CONTATORE PERSONE

06/06/13

Denudamento endoteliale, in seguito a PTA, sia parte del processo di restenosi che segue l’intervento.

IMPORTANTE GRAZIE Achille Daga .



Gent.mi Chirurgi e Radiologi Interventisti Vascolari,
sarebbe ora di integrare le terapie farmacologi
che PRE E POST PTA CCSVI con integratori di Ossido Nitrico e/o Salicilato di Sodio, al fine di ripristinare quanto prima la funzione della parete venosa e del suo endotelio, la formazione del trombo, che si verifica nella parete vascolare nel sito di denudamento endoteliale, in seguito a PTA, sia parte del processo di restenosi che segue l’intervento.


Disfunzione (danno) endoteliale nella vena dopo l'angioplastica che provoca restenosi e complicanze trombotiche.
https://www.facebook.com/notes/achille-daga/disfunzione-danno-endoteliale-nella-vena-dopo-langioplastica-che-provoca-resteno/379371635505100

Danno endoteliale e stasi da reflusso venoso 
Salicilato di sodio con finalità rigenerativa

 www.marcocosimi.it/documenti/danno-endoteliale-e-stasi-da-reflusso-venoso.html

@@@@@@@@@@@ L’importanza dell’Ossido nitrico. @@@@@@@@@@@@
Una molecola strategica per i sistemi antiossidanti dell’organismo.
Nei sistemi biologici, l’NO agisce come un importante messaggero intra- ed inter-cellulare regolando numerosissime funzioni,IN PRIMIS QUELLA DELL’ENDOTELIO VASCOLARE, oltre all’effetto primario sull’endotelio, all’NO è riconosciuto un ruolo determinante di mediatore biochimico in numerose funzioni, a livello cerebrale (es. controllo dell’apprendimento e della memoria), gastrointestinale (modulazione delle secrezioni e della motilità), respiratorio (modulazione del tono della muscolatura liscia bronchiale), renale (autoregolazione del flusso ematico), e così via. All’NO, in quanto radicale, è attribuita un’importante funzione di difesa nei confronti delle infezioni batteriche e, probabilmente, nel controllo della crescita dei tumori.
 www.internationalbiolife.it/l'importanza_dell'ossido_nitrico.htm

01/06/13

Sangue infetto: dagli errori ai bimbi “cavie”. E gli indennizzi non arrivano - Il Fatto Quotidiano

Sangue infetto: dagli errori ai bimbi “cavie”. E gli indennizzi non arrivano - Il Fatto Quotidiano

Epatite A, frutti di bosco congelati: allarme del ministero della Salute - Il Fatto Quotidiano

Epatite A, frutti di bosco congelati: allarme del ministero della Salute - Il Fatto Quotidiano

Il caso Di Bella ieri, Stamina oggi: conflitti tra scienza e società - Ivan Cavicchi - Il Fatto Quotidiano

Il caso Di Bella ieri, Stamina oggi: conflitti tra scienza e società - Ivan Cavicchi - Il Fatto Quotidiano

Caso Stamina: la sperimentazione non si limiti a liquidare la teoria - Ivan Cavicchi - Il Fatto Quotidiano

Caso Stamina: la sperimentazione non si limiti a liquidare la teoria - Ivan Cavicchi - Il Fatto Quotidiano

farmaceutica MERCK - sconvolgente ammissione di aver inoculato il virus del cancro per mezzo dei vaccini

La Merck ammette di aver inoculato il virus del cancro attraverso i vaccini


Dott. Leonard Horowitz, caratterizza l'intervista al maggior esperto di vaccini al mondo, il Dott. Maurice Hilleman, che spiega perchè la Merck ha diffuso l'Aids, la leucemia ed altre terribili malattie


poi condividete TUTTI -

31/05/13

Prof. Vittorio IACCARINO

La Flebo TC (Angio-TC) nella valutazione preparatoria della CCSVI. E’ un valore aggiunto.

