetto a molti dei farmaci di comune impiego. Scontata l’utilità di tali terapie, va considerato che la volontà di non dipendere più dalle importazioni per la cannabis medicinale in un prossimo futuro è stata espressa dal Senato con l’approvazione dell' ordine del giorno sulle “terapie del dolore e cure palliative” attualmente in vigore, con il quale si impegnava il Governo a verificare in tempi brevi la fattibilità di una convenzione con il Centro di ricerca per le colture industriali di Rovigo e lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze, per la produzione o lavorazione di Cannabis medicinale coltivata in Italia ai fini della fornitura al servizio sanitario pubblico. Con questo pdl si propone all’articolo 6 di stipulare una convenzione a livello locale con il Centro di Rovigo, lo stesso Stabilimento di Firenze o con uno dotato delle medesime autorizzazioni alla produzione di principi attivi stupefacenti a fini medici, da individuarsi nella nostra regione. Tale accordo consentirà ai malati ed al servizio pubblico della nostra regione di non dipendere esclusivamente dalle importazioni per l’approvvigionamento della cannabis medicinale, di razionalizzare le spese che possono in questo modo, essere drasticamente ridotte e soprattutto di ridurre i tempi di attesa che i malati non dovranno più sopportare.
            In Italia il farmaco può essere prescritto ed ottenuto su esclusiva responsabilità del medico richiedente, potenzialmente per qualunque patologia o sintomo senza limitazioni. Anche la eventuale scelta di fare una prescrizione off-label è riconosciuta come di esclusiva competenza del medico prescrittore, come avviene per tutti gli altri farmaci.
            Nel frattempo, la collocazione in Tabella II sezione B consente l’importazione di tali medicinali, come per gli altri stupefacenti e psicotropi iscritti nella sezione B della Tabella II, in caso di carenza sul mercato italiano come nella situazione attuale, secondo le modalità di cui al già citato DM 11 febbraio 1997, che richiede al medico una dichiarazione sulla inadeguatezza delle alternative terapeutiche disponibili per trattare il paziente che sta seguendo, ed alle modalità di cui alla circolare ministeriale N.D.G.F.D.M./VIII/C.1.b.a/33499 del 3 ottobre 2006.
L’inserimento in Tabella II B consente inoltre la reperibilità delle sostanze in oggetto tramite distributore-grossista autorizzato dal Ministero della salute, con magazzino sul suolo nazionale per la fornitura alle farmacie dotate di laboratorio galenico, comprese quelle ospedaliere. Tali sostanze sono da utilizzarsi per le preparazioni magistrali o ospedaliere. In questo caso la carenza di valide alternative terapeutiche e l' autorizzazione dell’Ufficio centrale stupefacenti non sono requisiti necessari.
            Va chiarito che la carenza di adeguata e percorribile alternativa terapeutica, come già scritto a proposito della prescrizione off-label, è una valutazione che spetta esclusivamente al medico per quel determinato singolo paziente, il quale è partecipe della sua decisione, sono scelte terapeutiche effettuate caso per caso e non un teorico standard predefinito ed immutabile.
            Nel caso di farmaci esteri e quindi importati per tramite delle farmacie del servizio pubblico, la spesa resta a carico del servizio sanitario regionale (SSR) solo qualora il medico richiedente sia alle dipendenze di struttura pubblica e il paziente sia trattato in regime di ricovero o soggetto a day hospital o percorso ambulatoriale o in regime di Assistenza domiciliare integrata. Nel momento in cui un paziente viene dimesso, la fornitura viene garantita sempre a carico del SSR se si ravvisa un’esigenza di continuità terapeutica con il ricorso al farmaco estero la cui somministrazione è iniziata in ambito ospedaliero.
