STUDIOSO ITALIANO DIMOSTRA LEGAME TRA STRESS E IMMUNITÀ
ROMA - Il patologo Pietro Muretto, dell'ospedale San Salvatore di Pesaro, ha dimostrato per la prima volta il legame che esiste fra il sistema nervoso e le difese immunitarie. I risultati della sua ricerca, pubblicata sull'International Journal of Surgical Pathology, danno un'evidenza scientifica a quella che sinora era un'ipotesi della medicina psicosomatica. Il sistema nervoso e quello immunitario sono collegati dalle cellule di Langerhans o cellule dendritiche, che non nascono come si riteneva nel midollo osseo ma nella struttura dell'embrione dalla quale si forma una parte del sistema nervoso periferico, chiamata cresta neurale. (Agr)
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Ammalarsi dipende molto da noi - By dott. Bottaccioli (medico) II modello medico-sanitario dominante è vecchio e superato e non è in grado di spiegare le connessioni tra psiche, sistema nervoso, sistema endocrino e sistema immunitario
C'è una rivoluzione in corso d'opera nelle scienze biomediche. Essa è il prodotto di altrettante rivoluzioni all'interno di discipline tradizionalmente separate: la neurofisiologia, l'immunologia, l'endocrinologia. La PsicoNeuroEndocrino Immunologia - che potremmo siglare per brevità PNEI - è il prodotto di questi cambiamenti e, a sua volta, imprime un'accelerazione nel ritmo e nella qualità del cambiamento in corso nelle singole discipline, a soprattutto essa reclama con forza una radicale modificazione del modello medico dominante, un modello vecchio, scadente nella pratica clinica e ormai d'impaccio allo sviluppo della ricerca scientifica.
Quali sono le idee portanti del vecchio modello che la PNEI mette in discussione ? Provo a riassumerle. Il cervello umano è simile a un computer, una stazione di comando centrale che conosce l'esterno leggendolo come un calcolatore legge un nastro magnetico e governa l'interno tramite gli ordini impartiti dall'alto al basso attraverso la rete nervosa. Il cervello è il reparto speciale e inaccessibile dell'organismo, i suoi codici e i suoi componenti sono unici e non rintracciabili in nessun altro organo. A loro volta, le difese immunitarie sono di tipo meccanico e automatico: l'anticorpo blocca l'antigene neutralizzandolo. Gli ormoni sono un sistema di bioregolazione automatica, la loro influenza sulle malattie comuni è praticamente nulla: essi interessano la diagnosi in quei rari casi di grave squilibrio endocrino che si presentano all'osservazione clinica.
Le neuroscienze e la PNEI invece dimostrano che il cervello, pur essendo ovviamente la sede delle funzioni intellettive umane, non solo non è paragonabile a un calcolatore nel suo modo di leggere la realtà esterna, ma è, al tempo stesso e a tutti gli effetti, una grande ghiandola endocrina, recuperando così una geniale intuizione dell'antica medicina occidentale ("il cervello è una ghiandola, come una mammella", Ippocrate) e orientale ("il cervello è il lago del midollo", medicina tradizionale cinese).
Così, il sistema immunitario può essere definito un vero e proprio organo di senso, l'occhio interno, organizzato in network per sorvegliare sia l'esterno sia l'interno.
In questa nuova concezione le ghiandole endocrine non sono dei semplici 'termostati' , ma costituiscono un sistema strutturato a più vie che, in collaborazione con i sistemi nervoso e immunitario, mette in atto le reazioni vitali di adattamento dell'organismo ai cambiamenti che provengono dall'esterno.
E le reazioni vitali nell'organismo umano includono funzioni cognitive cui partecipano organi e molecole di origine non nervosa: per esempio è ormai accertata la partecipazione di alcuni ormoni alla costruzione della memoria. Infine e quindi: la comunicazione all'interno dell'organismo non è di tipo gerarchico, ma bidirezionale e diffuso. D'altra parte senza queste nuove idee non sarebbe possibile spiegare e inquadrare risultati della ricerca altrimenti confusi e contraddittori.
In sostanza nei laboratori di ricerca e nelle università più avanzate del mondo si è dimostrato in modo chiaro che il cervello - e quindi anche la nostra volontà - è in grado di influenzare il sistema immunitario e che a sua volta, fatto ancor più sorprendente, quest'ultimo fa sentire i suoi effetti sul cervello. Sono state decifrate anche le “parole” di questo dialogo interno al nostro corpo: si tratta di piccole molecole, dette “neuropeptidi” , che vengono rilasciate e captate sia dalle cellule nervose sia da quelle immunitarie ed endocrine. La portata di questa rivoluzione non sta solo nel rappresentare un punto di incontro tra le ricerche della medicina organica e quelle della psicosomatica, ma nell'interpretare in modo nuovo vecchie malattie - infettive, cardiache, infiammatorie, metaboliche, tumorali - e nel suggerire più appropriate terapie, visto che le dinamiche del loro nascere e svilupparsi non sono più quelle che si sono fino ad oggi ritenute valide.
Stress emozionale e malattie infettive Spesso il virus ci assale se noi glielo permettiamo. Questi i risultati delle ultime ricerche scientifiche che dovranno rivoluzionare l'interpretazione di malattie infettive e vaccini !
Gli studi sulle relazioni tra stress e malattie, infettive in particolare, iniziano negli anni Cinquanta e alternano esperienze su animali (topi per lo più) ed esseri umani.
Un esempio: i cadetti di West Point Stanislaw Kasl, della Yale University nel New Haven, Connecticut, sul finire degli anni Settanta realizzò uno studio di ampie dimensioni per verificare l'incidenza dello stress sulle malattie infettive. Il terreno era privilegiato: la elitaria accademia militare di West Point. Un luogo in cui lo stress si mangia a colazione, nel quale la particolare stupidità della disciplina militare si somma alle aspettative di carriera che nutrono giovani e famiglie, così come ci hanno raccontato decine di film americani. Vennero reclutati circa 1400 cadetti appena entrati in accademia. All'analisi del sangue si vide, come è nella norma, che circa i due terzi mostravano anticorpi contro il virus Epstein V Barr. Occorre considerare che la maggior parte degli esseri umani presenta questo virus senza ammalarsi, il quale però, in determinate circostanze, può provocare una febbre con ingrossamento delle ghiandole linfatiche conosciuta come “mononucleosi infettiva”.
info da Achille Daga
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