Secondo alcuni ricercatori, coordinati dal Dr. M. Blinkenberg del Centro
Sclerosi Multipla Danese di Copenaghen, la visione tradizionale che la
sclerosi multipla (SM) sia una malattia autoimmune è stata recentemente
messa in dubbio dal postulato che la SM
sia causata dall’insufficienza venosa cronica cerebro spinale (CCSVI).
Anche se diversi studi avrebbero messo in dubbio questa teoria
vascolare, la controversia sulla CCSVI è ancora in corso. Il loro
obiettivo era quello di valutare con l’ecografia la prevalenza della
CCSVI nei pazienti danesi con SM e di confrontare questi risultati con
le misure di risonanza magnetica del flusso e della morfologia venosa.
http://mediterranews.org/2012/04/sclerosi-multipla-uno-studio-danese-sul-metodo-zamboni/
Le informazioni qui riportate Hanno solo un fine illustrativo: NON costituiscono e NON provengono né da prescrizione né da consiglio medico, rivolgersi SEMPRE e comunque al PROPRIO MEDICO NB: L'ADMI ritiene i propri lettori persone ragionevoli e dotate di senso della misura. I vostri commenti VERRANNO INSERITI dopo controllo, in caso Si riserva la facoltà di cancellare commenti di CATTIVO GUSTO e/o OFFENSIVI
CONTATORE PERSONE
27/04/12
Nuova Pubblicazione del Prof. Zamboni su Pletismografia applicata alla CCSVI
La
pletismografia cervicale è una nuova tecnica diagnostica per la CCSVI
che fu presentata, in versione prototipale, dal Prof. Zamboni al primo
congresso dell'International Society for NeuroVascular Disease (ISNVD)
tenutosi a Bologna nel 2011.
Questa
tecnica consiste in un collare messo al collo del paziente in grado di
registrare le variazioni di flusso venoso in funzione delle modifiche
posturali a cui è sottoposto il paziente. La pletismografia cervicale
presenterebbe alcuni sostanziali vantaggi rispetto alla tecnica doppler
TCCS-ECD: tempi di esecuzione più rapidi, basso costo, ridotta
variabilità interoperatore nel risultato.
Riportiamo
di seguito la traduzione dell'abstract dell'ultima pubblicazione del
Prof. Zamboni, pubblicata il 23 aprile 2012 sul Journal of Vascular
Surgery, che testimonia appunto la validità della pletismografia
cervicale come strumento di screening diagnostico per la CCSVI.
Valutazione del ritorno venoso cerebrale con il nuovo metodo della pletismografia
Paolo Zamboni, Erica Menegatti, Paolo Conforti, Simon Shepherd, Mirko Tessari,Clive Beggs
Introduzione:
Le tecniche di scansione risonanza
magnetica e eco color Doppler (ECD) non valutano con precisione il
ritorno venoso cerebrale. Ciò ha generato notevoli controversie
scientifiche collegate alla diagnosi di una sindrome vascolare nota come
insufficienza venosa cronica cerebrospinale (CCSVI) caratterizzata dal
limitato deflusso venoso dal cervello. Lo scopo di questo studio è stato
valutare il ritorno venoso cerebrale in relazione alla variazione di
posizione mediante un nuovo metodo, la pletismografia cervicale.
Metodo:
Questo è uno studio caso-controllo in
cieco, su un singolo centro, cross-sectional condotto presso il Centro
Malattie Vascolari dell'Università di Ferrara, Italia. Lo studio ha
coinvolto 40 soggetti sani di controllo (HC, 18 donne e 22 uomini) con
un'età media di 41,5 ± 14,4 anni, e 44 pazienti con sclerosi multipla
(SM, 25 donne e 19 uomini) con un'età media di 41,0 ± 12,1 anni. Tutti i
partecipanti sono stati in precedenza sottoposti a scansione
utilizzando l’ecografia ECD, e quindi suddivisi nei gruppi HC (CCSVI
negativi all’ECD) e CCSVI. I soggetti sono stati sottoposti alla
pletismografia cervicale in cieco, inclinandoli dalla posizione
verticale (90 °) alla posizione supina (0 °) in una sedia. Una volta
stabilizzato il volume di sangue, sono stati riportati alla posizione
verticale, lasciando che il sangue drenasse dal collo. Abbiamo misurato
il volume venoso (VV), il tempo di riempimento (FT), il gradiente di
riempimento (FG) richiesto per raggiungere il 90% di VV, il volume
residuo (RV), il tempo di svuotamento (ET), il gradiente di svuotamento
(EG) richiesto per raggiungere il 90% del volume di svuotamento (EV)
dove EV = VV-RV, anche analizzando i parametri considerati tramite le
curve caratteristiche del ricevitore operativo (ROC) e l'analisi
matematica del principale componente.
