Più tempo a disposizione per il trattamento dell'ictus. Una novità scientifica di cui si è discusso al congresso dell'European Stroke Organisation (ESO) di Milano (22-24 maggio). In alcuni casi infatti la terapia trombolitica può essere somministrata fino a 9 ore dopo la comparsa dei sintomi dell'ictus, mentre oggi si interviene entro 4,5 ore con farmaco trombolitico o entro 6 con trombectomia meccanica al fine di aumentare le possibilità di recupero e limitare le conseguenze disabilitanti causate dall'ictus cerebrale. «L'efficacia della terapia dipende dal tempo. È stato dimostrato che la mortalità, il rischio di emorragie intracraniche e le disabilità permanenti diminuiscono in maniera significativa ogni 15 minuti giocati in anticipo sull'ictus» conferma Danilo Toni, del Policlinico Umberto I di Roma. Nel corso del congresso si è posta l'attenzione sui 7 campi inseriti nel Piano di Azione per l'Ictus in Europa 2018-2030: prevenzione primaria, organizzazione dei servizi, gestione dell'ictus acuto, prevenzione secondaria con follow-up organizzato, riabilitazione, valutazione degli esiti e della qualità dei servizi, la vita dopo l'ictus. Si stima che nell'Unione Europea ci sarà un aumento del 34% del numero totale di eventi cerebrovascolari acuti entro il 2035. In Italia, l'ictus colpisce circa 150.000 persone e le donne sono le più colpite, soprattutto in caso di diabete o di presenza di fattori di rischio, come il fumo. Si calcola che una donna su 5 avrà un ictus nel corso della vita, mentre per gli uomini la proporzione è di uno su sei. Disuguaglianza di genere che si conferma per quanto riguarda l'accesso alle cure, la dimensione organizzativa nel post-ictus, ma anche nell'ambito lavorativo, peggiorando in caso di carriera accademica. Quest'ultimo è un argomento molto sentito dall'Osservatorio Ictus Italia, ma anche dall'ESO che nel 2014 ha eletto la prima Presidente donna della sua storia, Valeria Caso dell'Ospedale Misericordia di Perugia, la quale ha fatto sì che la percentuale di donne aderenti alla società aumentasse dal 31% nel 2014 al 40% nel 2017. Alla luce di tutto questo, è fondamentale fare in modo che ci siano informazioni sull'ictus specifiche per le donne in merito a prevenzione, fattori di rischio modificabili e cure, ma anche che si portino avanti tutte le azioni volte a sensibilizzare la popolazione. «Riteniamo necessario favorire una maggiore consapevolezza sulle problematiche legate all'ictus a livello istituzionale, sanitario-assistenziale, scientifico-accademico e sociale, in particolare sulle modalità di prevenzione e di cura di questa devastante malattia» dichiara Nicoletta Reale, Presidente di A.L.I.Ce. Italia Onlus.
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02/07/19
Ictus, le ultime novità terapeutiche e il piano d'azione europeo
Più tempo a disposizione per il trattamento dell'ictus. Una novità scientifica di cui si è discusso al congresso dell'European Stroke Organisation (ESO) di Milano (22-24 maggio). In alcuni casi infatti la terapia trombolitica può essere somministrata fino a 9 ore dopo la comparsa dei sintomi dell'ictus, mentre oggi si interviene entro 4,5 ore con farmaco trombolitico o entro 6 con trombectomia meccanica al fine di aumentare le possibilità di recupero e limitare le conseguenze disabilitanti causate dall'ictus cerebrale. «L'efficacia della terapia dipende dal tempo. È stato dimostrato che la mortalità, il rischio di emorragie intracraniche e le disabilità permanenti diminuiscono in maniera significativa ogni 15 minuti giocati in anticipo sull'ictus» conferma Danilo Toni, del Policlinico Umberto I di Roma. Nel corso del congresso si è posta l'attenzione sui 7 campi inseriti nel Piano di Azione per l'Ictus in Europa 2018-2030: prevenzione primaria, organizzazione dei servizi, gestione dell'ictus acuto, prevenzione secondaria con follow-up organizzato, riabilitazione, valutazione degli esiti e della qualità dei servizi, la vita dopo l'ictus. Si stima che nell'Unione Europea ci sarà un aumento del 34% del numero totale di eventi cerebrovascolari acuti entro il 2035. In Italia, l'ictus colpisce circa 150.000 persone e le donne sono le più colpite, soprattutto in caso di diabete o di presenza di fattori di rischio, come il fumo. Si calcola che una donna su 5 avrà un ictus nel corso della vita, mentre per gli uomini la proporzione è di uno su sei. Disuguaglianza di genere che si conferma per quanto riguarda l'accesso alle cure, la dimensione organizzativa nel post-ictus, ma anche nell'ambito lavorativo, peggiorando in caso di carriera accademica. Quest'ultimo è un argomento molto sentito dall'Osservatorio Ictus Italia, ma anche dall'ESO che nel 2014 ha eletto la prima Presidente donna della sua storia, Valeria Caso dell'Ospedale Misericordia di Perugia, la quale ha fatto sì che la percentuale di donne aderenti alla società aumentasse dal 31% nel 2014 al 40% nel 2017. Alla luce di tutto questo, è fondamentale fare in modo che ci siano informazioni sull'ictus specifiche per le donne in merito a prevenzione, fattori di rischio modificabili e cure, ma anche che si portino avanti tutte le azioni volte a sensibilizzare la popolazione. «Riteniamo necessario favorire una maggiore consapevolezza sulle problematiche legate all'ictus a livello istituzionale, sanitario-assistenziale, scientifico-accademico e sociale, in particolare sulle modalità di prevenzione e di cura di questa devastante malattia» dichiara Nicoletta Reale, Presidente di A.L.I.Ce. Italia Onlus.
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