V. Iaccarino ha parlato di uno studio fatto nel 2010 nel quale si faceva:
- valutazione neurologica
- Ecodoppler
- risonanza magnetica 3 Tesla
- flebo TC
e solo in seguito PTA
Attraverso la Flebo Tc è stato possibile valutare:
 il diametro dei forami giugulari (che a volte risultano più piccoli del normale o con una forma diversa;
l’azygos che si immette nella vena cava superiore;
vene vertebrali;
la valutazione dei circoli collaterali vicarianti dovuti all’anomalia dei forami;
valutazione del reflusso nelle vene giugulari;
con questo esame è possibile arrivare con certezza alla necessità di una flebografia e PTA,  inoltre si può stabilire preventivamente la tipologia di materiale da utilizzare successivamente nella procedura interventistica.
V. Iaccarino conclude che sarebbe interessante approfondire il discorso sui forami ossei giugulari visto che in letteratura c’è pochissimo su questo argomento e che sarebbe interessante valutare quel 10% di persone con Sm che non sembrano avere la CCSVI.

Achille Daga

30/05/13

Colazione idee per la dieta migliore scommessa per la sclerosi multipla

Untangling CCSVI from MS: The Stories, The Science, and the Need for Action

puntura lombare (rachicentesi) nella Sclerosi Multipla.


LE COMPLICANZE DA PUNTURA LOMBARE (RACHICENTESI) NELLA SCLEROSI MULTIPLA.

NEUROLOGO PROF. GIANLUIGI MANCARDI
LA DIAGNOSI DI SM È UNA DIAGNOSI CLINICA, CHE SI BASA QUINDI SULLA STORIA CLINICA DEL PAZIENTE E SULL'ESAME NEUROLOGICO,

----> NON ESISTENDO "UN ESAME" SPECIFICO PER LA MALATTIA.


HTTP://AISM.AXENSO.COM/SWF/S/S3/SLIDES/SLIDESHOW.SWF


 

Complicanze
Brevemente prendiamo in considerazione le complicanze neurologiche maggiori dopo blocco nevrassiale.

Esse sono:
  • Trauma midollare o radicolare diretto (Danno da ago o catetere, Tossicità da anestetico locale)
  • Ematoma spinale (disturbi coagulativi, Malformazione vascolare, Tumori, Trauma da ago)
  • Ematoma intracranico
  • Ischemia midollare (sindrome spinale anteriore)
  • Infezione (Ascesso peridurale, Meningite batterica esogena, Meningite batterica endogena)

Qualche cenno su Incidenza e epidemiologia delle CN.
La reale incidenza di complicanze neurologiche (CN) non è nota. Essa varia molto (da 0 a 0,08%) a seconda delle varie casistiche. Una buona fonte di riferimento, a carattere indicativo, è il lavoro di Cheney. Su 4183 casi denunciati, il 16% riguardano danni riferibili ad anestesia. Tra questi: 105 danni radicolari (molto spesso accompagnati da parestesia radicolare) e 84 midollari (spesso in concomitanza di anticoagulazione).
Un altro importante studio Finlandese del 1997 riporta i seguenti eventi sfavorevoli:
Paraplegia - Cauda equina - Altri deficit neurologici - Paresi peroneale - Infezioni
Spinale (550.000): 5 - 1 - 7 - 6 - 4
Epidurale (170,000): 1 - 1 - 1 - 1 - 2
Le complicanze dopo epidurale, in questo report, è dello 0,003%, mentre dopo spinale è dello 0,0041%.
Auroy ha redatto nel 1997 il più grande studio prospettico trasversale sulla ALR (anestesia loco regionale). Per 5 mesi in Francia sono stati riportati gli eventi avversi riferibili a 103730 blocchi regionali:
Paraplegia - Cauda equina - Deficit neurologici - Radicolopatia
Spinale (40640): 0 - 5 - 24 - 19
Epidurale (30143): 1 - 1 - 6 - 5
Casistiche di altri Autori riportano percentuali più o meno sovrapponibili.

