Le informazioni qui riportate Hanno solo un fine illustrativo: NON costituiscono e NON provengono né da prescrizione né da consiglio medico, rivolgersi SEMPRE e comunque al PROPRIO MEDICO NB: L'ADMI ritiene i propri lettori persone ragionevoli e dotate di senso della misura. I vostri commenti VERRANNO INSERITI dopo controllo, in caso Si riserva la facoltà di cancellare commenti di CATTIVO GUSTO e/o OFFENSIVI
CONTATORE PERSONE
12/07/20
Test e...
BASTA! Gli ignoranti fanno più paura, del #virus.
11/07/20
sclerosi multipla e...
ogni persona ha il suo personalissimo modo di affrontare la sclerosi multipla....
C’è chi ne parla apertamente e senza imbarazzo,
chi si chiude in se stesso,
chi cerca di negarla il più possibile,
chi reagisce con grinta e rabbia,
chi prova un forte senso di impotenza e solitudine.
Alcune volte le frasi di convenienza un po’ affrettate, oppure paragoni, spesso hanno il solo risultato di irritare chi le ascolta. ...
quindi EVITATE DI CHIEDERE COME STAI... O TI VEDO BENE.... perche' vi tiriamo una testata ..o un colpo basso sui paesi bassi......
MOLTI DI NOI SI SENTONO INADEGUATI ed evitano di fare certe SEMPLICI cose come ad esempio
andare a **fare una passeggiata**
o a
**prendere un caffe' con una amica** perché magari --NOI CI SENTIAMO stanchi ... --- ed evitiamo di fare sentire il nostro peso alla persona che abbiamo davanti.
Siamo abbastanza autosufficienti e CERCHIAMO DI NASCONDERE LE NOSTRE DIFFICOLTA' E QUANDO DICIAMO **no oggi non posso :-) **
NON E' CHE NON VOGLIAMO ma
perche' forse non abbiamo le forze ADEGUATE per farlo. ...
quando sono stanca spesso faccio più sforzi di quelli che dovrei e non posso negare ma e' la realtà...
uuu la fatica e' TREMENDA ma ci passo sopra e quando non posso mi fermo, mi riposo SORRIDO E RIPARTO.
NOI POI ANCHE SE CADIAMO **CI RIALZIAMO E RICOMINCIAMO A VIVERE...PERCHE' RICORDATE CHE NOI SIAMO COME VOI MA CON UNA SPINTA IN PIU'**
SIAMO PERFETTI NELLE NOSTRE IMPERFEZIONI
e chi non la pensa come noi ... gli DICIAMO **NON E' UN PROBLEMA MIO MA E' UNA TUA DIFFICOLTA' CAPIRE CHE NOI C'E' LA FAREMO ..SEMPRE... e l'affrontiamo CON UN SORRISO...
**** Non esistono famiglie perfette... esistono famiglie che ogni giorno affrontano problemi senza mai mollare. ****
SEMPLICEMENTE - STEFANIA MELIS :)
07/07/20
Sabato 11 LUGLIO, alle 13: DIRETTA col dott Roberto Petrella
bonus vacanza 2020
LINK E APERTURA
Allergia all'aspirina - Acido acetilsalicilico - ASA
L'acido acetilsalicilico o ASA meglio conosciuto come aspirina, è un farmaco antinfiammatorio non-steroideo (FANS) della famiglia dei salicilati. L'acido acetilsalicilico è comunemente usato per la preparazione di molti farmaci, ma è presente anche in quantità elevata in molte preparazioni alimentari e in molti tipi di frutta e verdura.
La continua introduzione sul mercato di nuovi farmaci e il loro crescente consumo, hanno determinato un concomitante aumento di effetti indesiderati quali:
1. orticaria, angioedema (gonfiore, soprattutto di labbra, palpebre, lingua, edema della glottide con difficoltà a deglutire e respirare e voce rauca);
2. starnuti, naso chiuso, asma.
Secondo E.H. Corder (Journal of Allergy Clinical Immunology Vol 89 N 1 Part 2 p.347) la più bassa dose di aspirina che causa disturbi nei soggetti più sensibili è di 0,8 mg al giorno, mentre per i salicilati naturali è di 2,60 mg.