Nel caso di preparazioni galeniche magistrali contenenti cannabinoidi da parte delle farmacie dotate di laboratorio galenico, prescrivibili da qualunque medico su ricetta bianca da rinnovarsi di volta in volta, come per le altre sostanze elencate nella Tabella II B , la spesa è a carico del SSR solo qualora il medico prescrittore sia alle dipendenze del Servizio Pubblico ed utilizzi il ricettario SSR per la prescrizione, o se i galenici sono preparati e utilizzati in ambito ospedaliero. La spesa resta a totale carico del paziente quando le preparazioni magistrali da parte delle farmacie private sono su prescrizione di un medico privato.
       Secondo una nota della FOFI inviata al Ministero della Sanità (febbraio 1998):
-      le preparazioni galeniche magistrali possono essere eseguite esclusivamente su prescrizione medica;
-      sussiste il divieto assoluto di procedere alla preparazione prima della presentazione della ricetta medica;
-      sussiste l'obbligo di uniformarsi integralmente alla prescrizione medica, e quindi di rispettare assolutamente la quantità, il dosaggio e la forma farmaceutica prescritti dal medico;
-      sussiste l'assoluto divieto di sostituire una specialità medicinale, prescritta dal medico nella ricetta, con una preparazione galenica, anche se quest'ultima fosse a base del medesimo principio attivo e avesse dosaggio, forma farmaceutica e via di somministrazione identici alla specialità;
-      sussiste l'assoluto divieto di utilizzare prodotti già preparati o anche semilavorati o di sconfezionare specialità medicinali, per eseguire la preparazione;
-      la preparazione deve essere eseguita integralmente nella farmacia nella quale viene poi venduta; non è pertanto consentito affidare l'esecuzione della preparazione, in tutto in parte, ad altre farmacie o a laboratori esterni.
            Sulla base di questa nota, si evince che la legittimazione di una preparazione magistrale risiede o nella ricetta medica (o medico-veterinaria) o nel capitolo Preparazioni farmaceutiche specifiche della FU XI Ed in quest'ultimo caso la Farmacia può allestire preparazioni sotto forma di multipli.
            Nell’allestimento di preparazioni magistrali assumono particolare importanza le disposizioni contenute nelle Tabelle 4 e 5 della FU ai fini della ripetibilità o meno della ricetta.
            La strumentazione di cui una farmacia deve essere obbligatoriamente provvista è riportata nella Tabella 6 della FU.
            Le ricette che riportano dati sensibili (consenso, codice ecc.) devono essere trasmesse mensilmente dal farmacista, in originale o in copia, all’Azienda ASL per il successivo inoltro al Ministero della salute.
            A questo punto è da precisare che alle farmacie del servizio pubblico è consentita l’importazione direttamente dal produttore e la fornitura di medicinali esteri contenenti cannabinoidi al medico richiedente o al malato seguendo però il seguente protocollo:
1.    prescrizione e richiesta di importazione da parte del medico;
2.    assunzione di responsabilità del medico e la dichiarazione di cui al DM 11 febbraio 1997;
3.    autorizzazione all’importazione concessa dall’Ufficio centrale stupefacenti del Ministero della salute.
            I primi due requisiti sono entrambi soddisfatti con la compilazione, da parte del medico, del modello previsto dal Ministero della salute, al medico resta l’obbligo di conservare il consenso informato scritto del paziente.