Vediamo ora in dettaglio queste complicanze.
Radicolopatia: la radicolopatia si presenta usualmente con una ipoestesia nel territorio della radice interessata e occasionalmente con una lieve ipostenia.
Scott riferisce su 14856 spinali, uno 0,0054% di neuropatie. Il trauma diretto da ago è fortemente sospettato nel caso di parestesie persistenti.
Nella casistica di Auroy sembra emergere una qualche responsabilità della lidocaina rispetto ad altre molecole nell’insorgenza dei sintomi. Su 7 casi di parestesie persistenti dopo peridurale in ostetricia (2 irrisolte, 2 di durata superiore al mese) la parestesia all’introduzione del catetere è costante.
Importanza del dolore acuto all’introduzione o alla rimozione dell’ago spinale: esso può essere una spia da non sottovalutare di eventi anche catastrofici come la lesione diretta del midollo spinale. Studi prospettici hanno registrato un allarmante errore di uno spazio nel 50% dei casi e di due spazi nel 5%
Le parestesie: la parestesia si può presentare sia durante l’introduzione del catetere nello spazio epidurale che, seppur con minor frequenza, nella puntura spinale.
Nella casistica di Horlocker, l’incidenza di parestesia persistente e di 1:75 nel gruppo con parestesie al momento della puntura e di 1:2200 nel gruppo senza parestesia all’introduzione dell’ago. Tali dati devono far riflettere sul valore predittivo della parestesia come “marker” di possibili radicolopatie postoperatorie.
Il ruolo degli anestetici locali: alle complicanze legate all’accesso intratecale si aggiungono i potenziali problemi legati alle alte concentrazioni di anestetici locali sia per maldistribuzione all’interno del liquor che per una loro eventuale tossicità.
La lidocaina e la tetracaina si sono mostrate in vitro più tossiche istologicamente ed elettrofisiologicamente della buvicaina.
La sindrome della cauda equina (CE): anche tale sindrome (SCE) può insorgere a seguito di puntura lombare per un insulto diretto nell’ultimo tratto midollare, ma più che al trauma diretto essa la si attribuisce all’anestetico introdotto (in particolare la lidocaina), per il quale si può invocare una tossicità locale da maldistribuzione,
Oltre alla tossicità legata alle caratteristiche chimico-fisiche degli anestetici locali e dei conservanti impiegati nella loro preparazione commerciale, è utile ricordare la possibilità di eventi, anche gravi e gravissimi, legati all’erronea somministrazione nello spazio epidurale di varie sostanze, fattore questo legato, spesso, a disattenzione dovuta ad eccessivi carichi di lavoro.
L’ematoma intracranico e la sindrome dell’arteria spinale anteriore sono ulteriori affezioni che possono insorgere a seguito di puntura lombare, anche se nella maggior parte dei casi sono da invocare cause da patologie concomitanti.
Qui basti ricordare che fra le cause di tali complicanze da puntura lombare, si annovera la vasocostrizione da adrenalina aggiunta agli anestetici locali e la puntura da ago della arteria spinale anteriore nel punto in cui transita nel forame intervertebrale.
Le infezioni: la frequenza stimata nella popolazione generale è di 1,2:100.000. La somma di più di 680.000 casi di anestesia ostetrica analizzati dal 1966 al 1998 non dà casi di meningite, ma Sadove riferisce di 3 casi di meningite su 20.000. La sorgente di infezione può essere esogena (operatore, contaminazione del materiale) o endogena (cute, sito infetto a distanza)
La meningite è più frequente dopo puntura spinale dopo lesione dell’involucro durale.
Ascesso epidurale: l’agente più comune è lo staphiloccus aureus. La flora saprofita nasale dell’anestesista è la più frequente causa esogena in caso di ascesso epidurale.
Baker ha redatto una rewiew dei casi dal 1947 al 1974 stimando una incidenza tra lo 0.002 e lo 0.012% nella popolazione generale ospedaliera.
Al di là di fattori di rischio che possono favorire lo sviluppo di una infezione (diabete, steroidi, febbre, infezioni preoperatorie,tumori) , estrema importanza viene data alla medicazione occlusiva impermeabile: l’accumulo di sudore favorirebbe la crescita batterica (Hoffman,1992)
Aracnoidite: è un disturbo infiammatorio evolutivo, la cui precisa etiologia rimane sconosciuta.
Parnass stima l’incidenza da 1:10.000 a 1:25000. Forti sospetti si appuntano sul danno chimico dovuto a conservanti, quali il metabisolfito o disinfettanti. Tale sospetto troverebbe effettivo riscontro nella analisi di Sklar che riscontrò una aracnoidite solo in pazienti provenienti dal Sud America dove quelle sostanze non erano ancora state vietate.
In 18 casi descritti l’aracnoidite è insorta dopo anestesia epidurale condotta senza alcun problema, tranne in un caso dove il tentativo di eseguire un blocco epidurale fu seguito da dolore lancinante a una gamba non più risolto.