Le persone normalmente possono avere reazioni di tipo irritativo con l’introduzione di salicilati naturali (es. orticaria da fragole...) per un dosaggio di 12-15 mg al giorno (n.b 100 grammi di fragole contengono 1,4 mg di salicilati). Anche l’assunzione continuativa e ripetuta in piccole quantità degli alimenti contenenti salicilati non creano problemi.
Pertanto, di norma non è necessario eliminare del tutto le sostanze che contengono salicilati naturali, ma è indispensabile contenerne l'assunzione entro un limite accettabile.
Solo in casi particolari, il medico potrebbe richiedere la completa eliminazione dei cibi contenenti salicilati per un periodo limitato.
RACCOMANDAZIONI DIETETICHE GENERALI
- Seguire le raccomandazioni per una corretta alimentazione nella popolazione generale in merito alla riduzione di grassi soprattutto di origine animale, di bevande ed alimenti ricchi di zuccheri e all’assunzione di adeguate porzioni di frutta e verdura
- Limitare gli alimenti contenenti salicilati per un apporto massimo di 2,6 mg/die
I due capitoli che seguono indicano gli alimenti consentiti con moderazione e quelli consentiti e consigliati in caso della patologia indicata. Nel seguire le indicazioni si deve però tenere conto che, per ottenere una corretta ed equilibrata alimentazione che fornisca all’organismo tutti i nutrienti di cui necessita, occorre assumere la giusta quantità (porzione) dell’alimento e rispettare le frequenze con le quali alcuni alimenti debbono essere consumati, giornalmente o settimanalmente, all’interno di uno schema alimentare personalizzato. L’alimentazione della giornata deve rispettare il bilancio energetico di ciascuno e l’energia introdotta deve essere uguale a quella spesa per non aumentare il rischio di sovrappeso, obesità ma anche di malnutrizione.
ALIMENTI CONSENTITI CON MODERAZIONE
Alimenti che contengono ASA
- Ortaggi. Cavolini di Bruxelles, porro, cavolo rosso, fagiolini, pomodoro, asparagi, rapa, cavolfiore, barbabietola rossa, carote, champignon, melanzane, olive, spinaci, broccoli, cetrioli, crescione, cicoria, radicchio, zucchine, zucca, peperoni, ravanelli, indivia
- Frutta. Papaya, mango, prugna o susina, passion fruit, ananas, limone, fico, cachi, mela, kiwi, anguria, mandarino, pesca, avocado, pompelmo, ciliegia, fragola, uva, arancia, albicocca, ribes nero, lampone, ribes rosso
- Patata e patata dolce
- Anacardi, semi di girasole, semi di sesamo, mais
- Nocciola, noce, noce brasiliana, pistacchio, fichi secchi, arachide, mandorla, datteri secchi, uva passa
- Erba cipollina, prezzemolo, aglio, cipolla, pastinaca
- Piselli freschi
- Mozzarella
- Caffè solubile e tè
- Vino rosso e bianco
- Miele
Alimenti che contengono ASA come conservante:
- Gelati preconfezionati, dolciumi preconfezionati, gomma da masticare, gelatine
- Menta, chiodi di garofano
- Wurstel, prosciutto cotto
- Marmellate e conserve
- Derivati dell’uva
- Distillati (ad eccezione della vodka), vini, birre
- Bevande dietetiche, bevande gassate
- Aceto
ALIMENTI CONSENTITI E CONSIGLIATI
- Cereali: riso, pasta e pane integrali in alternativa ai corrispettivi raffinati. Carboidrati complessi andrebbero consumati ad ogni pasto.
- Carne: manzo, vitello, vitellone, pollo, coniglio, tacchino, lonza di maiale, cavallo, scelte nelle parti più magre e private del grasso visibile. Cucinate alla griglia, arrosto, bollito, al forno o anche in umido purché il tutto venga cucinato senza far friggere i condimenti. Non più di 5 volte alla settimana.
- Pesce (fresco o surgelato). È consigliabile consumarlo, nelle dosi prescritte, almeno tre volte alla settimana preferibilmente cucinato alla griglia, al forno, al vapore, arrosto.
- Formaggi alternando quelli freschi a quelli stagionati. Il loro consumo non deve essere superiore alle due volte la settimana. È possibile consumare giornalmente Grana Padano DOP grattugiato come condimento per pasta, riso e verdure. Questo formaggio è un vero concentrato di latte, ma meno grasso del latte intero perché parzialmente decremato durante la lavorazione; è ricco di proteine ad alto valore biologico , di calcio e altri importanti minerali, di vitamine tra le quali un ottimo apporto di B12 e A totalmente biodisponibili.