DISPOSIZIONI RELATIVE ALLA EROGAZIONE DEI  MEDICINALI E DEI PREPARATI GALENICI MAGISTRALI A BASE DI CANNABINOIDI PER FINALITÀ TERAPEUTICHE

Art. 1 - Disposizioni generali.
1. La Regione del Veneto, ai sensi dell’articolo 117, terzo comma, della Costituzione e nel rispetto della vigente normativa statale, introduce disposizioni relative all’impiego di medicinali e di preparati galenici magistrali a base dei principi attivi cannabinoidi riportati nella tabella II, sezione B, di cui all'articolo 14 del decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309 “Testo unico in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza”, e successive modificazioni, di seguito denominati medicinali cannabinoidi, per finalità terapeutiche da parte degli operatori e delle strutture del servizio sanitario regionale (SSR), fatti salvi i principi dell’autonomia e della responsabilità del medico nella scelta terapeutica e dell’evidenza scientifica.
2. I medicinali cannabinoidi sono prescritti con oneri a carico del SSR dal medico specialista del SSR e dal medico di medicina generale del SSR, sulla base di un piano terapeutico redatto dal medico specialista; restano ferme le specifiche disposizioni previste dalla vigente normativa in materia di modalità di prescrizioni mediche.

Art. 2 – Trattamento in ambito ospedaliero o assimilabile.
1.Qualora l’inizio del trattamento avvenga nelle strutture ospedaliere o in quelle alle stesse assimilabili i medicinali cannabinoidi sono acquistati dalla farmacia ospedaliera o della azienda ulss di appartenenza dell’assistito e posti a carico del SSR, anche nel caso del prolungamento della cura dopo la dimissione.
2. Nell’ipotesi di cui il comma 1 il paziente può proseguire il trattamento in ambito domiciliare, con oneri a carico del SSR, sulla base della prescrizione del medico ospedaliero che lo ha in cura.
3. Il rinnovo della prescrizione è in ogni caso subordinato ad una valutazione positiva di efficacia e sicurezza da parte del medico prescrittore, valutata la variabilità individuale della risposta al trattamento.

Art. 3 - Informazione.
1.Al fine di favorire la diffusione della conoscenza delle evidenze scientifiche più aggiornate sull’efficacia e sicurezza dei trattamenti con medicinali cannabinoidi, entro sei mesi dall' entrata in vigore della presente legge, la Giunta regionale promuove, attraverso l’utilizzo dei mezzi che ritiene idonei, una specifica informazione ai medici e ai farmacisti operanti nella Regione del Veneto.

Art. 4 - Acquisti multipli.
1. Al fine di ridurre le spese fisse connesse all’acquisto e preparazione di medicinali cannabinoidi, entro tre mesi dall' entrata in vigore della presente legge la Giunta regionale verifica la possibilità di  centralizzazione degli acquisti avvalendosi del Centro Regionale Acquisti in Sanità.

Art. 5 Convenzioni e attività sperimentali.
1. La Giunta regionale può stipulare convenzioni con i centri e gli istituti autorizzati ai sensi della normativa statale alla produzione o alla preparazione dei medicinali cannabinoidi.
2. La Giunta regionale, ai fini della presente legge e anche per ridurre il costo dei medicinali cannabinoidi importati dall’estero, è autorizzata ad avviare azioni sperimentali o specifici progetti pilota con il Centro per la ricerca per le colture industriali di Rovigo, con lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze o con altri soggetti autorizzati, secondo la normativa vigente, a produrre medicinali cannabinoidi.

Art. 6 – Disposizioni attuative.
1. La Giunta regionale adotta, entro novanta giorni dall’entrata in vigore della presente legge, provvedimenti finalizzati a:
a) assicurare omogeneità dell’applicazione delle disposizioni contenute nella presente legge sul territorio regionale;
b) monitorare il consumo sul territorio regionale dei medicinali cannabinoidi distinguendo i medicinali importati dai preparati galenici magistrali e prevedendo la periodica trasmissione dei relativi dati alla competente commissione consiliare;
c) promuovere la massima riduzione dei tempi d’attesa.
2. La Giunta regionale trasmette alla competente commissione consiliare, entro un anno dall’entrata in vigore della presente legge e poi con cadenza annuale, una dettagliata relazione sull’attuazione della presente legge, nella quale sono contenuti in particolare:
a) numero di pazienti trattati con medicinali cannabinoidi, distinti per patologia e per tipologia di assistenza;
b) criticità eventualmente verificatesi nell’applicazione della presente legge, con particolare riferimento alle disomogeneità riscontrate sul territorio regionale ed alle difficoltà inerenti l’acquisto e l’erogazione dei medicinali cannabinoidi;
c) l’andamento della spesa, anche con riferimento a quanto previsto dall’articolo 5.

Art. 7 - Norma finanziaria
1. Agli oneri derivanti dall'attuazione della presente legge, quantificati in euro 100.000,00 per l'esercizio 2012, si fa fronte prelevando pari importo dall’upb U0185 “Fondo speciale per le spese correnti” del bilancio di previsione 2012; contestualmente la dotazione dell’upb U0140 “Obiettivi di piano per la sanità” viene aumentata di euro 100.000,00 nell’esercizio 2012.

15/09/12

emodinamica


Cosa mi faranno in sala di Emodinamica?

1. LE PROCEDURE
 
In sala di Emodinamica si effettuano procedure diagnostiche e terapeutiche dell'apparato cardiovascolare. Questi esami vengono eseguiti praticando una piccola puntura solitamente a livello inguinale, nel braccio a livello del polso o nella piega del gomito. Attraverso un minuscolo foro nell'arteria o nella vena viene inserita una piccola cannula all'interno della quale passa un catetere che raggiunge il cuore.