Patogenesi del danno neurologico periferico (DNP)
Premessa.
Si accenna qui di seguito, brevemente, al meccanismo ipotizzato che conduce al DNP, rimandando alla bibliografia per una consultazione più approfondita.
L’insorgenza di un danno neurologico dopo la esecuzione di un blocco nervoso a scopo anestesiologico, antalgico o diagnostico, è una evenienza temuta, anche se il più delle volte reversibile, con sequele permanenti possibili, seppur molto rare.
Gli studi su tale patologia riguardano ovviamente tutti i tronchi nervosi eventualmente bersaglio del DN.
In una casistica di 1541 casi di denuncia per danni da anestesia, 227 riguardavano lesioni nervose periferiche.
Si riportano le seguenti percentuali a carico di un plesso o tronco nervoso (Wulf,Striepling,1990):
  • nervo ulnare 30%
  • plesso brachiale 26%
  • nervi del plesso lombosacrale 16%
Ovviamente tali percentuali comprendono diverse situazioni che riguardano molti fattori etiologici che possono condurre a un danno da anestesia loco regionale, non limitate alla sola puntura da ago.

Patogenesi.
Molti sono i fattori causali in gioco, specialmente nei casi di danno maggiore con reliquati permanenti.
Tra questi sembra assumere particolare importanza l’iniezione accidentale intrafascicolare che può determinare il formarsi di pressioni elevate all’interno di tale compartimento nervoso,con un meccanismo di compressione dei vasa nervorum. In questo caso il danno sarebbe di natura ischemica.
Altro elemento è quello rappresentato dalla tossicità neurologica degli anestetici locali, il cui meccanismo riconoscerebbe una inibizione della vasodilatazione mediata dall’endotelio (prostaciclina) e alla interruzione della sintesi delle prostaglandine vasodilatatrici.
La concentrazione dell’anestetico, la sua tossicità intrinseca e soprattutto la presenza di adrenalina nella soluzione anestetica possono giocare a loro volta un ruolo nella genesi del danno.
Oltre ai fattori sopra ricordati,uno dei maggiori determinanti della comparsa di DN dopo blocco periferico, si ritiene sia la formazione di un ematoma in sede intra o epinervosa.
Sarebbe quindi l’ematoma a creare la degenerazione assonale e l’edema responsabili della sofferenza nervosa, per effetto della cascata di mediatori dell’infiammazione.
Nella formazione dell’ematoma va riconosciuta la causa accidentale e certamente non voluta, ma essa non va invocata qualora si siano verificate una o più delle seguenti circostanze, che devono essere considerate una chiara evidenza di imperizia oggettivamente indiscutibile. E cioè:
  • Scarsa conoscenza anatomica
  • Asepsi inadeguata
  • Punture multiple

