SICILIA - Diagnosi e trattamento-Agg.to al 24/6/2012
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LISTA NON UFFICIALE
Le informazioni relative ai Centri Privati vengono riportate così
come rilevate da comunicazioni web o come riportate dai pazienti.
Non ci assumiamo alcuna responsabilità sulla loro esattezza.
CATANIA - dott. Giuseppe Cacciaguerra, c/o Ospedale Cannizzaro. Diagnosi e Intervento via SSN.
Il dott. Giuseppe Cacciaguerra ha frequentato il corso di ECD a
Ferrara. Per appuntamenti: 095 7263342 (dal lun al ven 11-13). Le
prestazioni vengono effettuate esclusivamente in SSN. Il Cannizzaro è
uno dei Centri, che parteciperà alla sperimentazione Zamboni (Brave Dreams).
CATANIA - dott. Vincenzo Monaca, c/o Ospedale Ferrarotto. (Ha fatto il corso a Ferrara a settembre). Diagnosi e intervento via SSN.
Per appuntamenti: 095 7435949 (dal lun al ven 10-12); in altri
orari: Capo-sala 095-7436131. Le prestazioni vengono effettuate sia in
SSN che in Intramoenia (ECD=150€). I tempi di attesa per l'ECD sono
diversi, a seconda che la prestazione venga effettuata in SSN o in
Intramoenia.
CATANIA - prof. Pierfrancesco Veroux, Direttore del Centro Trapianti e Chirurgia Vascolare del Policlinico Universitario. Diagnosi in Intramoenia (150€) e intervento via SSN (è possibile optare per prestazione intramoenia). Per appuntamenti: 095 3782946. Il Prof. effettua eventuali interventi solo dopo ECD effettuato nella sua struttura. Il Policlinico è uno dei Centri, che parteciperà alla sperimentazione Zamboni (Brave Dreams).
CATANIA prof. Marco Magnano Radiologia
interventistica CCMC. Diagnosi ecocolordoppler a 100 € senza lista di
attesa. Intervento a pagamento a 3500 euro senza lista di attesa.
Telefono 095 495147 o al numero verde 800144981
Chi ha un EDSS non superiore a 4, può contattare la nostra Associazione,
mediante email associazione.ccsvi@gmail.com
5 X 1000 AIC - CF. 90046330875
Le informazioni qui riportate Hanno solo un fine illustrativo: NON costituiscono e NON provengono né da prescrizione né da consiglio medico, rivolgersi SEMPRE e comunque al PROPRIO MEDICO NB: L'ADMI ritiene i propri lettori persone ragionevoli e dotate di senso della misura. I vostri commenti VERRANNO INSERITI dopo controllo, in caso Si riserva la facoltà di cancellare commenti di CATTIVO GUSTO e/o OFFENSIVI
CONTATORE PERSONE
26/06/12
25/06/12
Una nuova speranza per i circa 60.000 italiani affetti da sclerosi multipla
Grazie al metodo del professor Paolo Zamboni, cresce la speranza negli ammalati di sclerosi multipla affetti da CCSVI.
Una nuova speranza per i circa 60.000 italiani affetti da sclerosi multipla arriva dalla ricerca e dalla scoperta, effettuata dal professor Paolo Zamboni dell’Università di Ferrara, della relazione esistente tra la sclerosi multipla ed un’altra patologia cardiovascolare, l’insufficienza venosa cronica cerebrospinale, nota con la sigla CCSVI.Tra i medici campani specializzatisi nella diagnosi della CCSVI c’è un giovane professionista di origini sannite, Alessandro Rosa, che nel suo centro medico di Benevento (in viale Mellusi, 134 – recapiti telefonici: 339.3586815 – 380.4374658) accoglie ogni giorno numerosi pazienti provenienti da tutta Italia pronti a sottoporsi agli esami diagnostici per misurare il livello di insufficienza venosa cronica cerebrospinale ed eventualmente sottoporsi all’intervento chirurgico con il quale è possibile ridurre tale patologia.
Il dottor Rosa ha studiato a fondo il Metodo Zamboni ed è convinto che possa rappresentare più di una speranza per le migliaia di persone affette da sclerosi multipla.
Ha attrezzato il suo studio medico a Benevento con l’Esaote Mylab Vinco, l’apparecchiatura attraverso la quale si può diagnosticare la malattia e, dopo aver effettuato un corso di specializzazione ed aggiornamento presso l’Università di Ferrara, ha già iniziato ad operare numerosi pazienti a Napoli.
CONTINUA A LEGGERE L'ARTICOLO QUI:
http://www.agendaonline.it/news/8958/la-diagnosi-ccsvi-nella-sclerosi-multipla-ed-il-metodo-zamboni/
24/06/12
Un solo obiettivo comune...SCONFIGGERE la CCSVI
IO CREDO che una convergenza
su un obiettivo comune sia IMPORTANTE,
violare le divisioni,
credo che una CASA COMUNE con un OBIETTIVO COMUNE
sia una strategia valida.
Un solo obiettivo comune...SCONFIGGERE la CCSVI
e FERMARE la SCLEROSI MULTIPLA.
by S.A.M.
su un obiettivo comune sia IMPORTANTE,
violare le divisioni,
credo che una CASA COMUNE con un OBIETTIVO COMUNE
sia una strategia valida.
Un solo obiettivo comune...SCONFIGGERE la CCSVI
e FERMARE la SCLEROSI MULTIPLA.
by S.A.M.
Il Testo dell' Intervento di Maurizio Scibilia All' Incontro AIC del 4 Marzo 2012
DA: www.ccsviitalia.org/incontro_4_marzo_maurizio.html
info di : Il Testo dell' Intervento di Maurizio Scibilia All' Incontro AIC del 4 Marzo 2012
pg 1
La SM mi è stata diagnosticata l’1 Settembre del 2009, al
Policlinico Gemelli di Roma, dall’equipe della professoressa
Batocchi, 19 giorni prima che compissi 40 anni e 7 giorni prima
che il professor Zamboni annunciasse al mondo la propria
scoperta. Mi è parso subito chiaro cosa fosse preferibile tra un
guasto del mio sistema immunitario inguaribile e una
spiegazione per quel guasto (che guasto quindi non era più)
che tra le altre cose era in qualche modo curabile. Questo solo
per dire che la scelta di campo tra CCSVI e SM è una scelta di
pancia prima che di testa, o almeno lo è stata per me.
Cosicché, quando al termine del protocollo di esami previsto
in situazioni del genere, circa a metà Novembre, la neurologa
mi suggerì di iniziare un trattamento a base di Copaxone
(nonostante uno degli effetti collaterali del Copaxone fossero
le vertigini e il mio primo e principale sintomo era stato ed era
proprio uno stato vertiginoso), io risposi: no, grazie.
Io risposi “no, grazie”, perché c’è questa nuova faccenda della
CCSVI, e vorrei sapere se davvero le vene del mio collo hanno
qualcosa che non va, prima di iniziare a bombardare il sistema
immunitario. Volevo sapere se era davvero lui il responsabile
della mia malattia o meno e, anche a distanza di tempo, mi
pare si trattasse di una legittima curiosità. Lei mi guardò e mi
rispose, e non posso negare che la risposta che mi ha dato ha
marcato in maniera forse irreparabile il mio rapporto
fiduciario con lei e probabilmente con tutta la categoria dei
neurologi, mi rispose dicevo: mah, io non ci credo.
pg 2 **
Aggiunse anche qualcosa sul fatto che le bande oligoclonali
mostravano chiaramente come vi fosse una risposta
immunitaria e bla bla bla, ma devo ammettere che da
quell’istante in poi io sostanzialmente non la stavo ascoltando
più; e non la stavo ascoltando più per due ragioni. La prima
ragione era che non le avevo chiesto un’opinione basata sulla
fede: trovavo che il crederci, o il non crederci, fosse del tutto
irrilevante. La seconda ragione era che quella dottoressa, il cui
studio era pieno di persone affette da quella terribile malattia,
che in qualche maniera costituiva il referente principale e
unico di tutti loro, che quindi aveva un mandato “morale” nei
confronti di quelle giovani (e meno giovani) persone
sofferenti, ne sapeva meno di me, che non ero certamente un
esperto di CCSVI. Non aveva avuto nemmeno un po’ di
curiosità, e questo mi aveva trasmesso una sensazione di
profonda sciatteria. Me ne sono andato da quel posto
promettendole che le avrei fatto sapere non appena avessi
avuto modo di verificare lo stato delle mie vene, ma
promettendo a me stesso che non ci sarei più tornato, e di
fatto, col senno del poi, tenendo fede solo alla seconda, di
promessa.
A Dicembre del 2009, pochi giorni prima di Natale, ho avuto il
modo e la fortuna di ricevere il mio primo ECD, a Ferrara,
durante una dimostrazione sull’uso dell’apparecchio ESAOTE
che il professor Zamboni effettuava a beneficio di alcuni
giovani medici dell’equipe del prof. Centonze del Tor Vergata
pg3**
di Roma (segnatevi questo nome). In quella circostanza
appresi un paio di cose.
La prima, che l’ECD è un esame operatore-dipendente. Quei
medici giocherellarono con l’apparecchio e col mio collo per
tre quarti d’ora circa, senza cavarne alcuna risposta certa, fino
al momento nel quale il professor Zamboni entrò in quella
stanza, e in non più di un paio di minuti, senza che nemmeno
lo maneggiasse lui l’apparecchio, io ebbi la mia diagnosi.
La seconda cosa che appresi, e che mi fece felice, era che la
CCSVI io ce l’avevo. Il professore vide una restrizione a sinistra
e un deflusso a carico dei collaterali per una dinamica che non
esitò a definire “mostruosa” a destra, che, come ebbi modo di
scoprire in flebografia mesi dopo, è stato probabilmente
quello che mi ha protetto da danni peggiori.
A Gennaio ho ripetuto l’esame a Roma, al Tor Vergata, con i
medici che mi avevano già visionato a Ferrara, con esiti simili,
ovvero continuando loro a capirci poco e niente.
A Luglio invece l’ho effettuato al Cannizzaro, dal Dottor
Cacciaguerra qui presente, che mi confermò la diagnosi di
Zamboni, comunicandomi al contempo il fatto che aveva
messo su un’equipe e che aveva intenzione di effettuare
qualche PTA, suggerendomi di parlare con il Dottor Patanè,
radiologo interventista che mi avrebbe potuto dare
delucidazioni sulla procedura in questione. Il Dottor Patanè mi
confermò che quell’intervento non era nulla di rivoluzionario
pg 4 **
per loro, che ne avevano già effettuati, nello specifico, se non
ricordo male, su pazienti dializzati; quindi dopo qualche giorno
di riflessione decisi di procedere; il 17 Agosto 2010 mi
ricoverai ed il 18 effettuai la mia prima PTA.
Sugli effetti dell’intervento oramai c’è un’ampia casistica, e
l’unica cosa che io posso fare è di confermare che non è un
problema di effetto placebo, che alcune cose cambiano, e
radicalmente, si spera per sempre. Al di là della scomparsa
della cosiddetta “brain fog”, della notevole diminuzione per
non dire scomparsa anche in questo caso della stanchezza, nel
mio caso specifico del migliorato equilibrio, dell’azzeramento
delle vertigini, dei mutamenti per quello che riguarda umore e
lucidità mentale, che anche persone che non sanno della tua
malattia sono in grado di vedere, c’è più in generale il fatto
che stai riscontrando il primo miglioramento dopo anni di
sostanziali peggioramenti.