Durante le procedure diagnostiche vengono effettuati rilievi di pressione e misurazioni del contenuto di ossigeno nel sangue. Gli esami possono essere completati dalla iniezione di mezzo di contrasto iodato che permette di visualizzare le diverse strutture vascolari e cardiache. Le procedure diagnostiche comprendono:

Il cateterismo del cuorepermette di valutare la concentrazione di ossigeno e la pressione del sangue nel cuore e nei polmoni.

La coronarografiaconsiste nell'opacizzazione delle arterie coronarie (i vasi che portano il sangue ossigenato al muscolo cardiaco). Tramite l'iniezione di mezzo di contrasto ed una apparecchiatura radiologica è possibile esaminare il profilo dei vasi evidenziando eventuali restringimenti (placca aterosclerotica ricca dicolesterolo):
 
L'angiografia periferica: si basa sulla opacizzazione dei grossi vasi che originano dall'aorta (es. arterie carotidi, arterie renali, arterie femorali).


2. Le procedure terapeutiche comprendono:

L'angioplastica coronarica:
fatta la coronarografia, se necessario, il medico Le proporrà una procedura terapeutica quale l'angioplastica che consiste nella dilatazione del segmento di un vaso ostruito, attraverso il gonfiaggio di un palloncino che consente di riportare il vaso alla condizione ottimale per la circolazione del sangue.

In alcuni casi, durante l'angioplastica è possibile effettuare l'impianto di uno STENT, cioè di una retina metallica, che con l'ausilio del palloncino, viene fatta aderire alla parete del vaso per favorire un ottimale passaggio del sangue.

I materiali utilizzati per tutte le procedure sono rigorosamente monouso; questo evita di incorrere nel rischio di infezioni.
Questi esami sono ben tollerati dai pazienti e vissuti serenamente. L'esecuzione di procedure invasive sia diagnostiche che terapeutiche può talvolta dar luogo a complicanze. L'incidenza e la gravità di questi eventi sfavorevoli sono direttamente correlate alla severità del quadro clinico ed anatomico del singolo paziente. La procedura di angioplastica dura mediamente 1 ora, una coronarografia circa 30 minuti

3. Prima della procedura..
 Dopo che un medico L'avrà informata adeguatamente sulla necessità di essere sottoposto ad uno studio emodinamico, sarà necessario che Lei firmi un modulo di consenso secondo cui dichiara di aver compreso gli scopi e le modalità di esecuzione della procedura. Se le informazioni fornite non sono state chiaramente comprese Le suggeriamo di chiedere ulteriori puntualizzazioni ai medici di reparto. Le raccomandiamo di riferire se ha eseguito in precedenza esami in emodinamica ed eventuali allergie a farmaci o a mezzi di contrasto.
 La preparazione all'esame prevede una depilazione nella zona di accesso, il digiuno dalla mezzanotte, l'inserimento di un piccolo ago in una vena del braccio (a cui è collegato una flebo di mantenimento). Le verrà somministrata una blanda sedazione, Le sarà chiesto di togliere eventuali protesi e, indossata l'apposita camicia, verrà accompagnato in Emodinamica.

4. Cosa succederà in Emodinamica...

Il medico e/o l'infermiere presenti Le spiegheranno la procedura. Le sarà chiesto di sistemarsi sul lettino della sala e l'infermiere Le darà le indicazioni sulla posizione da tenere. Si procederà, poi, a disinfettare la cute della zona interessata e Lei verrà coperto con un lenzuolo che servirà a riscaldarla ed a creare un campo sterile.
Successivamente, Le verrà somministrato l'anestetico locale per potere incannulare il vaso e posizionare l'introduttore, attraverso il quale saranno introdotti i cateteri necessari alla esecuzione della procedura. Iniziata l'indagine angiografica, il tubo radiogeno sarà ruotato nelle varie proiezioni per visionare in modo completo i rami coronarici; in questa fase Le sarà chiesto di collaborare facendo dei respiri profondi.

Durante l'iniezione del mezzo di contrasto (coronarografia) o gonfiaggio del palloncino (angioplastica) potrà avvertire sensazioni di calore o pesantezza a livello dello sterno che regrediranno in pochi secondi. Durante la procedura tutto il personale sarà a Sua disposizione per assisterLa.