Considerazioni
Abbiamo esaminato, a grandi linee, come la procedura che utilizza l’anestesia locoregionale per i tronchi nervosi riconosce una multifattorialità etiologica.
Molti di questi fattori riconoscono cause ancora oggi non ben chiarite, molti altri non sicuramente attribuibili a procedure non diligenti, altri invece sicuramente riconoscono errori di procedura riferibili a negligenza e imperizia
Da quanto sopra esposto, risulta chiaro che il tipo di procedura anestesiologica (puntura peridurale) è alla base di processi reattivi che interessano sia le radici spinali che gli involucri meningo-midollari .
In particolare abbiamo visto come l’etiologia infettiva può essere responsabile solo di una quota di tali reazioni, mentre addirittura più frequente risulta essere quella chimico-fisica legata alla meccanica della introduzione dell’ago e alla quantità-tollerabilità-qualità dell’anestetico.
E’ evidente che la frequenza di tali reazioni è direttamente proporzionale agli atti di puntura spinale eseguiti che vengono riferiti come plurimi a significare di un inizialmente erroneo o inadatto livello di introduzione dell’ago.
Inoltre risulta un campanello di preallarme l’insorgenza di alterazioni sensitive legate al territorio di applicazione dell’anestesia, cosa che spesso i pazienti riferiscono con dovizia di particolari.
Per quanto riguarda la persistenza del disturbo neurologico sensitivo è ammesso in letteratura che esso possa cronicizzarsi anche nell’arco di molti mesi senza che sia possibile oggettivare strumentalmente la disfunzione neuro elettrica mediante accertamenti specifici.
E’ chiaro che la specificità della reazione neurologica sensitiva pone seri problemi di diagnostica differenziale tale per cui questi pazienti sovente vengono rimbalzati nelle varie branche specialistiche senza che si giunga in tempi accettabili ad una diagnosi univoca che raccordi il dato anamnestico con quello clinico.
E’ questa la ragione per cui il più delle volte chi è affetto da esiti, magari sfumati, di interessamento radicolare, giunge al lettino dello psichiatra come ultima spiaggia proprio perchè dal punto di vista neuro organico non si è riusciti ad oggettivare il livello e il territorio di distribuzione.

Conclusioni
Sulla scorta della esperienza clinica personale e di quanto si può estrarre dalla letteratura internazionale, (cui eventualmente si rimanda), riteniamo che molti disturbi riferiti dai pazienti siano in nesso di causalità con la pratica dell’anestesia peridurale, eseguita e condotta con negligenza ed imperizia.
Infatti i sintomi che più spesso riferiscono tali pazienti sono la lombalgia, l’ipostenia agli arti inferiori con facile esauribilità nella prolungata stazione eretta, all’obiettività neurologica si riscontra la positività alle manovre di Lasègue e di Wassermann a dx,(ovvero manovre passive agli arti inferiori che provocano lo “stiramento” delle radici lombosacrali irritate), a volte una sfumata ipostenia dell’EPA e TA a dx (muscoli della gamba).
Questi sintomi e questi deficit possono essere riferibili alla condotta negligente e imperita nell’esecuzione della anestesia loco regionale e alla concomitante radicolopatia.

 La rachicentesi diagnostica come la puntura lombare per ottenere l’analgesia sono metodiche del tutto sicure e a basso rischio, ma val la pena ricordare che a volte i vantaggi possono risultare vani solo per una banale distrazione dell’operatore, per non aver vigilato sulle norme di una asepsi rigorosa o per la sottovalutazione della metodica, spesso ritenuta di facile esecuzione e per questo affidata a mani non del tutto o non ancora esperte.
Il paziente, cui è essenzialmente indirizzata questa breve comunicazione deve affrontare con serenità l’eventuale verificarsi di tale occasione e collaborare con gli operatori sanitari perché tale procedura sia accettata senza quelle apprensioni ed emozioni che spesso ne precedono l’attuazione e a volte il rifiuto.