Ho ripetuto la procedura una seconda volta, a Luglio del 2011,
causa una valvola sfuggita alla prima flebografia, che bloccava
il deflusso a sinistra. Attualmente le mie vene sono aperte (e si
spera lo rimangano).
Mentre noi ci troviamo per parlare di queste cose, e di altre
molto più dotte e mediche, c’è un pezzo di mondo, un
segmento “malato” di questa malattia, immerso negli umori
tossici di questo destino del quale paiono non volersi scrollare,
che si divide tra tre interessanti quando non esoteriche, teorie
sulla CCSVI e sul suo rapporto con la SM.
pg 5**
La prima teoria è quella che io definisco “negazionista”, che ha
come padre spirituale il mitico professor Baracchini di Padova
(vera e propria icona rock di ogni socio AISM che si rispetti), e
come padre putativo il professor Comi del San Raffaele di
Milano. La teoria, in sé, nega in prima battuta la stessa
esistenza della CCSVI (quindi agendo a un livello che
potremmo definire “ontologico”), poi mettendo in dubbio la
sua correlazione con la SM. Abbiamo da poco avuto modo di
sapere, mi pare proprio per bocca del professor Comi, di come
lo studio COSMO abbia scoperto (sta scoprendo sarebbe il
caso di dire, dato che la sperimentazione è ancora in essere)
che tale correlazione è circa del 10%; quindi, parole sue, non
c’è correlazione. Ora chiunque ha studiato un po’ di
matematica sa che un 10% di correlazione è comunque
correlazione. Che se anche una sola persona su 10 tra i malati
di SM soffrisse di quell’altra patologia varrebbe di certo la
pena di scoprire chi siano e di verificare quali siano gli effetti
dell’apertura delle loro vene sulla loro SM. Tanto per dirne
una, un ciclo di chemio, di quelli che come si dice salva la vita,
può spostare di un 6% circa la probabilità di una recidiva, ma
nessun medico vi dirà mai che non serve a niente.
E comunque noi sappiamo che non è del 10% la correlazione
tra CCSVI e SM. I dati, provenienti da tutto il mondo, narrano
di un’altra storia.
La seconda teoria, persino più suggestiva è quella che io
chiamo dell’ “uovo e la gallina”, ovvero che ammette
pg 6**
l’esistenza della CCSVI e anche la sua correlazione con la SM,
ma la vede come conseguenza, e non tra le cause, della SM.
Addirittura il prof. Centonze arriva a dire qualcosa in più:
ovvero che probabilmente la CCSVI, questa pletora di
malformazioni, torsioni, valvole piazzate dove non ci
dovrebbero stare, vene sottili come capelli, sia una
“protezione” messa in atto dal nostro organismo, chissà come,
contro la SM, che il nostro organismo, ripeto chissà come,
invece di cercare di limitare i cadaveri che il sistema
immunitario sta ammonticchiando sul terreno dell’encefalo si
mette a bloccare, o comunque rallentare in modo consistente,
il deflusso del sangue esausto, carico di sostanze cataboliche,
che come si sa è un vero toccasana per il nostro cervello. in
sostanza secondo Centonze la CCSVI è una benedizione che
ogni malato di SM dovrebbe guardarsi bene dal rimuovere,
una sorta di ultima barriera contro le devastazioni della
malattia, una protezione della quale sarebbe il caso che non
facessimo a meno. Geniale!
La terza teoria, che a pensarci bene, non è nemmeno una
teoria ma il buon vecchio “babau”, chiede con fare mellifluo:
davvero sicuro di volere aprire le tue vene? C’è stato il morto.
Punto, non dicono altro. Il morto è l’ultima barriera per
cercare di convincere i malati a non operarsi e a scoprire che
una semplice operazione vi farà comunque stare meglio di
costosissimi farmaci.
pg 7 **
Chi se ne sarà fregato di queste voci, e sarà tra i fortunati che
hanno superato la vigilanza di questo Cerbero messo a guardia
degli interessi delle multinazionali del farmaco, scoprirà che la
CCSVI è semplicemente una risposta, dettata dalla capacità di
un medico colpito negli affetti e desideroso di recare un
qualche conforto alla persona a lui più cara, precipitata
nell’assenza di risposte. Non spiega tutto, ma suona
abbastanza convincente da guardare con un certo sospetto
farmaci sulla cui efficacia è lecito nutrire qualche dubbio.
Perché da che mondo e mondo, il 33% di efficacia di un
farmaco, significa che quel farmaco ne cura uno su tre, non
che blocca una recidiva su tre (e non puoi nemmeno sapere
quale), come se questo fosse ciò che i malati chiedono. Non
fingo di ignorare gli studi che dimostrano come la malattia
proceda alla stessa maniera, e con lo stesso ritmo, interferone
o non interferone.
Se si trattasse di un banale raffreddore, lo comprereste un
medicinale che blocca uno starnuto su tre in cambio di un
bombardamento al sistema immunitario?
Io non so dire quanto la PTA risolva. C’è stato un accumulo di
sostanze di scarto nel mio cervello e mi piacerebbe rilevarne
l’ammontare. Mi piacerebbe che si parli seriamente di una
chelazione in grado di attraversare la barriera ematoencefalica
e adorerei se qualcuno iniziasse a fornire delle risposte su
come si possano curare i danni lasciati dalla malattia. Queste
sono le “risposte” che vorrei sentire, e con me immagino molti
pg 8 **
altri malati. Questo è il dibattito cui mi piacerebbe di assistere.
Questa è la Medicina della quale mi piacerebbe tornare a
fidarmi. E invece ci tocca udire i Centonze, e i Comi, e le loro
panzane, mentre la malattia procede nel suo percorso di
sofferenza e disabilità.
Mi piacerebbero tutte queste risposte ma non posso averle,
perché la Medicina ufficiale si è arroccata in questa battaglia
di retroguardia indifferente a quanto capita nel mondo reale.
Dalle tesi di Copernico abbiamo dovuto attendere quasi un
secolo e mezzo prima di sapere, ufficialmente, tramite
Newton, che era la terra a girare intorno al sole e non il vice
versa. La brutta notizia è che un secolo e mezzo noi,
purtroppo, non ce l’abbiamo. Quella buona è che oggi, grazie a
internet, possiamo stravolgere le nostre idee e quelle degli
altri in un tempo incredibilmente minore.
Che possiamo cambiare questa dannata malattia, prima che
questa malattia cambi noi!
di Maurizio Scibilia
POI RICORDO A TUTTI VOI CHE la pta NON DA IL MIRACOLO..
importante:
volevo dirvi...come mio pensiero personale...
che: nella prima pta...i miglioramenti si hanno magari piu' velocemente di una 2' pta di una 3' pta..
questo e' un mio punto di vista.. NON CHE IO ABBIA FATTO MULTIPLE PTA..ma da un dato di fatto...di molti di voi...e dei vostri racconti..
comunque ..
DOPO QUALSIASI PTA <BISOGNA FARE LA FISIOTERAPIA IN TEMPI RISTRETTI>,
nel senso..non bisogna aspettare tempi lunghi per far la fisioterapia..ma prima si fa meglio e' per migliorare ancora di piu' la nostra qualita' della vita..e bisogna metterci <IMPEGNO..>
POI RICORDO A TUTTI VOI CHE la pta NON DA IL MIRACOLO..
MA E' UN TRATTAMENTO
---E BISOGNA AVERE 'PAZIENZA' --- che i miglioramenti anche se piccoli o grandi verranno..
poi ci sono persone che hanno da subito i miglioramenti..e altre che con il tempo....
QUESTO PENSO CHE QUALSIASI MEDICO VI ABBIA INFORMATO...SU QUESTE COSE......ma bisogna ascoltarli..... come LORO DEVONO ASCOLTARE LE NOSTRE ESIGENZE, LE NOSTRE PAURE, LE NOSTRE SPERANZE, I NOSTRI PIANTI, E LE NOSTRE GIOIE..
***
VI RICORDO SOLAMENTE ...CHE QS E' LA STRADA GIUSTA..MA BISOGNA ANDARE DA MEDICI PROFESSIONISTI <NON DAL PRIMO CHE CI CAPITA> E RIPETO BISOGNA AVERE PAZIENZA...E TANTA SERENITA'....
forse oggi non ho saputo spiegarmi al meglio...MA QS E' IL NESSO.
BUONA GIORNATA A TUTTI
volevo dirvi...come mio pensiero personale...
che: nella prima pta...i miglioramenti si hanno magari piu' velocemente di una 2' pta di una 3' pta..
questo e' un mio punto di vista.. NON CHE IO ABBIA FATTO MULTIPLE PTA..ma da un dato di fatto...di molti di voi...e dei vostri racconti..
comunque ..
DOPO QUALSIASI PTA <BISOGNA FARE LA FISIOTERAPIA IN TEMPI RISTRETTI>,
nel senso..non bisogna aspettare tempi lunghi per far la fisioterapia..ma prima si fa meglio e' per migliorare ancora di piu' la nostra qualita' della vita..e bisogna metterci <IMPEGNO..>
POI RICORDO A TUTTI VOI CHE la pta NON DA IL MIRACOLO..
MA E' UN TRATTAMENTO
---E BISOGNA AVERE 'PAZIENZA' --- che i miglioramenti anche se piccoli o grandi verranno..
poi ci sono persone che hanno da subito i miglioramenti..e altre che con il tempo....
QUESTO PENSO CHE QUALSIASI MEDICO VI ABBIA INFORMATO...SU QUESTE COSE......ma bisogna ascoltarli..... come LORO DEVONO ASCOLTARE LE NOSTRE ESIGENZE, LE NOSTRE PAURE, LE NOSTRE SPERANZE, I NOSTRI PIANTI, E LE NOSTRE GIOIE..
***
VI RICORDO SOLAMENTE ...CHE QS E' LA STRADA GIUSTA..MA BISOGNA ANDARE DA MEDICI PROFESSIONISTI <NON DAL PRIMO CHE CI CAPITA> E RIPETO BISOGNA AVERE PAZIENZA...E TANTA SERENITA'....
forse oggi non ho saputo spiegarmi al meglio...MA QS E' IL NESSO.
BUONA GIORNATA A TUTTI
leggere attentamente- pazienti -impazienti- ccsvi e sm
PER CHI MI CHIEDE..MA COME MAI NN HO AVUTO BENEFICI DALLA PTA? E/O STO PEGGIO DOPO LA PTA?
1) non tutti siamo uguali ..ci sono vari fattori...sangue ..stress...malattie antecedenti.....ecc
2) bisogna vedere cosa vuol dire stare peggio
3) quale dottore ha effettuato l'operazione
4) come il dottore ha effettuato l'operazione..se ha "eseguito alla lettera le linee guide" ... <scusate l' Errore di come prima l'ho chiamato "protocollo di Zamboni"> e le INDICAZIONI dEL PROF.ZAMBONI / Galeotti
5) MAGARI SAPERE DI CHE MISURA HA USATO I PALLONI
6) POI avete fatto correttamente tutte le cure che vi hanno prescritto? ..compresa l'eparina e tutte le cure che vi hanno prescritto?!
