TIPIZZAZIONE LINFOCITARIA COVID-19 🥸
Come qualcuno ricorderà, è circa un anno che parlo dell’importanza di valutare l’assetto immunitario per capire la eventuale suscettibilità ad ammalarsi di Covid e poter agire di conseguenza, bene, finalmente è stato pubblicato il nostro lungo e faticoso lavoro proprio su questo argomento.
Studio retrospettivo con tutti i limiti del caso (abbiamo si trasformato un piccolo ospedale di provincia in un ospedale universitario, e pubblichiamo sulle stesse riviste dove pubblicano virologi blasonati, però i numeri non possono essere paragonati), che però indica molto chiaramente che la malattia Covid-19, come si sospettava, ha un quadro linfocitario tipico, e oltre al long Covid esiste anche il Covid-like, che non è qualcosa a se stante, ma è una fase della stessa malattia.
Ecco l’abstract tradotto:
“Contesto:
una nuova polmonite indotta da coronavirus (SARS-CoV-2) (COVID-19) è emersa nel dicembre 2019 in Cina, diffondendosi in tutto il mondo. Lo scopo della presente indagine era valutare la risposta immunologica e il sottoinsieme clinico dell'alterazione del sottoinsieme dei linfociti periferici nell'infezione da COVID-19.
Metodi: lo studio è stato condotto su quattro diversi gruppi clinici ( n = 4; totale n= 138). Ogni individuo è stato assegnato a diversi gruppi in base a criteri specifici valutati al momento del ricovero come febbre, dispnea, emogasanalisi (ABG), tampone orale-rinofaringeo/RT-PCR e TC toracica. Il trattamento è stato eseguito solo dopo che i campioni di sangue sono stati raccolti da ciascun paziente (PP e PP) il giorno 1. I campioni di sangue sono stati analizzati e testati lo stesso giorno (CBC e citometria a flusso). Il gruppo positivo-positivo (PP n = 45; F = 18/ M = 27; età media = 62,33), comprendeva individui affetti da COVID-19 che mostravano febbre, dispnea (ABG = pO2 < 60), confermati positivi da tampone nasofaringeo/RT-PCR e con TC che mostra opacità a vetro smerigliato. Il negativo-positivo (NP; n= 37; F = 11/M = 26; età media = 75,94) o il gruppo "simile al COVID" comprendeva individui con febbre e dispnea (ABG = pO2 < 60), che sono risultati negativi al tampone nasofaringeo/RT-PCR, con scansioni TC che mostrano opacità a vetro smerigliato nei polmoni. Il gruppo non affetto (NA; n = 40; F = 14/M = 26; età media = 58,5) includeva individui negativi al COVID-19 (RT-PCR) ma affetti da diverse malattie respiratorie croniche (le scansioni TC non mostra opacità a vetro smerigliato). Infine, il gruppo negativo-negativo (NN; n = 16; F = 14/M = 2) includeva pazienti sani (NN; n= 16; età media = 42,62).
Dati e risultati sono stati raccolti e confrontati.
Risultati: le cellule dei linfociti (%) hanno mostrato un calo nei pazienti COVID-19. I sottoinsiemi hanno mostrato un'associazione significativa con lo stato infiammatorio in COVID-19, in particolare per quanto riguarda l'aumento dei neutrofili, T-killer, T-attivo, T-soppressore e T-CD8+CD38+ in individui appartenenti al COVID-19 e Gruppo NP covid-like.
Conclusioni: l'alterazione del sottoinsieme dei linfociti periferici è stata associata alle caratteristiche cliniche e alla progressione di COVID-19. Il livello dei sottotipi linfocitari T (alto o basso) e dei linfociti B potrebbe essere utilizzato come predittore indipendente della gravità del COVID-19 e dell'efficacia del trattamento”.
Inutile dire quanto lavoro ci sia dietro a queste 25 pagine (con contributi sia dal Vietnam che dalla Lincoln University californiana), lavoro che spero tutti Voi possiate apprezzare seppur poco divulgativo.
CONTINUA NEL LINK ORIGINALE:
https://www.mdpi.com/2076-2607/9/10/2036/htm
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