Thc
- La marijuana è una sostanza stupefacente psicoattiva. E' costituita
dalle infiorescenze femminili della pianta della canapa e i suoi
effetti sono dovuti principalmente alla presenza di tetraidrocannabinolo
(Thc). Fumarla priam della fioritura, infatti, non produce effetti
-
Favorisce una distorsione delle capacità recettive; provoca ilarità ed
ebbrezza, espansività e in casi di sostanze particolarmente forti può
distrocere alcune percezioni cognitive; aumenta la sensibilità
sensoriali (gusto, olfatto, udito) e alcune percezioni tattili e visive;
a seconda dei soggetti può favorire loquacità o rilassamento
psicofisico, senso di benessere o subeuforico dell'umore
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-
La marijuana può essere particolarmente pericolosa nell'età
dell'adolescenza. In soggetti che presentano patologie (concalamate o
latenti) quali schizofrenia o psicosi, l'assunzione di Cannabis può
accelerare i sintomi e aggravarne i disagi. Favorendo infatti
un'aplificazione degli stati d'animo, abbassando le difese psicologiche e
accentuando alcune percezioni che possono indurre a stati di ansia o
paranoia, nei giovani con personalità meno strutturate e in presenza
delle patologie sopra indicate il consumo di erba può fungere da
combustibile e rivelare il disagio con rischi anche gravi per la salute
psichica
- L'effetto ha una durata variabile a seconda
della potenza, ma in quasi tutti i casi evapora dopo circa un'ora. La
presenza del Thc nel tessuto adiposo, tuttavia, lascia tracce per
settimane
- La marijuana non è tossica e non è mai stato
possibile stabilirne una dose letale né è stato mai documentato un
singolo caso di morte: come per il tabacco porta nei polmoni sostanze
cancerogene derivanti dalla combustione
- La marijuana non
è da assumere quando si guida o per compiere lavori di precisione o
pericolosi che richiedono attenzione, vigilanza, coordinamento dei
movimenti e prontezza di riflessi. Tuttavia non esistono studi (seri)
che abbiano evidenziato una maggior frequenza di incidenti d'auto in
relazione al suo consumo; al contrario di quanto accade con il molto
legale alcool
- Il Thc ha varie proprietà
farmacologiche. E' un potente vasodilatatore, abbassa la pressione
intraoculare, combatte la nausea e il vomito indotti dai farmaci
chemioterapici antitumorali, riduce la spasticità dei muscoli, ha una
certa azione analgesica e decisi effetti antidolorifici. Viene usata in
molte parti del mondo su pazienti con patologie croniche, di depressione
o in fase terminale per alleviare il dolore e come antiemetico.
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GLI USI TERAPEUTICI DELLA MARIJUANA: GLAUCOMA, PARKINSON, APPETITO, SCLEROSI MULTIPLA, DOLORI REUMATICI, AZIONE ANTITUMORE.
Ecco le patologie in cui si stanno sperimentando i principi attivi contenuti nella marijuana:
Glaucoma: i dati definitivi sull’efficacia di un collirio alla marijuana per la cura del glaucoma saranno presentati a breve nel Congresso nazionale della Società Italiana di Farmacologia. Un gruppo di oculisti dell’università dell’Arizona
ha individuato negli occhi il recettore del tetraidrocannabinolo (Thc),
uno dei principi attivi della canapa. Secondo i ricercatori da questi
recettori dipende la pressione endoculare, il cui aumento è causa di
danni alla retina. La sostanza di base del collirio, la WIN 552122 è un
agonista sintetico del recettore centrale dei cannabinoidi, un
"facilitatore" d’ingresso dei derivati della canapa nella nelle cellule
di origine nervosa e sembra che abbia ottenuto risultati promettenti nei
pazienti refrattari alle terapie convenzionali. Risultati importanti,
visto che solo in un caso su 10 si riesce ad evitare la cecità per
neuropatia ottica. Secondo gli stessi ricercatori che hanno individuato i
recettori CB1 nella retina, nell’iride e nei corpi ciliari,
l’ipertensione intraoculare degli 8 pazienti glaucomatosi resistenti ad
altre terapie è scesa del 15 per cento e del 23 per cento a mezz’ora
dall’applicazione dei colliri contenenti, rispettivamente, 25 o 50
milionesimi di grammo di principio attivo. «Questi dati», commenta
Gennaro Schettini, presidente del congresso nazionale della Società
Italiana di Farmacologia, «confermano un coinvolgimento diretto dei
recettori cellulari per i cannabinoidi nella regolazione della pressione
intraoculare e rafforzano le possibili proprietà antiglaucoma della
marijuana, suggerendo ulteriori approfondimenti anche in Italia sia
farmacologici che clinici».