7) RICORDO BENE CHE A ME HAN DETTO CHE NON E' UN MIRACOLO....MA UNA CURA PER MIGLIORARE LA QUALITA' DELLA vita...che poi migliori di <poco o di molto> questo e' soggettivo da persona a persona (@SANGUINETTI)
8) BISOGNA VALUTARE MOLTE COSE...
9) DOPO LA PTA..NON BISOGNA ESSER ABBANDONATI A SE STESSI
10) IL MIGLIORAMENTO dipende anche dallo stato di avanzamento della malattia....
11) DOPO LA PTA ...LA FISIOTERAPIA E' IMPORTANTE PER IL RECUPERO FUNZIONALE..
**MA VISTO CHE MI AVETE INTERPELLATO ....E <<IO >>AMICI MIEI ..VI RISPONDO SEMPRE....
VI DICO ANCHE CHE ..NON SONO UN MEDICO..MA UNA PAZIENTE COME VOI E QUESTO CHE HO SCRITTO E' UN MIO PENSIERO...
E ORA DITEMI SE STO SBAGLIANDO!!!
NESSUNO GRIDA AL MIRACOLO.
BY SAM
1) non tutti siamo uguali ..ci sono vari fattori...sangue ..stress...malattie antecedenti.....ecc
2) bisogna vedere cosa vuol dire stare peggio
3) quale dottore ha effettuato l'operazione
4) come il dottore ha effettuato l'operazione..se ha "eseguito alla lettera le linee guide" ... <scusate l' Errore di come prima l'ho chiamato "protocollo di Zamboni"> e le INDICAZIONI dEL PROF.ZAMBONI / Galeotti
5) MAGARI SAPERE DI CHE MISURA HA USATO I PALLONI
6) POI avete fatto correttamente tutte le cure che vi hanno prescritto? ..compresa l'eparina e tutte le cure che vi hanno prescritto?!
7) RICORDO BENE CHE A ME HAN DETTO CHE NON E' UN MIRACOLO....MA UNA CURA PER MIGLIORARE LA QUALITA' DELLA vita...che poi migliori di <poco o di molto> questo e' soggettivo da persona a persona (@SANGUINETTI)
8) BISOGNA VALUTARE MOLTE COSE...
9) DOPO LA PTA..NON BISOGNA ESSER ABBANDONATI A SE STESSI
10) IL MIGLIORAMENTO dipende anche dallo stato di avanzamento della malattia....
11) DOPO LA PTA ...LA FISIOTERAPIA E' IMPORTANTE PER IL RECUPERO FUNZIONALE..
**MA VISTO CHE MI AVETE INTERPELLATO ....E <<IO >>AMICI MIEI ..VI RISPONDO SEMPRE....
VI DICO ANCHE CHE ..NON SONO UN MEDICO..MA UNA PAZIENTE COME VOI E QUESTO CHE HO SCRITTO E' UN MIO PENSIERO...
E ORA DITEMI SE STO SBAGLIANDO!!!
NESSUNO GRIDA AL MIRACOLO.
BY SAM
22/06/12
ANTICORPI.info: CATASTROIKA - K. Kitidi - A. Hatzistefanou
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SM e CCSVI, ecco i motivi della nostra protesta! Roma, 31 Maggio 2011
18/5/2011
info di: http://nientebarriere.blogspot.it/2011/05/sm-e-ccsvi-ecco-i-motivi-della-nostra.html
In queste ore ci è giunto un appello che non esitiamo a pubblicare. Gli ammalati di Sclerosi Multipla e CCSVI sono stanchi. Sono stanchi di essere presi in giro, in primis da quelle persone o istituzioni che invece dovrebbero tutelarli. Una situazione inammissibile, che ha portato tanta gente a dire basta e a mobilitarsi, scendendo in Piazza. Lo faranno in tanti, Martedì 31 Maggio 2011 a Roma, per chiedere risposte chiare a chi di dovere.
Siamo con Voi e rimaniamo a vostra più completa disposizione.
Non mollate!
Grazie Stefania!
Caro mondo di mondo questo messaggio è per voi !!….c'è un mondo parallelo al vostro: chiamato SCLEROSI MULTIPLA. . . NOI MALATI ….Viviamo INSIEME A VOI. . . c'è chi sta bene e chi NO....c'è chi cammina e chi non riesce neanche a respirare . . . .
Siamo stanchi.. vedendo che il nostro URLO non viene ascoltato dalle Istituzioni . Abbiamo deciso di chiedere il vostro AIUTO anche se, da diversi mesi avete contribuito anche voi alla diffusione di notizie e informazioni condividendo tutto ciò che veniva pubblicato mettendo a conoscenza tanti malati e non, della scoperta del PROF.ZAMBONI la CCSVI nella SM (La CCSVI consiste nel restringimento di alcune vene del collo e del torace che hanno la funzione di drenare il sangue dal cervello al cuore.Questa malattia si associa altamente con la sclerosi multipla e in Italia si sta avviando uno studio per valutare se aprendo queste vene il decorso della sclerosi multipla cambia. Da uno studio pilota compiuto fra il 2007 e il 2009, i cui esiti vengono aggiornati tutt'ora, si è visto che gran parte dei pazienti trattati ha avuto un beneficio nella qualità della vita e nella riduzione ) ..chiediamo solo di fare delle fotocopie di questo messaggio e lasciarle dove volete,nel vostro condominio al ristorante al bar in ufficio dalla fioraia in palestra a scuola sopra le panchine dei giardinetti nella buca dei vicini in qualsiasi posto riterrete opportuno. Tutti devono sapere che c'è una speranza ... Le nostre Istituzioni devono permettere a tutti i malati di SM di fare tramite il SSN I malati di sclerosi multipla non possono e non vogliono aspettare!
Ormai da mesi in Italia è NON possibile effettuare QUASI PIU' la diagnosi Eco-Color-Doppler per la CCSVI E LA PTA E' FERMA, via SSN in pochi Ospedali pubblici e a pagamento presso alcuni centri privati PERCHE' IL MINISTRO FAZIO ha :
- il 27 ottobre 2010 il Ministero ha inviato una nota alle Regioni con la quale consentiva, sotto la responsabilità del medico, di erogare le prestazioni per diagnosticare e correggere le anomalie della CCSVI;
- il 4 marzo 2011 lo stesso Ministero della Salute ha inoltrato una circolare alle Regioni, con la quale esprime un nuovo parere del Consiglio Superiore di Sanità, questa volta molto restrittivo, riguardo alla diagnosi e alla cura della CCSVI, sia in ambito pubblico che privato, riportando di fatto la situazione al tempo dei viaggi della speranza all'estero;
- a seguito della suddetta circolare il 4 aprile 2011 la SIAPAV, Società Italiana di Angiologia e Patologia Vascolare, ha preso autorevolmente posizione di dissenso riguardo alla circolare del 4 marzo, con una lettera aperta al Ministro;
- che i diretti interessati in quanto malati di sclerosi multipla, loro familiari e conoscenti, sottoscrivono in pieno il contenuto della lettera indirizzata dalla SIAPAV al Consiglio Superiore di Sanità;
- che noi malati di sclerosi multipla non possosiamo e non vogliamo più aspettare;
- che chiediamo di ripristinare la posizione esplicitata nella nota del Ministero agli Assessori Regionali alla Sanità del 27 ottobre 2010 che consentiva, sotto la responsabilità del medico, di erogare le prestazioni per diagnosticare e correggere le anomalie
- che vogliamo anche ribadire, in accordo con quanto espresso dalla Società di Angiologia e Patologia Vascolare e più volte richiesto dall'Associazione CCSVI nella Sclerosi Multipla, che tale posizione sia integrata dall’individuazione da parte di Ministero e Regioni e nell’ambito della sanità pubblica di strutture idonee a soddisfare le esigenze diagnostiche e terapeutiche dei pazienti, anche al di fuori di studi randomizzati.
E PER QUESTO SCENDIAMO IN CAMPO...
TUTTI A ROMA A MANIFESTARE PER UN NOSTRO DIRITTO
IL DIRITTO DI CURA, ART.32, CHIDENDO:
- È la Commissione al corrente dello studio del prof. Zamboni?
- Nell’ambito del Settimo programma quadro per la ricerca e lo sviluppo tecnologico, soltanto due progetti sono stati finanziati per circa 6 milioni di euro. Può la Commissione dire se il progetto Brave Dreams potrebbe essere ammissibile?
- Può la Commissione elencare tutti i centri italiani dove si svolge la sperimentazione della cura con fondi europei, pubblici o privati dato che il ministero italiano non è stato in grado di rispondere su questo?
- ECD SUBITO IN OGNI OSPEDALE QUALIFICATO
- PTA SUBITO IN OGNI OSPEDALE QUALIFICATO
Stefania Ajò M.
Scala funzionale di Kurtzke
Scala funzionale di Kurtzke, gradi di compromissione dei diversi sistemi funzionali.
1) Funzioni piramidali
2) Funzioni cerebellari
3) Funzioni del tronco encefalo
4) Funzioni sensitive
5) Funzioni sfinteriche
7) Funzioni mentali
8) Altre funzioni
B) Ogni altra funzione neurologica attribuibile alla sclerosi multipla.
1) Funzioni piramidali
· 0 = Normale.
· 1 = Segni anormali senza disabilità.
· 2 = Disabilità minima.
· 3
= Lieve o moderata para/emiparesi (ipostenia evidenziabile, ma la
funzione è preservata per brevi periodi); marcata monoparesi (abolita
ogni funzione).
· 4
= Marcata para/emiparesi (la funzione motoria è difficoltosa) o
moderata tetraparesi (funzione compromessa, ma mantenuta per brevi
periodi) o monoplegia.
· 5 = Para/emiplegia o marcata tetraparesi.
· 6 = Tetraplegia
· 0 = Normale.
· 1 = Segni anormali senza disabilità.
· 2 = Lieve atassia (tremori o movimenti impacciati facilmente riconoscibili, ma senza interferenza sulla funzione).
· 3 = Moderata atassia (tremori o movimenti impacciati facilmente riconoscibili, ma con modesta interferenza sulla funzione).
· 4 = Marcata atassia (funziona gravemente compromessa).
· 5 = Gravissima atassia (incapacità a svolgere movimenti coordinati).
· 9 = Non noto.
(grado 3 o maggiore della funzione piramidale) interferisce
sulla funzione cerebellare).3) Funzioni del tronco encefalo
· 0 = Normale.
· 1 = Segni anormali asintomatici ( p. es.: nistagmo di I° grado).
· 2
= Lieve disabilità (p. es.: lieve ipostenia dei muscoli oculomotori o
di altro nervo cranico, nistagmo di II° grado, lieve disartria).
· 3
= Nistagmo severo (III° grado o marcata ipostenia dei muscoli
extraoculari o modesta disfunzione degli altri nervi cranici o modesta
disartria).
· 4 = Marcata disartria o altra marcata disabilità.
· 5 = Impossibilità a deglutire o a parlare.
· 9 = Non noto.
· 0 = Normale.
· 1 = Ipopallestesia o altro difetto in uno o due arti.