- Uova, il loro consumo è importante ma, non deve essere superiore a due volte la settimana, compreso il loro utilizzo per la preparazione di altri piatti.
- Affettati, preferendo quelli più magri (prosciutto cotto, crudo, bresaola, speck, arrosto di tacchino e pollo) privandoli del grasso visibile nelle quantità consentite nella dieta senza superare le due volte la settimana.
- Latte e derivati preferendo prodotti scremati o parzialmente scremati
- Ortaggi. Alternative a quelli precedentemente citati: carciofi, sedano, insalata rossa (chioggia o trevigiana), coste, topinambur, lattuga cinese, finocchio, cavolo verde, lattuga bianca, insalata belga, cavolo cappuccio, tarassaco, fagioli, germogli di soia, funghi porcini, tartufi, piselli.
- Frutta. Alternative a quelle precedentemente citate: pere, amarene, mirtilli, mirtilli rossi, mora, uva spina, banana, lime, litchi, fico d’india, melone, noce di cocco, castagne
- Bere almeno 1,5 litri di liquidi al giorno
- Peperoncino, succo di limone e rafano per condire le pietanze
CONSIGLI COMPORTAMENTALI
- Leggere con attenzione le etichette dei prodotti del commercio.
- Attenzione ad altri prodotti che contengono ASA come dentifrici alla menta, colluttori, profumi e saponi
Dettaglio del contenuto di salicilati in diversi alimenti, in ordine di quantità crescente (quantità espressa in milligrammi per 100 g di alimento)
caldo e SCLEROSI MULTIPLA
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06/07/20
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04/07/20
Mancanza di sonno? Uno studio avverte: se è cronica, il cervello attiva l’autodistruzione
02/07/20
parte il progetto terapia al plasma - coronavirus
28/06/20
Che cosa sono le fibre e quali sono le loro caratteristiche
Buona parte della salute e del benessere associati a ogni declinazione di “alimentazione corretta”, poggia sulle fibre.
Le certezze in questi decenni si sono moltiplicate, ma molta ricerca è tuttora in corso, specie per quanto riguarda gli aspetti associati alla funzione prebiotica (sostegno alla proliferazione del microbiota intestinale) svolta da alcune fibre specifiche.
Che cosa sono le fibre e dove reperirle?
Nel maggio 2016, la FDA statunitense ha dichiarato che «la fibra è costituita da carboidrati non digeribili, in catene di 3 o più unità (presenti nei cibi, o isolati da essi), o da fibre sintetiche. Le fibre sono dotate di dimostrati benefici fisiologici».
Tutti i cereali, le verdure e la frutta forniscono fibre con caratteristiche differenti, ma le proporzioni relative variano da alimento ad alimento.
Le fibre non solubili prevalgono nei cereali integrali e nei prodotti derivati: principalmente la crusca di frumento, seguita dalle farine di segale e di frumento integrale, da farro, grano saraceno (che è uno pseudo-cereale); a seguire orzo perlato, farina di mais, farina di frumento tipo 0 e riso integrale.
Anche tutta la frutta secca, dalle mandorle (le più ricche) ai pinoli (che ne contengono un terzo a parità di peso) sono fonte di fibre non solubili; tra i semi, una buona fonte di fibre insolubili sono quelli di lino.
Infine, le fibre insolubili sono presenti anche nelle verdure a foglia verde. Le fibre solubili sono invece fornite soprattutto dai legumi (arachidi comprese), dall’avena (con la crusca), da tuberi e radici, cipolle e semi di psillio e da tutta la frutta fresca (per mele e pere nella buccia, da consumare ben lavata)
Quali caratteristiche per quali funzioni?
Per molto tempo la solubilità è stata considerata la caratteristica principale delle fibre, in grado di condizionarne l’effetto fisiologico.
Tale tipo di distinzione è stata superata dalla fine degli anni ’90, anche su indicazione della FAO.
Infatti, le fibre si possono classificare anche in base ad altri aspetti caratterizzanti, come la viscosità e la fermentabilità: le pectine, i betaglucani, alcune gomme (per esempio la gomma di guar) e le mucillagini sono in grado di formare già nello stomaco soluzioni molto viscose, o gel. Inoltre, alcune fibre vengono prontamente fermentate dal microbiota intestinale: pectine, beta-glucani, gomma di guar, inulina e oligofruttosio sono rapidamente fermentabili, mentre cellulosa e lignina sono resistenti alla fermentazione nel colon.