Achille Daga

Testi consultati
  • V.Tagariello, O. DeTommaso, Complicanze neurologiche dopo anestesia loco-regionale
  • Cheney, Domino, Caplan, Posner: Nerve iniury associated with anesthesia.A closed claims analysis. Anesthesiology 1999, 90:1062-1069
http://www.medicitalia.it/minforma/Neurochirurgia/335/Le-complicanze-da-puntura-lombare-rachicentesi

I FARMACI AI QUALI BISOGNERA’ FARE ATTENZIONE - per sm


Segnalati 105 farmaci potenzialmente pericolosi – ecco la lista

IN DEFINITIVA I FARMACI AI QUALI BISOGNERA’ FARE ATTENZIONE SONO:
  ecco la lista

Adasuve, Adcetris, Aldurazyme, AMYViD, Arzerra, Atriance, ATryn, Benlysta, Betmiga, Bexsero, BindRen, Bosulif, Bretaris Genuair, Caprelsa, Ceplene, Champix, Cinryze, Cleviprex emulsion for injection 0.5 mg/ml, Constella, Cuprymina, Dacogen, Dexdor, Diacomit, Dificlir,
Edarbi, Edurant, Eklira Genuair, Elaprase, Eliquis, Elvanse2, Enurev Breezhaler, Esbriet, Eurartesim, Eviplera, Evoltra, Exjade, Eylea, Fampyra, Firdapse, Fluenz, Forxiga, Fycompa, Gilenya, Glybera, Halaven, Ilaris, Incivo, Increlex, Influsplit Tetra3, Inlyta, Intelence, Invirase, Ipreziv, Jakavi, Jentadueto, Jetrea, Jevtana, Kalydeco,
Krystexxa, LacTEST, Lyxumia, Naglazyme, NexoBrid, Nimenrix, NovoThirteen,Nulojix,Optimark, Pandemrix, Perjeta, Picato, Pixuvri, Prialt, Replagal, Revestive, Rienso,Ryzodeg,Seebri Breezhaler, Selincro, Teysuno, Tovanor Breezhaler, Trajenta, Tresiba ,Trobalt, Tygacil, Tysabri,
Tyverb, Vectibix, Vedrop, Ventavis, Vepacel, Victrelis, Votubia, Vyndaqel,Xagrid, Xalkori, Xgeva,Xiapex, Yellox, Yervoy,
Yondelis, Zaltrap, Zelboraf, Zinforo, Zytiga.


Achille Daga


N.B. ATTENZIONE!
I FARMACI CHE "CURANO" LA SCLEROSI MULTIPLA SONO PRESENTI NELL'ELENCO.

http://www.signoraggio.it/segnalati-105-farmaci-potenzialmente-pericolosi-ecco-la-lista/

Citomegalovirus (Cmv)


Il Citomegalovirus (Cmv) è un virus diffuso a livello globale, appartenente alla famiglia degli Herpesvirus. Il virus è molto comune e può infettare chiunque. Una volta contratta l’infezione, il virus rimane latente all’interno dell’organismo per tutta la vita, ma può riattivarsi in caso di indebolimento del sistema immunitario.

Le infezioni da Cmv sono nella maggior parte degli individui asintomatiche, perché un buon sistema immunitario è in grado di tenerle sotto controllo, ma negli individui immunodepressi possono causare gravi complicanze, in particolare a occhi, fegato, sistema gastrointestinale e sistema nervoso.

L’aspetto più importante legato al Cmv, dal punto di vista medico, è rappresentato dalle infezioni congenite. Un’infezione contratta durante la gravidanza e trasmessa al feto può infatti arrecare al bambino danni permanenti anche gravi.

Trasmissione e sintomi
L’uomo è l’unico serbatoio di infezione del Cmv, la cui trasmissione avviene da persona a persona tramite i fluidi del corpo, tra cui sangue, saliva, urina, liquidi seminali, secrezioni vaginali e latte. Il contagio può avvenire per contatto persona-persona (per esempio tramite rapporti sessuali, baci sulla bocca, contatto della bocca con mani sporche di urina o saliva), per trasmissione madre-feto durante la gravidanza o madre-figlio durante l’allattamento, per trasfusioni e trapianti di organi infetti.

Il virus può essere eliminato dall’organismo infetto anche per mesi o anni dopo la prima infezione, specialmente nei bambini piccoli. I bambini possono addirittura diffonderlo per 5-6 anni dopo la nascita.