· 2
= a) Lieve ipoestesia tattile o dolorifica, ipobatiestesia (s. di
posizione) e/o ipopallestesia (s. vibratoria) in uno o due arti; b)
ipopallestesia in tre o quattro arti.
· 3
= a) Moderata ipoestesia tattile, dolorifica o ipobatiestesia e/o
ipopallestesia in uno o due arti; b) lieve ipoestesia tattile e
dolorifica e/o ipoestesia propriocettiva in tre o quattro arti.
· 4
= a) Marcata ipoestesia tattile o dolorifica o propriocettiva, sole o
in combinazione in uno o due arti; b) moderata ipoestesia tattile e
dolorifica e/o grave difetto della propriocettiva in almeno due arti.
· 5
= Anestesia in uno o due arti o moderata ipoestesia tattile o
dolorifica e/o difetto della propriocettiva al di sotto del capo.
· 6 = Anestesia al di sotto del capo.
· 9 = Non noto.
· 0 = Normale.
· 1 = Lieve esitazione o ritenzione o urgenza della minzione.
· 2
= Moderata difficoltà ad iniziare il mitto o ad evacuare; ritenzione od
urgenza nella minzione o evacuazione (compressione anche manuale per
urinare o evacuare; cateterizzazione intermittente) rara incontinenza
urinaria.
· 3 = Frequente incontinenza urinaria.
· 4 = Quasi costante cateterizzazione e costante uso di misure per evacuare.
· 5 = Perdita della funzione sfinterica vescicale.
· 6 = Perdita di entrambe le funzioni sfinteriche.
· 9 = Non noto
6) Funzioni visive
· 0 = Visus normale
· 1 = Scotoma e visus 7/10.
· 2 = L'occhio peggiore presenta scotoma ed acuità visiva massima corretta compresa fra 3/10 e 7/10.
· 3 = L'occhio peggiore presenta ampio scotoma, modesto deficit campimetrico ed acuità visiva corretta di 2-3/10.
· 4
= a) L'occhio peggiore presenta grave difetto campimetrico ed acuità
visiva corretta di 1-2/10. b) come grado 3 e massima acuità visiva
corretta di 3-4/10 nell'occhio migliore.
· 5
= a) L'occhio peggiore presenta acuità visiva massima di 1/10 o meno;
b) come grado 4 e massima acuità visiva corretta nell'occhio migliore di
3-4/10.
· 6 = Come grado 5 e massima acuità visiva corretta nell'occhio migliore di 3-4/10.
· 9 = Non noto
· 0 = Normale.
· 1 = Lievi alterazioni dell'umore.
· 2 = Modesto decadimento mentale.
· 3 = Moderato decadimento mentale.
· 4 = Marcato decadimento mentale (moderata sindrome cerebrale cronica).
· 5 = Demenza o sindrome cerebrale cronica.
· 9 = Non noto.
A) Spasticità
· 0 = Assente.
· 1 = Lieve.
· 2 = Moderata.
· 3 = Grave.
· 9 = Non noto.
Allegato 2. Scala di invalidità per la sclerosi multipla (Disability Status Scale = DSS). |
· 0 = Grado 0 in tutti i sistemi funzionali - Esame neurologico normale.
· 1 = Grado 1 in uno o più s.f. - Nessuna invalidità e minimi segni come quello di Babinski o ipopallestesia.
· 2 = Grado 2 in uno o due s.f. - Minima invalidità da ipostenia o andatura incerta, disturbi visivi o sensitivi, ecc.
· 3
= Grado 3 in uno o due s.f. oppure grado 2 in tre o più s.f. - Moderata
invalidità da monoparesi, atassia moderata o combinazioni di
disfunzioni minori, capacità deambulatoria interamente conservata.
· 4
= Grado 4 in un s.f. oppure grado 3 in tre o più s.f. - invalidità
relativamente grave, sebbene interamente in grado di camminare o
autosufficiente ed alzato per circa 12 ore al giorno.
· 5
= Grado 5 in un s.f. o combinazioni di gradi minori - Grave invalidità
che preclude la capacità di lavoro per tutto il giorno, senza speciali
provvedimenti. Massima funzione motoria: camminare senz'aiuto per
100-200 metri.
· 6 = Grado 3 o peggiore in combinazione in più s.f. - Assistenza (bastoni, grucce o bretelle) per camminare.
· 7
= Grado 4 o peggiore in più s.f.; raramente grado 5 solo nel sistema
piramidale - Costretto ad una sedia a rotelle, ma capace di guidare le
ruote ed entrare ed uscire da solo dalla sedia.
· 8 = Grado 4 o peggiore nella maggior parte dei s.f. - Costretto a letto, ma con effettivo uso delle braccia.
· 9 = Grado 4 o più alto nella maggior parte dei s.f. - Pazienti totalmente impotenti a letto.
· 10= Morte dovuta a sclerosi multipla.
|
Allegato 3. Scala di invalidità espansa per la sclerosi multipla (Expanded Disability Status Scale = EDSS). |
· 0.0 = Grado 0 in tutti i sistemi funzionali - Normale.
· 1.0 = Grado 1 in un s.f. - Non vi è disabilità.
· 1.5 = Grado 1 in più s.f. escluse le funzioni mentali - Non vi è disabilità.
· 2.0 = Grado 2 in un s.f., altri di grado 0 o 1 - Disabilità minima.
· 2.5 = Grado 2 in due s.f., altri di grado 0 o 1 - Disabilità minima.
· 3.0
= a) Grado 3 in un s.f., altri di grado 0 o 1 - Disabilità moderata. b)
Grado 2 in tre oquattro s.f., altri di grado 0 o 1 - Disabilità lieve.
Il paziente è del tutto autonomo.
· 3.5
= a) Grado 3 in un s.f. e grado 2 in uno o due s.f.; b) grado 2 in
cinque s.f., altri di grado 0 o 1 - il p. è del tutto autonomo, ma ha
una disabilità moderata.
· 4.0
= Grado 4 in un s.f., altri di grado 0 o 1 o combinazioni di gradi
inferiori che superano i limiti dei punteggi precedenti - Il p. è del
tutto autonomo senza aiuto, autosufficiente ed alzato per 12 ore al
giorno, è in grado di camminare senza aiuto e senza fermarsi per circa
500 metri.
· 4.5
= Grado 4 in un s.f., altri di gradi 0 o 1 o combinazioni di gradi
inferiori che superano i limiti dei punteggi precedenti - Il p. è del
tutto autonomo senza aiuto, in grado di lavorare per tutto il giorno,
anche se può avere qualche limitazione per una attività completa e
richiedere un minimo di assistenza; è in grado di camminare senza aiuto e
senza fermarsi per circa 300 metri.
· 5.0
= Grado 5 in un s.f. o combinazioni di gradi inferiori che superano i
limiti del punteggio 4.0 - Il p. è in grado di camminare senza aiuto e
senza fermarsi per circa 200 metri; la disabilità è sufficientemente
marcata da intralciare una attività lavorativa completa senza
provvedimenti particolari.
· 5.5 = Grado 5 in un s.f. o combinazioni di gradi inferiori che superano i limiti del punteggio
· 4.0
- Il p. è in grado di camminare senza aiuto e senza fermarsi per circa
100 metri; la disabilità è sufficientemente marcata da impedire una
attività lavorativa completa.
· 6.0
= Grado 3 o superiore in più di due s.f., altri in varia combinazione -
Il p. necessita di assistenza saltuaria o costante da un lato (bastone,
gruccia, cinghia) per camminare per circa 100 metri fermandosi o no.
· 6.5
= Grado 3 o superiore in più di due s.f., altri in varia combinazione -
Il p. necessita di assistenza costante bilaterale (bastoni, grucce,
cinghie) per camminare per circa 20 metri senza fermarsi.
· 7.0
= Grado 4 o superiore in più di un s.f., altri in varia combinazione;
raramente grado 5 solo nel sistema piramidale - Il p. è incapace di
camminare oltre 5 metri anche con aiuto ed è essenzialmente obbligato ad
una sedia a rotelle; è in grado di spostarsi da solo sulla sedia a
rotelle e di trasferirsi in altra sede (letto poltrona); passa in
carrozzella circa 12 ore al giorno.
· 7.5
= Grado 4 o superiore in più di un s.f. - Il p. è incapace di fare più
di qualche passo, è obbligato alla sedia a rotelle; può aver bisogno di
aiuto per trasferirsi dalla sedia ad altra sede; si sposta da solo sulla
carrozzella, ma non può muoversi su una carrozzella manuale per un
giorno intero. Può aver bisogno di una carrozzella a motore.
· 8.0
= Combinazioni di più s.f. al grado 4 - Il p. è essenzialmente
obbligato a letto o su una sedia o viene trasportato sulla carrozzella,
ma può stare fuori dal letto per una gran parte del giorno; mantiene
molte funzioni di autoassistenza; ha generalmente un uso efficace degli
arti superiori.
· 8.5
= Combinazioni di più s.f. al grado 4 - Il p. è essenzialmente
obbligato al letto per una buona parte del giorno; ha un qualche uso
efficace di uno o entrambi gli arti superiori; mantiene alcune funzioni
di autoassistenza.
· 9.0
= Grado 4 o peggiore in vari s.f. - Il p. è obbligato al letto e
dipendente, può solo comunicare e mangiare (viene alimentato).
· 9.5
= Grado 4 o peggiore in vari s.f. - Il p. è obbligato al letto e
totalmente dipendente; incapace di comunicare efficacemente o
mangiare/deglutire.
· 10.0= Morte dovuta a sclerosi multipla. |
vecchie info : Le prime descrizioni di casi di sclerosi multipla
Le prime descrizioni di casi di sclerosi multipla
(SM) risalgono al 1830 (Cruveilhier, Carswell), ma oltre 160 anni non
sono stati sufficienti per chiarire l'eziopatogenesi e quindi definire
un protocollo terapeutico decisamente efficace per modificare
l'andamento della malattia. Negli ultimi 10 anni si sono compiuti
notevoli progressi sulla conoscenza della SM, in base ai quali sono
stati approntati trials terapeutici sperimentali al fine di ridurre
l'evolutività della malattia.
Benché sia una malattia relativamente a bassa
incidenza, la SM è una delle maggiori, se non la principale causa di
disabilità neurologica giovanile e della media età e l'INPS è chiamato
in causa per il riconoscimento delle prestazioni previdenziali, che
hanno una parte considerevole del costo sociale complessivo della
malattia stessa.
EPIDEMIOLOGIA
L'epidemiologia osservazionale valuta il "peso" della
malattia nella popolazione, la sua distribuzione per età, sesso,
località, i fattori di rischio e prognostici.
L'entità di una malattia viene identificata mediante i
tassi di mortalità, incidenza e prevalenza per 100.000 abitanti. Così, i
tassi di mortalità per SM variano da 0,1 per 100.000/anno in Asia ed
Africa, fino a 3 nella Scozia e nell'Irlanda del Nord; l'incidenza da
0,4 per 100.000 nuovi casi/anno nei nativi in Sudafrica, fino a 9,3
nelle isole Orkney della Scozia; la prevalenza infine va dai 4 casi per
100.000 dell'isola di Malta fino ai 309 casi delle isole Orkney (1).