Parkinson: studi in corso suggeriscono che gli
endocannabinoidi, le sostanze prodotte all’interno dei centri nervosi
coinvolti nel Parkinson siano tre volte superiori a quelli riscontrati
in ogni altra regione del cervello e possano avere un ruolo nel
controllo del movimento volontario e nei disturbi del movimento
correlati al morbo. Alcuni risultati sugli animali, mostrano che
l’azione degli endocannabinoidi potrebbe essere utile nel trattamento
del Parkinson.
Fertilità: alla marijuana sembrano sensibili anche gli spermatozoi. Alcuni scienziati dell’Università del Buffalo (Usa),
hanno scoperto un sistema di segnalazione cellulare, presente negli
spermatozoi, che utilizza come messaggeri alcuni cannabinoidi tra cui il
Thc. Questo potrebbe stimolare la mobilità degli spermatozoi e
facilitare la fecondazione. Gli stessi autori dello studio, però,
avvertono che, nonostante una migliore comprensione di questi meccanismi
può permettere di sviluppare nuovi farmaci, l’abuso della marijuana può
mettere in pericolo la fertilità sovraccaricando il naturale sistema di
regolazione dello sperma.
Appetito: speranze e delusioni rispetto alla
capacità di trattare con la marijuana i disturbi dell’appetito nei
malati di cancro e di Aids arrivano proprio dalla California. Se al
Congresso internazionale sull’Aids di Durban uno studio presentato da
Donald Abrams dell’Università di San Francisco aveva mostrato
che i pazienti in terapia con inibitori della proteasi che fumavano
marijuana, o la assumevano per via orale, guadagnavano in media due Kg
in più rispetto a quelli trattati con il placebo, gli oncologi
californiani per i malati di cancro non sono arrivati alle stesse
conclusioni. Sempre da San Francisco, infatti, un gruppo di ricercatori
sperava di stimolare l’appetito nei malati di tumore in fase avanzata
con il dronabinolo, un derivato della canapa, i pazienti trattati con il
farmaco tradizionale contro l’anoressia, il megestrolo. Risultato: nel
73 per cento dei casi i pazienti trattati con la terapia tradizionale
hanno avuto un aumento dell’appetito, quelli trattati con il dronabinolo
solo il 47 per cento.
Sclerosi multipla: dal British Medical Journal si
apprende che è partito in Inghilterra uno studio sugli effetti dei
cannabinoidi in 20 casi di sclerosi multipla. I pazienti sono divisi in
tre gruppi. Uno prende un estratto naturale di cannabis, l’altro un Thc
sintetico, e il terzo un placebo. Lo studio che durerà tre anni, sarà
allargato a circa seicento pazienti in diversi centri. Intanto
dovrebbero giungere nei prossimi mesi i risultati di uno studio analogo
per testare l’efficacia dell’estratto di cannabis contro gli spasmi.
Dolori reumatici: in California, secondo un’inchiesta condotta su 1.000 consumatori americani, riportata da Arthritis Today,
la marijuana è stata utilizzata per l’artrite o altre malattie
reumatiche. A Parigi uno studio clinico di Fase I ha concluso che un
derivato sintetico del Thc allevia il dolore e riduce l’infiammazione
senza effetti psichici rilevanti.
Azione antitumorale: da Nature Medecine
sono arrivate notizie sulle proprietà antitumorali dei cannabinoidi.
Secondo uno studio condotto da ricercatori spagnoli comparso sulla
prestigiosa rivista il Thc, induce, nei topi, una notevole regressione
del glioma maligno, un tumore cerebrale che uccide molto velocemente. I
ricercatori hanno osservato 45 animali nei quali era stato indotto
questo cancro. Un terzo era trattato con Thc continuamente iniettato nel
sito tumorale, un altro terzo con un altro cannabinoide e i rimanenti
non trattati. Dopo 18 giorni i topi non curati sono morti, mentre in
entrambi i gruppi trattati con cannabinoidi il tumore era distrutto
oppure la vita si era prolungata di diverse settimane. Secondo gli
studiosi questi risultati autorizzano ad intensificare le ricerche. (Fonte: Salute di Repubblica; Autore: Mirella Taranto)
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