5. Dopo l'esame...

Se Lei è stato sottoposto ad una coronarografia, verrà accompagnato in una sala adiacente per la rimozione dell'introduttore. Questo è un momento particolare, poiché la perfetta chiusura del foro dell'arteria evita la formazione di un ematoma; Le chiederemo, quindi, di seguire nei minimi dettagli le indicazioni del personale. Successivamente Le verrà posizionata una fasciatura compressiva che dovrà tenere per 4 ore facendo attenzione a non piegare l'arto interessato; tolta la compressiva, resterà a letto per altre 2 ore. In reparto dovrà riferire immediatamente eventuali sensazioni di caldo o bagnato che avvertirà nella zona interessata.
Se, invece, Lei è stato sottoposto ad angioplastica, l'introduttore verrà lasciato in sede e rimosso alcune ore più tardi. Quindi sarà accompagnato in reparto con una medicazione e dovrà avere l'accortezza di non piegare l'arto fino alla rimozione della compressiva che avviene solitamente il giorno successivo alla procedura. La sostanza iniettata (il mezzo di contrasto) viene eliminata con la diuresi, quindi Le raccomandiamo di bere molto nelle ore successive all'esame cominciando da subito con piccole dosi.
da emodinamica.it

INDAGINI



 

Conviene dire innanzitutto che è sono esami radiologici e non è interventi chirurgici, anche se, comportando la puntura di una arteria. Infatti sono esami che richiedono l'inserimento di un catetere nell'arteria o nella vena di un braccio o una gamba (per questo vengono definite indagini invasive) per raggiungere il cuore e le arterie coronariche. Per tali procedura è necessario il ricovero in ospedale od in clinica. L’esame viene eseguito dal cardiologo specialista in emodinamica.
Al paziente sdraiato sul lettino della sala di emodinamica, viene praticata una anestesia locale all’altezza dell’inguine (più raramente del braccio), dove viene inserito un introduttore che permette di farvi scorrere il catetere per i vasi esami cardiologici.
Per approfondire  in emodinamica



Sono esami che vengono effettuati in regime di ricovero ospedaliero. Prevedono l'inserimento di un tubicino (sonda) lungo, sottile e flessibile attraverso un vaso sanguigno all'inguine o al braccio. Questa sonda viene spinta delicatamente fino al cuore. Qui, un liquido di contrasto viene iniettato sia nelle coronarie per evidenziare eventuali restringimenti, sia all'interno della cavità cardiaca per valutare la funzione contrattile del muscolo cardiaco. Nel caso di questo esame, qualora vengano rilevate ostruzioni delle coronarie, queste possono essere trattate con un palloncino che una volta espanso ripristina il calibro del vaso (angioplastica).
  • Per eseguire il cateterismo destro si accede alla vena femorale o basilica spingendo il catetere in atrio destro e attraverso la valvola tricuspide verso il ventricolo destro, di qui all'arteria polmonare fino all'arteria più distale. Consente di misurare le pressioni dei vari distretti nei quali si transita (atrio destro, ventricolo destro, arterie polmonari) e direttamente la pressione dell'atrio sinistro che corrisponde alla pressione di incuneamento dell'apice del catetere (che riflette la pressione capillare polmonare). Si possono anche esaminare campioni di sangue da ogni vaso percorso e delle camere cardiache di destra. Permette inoltre di dimostrare la presenza di stenosi valvolare.
  • Per il cateterismo sinistro si risale dall'arteria femorale o brachiale sino alla valvola aortica, e di qui al ventricolo sinistro. Consente di misurare il gradiente di pressione in caso di sospetta stenosi mitralica o aortica e di effettuare angiografie e in particolare le coronarografia.
Cos'è?
È un esame invasivo per studiare come si comporta e come si diffonde lo stimolo elettrico che imprime gli impulsi contrattili al cuore.

A cosa serve?
Per diagnosticare molti tipi di aritmie cardiache e per stabilire le possibilità terapeutiche, sia tramite farmaci, sia tramite l'ablazione di vie anomale o altre strutture che disturbano la corretta stimolazione del miocardio.