Risultati:
La velocità con cui il sangue venoso è
stato scaricato in posizione verticale (EG) è risultata
significativamente più veloce nei controlli (2,73 mL / secondo ± 1,63)
rispetto ai pazienti con CCSVI (1,73 mL / secondo ± 0,94, p = 0,001).
Inoltre, rispettivamente, nei controlli e nei pazienti con CCSVI, i
seguenti parametri sono risultati differenti in modo altamente
significativo: FT 5,81 ± 1,99 secondi vs 4,45 ± 2,16 secondi (P =
0,003); FG 0,92 ± 0,45 ml /secondi vs 1,50 ± 0,85 mL /secondi (P
<.001); RV 0,54 ± 1,31 vs 1,37 mL ± 1,34 mL (P = 0,005); ET 1,84 ±
0,54 secondi vs 2,66 ± 0,95 secondi (P <.001). L’analisi matematica
ha dimostrato una maggiore variabilità del processo dinamico del ritorno
venoso cerebrale nei CCSVI. Infine, l'analisi ROC ha dimostrato una
buona sensibilità del test proposto con un 83,8 per cento concordante,
16,0 discordante, 0.2 legato(C = 0,839).
Conclusioni:
Le caratteristiche del ritorno venoso
cerebrale dei pazienti con CCSVI sono risultate nettamente diverse da
quelle dei controlli. Inoltre, i nostri risultati suggeriscono che la
pletismografia cervicale ha un grande potenziale come strumento di
screening poco costoso e come strumento di monitoraggio post-operatorio.
LEGGI L'ABSTRACT IN LINGUA ORIGINALE27 aprile 2012
da: ccsvi-sm.org
La respirazione.
COSE CHE NESSUNO DICE ...MA CHE TUTTI SAPPIAMO..MA CHE NESSUNO METTE IN ATTO
- la respirazione
In particolare, la principale molecola che
agisce da substrato per la respirazione cellulare è il glucosio;
l'energia che si ottiene viene immagazzinata nei legami ad alta energia
contenuti nella molecola adenosina trifosfato, ATP), permette la
produzione di energia; mediante tale processo, l'organismo si libera di
anidride carbonica che deriva dalla respirazione cellulare.L'aria viene
inspirata attraverso il naso (o la bocca), le laringi, la trachea e
bronchi prima di raggiungere gli alveoli polmonari.É in queste numerose
cavità microscopiche (la superficie totale rappresenta circa 80 mq!) che
si effettua l'ematosi, ovvero lo scambio di gas tra aria e sangue:
l'ossigeno viene diffuso nell'aria verso i capillari sanguigni e
l'anidride carbonica fa l'inverso prima di essere eliminata attraverso
l'espirazione.Attraverso la contrazione del muscolo del diaframma che
genera una depressione nel torace, si provoca l'afflusso d'aria.
Si tratta dunque di un fenomeno attivo.
Quando la contrazione del diaframma cessa, il torace si sgonfia passivamente, e l'aria é espirata.
L'IMPORTANZA:
La respirazione é la funzione che assicura al sangue ed a tutti i tessuti dell'organismo, l'apporto di ossigeno che é di vitale importanza per il loro metabolismo
Una buona respirazione
distende i nervi,
stimola l'appetito, rende più completa la digestione e reca infine un sonno sano e ristoratore
acquieta il sistema nervoso conferendoci il governo di emozioni come il timore, la collera, la timidezza, la paura
ci aiuta a sentirci più sicuri di noi stessi, con l'effetto di aumentare l'auto fiducia
aumenta la nostra resistenza nei confronti della malattia conserva la vitalità e la giovinezza più a lungo; di conseguenza la pelle e i tessuti invecchiano più lentamente conferisce una maggiore calma interiore dischiudendoci le vie della coscienza.
COME?