In Italia è stata riscontrata una prevalenza
variabile tra 7 e 27 per 100.000 abitanti in larghe popolazioni e tra 30
e 44 in piccole popolazioni. Nella provincia di Trento nel 1978 fu
riscontrata una prevalenza di 27 per l'intera popolazione e di 45
nell'U.S.L. Bassa Valsugana (2, 3). A 9 anni di distanza, nel 1987 la
prevalenza nell'U.S.L. Vallagarina è risultata di 57 (4), ma non è
chiaro se l'aumentata prevalenza sia stata determinata da un aumento del
rischio e quindi dell'incidenza, da un affinamento diagnostico, da una
più accurata raccolta dei dati o da un prolungamento della vita media
degli ammalati.
Già nel 1950, nelle conclusioni di uno studio
epidemiologico negli U.S.A., fu avanzata l'ipotesi di un aumento della
frequenza con la distanza dall'equatore (5).
Tale ipotesi è stata successivamente confermata anche
da una metanalisi di numerosi studi in letteratura (6, 7) che ha
indicato un effettivo aumento della prevalenza in base all'aumento della
latitudine. Sono state individuate delle fasce geografiche ad alto
rischio di malattia (più di 30 casi per 100.000 ab.), come Europa
Occidentale sopra il 43° parallelo, Canada, Nord degli U.S.A., Australia
del Sud; a medio rischio di malattia (5-25 casi): Europa Orientale,
U.S.A. Centrale, Australia Centrale e Settentrionale; a basso rischio di
malattia (meno di 5 casi): Asia ed Africa.
Tale mappatura va ad identificare regioni
prevalentemente abitate da caucasici e suggerisce l'esistenza di una
predisposizione genetica alla SM. Tuttavia, se nordeuropei migrati in
Sudafrica e nordamericani migrati alle Haway hanno mantenuto il rischio
del Paese originario, i soggetti emigrati prima del quindicesimo anno
d'età tendono invece ad assumere il rischio del Paese ospite (1). La
malattia quindi sembra in parte condizionata da un fattore esogeno che
comincia ad agire prima dei 15 anni, per dare la forma manifesta dopo
una latenza di oltre un ventennio.
PREVALENZA |
1960
|
1970
|
1980
|
Scozia |
-
|
106
|
145
|
Turku (Finlandia) |
30
|
-
|
93
|
Hordaland (Norvegia) |
20
|
-
|
60
|
Ferrara |
10
|
27
|
46
|
Tabella 1. Andamento temporale della prevalenza della sclerosi multipla in varie località europee.
|
Negli anni, la prevalenza e l'incidenza della
malattia (Tabelle 1 e 2) possono essere stabili, come a Rochester
(Minnesota) ed a Ferrara (Italia), diminuire come a Rostock (Germania) e
nelle isole Orkney (Scozia), aumentare sensibilmente come nella
provincia canadese di Newfoundland e Labrador, nella contea norvegese di
Hordaland nella regione tedesca della Bassa Sassonia ed in alcune
località della Sardegna (1).
INCIDENZA |
1950
|
1960
|
1970
|
1980
|
Isole Orkney (Scozia) |
10,3
|
10,1
|
7
|
2,2
|
Bassa Sassonia |
2,6
|
4,6
|
||
Sassari |
2
|
2,6
|
5
|
|
Ferrara |
2,1
|
2,1
|
2,4
|
|
Rostock (Germania) |
4,5
|
1,8
|
3,7
|
1,8
|
Tabella 2. Andamento temporale della incidenza della sclerosi multipla in varie località europee.
|
Le caratteristiche climatiche connesse alla latitudine ed all'altitudine, come la temperatura media annuale, le ore di sole giornaliere, le radiazioni cosmiche e le precipitazioni sembrano non influire sull'andamento della SM (8), così come i traumatismi (9) ed il tipo di allattamento (10).
E' stata ipotizzata una relazione fra SM e frequenti
viaggi (11), come meccanismo di aumentata esposizione a fattori causali;
Amaducci (12) ha segnalato un'associazione fra SM ed esposizione a
solventi organici, che altererebbero la barriera ematoencefalica con
attivazione del sistema immunitario in soggetti geneticamente
predisposti.
IPOTESI EZIOPATOGENETICHE
Le ricerche si sono sviluppate in tre direzioni
principali: studi genetici, studi virologici e studi immunologici.
Nessuna di esse ha dato dei risultati tali da consentire la definizione
di veri fattori eziologici.
Ipotesi genetica
Si è visto come la SM presenti una particolare
distribuzione geografica, legata a fattori ambientali condizionati dalla
latitudine. A volte però, a parità di latitudine, l'incidenza varia;
così è maggiore in Sicilia rispetto a Malta e nei bianchi americani
rispetto ai negri. Studi sugli immigrati hanno però rivalutato
l'importanza della distribuzione razziale, e quindi dell'influenza in
questa malattia di un fattore genetico (1).
E' stato ipotizzato che i geni della suscettibilità
alla SM abbiano avuto origine fra i popoli della Scandinavia e della
Germania, si siano distribuiti in Europa con le invasioni dei Vichinghi,
dei Goti e dei Vandali, e nel Mondo con la colonizzazione da parte
degli europei (13, 14); si sarebbero così isolati dei "cluster spaziali"
ad altissima incidenza, come nelle isole Orkney del Nord della Scozia.
Molto suggestiva è la distribuzione della malattia
fra i vari ceppi razziali del Sudafrica, che, confermata recentemente
(15), vede una prevalenza di 57.5 per gli immigrati inglesi, 14.1 per
gli inglesi nati in Sudafrica, 10.9 per gli afrikaaners e 3 per la
popolazione di colore.
Gli studi sui familiari dei pazienti hanno
evidenziato un rischio di oltre 20 volte, rispetto a quello della
popolazione generale, per i fratelli; tale rischio cala poi
massicciamente fra genitore e figlio e fra cugini (16).
I principali studi sui gemelli finora pubblicati
hanno rilevato che risulta concordante il 20-25% delle coppie di gemelli
monozigoti ed il 5-9% di quelle dizigoti, indicando chiaramente un
ruolo di fattori genetici (1).
In molti gruppi etnici la SM è significativamente
associata ad antigeni della regione HLA del cromosoma C6: l'associazione
più forte è risultata quella con gli antigeni DR2 e DQw1 delle
popolazioni caucasiche (17), ma significativa è anche l'associazione con
gli antigeni A3 e B7 nelle popolazioni dell'Europa Occidentale,
Centro-Settentrionale e del Canada (18). Dall'altra parte popolazioni
con elevata presenza di HLA DR2 possono avere bassa prevalenza di SM, o,
viceversa, può essere più stretta l'associazione con il DR4, come per
esempio in Sardegna. Ancora, negli studi condotti su casi familiari di
SM, non è stata riscontrata una concordanza per il sistema HLA tra i
parenti affetti dalla malattia. Tutto questo rende improbabile un
coinvolgimento diretto del sistema HLA. E' forse più plausibile un
linkage disequilibrium con degli ipotetici geni di suscettibilità, quali
quelli del C4 del complemento (19), del Tumor Necrosis Factor o dei
geni che codificano per proteine coinvolte nella processazione
dell'antigene oppure per il recettore per l'antigene dei linfociti T (T
cell receptor: TCR) (20, 21), tutti geni del braccio corto del cromosoma
6.
In alternativa, è anche possibile che geni correlati
con il sistema HLA e preposti al controllo della risposta immunitaria,
conferiscano alle membrane di particolari popolazioni cellulari una
configurazione strutturale tale da agire come entità recettoriale per
alcuni virus.
Anche il rapporto 3:2 o 2:1 fra femmine e maschi
nella frequenza della malattia (22, 23) è in contrasto con l'ipotesi
genetica e propone verosimilmente una interazione fra fattori endocrini e
sistema immunitario, in analogia a quanto ipotizzato per altre
patologie autoimmuni.
Rimane comunque ancora da definire numero e locazione
dei geni che condizionano la suscettibilità segnalata, e ciò sarà
possibile, forse, partendo dalla sequenza aminoacidica delle proteine
che costituiscono la membrana mielinica.
Ipotesi virale
E' stata formulata già nel 1884 da Pierre Marie;
l' isolamento di frammenti virali da tessuti ed il riscontro di
anticorpi antivirali nel liquor di pazienti affetti da SM, anche se mai
verificato in modo costante, hanno contribuito ad alimentare tale
ipotesi.
I pazienti con SM sembrano presentare anticorpi
antimorbillo a livelli più elevati rispetto ai controlli (24) ed il
morbillo è in grado di causare anche un'encefalite acuta e la
panencefalite sclerosante subacuta, che si sviluppa a distanza di
diversi anni dall'episodio esantematico. Tuttavia l'aumento di anticorpi
antimorbillo si riscontra anche in altre malattie come il LES e
l'epatite cronica, per cui risulta un fenomeno aspecifico; inoltre non
vi è correlazione fra aumento di anticorpi e bande oligoclonali del
liquor ed, infine, la vaccinazione antimorbillosa non sembra abbia
influenzato l'andamento della malattia (15).
Alcuni autori hanno poi segnalato una correlazione
fra SM ed epidemie di cimurro, che, come è noto, è causato da un
paramixovirus come il morbillo. Altri hanno chiamato in causa gli Herpes
virus, in particolare quello di Epstein-Barr, anche se la prevalenza di
sieropositivi per tali infezioni è talmente elevata nella popolazione
generale da rendere difficile una interpretazione del dato come elemento
eziopatogenetico (1).
In uno studio, successivamente non suffragato da
altre segnalazioni, erano stati riscontrati anticorpi anti virus della
scimmia di tipo 5 addirittura nel 56% dei pazienti con SM (25). In
passato aveva suscitato particolare interesse anche la segnalazione che 4
dei 7 componenti di un'equipes di ricerca sullo "swayback", una
malattia demielinizzante degli agnelli, avevano successivamente
sviluppato una SM (26).
Un notevole fermento si è recentemente acceso intorno
allo studio dei retrovirus: l'HIV determina nei soggetti con AIDS
un'encefalopatia subacuta ed una mielopatia vacuolare, quest'ultima con
aspetti simili alla SM (27); l'HTLV-I ha un sicuro neurotropismo e
provoca la paraparesi spastica tropicale che si manifesta a distanza di
molti anni dall'infezione, ma soltanto in 1 caso su 300 (28), forse per
una variabilità della risposta immunologica legata ad una interazione
fra virus ed ospite (29).
Vi sono segnalazioni sia pro che contro il riscontro
di anticorpi specifici o particelle virali nel siero e nel liquor (15); è
recente la segnalazione dell'isolamento di un retrovirus dai leucociti
di sangue periferico di pazienti con SM (30).
L'insieme dei dati attualmente disponibili fa
propendere per l'ipotesi che non sia implicato un singolo virus nella
genesi della malattia, ma che più virus interagiscano dando come
risultato ultimo la SM. Potrebbero effettivamente essere in causa gli
stessi virus delle comuni malattie infettive, soprattutto se contratte
dopo l'adolescenza, virus che dimostrano uno spiccato neurotropismo e
sono forse alla base della diversa incidenza della malattia a seconda
dell'età di emigrazione da un Paese ad alta ad uno a bassa prevalenza.