Come si esegue?
Le la procedura è simile a quella dell’indagine emodinamica e quindi il paziente deve essere ricoverato. Tramite l'accesso venoso (dalla vena femorale o basilica) si fa risalire un catetere verso l'atrio destro per esplorare i potenziali elettrici endocavitari e in prossimità del fascio di His. In questo modo si possono individuare siti specifici dove la conduzione è regolare o irregolare (accelerata o ritardata o caotica). Inoltre  con stimoli calibrati si possono slatentizzare aritmie e valutare l'effetto dei farmaci su di esse, specie in caso di aritmie maligne. Infine, quando ci sono le indicazioni si può procedere alla ablazione per mezzo di radiofrequenze, di vie accessorie del nodo AV o anomale. Viene eseguita dal cardiologo esperto in elettrofisiologia. Non viene iniettato mezzo di contrasto, talora si procede a stimolazione del cuore tramite impulsi elettrici.


Che cos'è?
È l'esame con cui si può valutare con precisione forma e calibro delle arterie. Utilizza una tecnica di visualizzazione radiologica di un'arteria mediante l'introduzione di un mezzo di contrasto radiopaco trasportato col sangue nel lume vasale.

A che serve?
Permette di esaminare affezioni sia a carico del cuore e dei grossi vasi (angiocardiografia), sia delle arterie periferiche (arteriografia).  L'esame del ventricolo sinistro (Ventricolografia) permette di valutarne la funzionalità ed eventuali rigurgiti mitralici, mentre l'esame dell'aorta (aortografia) ascendente  mostra la presenza o meno di rigurgito aortico.
L'avvento della TAC (Tomografia Assiale Computerizzata) e della RMN (Risonanza Magnetica) ha di fatto ridimensionato l'importanza dell'angiografia cerebrale nell'esplorazione dei vasi cerebrali  tuttavia questa rimane indispensabile per definire i dettagli in alcune diagnosi di stenosi, occlusioni o anomalie congenite e malformazioni dei vasi cerebrali, di trombosi dei seni venosi della dura madre. L'angiografia è una tecnica altamente sensibile in altri distretti corporei: consente di localizzare con precisione tumori delle cellule del pancreas, di individuare emboli polmonari, lesioni della vascolarizzazione renale (integrando i dati della TAC), ischemie o emorragie nel tratto gastrointestinale o malformazioni del tessuto epatico.

Come si esegue?
L'angiografia viene effettuata incannulando, mediante speciali cateteri, le arterie dell'organo da esaminare, introducendo il mezzo di contrasto (a base di iodio) e registrando le immagini radiografiche ad un ritmo di circa 3-6 sec.; il mezzo di contrasto viene poi eliminato per via renale.

Cosa devo sapere?
Durante l'esecuzione dell'esame possono verificarsi transitori effetti collaterali come sensazioni di calore, caduta della pressione sanguigna, nausea. Reazioni allergiche al mezzo di contrasto (broncospasmo, edema della laringe, orticaria) sono rare, mentre complicazioni più severe come aritmie cardiache, reazioni anafilattiche e shock sono da considerare eccezionali ma possibili (nell'ordine di 4 individui su 100.000). Nel 2% circa dei casi l'angiografia può dar luogo ad insufficienza renale lieve. Poiché non si può prevedere l'eventuale insorgenza di questi effetti collaterali, è indispensabile eseguire l'esame in centri attrezzati e solo se è strettamente necessario. Recentemente l'angiografia convenzionale è stata perfezionata per alcune indicazioni utilizzando la tecnica a sottrazione digitale che, migliorando la qualità dell'immagine, consente d'impiegare minori quantità di mezzo di contrasto e cateteri di calibro ridotto.


Cos'è

 
È l’esame fondamentale per visualizzare le arterie coronarie (le arterie che portano sangue al cuore) nel dettaglio. Con la coronarografia (chiamata anche angiografia coronarica) si possono rappresentare in immagine le arterie del cuore, cioè le coronarie, le loro diramazioni, i circoli collaterali. Utilissimo per valutare la presenza di stenosi (restringimenti) dell’arteria, per quantizzare anomalie valvolari, per la valutazione dei vizi congeniti.