La maggior parte degli individui sani, adulti o bambini, che contraggono la malattia non manifesta sintomi e non si accorge dell’infezione, mentre alcuni soggetti sviluppano una forma leggera della malattia con febbre, mal di gola, affaticamento e ingrossamento dei linfonodi.

Infezioni congenite da Cmv
Le infezioni congenite di Cmv avvengono per trasmissione verticale da madre a feto. L’infezione materna viene classificata come primaria quando è acquisita per la prima volta durante la gravidanza in una donna precedentemente sieronegativa, e secondaria quando avviene per riattivazione del virus latente o per reinfezione da un nuovo ceppo in una donna che aveva già contratto l’infezione.

Il rischio di trasmissione al feto non sembra essere correlato al periodo gestazionale durante il quale viene contratta l’infezione. Si ipotizza però un maggior rischio di severità della malattia quando la trasmissione avviene nei primi tre mesi di gravidanza.

Il rischio di trasmissione al feto varia fra il 30 e il 40% nella forma primaria e fra lo 0,5 e il 2% nella forma secondaria. L’85-90% dei neonati con infezione congenita è asintomatico. Il 10% circa dei neonati asintomatici presenta sequele tardive, generalmente difetti uditivi di severità variabile, con possibili decorsi fluttuanti o progressivi. Il 10-15% circa dei neonati è invece sintomatico, con sintomi che possono essere temporanei o permanenti. Tra quelli temporanei si segnalano in particolare problemi al fegato, alla milza, ai polmoni, ittero, petecchie (cioè chiazze rosse sulla pelle corrispondenti a piccolissime emorragie), piccole dimensioni alla nascita e convulsioni. I sintomi permanenti possono essere molto gravi e causare diverse forme di invalidità permanente come sordità, cecità, ritardo mentale, dimensioni piccole della testa, deficit di coordinazione dei movimenti, convulsioni fino alla morte. In alcuni bambini i sintomi compaiono mesi o anni dopo la nascita, e in questi casi i più comuni sono la perdita dell’udito e della vista. La comparsa di disabilità permanenti è più probabile nei bambini che mostrano i sintomi già dalla nascita.

Prevenzione
Non esiste attualmente un vaccino per la prevenzione del Cmv. Il modo migliore per limitare il rischio di contagio è un’attenta igiene personale, soprattutto per le categorie di persone più vulnerabili alla malattia (donne in gravidanza, individui immunodepressi, bambini piccoli o appena nati). È sempre buona regola lavarsi le mani con acqua calda e sapone prima di mangiare e di preparare e servire il cibo, dopo aver cambiato i bambini, dopo essere andati in bagno e dopo ogni tipo di contatto con fluidi corporei. È opportuno evitare di scambiarsi posate o altri utensili durante i pasti, soprattutto con bambini piccoli.

Più in generale la pulizia della casa e soprattutto delle superfici contaminate da fluidi corporei (come saliva, urina, feci, liquidi seminali e sangue) facilita la prevenzione del contagio.

Alla luce delle attuali conoscenze lo screening di routine per Cmv in gravidanza non è raccomandato, per vari motivi, fra cui principalmente:
la mancata disponibilità di un trattamento preventivo o curativo efficace
la difficoltà nel definire un segno prognostico affidabile di danno fetale
la mancanza di consenso circa il management delle donne che presentano una sieroconversione in gravidanza
le potenziali conseguenze in termini di ansia indotta, perdite fetali iatrogene e aumentata richiesta di Ivg.
Diagnosi e trattamento
Sono disponibili diversi test in grado di rilevare l’infezione da Cmv.
La rilevazione di anticorpi IgG contro il Cmv su un campione di sangue indica un contatto con il virus, ma non è in grado di determinare né il periodo del contagio (cioè se l’infezione è in atto o risale al passato), molto utile in caso di gravidanza, né l’eventuale trasmissione del virus al feto. Nel caso in cui prima della gravidanza questo test risulti negativo, è importante che la donna presti particolare attenzione alle misure utili a evitare il contagio.

