Alcuni disordini autoimmuni sono stati associati a tromboembolismo venoso.
Uno studio ha valutato se esiste un’associazione tra malattie autoimmuni e rischio di embolia polmonare.
Sono stati seguiti per embolia polmonare tutti gli individui svedesi senza precedente ricovero in ospedale per tromboembolismo venoso e con diagnosi primaria o secondaria di un disturbo autoimmune nel periodo 1964-2008.
Sono stati ottenuti i dati dal database MigMed2. La popolazione di riferimento era la popolazione svedese totale.
Sono stati calcolati i rapporti standardizzati di incidenza ( SIR ) per embolia polmonare, aggiustati per variabili individuali, inclusi età e sesso.
Nello studio, 535.538 individui sono stati ammessi in ospedale a causa di una malattia autoimmune.
Il rischio generale di embolia polmonare nel primo anno dopo il ricovero per malattia autoimmune è stato pari a 6.38.
Tutte le 33 malattie autoimmuni sono risultate associate a un aumento significativo nel rischio di embolia polmonare durante il primo anno dopo l’ammissione in ospedale.
Tuttavia, alcune hanno mostrato un rischio particolarmente alto: porpora trombocitopenica immune ( 10.79 ), poliarterite nodosa ( 13.26 ), polimiosite o dermatomiosite ( 16.44 ) e lupus eritematoso sistemico ( 10.23 ).
Il rischio generale è diminuito nel tempo, da 1.53 a 1-5 anni, a 1.15 a 5-10 anni e a 1.04 a 10 e più anni.
Il rischio è risultato aumentato in entrambi i sessi e in tutti i gruppi di età.
In conclusione, le malattie autoimmuni sono risultate associate a un alto rischio di embolia polmonare nel primo anno dopo l’ammissione in ospedale.
Tali risultati suggeriscono che queste malattie in generale dovrebbero essere valutate come disturbi di ipercoagulabilità. ( Xagena2012 )
Zöller B et al, Lancet. 2012; 379: 244-249
Emo2012
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