A cosa serve?
L'indicazione alla coronarografia, tranne nelle urgenze, viene solitamente posta dopo aver eseguito gli altri esami diagnostici cardiologici (ECG da sforzo, ecocardiografia, scintigrafia miocardica) e riguarda in particolar modo la cardiopatia ischemica che non risponde convenientemente alle cure farmacologiche oppure nelle condizioni considerate a maggior pericolo per il paziente.
L'esame coronarografico viene generalmente eseguito in previsione di un intervento di rivascolarizzazione miocardica tramite un congegno a palloncino (angioplastica) oppure con by-pass aorto-coronarico.
Resta la metodica permette di elezione per valutare l'anatomia del circolo coronarico. Infatti per quanti progressi abbia fatto la moderna radiologia, con la TAC e la Risonanza Magnetica Nucleare, le arterie coronarie non si riesce a visualizzarle con un normale esame radiologico esterno.

Come si esegue
La coronarografia è una metodica diagnostica che prevede l'introduzione di cateteri (piccoli tubicini flessibili) nelle arterie dell'inguine per poter iniettare una sostanza (mezzo di contrasto) e visualizzare le arterie coronarie direttamente all'origine. L'introduzione dei cateteri (se ne adopera più di uno), che sono dei sottilissimi tubicini flessibili, frutto dell'alta tecnologia bioingegneristica, avviene attraverso l'inguine, dove passa una grossa arteria, l'arteria femorale. La puntura del vaso è preceduta da un'anestesia locale, che si pratica con un normale ago ed una normale siringa, proprio come l'anestesia che effettua il dentista per l'estrazione o la cura di un dente. Questo è l'unico dolore che si avverte, infatti la coronarografia non è un esame doloroso. Il catetere viene fatto avanzare nelle arterie, in aorta e fino all'imbocco delle arterie coronarie dove l'iniezione del mezzo di contrasto "colora" e opacizza i vasi rendendoli visibili ai raggi X. Si scatta allora una serie di radiografie (in genere è un vero e proprio film) che consentono di visualizzare i vasi ed i loro eventuali restringimenti.  In questo modo è possibile evidenziare eventuali ostruzioni, come placche aterosclerotiche, all'interno dei vasi coronarici. Si tratta generalmente di un esame gravato da una bassissima incidenza di complicanze. 
L'esame coronagrafico comporta, quindi, un cateterismo cardiaco ed è proprio questo che spaventa il paziente, per una sorta di paura nell'apprendere che un corpo estraneo sarà introdotto e manovrato all'interno del proprio cuore, violando ogni protezione di un organo vitale gelosamente custodito e protetto all'interno del proprio petto. Il cateterismo cardiaco non è certo una tecnica sperimentale nuova, essendo praticato ormai da moltissimi anni, in milioni di pazienti.
 
È necessario sottoporsi ad anestesia generale?
Per l'esecuzione della coronarografia non è necessaria l'anestesia generale; anzi, al contrario, il paziente deve essere ben sveglio e collaborare all'esame, respirando profondamente trattenendo il respiro a comando del medico e riferendo eventuali disturbi; i più coraggiosi possono addirittura seguire le varie fasi dell'esame con i propri occhi su un apposito monitor.
 