Come già accennato, le caratteristiche chimiche e fisiche contribuiscono a determinare gli effetti fisiologici ascrivibili a fibre differenti. In generale, le fibre insolubili assorbono liquidi nell’intestino, aumentando di volume, con il conseguente aumento della massa delle feci, che vengono espulse con più facilità.
Effetti finali: riduzione del tempo di contatto tra feci e pareti intestinali e regolarizzazione dell’alvo. D’altra parte le fibre che, già nello stomaco, formano gel viscosi, rallentano i tempi di svuotamento e promuovono il senso di sazietà.
Ancora, le fibre si combinano con i carboidrati contenuti nel pasto, rallentando la comparsa del picco glicemico successivo alla digestione: si riduce il carico glicemico complessivo e diminuisce la stimolazione insulinica, con ovvi vantaggi per il profilo metabolico, nel breve e soprattutto nel lungo periodo.
Le fibre solubili promuovono anche l’eliminazione con le feci degli acidi biliari prodotti dal fegato. Per questo, alcune fibre specifiche (per esempio i beta-glucani da orzo e avena), riducono il colesterolo in circolo: il fegato lo deve “sequestrare”, come base per la sintesi di nuovi acidi biliari.
Nell’intestino le fibre favoriscono, talvolta selettivamente, alcuni ceppi del microbiota (azione prebiotica), garantendo la proliferazione ottimale dei ceppi batterici favorevoli. Un microbiota in salute è, a sua volta, indispensabile per promuovere la fermentazione delle fibre, che produce metano, anidride carbonica e acidi grassi a catena corta (butirrico, acetico e propionico).
È così che il pH del lume intestinale si abbassa: l’ambiente più acido è indispensabile per contrastare la proliferazione di batteri patogeni e il rilascio di metaboliti tossici. Da ultimo, ma non per importanza, le fibre viscose sono utili in caso di diarrea perché, assorbendo acqua, aumentano la consistenza delle feci.
Fibre e prevenzione: i dati della ricerca
Le fibre non godono ancora di tutto il favore che dovrebbero avere tra i consumatori. I livelli di assunzione sono infatti, a tutte le età, inferiori alle raccomandazioni. Nemmeno i professionisti della salute conoscono e riconoscono alle fibre i loro reali benefici.
Eppure, come ribadisce una review del 2016, a cura della British Nutrition Foundation, le evidenze emerse dai molti studi prospettici di coorte (condotti seguendo cioè per molti anni abitudini e salute di un gruppo di individui) ne dimostrano i benefici preventivi.
Gli autori del rapporto britannico concludono che ogni aumento di 7 g dell’apporto di fibre si associa a una riduzione del rischio relativo di malattie cardiovascolari del 9%, di eventi coronarici del 9%, di ictus del 7%, di diabete di tipo 2 del 6% e di tumore del colon-retto dell’8%. La segnalazione più recente arriva però da una ricerca presentata durante il Congresso congiunto 2017 dell’American Heart Association/ American Stroke Association.
Confrontando nel tempo (4 anni) due gruppi di soggetti cardiologicamente sani, i primi con una dieta standard, i secondi con un’alimentazione prevalentemente (ma non esclusivamente) vegetale, è emersa una riduzione del rischio di insufficienza cardiaca del 42% nei secondi rispetto ai primi.
Lo studio non ha potuto stabilire un rapporto di causa-effetto tra livelli di consumo di fibre e protezione, ma l’osservazione merita approfondimenti. Se dimostrata, aggiungerebbe un tassello non indifferente ai già dimostrati vantaggi cardiovascolari dell’assunzione di fibre. È probabile, per esempio, che a ridurre il rischio di eventi cardio e cerebrovascolari concorra anche il controllo pressorio.
Nel settembre di quest’anno, infatti, una robusta metanalisi di 43 studi aveva dimostrato che il consumo quotidiano di fibre solubili ad alta viscosità (in particolare beta-glucani di orzo e avena e psillio), in dosi adeguate (la mediana era qui di 8,7 g/die, ma in alcuni studi il consumo quotidiano era pari a 30 g/die) è in grado di contribuire alla riduzione del rischio di ipertensione nei normotesi, ma anche al controllo dei valori pressori negli ipertesi.