Il test per rilevare gli anticorpi IgM, utilizzato per accertare le infezioni recenti, ha evidenziato spesso dei falsi positivi e non è quindi affidabile senza l’integrazione con altri tipi di test. Un test utilizzato per risalire al periodo dell’infezione è il test di avidità delle IgG.

Per determinare l’eventuale trasmissione del virus al feto sono necessari esami più invasivi, come l’amniocentesi o l’analisi del sangue fetale. Per individuare in un neonato un’infezione congenita da Cmv durante le prime tre settimane di vita si cerca direttamente la presenza del virus (e non degli anticorpi) nelle urine, nella saliva e nel sangue. In caso di Cmv congenita non è stato ancora identificato nessun tipo di marker prognostico del periodo prenatale per determinare se il neonato sarà sintomatico o se svilupperà sequele.

Non si conoscono trattamenti prenatali efficaci e sicuri per prevenire la trasmissione madre-feto dell’infezione né per ridurre le conseguenze di un’infezione congenita. I farmaci disponibili sono estremamente dannosi per il feto.
Alcuni farmaci antivirali possono aiutare a controllare l’infezione negli individui immunodepressi.

29/05/13

psoriasi.



BACKGROUND:
Cannabinoidi da cannabis (Cannabis sativa) sono anti-infiammatori e avere effetti inibitori sulla proliferazione di un certo numero di linee cellulari tumorali, alcune delle quali sono mediati attraverso recettori cannabinoidi. Recettori dei cannabinoidi (CB) sono presenti in pelle umana e l'anandamide, un ligando endogeno del recettore CB, inibisce la differenziazione dei cheratinociti epidermici. La psoriasi è una malattia infiammatoria caratterizzata anche in parte da cheratinociti epidermici iper-proliferazione.
OBIETTIVO:
Abbiamo studiato i cannabinoidi vegetali delta-9 tetraidrocannabinolo, il cannabidiolo, cannabinolo e cannabigerolo per la loro capacità di inibire la proliferazione di una linea cellulare di cheratinociti umani iper-proliferazione e per qualsiasi coinvolgimento dei recettori dei cannabinoidi.
METODI:
Un saggio di proliferazione dei cheratinociti stato utilizzato per valutare l'effetto del trattamento con cannabinoidi. L'integrità delle cellule e la competenza metabolica confermati con lattato-deidrogenasi e dell'adenosina saggi tri-fosfato. Per determinare il coinvolgimento dei recettori, agonisti e antagonisti specifici sono stati utilizzati in congiunzione con alcune fitocannabinoidi. Western blot e RT-PCR hanno confermato la presenza di recettori CB1 e CB2.
RISULTATI:
I cannabinoidi testati tutti inibito la proliferazione dei cheratinociti in modo concentrazione-dipendente. Gli agonisti del recettore CB2 selettivi JWH015 e BML190 suscitato solo parziale inibizione, il non selettivo agonista CB HU210 prodotto una risposta concentrazione-dipendente, l'attività di agonisti tesi non fosse stato bloccato da entrambe CB1/CB2 antagonisti.
CONCLUSIONE:
I risultati indicano che mentre recettori CB possono avere un ruolo indiziarie proliferazione dei cheratinociti, essi non contribuiscono significativamente a questo processo. I nostri risultati mostrano che i cannabinoidi inibiscono la proliferazione dei cheratinociti, e supportano quindi un ruolo potenziale per cannabinoidi nel trattamento della psoriasi. 

Tysabri ® ( natalizumab )

ATTENZIONE
C'e' la possibilità di un effetto rebound da sospensione del natalizumab nei pazienti affetti da SM è quindi più di una ipotesi.

NON BISOGNA SMETTERE DI BOTTA ma effettuare per almeno tre mesi un ciclo di cortisone..... al mese per ALMENO (3 mesi)

spetta a noi crearci le cause della felicità.



Ciascuno di noi è l'artefice del suo destino, spetta a noi crearci le cause della felicità.
E' in gioco la nostra responsabilità e quella di nessun altro.

- Dalai Lama -