Ma è pericoloso?
La valutazione del rischio di una determinata procedura o terapia va sempre fatta in relazione alla necessità della procedura stessa, alla sua opportunità, al "guadagno" che ci si aspetta in termini di accuratezza diagnostica e scelte terapeutiche e sulla base del contesto clinico generale. A fronte del rischio di effettuare una determinata procedura, va esattamente, e con la stessa fermezza, valutato quello di non eseguirla. Ne consegue che l'esatta e completa valutazione del rischio sottintende un complesso processo logico che appartiene interamente al medico e richiede grande esperienza, cultura, professionalità e responsabilità.
Opinione diffusa da parte di pareri autorevoli è comunque che il rischio specifico della coronarografia è molto basso e comunque di gran lunga inferiore all'importanza delle informazioni che se ricavano, una volta che sia stata correttamente postulata la necessità della sua esecuzione.
La decisione di procedere alla coronarografia non è motivata, ovviamente, da pura curiosità o sete di sapere. È ormai noto che oggi la cura dell'infarto non si basa esclusivamente sui farmaci, ma che vi sono delle alternative alle cure mediche: la chirurgia del bypass e la dilatazione del vaso ristretto col palloncino (angioplastica). La Coronarografia è il punto di passaggio obbligato per accedere alle cure non mediche. Ne consegue che l'indicazione alla coronarografia viene posta laddove il contesto clinico ed i risultati degli esami non invasivi precedentemente attuati lascino prevedere che in quel determinato paziente le cure interventistiche, in alternativa o in aggiunta a quelle mediche, potrebbero essere necessarie o preferibili.
"In seguito a coronografia meno di un malato su 1000 subisce complicazioni serie, quali morte, infarto o ictus. Tali eventi avversi sono ancora meno frequenti in soggetti sotto i 70 anni, in buone condizioni generali.  La complicazione più comune - intorno al 5 per mille - riguarda il punto di ingresso arterioso (in genere l'inguine), dove possono formarsi ematomi od occlusione arteriosa. Da ultimo, 2-3 malati per mille possono presentare reazione allergica al mezzo di contrasto usato per visualizzare le coronarie.È importante sottolineare che, se l'indicazione alla coronarografia è giusta, il rischio di non effettuare l'esame è più elevato di quello cui ci si espone eseguendolo. Infatti, la mancata conoscenza dell'anatomia coronarica non consente né di precisare la prognosi né di selezionale la terapia più corretta. Pertanto in generale, la coronarografia può essere eseguita in tutta sicurezza in quanto il beneficio per il malato supera il rischio dell'esame." (Xagena 2000 - A cura di Mauro Mennuni, Cardiologia, Ospedale S. Filippo Neri, Roma)

Dove eseguire l'esame?
È assolutamente inutile recarsi all'estero per eseguire la coronarografia; è inutile anche spostarsi in un'altra città del nostro Paese; è probabilmente sufficiente recarsi all'ospedale o alla clinica situati a pochi chilometri dalla propria dimora. Infatti in Italia, le Sezioni di Emodinamica sono circa 200, il livello medio degli operatori è in genere più che sufficiente e talora molto elevato, le apparecchiature ed i materiali impiegati sono di ottima qualità e sono in genere gli stessi che si trovano nelle sale di Emodinamica di Parigi, Londra, Lione, Houston, etc.
Gli emodinamisti che eseguono le coronarografie e le angioplastiche, in genere, fanno parte di team internazionali di esperti, con scambi continui di informazioni, dati, casistiche, aggiornamenti e miglioramenti delle tecniche. Quindi, una volta superata la "curva di apprendimento", che è correlata al numero degli esami effettuati e che, ovviamente, è un passaggio obbligato dappertutto e per tutti, il livello di abilità delle varie équipes è generalmente pari.
Una curiosità! Il primo cateterismo cardiaco su un uomo è stato effettuato da Werner Forssman nel 1929 su… sé stesso. Ha introdotto un tubicino in una vena del proprio braccio sino al cuore destro, quindi con il catetere posizionato all'interno del cuore ha salito le scale sino alla Radiologia per eseguire una radiografia e poter così documentare l'evento.
La coronarografia è un esame radiologico che si esegue con particolari apparecchiature radiologiche in una sala ad hoc, che è la sala di emodinamica, che somiglia molto ad una sala operatoria, ma non è una sala operatoria. Anche i cardiologi emodinamisti che eseguono l'esame sono vestiti con berretti, mascherine, guanti e gambali come i chirurghi, ma non sono chirurghi; infatti non sono armati di bisturi e forbici; devono solo, come i colleghi chirurghi, rispettare le norme di asepsi e sterilità.
La precisa conoscenza delle modalità di esecuzione dell'esame è molto utile per ridurre le preoccupazioni e le ansie del paziente, ottenere un suo assenso informato e la sua piena collaborazione: capire e razionalizzare è il modo migliore per vincere la paura, perché molto spesso la paura è causata o accresciuta dall'ignoto, cioè dalla mancanza di informazione.  Per tali procedura è necessario il ricovero in ospedale od in clinica. L’esame dura in media circa un’ora. Il paziente dorme una notte in clinica ed il giorno dopo può essere dimesso.
N.B. in caso di stenosi coronarica, dopo attenta valutazione del caso, si può procedere ad una angioplastica, cioè ad una dilatazione della stenosi. La procedura, in questo caso diventa più lunga.