L’intreccio dei fattori di rischio tra le aree cardiovascolare e metabolica è notoriamente stretto. Le fibre alimentari entrano in gioco, infatti, anche su sovrappeso/obesità e glicemia/insulinemia, denominatori comuni nelle cardiovasculopatie e nel diabete di tipo 2.
A questo proposito vale la pena di sottolineare la review pubblicata recentemente sull’American Journal of Clinical Nutrition, in cui si rileva la buona prova delle fibre in soggetti sovrappeso o obesi, ma altrimenti sani: in questi soggetti, in assenza di particolari restrizioni caloriche, l’aggiunta di una fibra solubile a bassa viscosità, ma molto fermentabile, come il glucomannano (3 g/die) ha promosso, nell’arco di 3 mesi, una perdita ponderale di 2,5 kg (media rispetto a placebo). È noto che ogni kg perso riduce il rischio di diabete di tipo 2; a fronte di una diminuzione ponderale del 2-5%, la glicemia a digiuno e i livelli di emoglobina glicata migliorano.
Il risultato citato è stato ottenuto con la sola aggiunta di fibre alimentari all’alimentazione: è un’opzione che non segue strettamente le linee guida, che caldeggiano invece il consumo della maggior varietà di alimenti vegetali, per assicurare tutto il panel di fibre disponibili; d’altro canto, l’obesità è associata a un aumento del rischio tale da guardare con favore anche a proposte di supplementazione con fibre, a basso costo e prive di controindicazioni.
Le fibre da cereali, frutta, verdura, legumi e semi sono risultate protettive anche nei confronti della sindrome metabolica. Una metanalisi di studi osservazionali condotti in tutto il mondo, pubblicata su Clinical Nutrition, ha concluso infatti che, al crescere dell’apporto di fibre con l’alimentazione, si riduce anche il rischio di sviluppare sindrome metabolica, in cui sono compresenti obesità viscerale, ipertensione, insulino-resistenza: si va da -15% per 10 g/die di fibre, a -24% per 20 g/die, fino a -27% per 30 g/die. Oltre i 30 g/die, però, l’efficacia non aumenta. Tali dati favorevoli emergono da studi condotti sugli adulti, ma hanno trovato
Le fibre in sintesi
In base alle evidenze attuali, si può affermare che:
- L’aumento dei livelli di assunzione di fibre alimentari totali, fornite soprattutto da cereali e da prodotti integrali, ma anche da frutta e verdura è associato con una riduzione del rischio di malattie cardiovascolari e metaboliche e di tumore del colon retto.
- Le fibre alimentari totali, le fibre da cereali integrali e alcune fibre solubili influenzano la massa fecale e modulano il transito intestinale. Le fibre dei legumi, invece, sembrano influire sul peso delle feci.
- Claim specifici in relazione al benessere intestinale sono stati autorizzati per le fibre da cereali (orzo, avena, frumento, segale), da barbabietola da zucchero e per un particolare prodotto a base di insulina estratta da cicoria, con caratteristiche ben definite.
- I beta-glucani da orzo e avena svolgono un ruolo riconosciuto nel controllo dei livelli colesterolo totale e LDL e, in concentrazioni più elevate riducono la glicemia postprandiale.
- Altre fibre che contribuiscono al mantenimento della colesterolemia sono le pectine e la gomma di guar (a livelli di assunzione ben più elevati) e il glucomannano (che in un’alimentazione ipocalorica contribuisce alla perdita di peso).
- L’assunzione nell’ambito del pasto di pectine e arabinoxilano (prodotto dall’endosperma del frumento) si associa alla riduzione dell’aumento del glucosio ematico post-prandiale.
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Cosa sono i carboidrati
Carboidrati semplici
Carboidrati complessi
I carboidrati sono buoni o cattivi?
Benefici dei carboidrati
Migliori performance fisiche
Crescita muscolare
Riposo ottimale
Tempistiche per l’assunzione di carboidrati
Quali sono le giuste quantità?
Quando diminuire il consumo di carboidrati
Quando aumentare il consumo di carboidrati
Fonti di carboidrati: meglio il cibo o gli integratori?
Destrosio, maltodestrine e mais glutinoso: il top per chi si allena
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