La patogenesi virale potrebbe realizzarsi o con la
persistenza cronica del virus, consentita da una particolare interazione
immunologica con l'ospite, o per l'immunità crociata fra antigeni
virali e costituenti della mielina, con l'eventuale comparsa di fenomeni
di sensibilizzazione, favoriti questi ultimi da variazioni della
barriera emato-encefalica (BEE) post-traumatiche o tossiche.
Recentemente (31) è stata proposta anche l'ipotesi
che la SM sia in realtà una malattia tossi-infettiva da difetto di
barriera muco-ciliare. Sarebbero implicate le tossine delle Bordetelle
(tossine-BB) che costituiscono il più potente attivatore policlonale
aspecifico timo-indipendente, di tutte le cellule immunocompetenti, con
autotossicità dei linfociti T e dei macrofagi. Le tossine-BB, a causa di
un difetto individuale della barriera muco-ciliare (per esempio da
deficit congenito di IgA-secretorie o da infiammazioni croniche delle
vie respiratorie), passerebbero in modo abnorme nel sangue e
determinerebbero le lesioni tipiche della SM con lo stesso meccanismo
con cui determinano l'encefalopatia pertussica nel neonato,
fisiologicamente privo di IgA-secretorie. Se tale ipotesi fosse
verificata, le ripercussioni terapeutiche sarebbero eccezionali, potendo
la patologia essere adeguatamente trattata con farmaci di uso comune
(antibioticoterapia associata a somministrazione a lungo termine di
antistaminici).
Ipotesi immunologica
La sregolazione del sistema immunitario gioca
senz'altro un ruolo fondamentale nella eziopatogenesi della SM, benché
non si sappia contro quale antigene sia diretta la risposta immunitaria,
nè che cosa, eventualmente, abbia portato a tale sregolazione (15).
Nel sangue si riscontra una riduzione dei CD8+
(soppressori) e dei 2H4+, una sottopopolazione dei CD4 che stimola i
CD8; sono spesso aumentati i linfociti circolanti e quelli che esprimono
markers di attivazione, come il recettore per l'interleuchina-2.
Nel liquor si riscontra una modesta pleiocitosi (5-50
cell./mm3), i linfociti T ed i CD4+ sono aumentati, così come la
sintesi intratecale di IgG con 4-5 bande oligoclonali all'elettroforesi.
Una piccolissima frazione di questi anticorpi sono diretti contro la
proteina basica della mielina (PBM), che però si trova nel liquor anche
in altre malattie.
Le esacerbazioni e le fasi di progressione si
accompagnano ad un aumento degli anticorpi e della PBM sia in forma
libera (soprattutto nelle fasi acute), che in forma legata (soprattutto
nelle fasi croniche) (32-34).
Nella genesi della SM potrebbe inserirsi, in soggetti
geneticamente predisposti, una anomala attivazione di cellule T e
macrofagi (35), normalmente addetti alla sorveglianza del sistema
nervoso. Tale anomala attivazione si verificherebbe in risposta ad un
fattore esogeno, forse virale, acquisito tra l'infanzia e l'adolescenza
(1). La conseguente liberazione di linfochine ed enzimi lisosomiali
altererebbe la permeabilità della BEE e la conduzione nervosa, mentre
gli anticorpi ed il complemento sarebbero responsabili del danno alle
membrane cellulari e alla mielina in particolare (36).
MANIFESTAZIONI CLINICHE
SINTOMI D'ESORDIO | SM STABILIZZATA |
Piramidali | Piramidali |
Tronco-encefalici | Cerebellari |
Sensitivi | Tronco-encefalici |
Visivi | Sensitivi |
Cerebellari | Psico-intellettivi |
Urinari | Facile affaticabilità |
Tabella 3. Sintomi più frequenti nella sclerosi multipla.
|
Come risulta dalla tabella 3, la SM può simulare praticamente tutte le sindromi neurologiche (37).
a) Disturbi motori: nel 32-41% dei casi
l'interessamento piramidale rappresenta l'esordio della malattia ed è
presente nel 62% dei pazienti con SM cronico-progressiva. Gli arti
inferiori sono coinvolti più frequentemente di quelli superiori,
soprattutto all'esordio; la compromissione va da una semplice asimmetria
dei riflessi osteotendinei a gravi quadri di paraparesi spastica, è
causata soprattutto da demielinizzazione della sostanza bianca del
midollo spinale, associata frequentemente a coinvolgimento delle
piramidi bulbari, del ponte, dei peduncoli cerebrali e della sostanza
bianca dei centri semiovali.
b) Disturbi sensitivi: rappresentano l'esordio della
malattia nel 21-55% dei casi e sono presenti nel 52-70% dei pazienti
durante l'intero decorso.
All'esordio possono manifestarsi esclusivamente
sintomi iperestesici (parestesie, disestesie, dolore), a distribuzione
irregolare, successivamente compaiono quadri ipoestesici.
Un tipico sintomo è il segno di Lhermitte: con la
flessione del capo si scatena una sensazione di scossa elettrica lungo
il dorso e gli arti.
Tali sintomi dipendono più da un coinvolgimento delle
fibre mieliniche dei cordoni posteriori del midollo che da
interessamento delle vie spino-talamiche.
c) Sintomi tronco-encefalici: il nistagmo,
generalmente orizzontale, è presente nel 40-70% dei casi, può essere
asintomatico o manifestarsi con episodi di offuscamento della visione o
diplopia. L'oftalmoplegia internucleare mono e bilaterale per
interessamento del fascicolo longitudinale mediale è estremamente
frequente e sintomo quasi patognomonico nei pazienti più giovani. Altre
anomalie della motilità oculare estrinseca sono la paralisi dello
sguardo orizzontale e verticale da deficit di singoli nervi oculomotori
che determinano diplopia.
La disartria sia di tipo pseudobulbare che
cerebellare è estremamente frequente soprattutto nei pazienti più
disabili e con malattia di più lunga durata.
Disturbi vertiginosi si manifestano soprattutto
durante le riacutizzazioni. Rare sono le paralisi complete del VII, VIII
e IX nervo cranico.
d) Sintomi visivi: la neurite ottica (NO) è un
sintomo d'esordio nel 14-23% dei casi. Si manifesta con un calo del
visus, fotofobia e dolore a carico di un occhio; solo nelle fasi più
avanzate l'interessamento è bilaterale, ma la cecità è rara e talvolta
il rilievo è solo strumentale, senza sintomi visivi.
Obiettivamente si può evidenziare un calo del visus
con eventuali scotomi; il FOO può risultare nella norma (NO
retrobulbare) o evidenziare edema della papilla con emorragie ed
essudati che possono evolvere fino all'atrofia ottica.
e) Sintomi cerebellari: l'atassia dinamica
rappresenta l'esordio della SM nel 13% dei casi, colpisce il 50% dei
pazienti in fase cronica e può essere il principale fattore di
disabilità.
f) Disturbi psico-intellettivi: interessano il 54-65%
dei pazienti e sono inquadrabili come disfunzioni cognitive di tipo
sottocorticale con alterazioni delle capacità mnesiche e del
ragionamento concettuale ed astratto; sono correlati con l'entità delle
anomalie encefaliche evidenziate alla risonanza magnetica, nelle forme
di più lunga durata e di maggiore disabilità.
Dal punto di vista psichiatrico, turbe debressivo-euforiche sono riscontrabili nel 75% dei casi.
g) Affaticabilità: è uno dei sintomi maggiormente invalidanti, presente nel 78% dei casi.
h) Sintomi genito-urinari e sfinterici: sono
riscontrabili nel 78% dei pazienti, rappresentati da pollachiuria,
minzione imperiosa ed incontinenza, stipsi, talvolta urgenza a defecare o
vera incontinenza fecale. Possibile è la dissinergia vescico-uretrale
che determina ristagno vescicale, reflusso vescico-ureterale ed
infezioni ricorrenti delle vie urinarie superiori.
Associata ai disturbi della minzione è relativamente frequente l'impotenza sessuale nel maschio.
i) Sintomi parossistici: il più frequente è la
nevralgia del trigemino, spesso bilaterale; seguono la disartria
parossistica e le crisi epilettiche generalmente parziali (tipicamente a
carico dell'arto superiore).
DECORSO
All'inizio (figura 1) la SM è caratterizzata da un
andamento a ricadute e remissioni più o meno complete. Il primo attacco
solitamente si risolve completamente o quasi, mentre le ricadute durano
alcune ore o alcuni giorni ed il recupero richiede settimane o mesi; il
tasso di ricadute è stato valutato tra 0.1 e 0.85 attacchi/anno.
Figura 1. Schematizzazione del decorso della SM. |
La fase cronico-progressiva caratterizza l'esordio della malattia nel 9-37% dei casi, oppure rappresenta l'evoluzione della forma remittente. Consiste in un lento e progressivo aggravamento della condizione clinica con riacutizzazioni (forma mista) o senza; comporta un accumulo di disabilità da 0,3 a 1,5 punti alla scala di Kurtzke in 5 anni, a seconda della disabilità iniziale (vedi allegato 1).
L'andamento benigno è caratterizzato da 1 o 2 episodi
acuti, seguiti da una remissione praticamente completa che dura
indefinitivamente; nella forma maligna, viceversa, già il primo episodio
determina dei danni neurologici gravissimi e praticamente
irreversibili.
Complessivamente l'11-34% dei pazienti non è più in
grado di lavorare dopo 15 anni dall'esordio (38, 39), il tasso di
sopravvivenza a 25 anni è pari al 75%, rispetto ad un tasso atteso pari
all'86%.
Sembra che l'andamento nei primi 5 anni sia
indicativo anche dell'andamento successivo (40). La prognosi è migliore
nel sesso femminile, ad insorgenza in età giovanile, con inizio acuto
seguito da remissione e con sintomi iniziali di tipo sensitivo; è
peggiore nel sesso maschile, ad insorgenza dopo i 35-40 anni, a decorso
cronico-progressivo, con sintomi iniziali piramidali o cerebellari.
E' un fattore di aggravamento l'innalzamento della
temperatura corporea da stati febbrili, esercizio fisico, bagni caldi,
esposizione solare: è tipico il "fenomeno di Uhthoff", cioè
l'annebbiamento visivo da blocco di conduzione in assoni parzialmente
demielinizzati. La gravidanza sembra avere un ruolo protettivo, ma il
successivo puerperio è un sicuro fattore di aggravamento. Le infezioni
virali facilitano la comparsa di ricadute, mentre ciò non è dimostrato
per i traumi, gli stresses psico-fisici, gli interventi chirurgici e
l'anestesia.
DIAGNOSI
Dopo lo schema proposto da Charcot nella prima
descrizione della malattia (41), la classificazione diagnostica più
utilizzata a livello internazionale è stata quella proposta da Shumacher
e al. (42) che considerando i dati anamnestici e l'obiettività
neurologica, classificava la SM come definita, probabile e possibile a
seconda di quanti dei seguenti criteri venivano soddisfatti:
1. età di esordio tra i 10 ed i 50 anni;
2. presenza di segni neurologici obiettivabili;
3. sintomi e segni neurologici compatibili con sofferenza della sostanza bianca del S.N.C.;
4. disseminazione temporale:
a) due o più attacchi della malattia (> 24 ore) separati da un intervallo di almeno un mese;
b) progressione di sintomi e segni per almeno 6 mesi;
5. disseminazione spaziale: coinvolgimento di due o più aree contigue;
6. nessuna spiegazione alternativa.
Su analoghi elementi è basata la classificazione di
McDonald e Halliday del 1977 (43) che suddivide la SM in tre livelli di
certezza diagnostica: definita, probabile e sospetta.
La diagnosi differenziale va posta con le malattie
che provocano lesioni multiple del S.N.C., quali LES, m. di Sjöegren, m.
di Lyme, eredoatassia, leucodistrofia, tumori (gliomi) del tronco
encefalico, linfomi primitivi del S.N.C., malformazioni artero-venose,
cisti aracnoidee.
Dal punto di vista diagnostico, il primo salto di
qualità è stato fornito dall'introduzione in campo diagnostico della
tomografia assiale computerizzata (TAC), in grado di evidenziare aree di
ipodensità soprattutto nelle regioni periventricolari, corrispondenti
istologicamente a placche di demielinizzazione, oppure un franco quadro
di atrofia cerebrale nelle forme di più lunga durata.
La TAC con mezzo di contrasto ha permesso poi di
dimostrare aree di accumulo, espressione di danno della BEE, presenti
soprattutto durante le fasi di attività della malattia e che tendono a
scomparire dopo trattamento steroideo.
L'introduzione della tecnica dei potenziali evocati
prima e della risonanza magnetica nucleare poi, ha ulteriormente
affinato la capacità diagnostica strumentale.
Risonanza magnetica nucleare (RMN).
Introdotto nel 1973, si è dimostrato l'esame
strumentale più utile per la diagnosi di SM, sostituendo completamente
la TAC (44). Le alterazioni rilevabili alla RMN sono espressione di un
modificato contenuto idrico, quindi aspecifiche, ma rilevabili nel
95-98% delle forme clinicamente definite di SM, con minor frequenza
nelle forme probabili e sospette della malattia (80% e 50%
rispettivamente); corrispondono alle placche di demielinizzazione,
tipiche della malattia.
Le aree di alterato segnale sono preferenzialmente
distribuite intorno ai ventricoli, nel corpo calloso e nel ponte, sono
prevalentemente multiple, talvolta confluenti.
La RMN consente di dimostrare una disseminazione
spaziale delle lesioni, anche nei casi non sospettabili clinicamente
(45), oppure nelle forme sospette per SM, come la NO isolata (46) o la
mielopatia ad eziologia ignota (47). La diagnosi di SM definita va posta
comunque solo dopo uno studio clinico/strumentale longitudinale che
dimostri anche la disseminazione nel tempo delle lesioni (46,48).
Nella maggior parte dei pazienti, spesso in fase
clinica silente, compaiono delle nuove aree di lesione, mentre altre
rimangono invariate, si ampliano, si riducono o addirittura scompaiono,
sia nella forma remittente, che in quella cronica progressiva.
La comparsa di nuove lesioni è dieci volte più frequente delle ricadute cliniche.
Le nuove lesioni aumentano di volume in 2-4 settimane
e si riducono per 3-6 settimane. Non è raro osservare comportamenti
opposti contemporanei nello stesso paziente, a suggerire che le
riacutizzazioni non sono necessariamente scatenate da cause esterne o
interne, ma che anche fattori locali influenzano l'evoluzione delle
lesioni (37).
La RMN dopo somministrazione endovena di un mezzo di
contrasto paramagnetico, l'Acido gadolinio-dietilentriamino pentacetico
(Gd-DTPA), permette di evidenziare lesioni indicative di una alterazione
locale della BEE, che possono precedere di 1-2 settimane la comparsa di
aree di alterato segnale alla RMN convenzionale ed i segni clinici di
riacutizzazione (49-51).
La captazione di Gd-DTPA si verifica sia in nuove che
in vecchie lesioni in fase di riaccensione, dura solo 3-8 settimane, e
rappresenta un indubbio segno di attività di malattia.
L'uso del Gd-DTPA non migliora la scarsa sensibilità
della RMN per lesioni del midollo spinale (52), ma permette di
evidenziare lesioni a livello del nervo ottico; con questa tecnica è
stato possibile dimostrare che le aree di accumulo sono notevolmente
inferiori di frequenza nelle SM cronico-progressive primarie, rispetto a
quelle secondarie ad una prima fase remittente, quasi che le due forme
avessero elementi patogenetici differenti (53,54).
Periodi di follow-up con valutazioni mensili o
bimensili delle placche con RMN e Gd-DTPA danno risultati estremamente
più attendibili sull'efficacia della terapia steroidea o
immunosoppressiva, rispetto ai trials clinici che si pongono come
end-point la frequenza delle poussées cliniche (37).
Potenziali evocati (PE)
La base fisiopatologica delle alterazioni
riscontrate con i PE nella SM è la demielinizzazione, che determina un
rallentamento della conduzione degli impulsi lungo le vie sensoriali
testate, comporta un aumento di latenza delle risposte evocate o, nei
casi più gravi, una disgregazione morfologica o addirittura l'assenza
del potenziale stesso.
Introdotta nei laboratori di neurofisiologia verso la
fine degli anni '60, questa metodica rimane ancora uno strumento
insostituibile per la valutazione dei pazienti con la SM in quanto:
1) fornisce informazioni sulla funzionalità di
specifiche vie nervose non ottenibili con altri mezzi (la RMN
tradizionale non è in grado di differenziare l'edema dalla
demielinizzazione e dalla gliosi, che hanno effetti diversi sulla
conduzione nervosa);
2) studiano anche aree del S.N.C. ancora mal visualizzabili con la RMN, quali il nervo ottico ed il midollo spinale;
3) talvolta risultano alterati anche in pazienti con RMN negativa o con lesioni singole.
Nelle forme di SM definita, l'uso combinato di tutti i
PE (visivi-PEV, somatosensoriali-PESS, acustici del tronco
encefalico-PEA), permette di rilevare alterazioni con frequenze di poco
inferiori alla RMN; nel 30-50% dei pazienti sono presenti anche in fase
subclinica (55).
La recente introduzione delle metodiche di stimolazione corticale permette di indagare neurofisiologicamente anche le vie motorie
centrali. In uno studio (56) i PE motori (PEM) sono risultati alterati
nel 94% delle forme di SM definita e nel 44% delle sospette. I PEV,
tuttavia, appaiono più sensibili dei PEM nel riconoscere alterazioni
subcliniche delle vie di conduzione.
I PE sono risultati utili per aumentare il livello di
certezza diagnostica delle forme sospette o iniziali o per predire il
successivo decorso clinico (alto rischio di aggravamento con PE
alterati), anche se con risultati inferiori rispetto alla RMN (37).
Una volta alterati i PE tendono a rimanere tali; la
mancata comparsa di modificazioni a distanza di tempo viene in genere
ascritta all'efficacia della terapia, per cui sono stati utilizzati nel
follow-up di trattamenti con azatioprina, globulina antilinfocitaria e
steroidi con risultati positivi. Il loro utilizzo nel monitoraggio della
terapia steroidea ad alte dosi nelle fasi di acuzie ha invece
conseguito solo risultati negativi.
Liquido cefalorachidiano (LCR)
La dimostrazione di particolari alterazioni del LCR
consente di porre diagnosi di SM definita "laboratory supported" (56),
analoga, dal punto di vista diagnostico, alla SM clinicamente definita.
Le incostanti alterazioni delle cellule liquorali
sono risultate di scarsa utilità clinica; viceversa particolarmente
utili si sono rivelate le cosiddette bande oligoclonali, l'IgG index e
la proteina basica della mielina (PBM).
- Bande oligoclonali: l'incremento assoluto e/o
relativo (rispetto all'albumina) delle IgG liquorali, si associa a
modificazioni qualitative che danno luogo alla separazione
elettroforetica in bande oligoclonali; sembra derivino dall'attivazione
anomala di determinati cloni linfocitari, probabilmente implicati
nell'autoaggressione della mielina, anche se al momento attuale non è
stato possibile evidenziare una loro specifica attività anticorpale.
- IgG index: è determinato dal confronto fra il
rapporto IgG / albumuna nel LCR e nel siero; se risulta superiore a 0,7 è
espressione di un'aumentata sintesi liquorale di IgG.
Tali reperti non hanno un chiaro significato
prognostico nelle forme definite di malattia, ma aumentano la certezza
diagnostica delle forme sospette e costituiscono un indice di rischio di
sviluppare ulteriori episodi neurologici. Analogo significato riveste
il riscontro di BO costituite da IgM (57), mentre l'aumentata sintesi
intratecale di IgD sembra correlarsi all'attività di malattia nella SM a
episodi remittenti (58).
Altre alterazioni qualitative sono ancora in fase di
studio come l'incremento del rapporto delle catene leggere kappa/lambda e
la dimostrazione di catene leggere kappa libere.
- PBM: viene rilasciata nel LCR a seguito di
demielinizzazione acuta, costituisce un marker di attività di malattia e
sembra correlarsi con il successivo decorso della SM e con gli effetti
terapeutici da trattamento steroideo od immunosoppressivo.
Eziopatogenesi delle lesioni
Qualunque sia la causa scatenante, l'alterazione
più precoce è rappresentata da un aumento della permeabilità della BEE,
che può precedere l'insorgenza dei sintomi, ma non l'alterazione dei PE
probabilmente legata alla demielinizzazione. Segue l'edema, quindi il
ripristino in circa un mese della normale permeabilità della BEE e la
risoluzione dell'edema che lascia una piccola cicatrice residua. Il
processo può ripetersi ai margini delle lesioni più grandi che si
espandono in modo centrifugo (59).
I sintomi ed i segni della fase acuta si verificano
durante la fase dell'infiammazione, che pare dunque svolgere un ruolo
importante nella fisiopatologia della malattia attraverso la mediazione
delle citochine, che hanno un notevole effetto sull'eccitabilità di
membrana. La riduzione delle citochine al termine della fase
infiammatoria permetterebbe il ripristino della conduzione pur
permanendo la demielinizzazione, a meno che un'importante reazione
gliale o la perdita assonale non abbiano condotto a deficit neurologici
TERAPIA
L'ipotesi eziopatogenetica che considera la SM
scatenata da un processo infettivo contratto in giovane età ed in
soggetti geneticamente predisposti, su cui si innesta una reazione
immunitaria rivolta forse contro la mielina è alla base della ratio di
terapie immunosoppressive, desensibilizzanti, immunomodulatrici ed
antivirali.
Utilizzate singolarmente o in associazione, è ben
noto come nessuna abbia a tutt'oggi dato risultati soddisfacenti a
distanza (60). Inoltre nei trials terapeutici meno recenti la
variabilità clinica della SM e la mancanza di un metodo univoco per
valutare lo stato di attività della malattia sono stati i principali
fattori di confondimento per una corretta interpretazione dei risultati.
L'applicazione delle attuali metodiche strumentali e
di laboratorio hanno permesso e permetteranno in futuro il reclutamento
di malati omogenei ed in fasi più precoci di malattia per una maggiore
certezza dei risultati terapeutici.
Allo stato attuale l'ACTH e i corticosteroidi
rappresentano l'unica terapia universalmente accettata, per brevi
periodi di tempo, al fine di ridurre la durata e la gravità delle
singole ricadute, senza peraltro modificare né il grado di recupero né
l'andamento della malattia (37).
Risultati contrastanti, parziali o del tutto
deludenti, ancorché gravati da tutt'altro che irrilevanti effetti
collaterali, hanno dato la Ciclofosfamide, l'Azatioprina, la
Ciclosporina A, l'irradiazione linfoide totale, la terapia
desensibilizzante, gli immunomodulatori, la plasmaferesi,
l'ossigenazione iperbarica, gli acidi linoleico e linolenico.
L'attenzione attuale è rivolta a trials a lungo
termine con l'uso di interferoni, noti antivirali che possono ridurre le
esacerbazioni della SM (60, 61).
Speranze di nuovi orizzonti terapeutici vengono da
tecniche immunologiche sofisticate, come l'uso di anticorpi anti
molecole di adesione, che impediscono alle cellule leucocitarie di
superare la BEE e di danneggiare la mielina e si sono dimostrati
efficaci nella prevenzione della encefalomielite allergica (62).
RIABILITAZIONE NELLA SM
In assenza di una terapia causale, la riabilitazione
ha assunto nell'ambito della SM un ruolo fondamentale nel consentire al
paziente il grado massimo di autonomia possibile, opponendosi allo
sviluppo e alla progressione di severe complicanze, fortemente
inabilitanti, come per esempio la spasticità (63, 64).
La terapia riabilitativa deve essere
multidisciplinare, non limitandosi cioè ai soli aspetti fisici, ma anche
psichici, sociali, relazionali ed occupazionali. Deve coinvolgere non
solo i livelli neurologici spinali e troncoencefalici, ma anche le più
alte funzioni cerebrali.
Per quanto attiene la fisioterapia, la stessa va
personalizzata sia all'individuo che alla forma e fase clinica della
malattia. A titolo esemplificativo, durante gli episodi acuti sono
utili, per mantenere la mobilizzazione e ridurre la spasticità, gli
esercizi fisici passivi che vanno poi sostituiti con la partecipazione
attiva del paziente nelle fasi di recupero. La mobilizzazione deve
essere comunque sempre personalizzata, sotto la supervisione del
fisiatra e del fisioterapista, evitando la pratica di esercizi fisici
pesanti che possono invece peggiorare il senso di debolezza muscolare
(60).
Nonostante alcuni autori sostengano tuttora che nelle
fasi iniziali sia sufficiente un supporto rieducativo solo dopo le
esacerbazioni, nella situazione ideale la riabilitazione andrebbe
inserita come una normale abitudine quotidiana del paziente, sin
dall'esordio della malattia stessa (64).
Per incrementare il grado di autonomia del paziente
può essere utile anche addestrarlo all'uso di ausili ortopedici o alla
pratica dell'autocateterismo vescicale.
CONSIDERAZIONI MEDICO.. CONCLUSIVE
Benché il medico legale si trovi ad operare in
differenti situazioni valutative, alla base di ciascuna di esse esiste
un fattore comune rappresentato dal danno biologico, inteso
esclusivamente come alterazione dell'integrità psicofisica del soggetto
(danno evento). Esso prescinde dalle ripercussioni che il danno stesso
ha sull'ambiente relazionale, sociale, occupazionale, produttivo del
singolo individuo e che meglio sono inquadrabili nel "danno conseguenza"
rappresentato dal danno alla salute. E' evidente come il "danno evento"
costituisce l'unica effettiva base comune ad ogni tipo di valutazione
medico-legale e che, come tale, può trovare una concordanza valutativa
universale esprimibile anche in percentuali rigorosamente tabellate. Non
altrettanto si può dire del "danno conseguenza" che, invece, proprio
per sua definizione, richiede una valutazione personalizzata e quindi
non tabellabile.
Partendo da questi presupposti e riferendoli alla SM,
esistono delle peculiarità insite nella malattia che debbono essere
tenute presenti dal medico legale, in qualsiasi ambito valutativo si
trovi ad operare:
1) Incertezza diagnostica: singoli episodi di NO,
encefalite o mielite, soprattutto se a lesione unica, non sono
necessariamente espressione di SM; una valutazione effettuata in fase
molto precoce di malattia, annulla un importante criterio diagnostico
della SM che è rappresentato dalla disseminazione temporale; le stesse
definizioni di "leucoencefalomielite" o "leucodistrofia", talvolta usate
per non rivelare l'esatta natura della patologia al paziente, in altre
occasioni sottintendono un'incertezza diagnostica o addirittura una
diagnosi completamente diversa dalla SM.
2) Certezza diagnostica con esiti neurologici in
evoluzione: in caso di SM definita o probabile, il quadro neurologico
che risulta dalla cartella clinica, può essere anche completamente
reversibile nell'arco di pochi mesi e pertanto: a) è indispensabile la
visita dell'interessato, evitando la definizione agli atti; b) i deficit
neurologici rilevati non hanno ancora il requisito della permanenza,
per cui ogni conclusione andrebbe rimandata di alcuni mesi.
3) Certezza diagnostica con esiti neurologici
stabilizzati: è la situazione in cui la valutazione del danno biologico
risulta più agevole, almeno negli ambiti valutativi previdenziali ed
assistenziali in cui, anche ogni eventuale successivo aggravamento può
trovare il suo giusto riconoscimento valutativo.
Avendo ben chiari questi elementi, è dunque possibile
affrontare il problema della valutazione percentuale del danno
biologico da SM. La scala funzionale e di invalidità di Kurtzke e la
scala di invalidità espansa EDSS (allegati 1, 2, 3), pur nate con
finalità essenzialmente di tipo clinico e riabilitativo e quindi con i
limiti di dover poggiare, anche se molto marginalmente, su dati
soggettivi riferiti e che risentono comunque del vissuto psichico del
paziente, risultano di particolare utilità anche per un uniforme
inquadramento medico legale delle disabilità legate alla malattia.
Su questa base, è possibile individuare cinque gruppi
di pazienti. Le valutazioni sono riferite, ovviamente, ai casi di
diagnosi certa, perciò, anche a fronte di deficit neurologici
completamente regrediti, la valutazione medico legale non può ignorare
il problema dei fattori prognostici legati all'evoluzione della malattia
stessa: da qui l'assenza, in questa proposta, della valutazione 0 in
merito al danno biologico da SM. Nell'ambito dei primi due gruppi
individuati, il "peso" di questi fattori prognostici non deve, comunque,
meramente tradursi in una maggiorazione valutativa aprioristica che
ricorderebbe assai dappresso l'antica quota di solidarietà "etica"; può,
invece, far oscillare di qualche punto la valutazione, sempre
all'interno del range proposto, qualora siano ravvisabili alcuni
elementi individuati sulla base di ampi studi epidemiologici. E' pur
vero che questi non consentono di predire con certezza l'andamento della
malattia nel singolo paziente, ma va ricordato che (37) l'evoluzione
della SM nei primi 5 anni è ritenuta estremamente indicativa
dell'andamento successivo, così come il tipo di sistema funzionale
interessato all'esordio (prognosi favorevole per un esordio con sintomi
sensitivi, sfavorevole se piramidali o cerebellari) e l'età d'insorgenza
(evoluzione più rapida dopo i 40 anni).
GRADO
EDSS
|
DANNO BIOLOGICO
|
MOTIVAZIONI
|
0.0 / 2.5
|
10 £ 20 %
|
Soggetti senza deficit neuromotori o con minima disabilità coinvolgente uno o più sistemi funzionali (FS).
|
3.0 / 4.0
|
> 20 £ 40 %
|
Soggetti
autonomi ed autosufficienti, ma con disabilità che coinvolgono uno o
più FS in misura variabile da moderata a relativamente marcata.
|
4.5 / 5.0
|
> 40 £ 60 %
|
Soggetti
che presentano compromissioni funzionali da relativamente gravi a
gravi, ancora capaci di deambulare autonomamente, ma per tratti
limitati.
|
5.5 / 6.0
|
> 60 £ 80 %
|
Soggetti che necessitano di supporti per deambulare o che hanno un' autonomia locomotoria molto limitata.
|
6.5 / 9.5
|
> 80 %
|
Soggetti non autosufficienti, con vari gradi di grave limitazione sino all'allettamento e alla totale dipendenza da altri.
Come ormai
pressoché unanimemente accettato, il danno biologico del 100%
corrisponde alla morte del paziente (grado 10.0 della scala EDSS).
|
Rimanendo sempre in tema di valutazione del danno, ma
passando all' ambito valutativo INPS, è ben vero che il danno qui
tutelato non è quello biologico, ma questo costituisce il presupposto
omogeneizzabile e la base su cui si fonda la successiva definizione
valutativa del "danno conseguenza", nel caso di specie rappresentato
dalla riduzione della capacità lavorativa in occupazioni confacenti.
Tenendo quindi presenti i presupposti del danno biologico da SM, si può
orientativamente (e non certo tassativamente vista la necessità di
personalizzare il danno conseguenza) individuare la fascia di invalidità
pensionabile (Art. 1 L.222/84) dal grado 4 al grado 5 della scala EDSS
che corrispondono ad un danno biologico da noi valutato tra il 40 ed il
60%. Occorre comunque sempre valutare attentamente la compatibilità
degli esiti neurologici con l'attività lavorativa confacente, stante
anche l'importanza della terapia occupazionale, sia per superare
l'inevitabile ripercussione psichica, sia per mantenere quanto più
possibile l'inserimento sociale del malato. A nessuno può sfuggire come
l'integrazione delle competenze medico legali previdenziali ed
assistenziali consentirebbe ( per esempio nel caso di non raggiungimento
dei requisiti previsti dall'art.1) l'immediata pronuncia in merito ad
una percentuale di invalidità utile, ad esempio, per un collocamento
lavorativo protetto, senza costringere l'interessato a presentare nuove
domande, ad affrontare nuovi e talora lunghi iter amministrativi, a
sottoporsi a nuovi accertamenti medici.
Quando la disabilità raggiunge o supera il grado 5.5
della scala EDSS (danno biologico >60%), l'assicurato è da
considerarsi inabile (Art. 2 L.222/84).
Con una disabilità pari o superiore al grado 6.5
EDSS, il paziente necessita di assistenza continuativa (danno biologico
>80%).
RIASSUNTO
La sclerosi multipla è una malattia, a probabile
genesi autoimmunitaria, della sostanza bianca del S.N.C., che comporta
fenomeni di edema, infiammazione e gliosi a carico dell'encefalo, del
midollo spinale e del nervo ottico, responsabili dell'estrema
variabilità delle manifestazioni d'esordio, delle riacutizzazioni e del
decorso della malattia.
Da tale variabilità è dipeso, soprattutto nel
passato, l'estrema incertezza diagnostica alle prime fasi della
malattia, superata in parte attualmente da sofisticate metodiche
d'indagine.
Anche l'efficacia delle terapie sperimentate è di
difficile interpretazione per il decorso irregolare degli episodi nei
singoli pazienti.
E' una malattia praticamente ubiquitaria nel mondo,
sebbene a diversa prevalenza; ha una preferenza per il sesso femminile e
colpisce soggetti di età medio-giovane, portando nella maggioranza dei
casi ad una disabilità rilevante ed interessando quindi l'Istituto
Nazionale di Previdenza Sociale per il riconoscimento delle dovute
prestazioni.
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