E? evidente il collegamento che sussiste tra mente, sistema nervoso e respiro.
Le tensioni, preoccupazioni, ansie e paure sono purtroppo in grado di influire sul suo ritmo.
Si può partire dal respiro per aggiustare molte cose.
La respirazione può essere addominale, toracica, clavicolare.
Alla respirazione di tipo addominale corrisponde la salute della parte bassa del corpo e della relativa vita istintuale, a quella toracica la salute della parte media e della attinente costituzione emotiva, infine a quella clavicolare la parte alta del corpo e l’aspetto intellettivo.
La donna, per sua propria natura, ha una buona respirazione di tipo toracico-alta mentre è normalmente carente di quella bassa o addominale.
L’uomo, al contrario, nasce con una buona predisposizione per la respirazione addominale ma è carente nelle altre.
I problemi della donna infatti sono soprattutto nella parte bassa del corpo, dove lei è facilmente attaccabile dai malanni (vene varicose, flebiti, intestino pigro, infiammazioni alle ovaie, mestruazioni dolorose ecc.) mentre i problemi cardiaci sono sempre stati una prerogativa dell’uomo (è sempre stato l’uomo a morire d’infarto almeno fino a prima di questo cambiamento di ruoli nella società).
Si ha ragione di ritenere che una respirazione perfetta, attiva cioè su tutti i livelli dell’apparato respiratorio, crei i presupposti per una ottima salute e renda meno attaccabili dal male.
Ecco due semplici esercizi: il respiro totale, per abituarsi a respirare profondamente, il respiro da scavatore, che si può adottare e ripetere ogni volta che abbiamo bisogno di "ossigenarci" per riprendere al meglio il nostro lavoro è il seguente.
Il respiro totale
- Inspiriamo lentamente dal naso, pensando di portare l'aria fino sotto l'ombelico. In questo modo riempiamo di aria la parte inferiore dei polmoni e contemporaneamente lo stomaco comincerà ad elevarsi come un palloncino
- Senza interrompere il respiro, continuiamo ad elevare lo stomaco ed espandiamo la cassa toracica riempiendola d'altra aria
- Infine, facciamo in modo che il respiro riempia anche la parte superiore dei polmoni, sollevando ancora la gabbia toracica. Tutto questo va fatto senza esagerare né forzare, in cinque secondi circa
- Ora tratteniamo per qualche secondo l'aria, per dare ai polmoni il tempo di assorbire tutto l'ossigeno contenuto nell'aria che abbiamo appena respirato. Con il tempo potremo prolungare questo tempo
- Cominciamo a mandare fuori l'aria seguendo il percorso inverso. Iniziamo con il contrarre dolcemente la parte inferiore dello stomaco per spingere fuori l'aria che trascinerà con sé tutta la rimanente.Mentre la parte inferiore dei polmoni si svuota, la cassa toracica si sgonfia lentamente. Tutto deve avvenire con molta lentezza e pazienza
- Ora possiamo fare una piccola pausa, prima di iniziare una nuova respirazione
- Con il tempo diventeremo esperti e riusciremo nell'esercizio con facilità
Il respiro da scavatore
- Mettiamoci in piedi con le gambe divaricate senza esagerare
- Mentre cominciamo la respirazione totale, solleviamo lentamente le braccia verso l'alto
- Ora tratteniamo il respiro, sempre tenendo le braccia in alto, ci allunghiamo leggermente all'indietro, per allungare la colonna vertebrale
- Ci flettiamo in avanti, portando la testa all'altezza delle ginocchia e cominciamo a mandare fuori l'aria a piccoli soffi, a ogni soffio le braccia scendono un po' di più fra le gambe
- Quando abbiamo svuotato tutta l'aria iniziamo a inspirare risalendo piani piano e ripetiamo il tutto dall'inizio
Quando sentite irresistibile la voglia di correre, di cantare, di respirare a pieni polmoni, ciò significa che state bene.>>>
Dolori muscolari (mialgia)
Dolori muscolari (mialgia)
I dolori muscolari sono comuni e possono riguardare più di un muscolo. Un dolore muscolare può coinvolgere anche i legamenti, tendini, fasci di muscoli e tessuti molli che collegano i muscoli, ossa e organi. Un dolore muscolare è più spesso legato alla tensione eccessiva o a lesioni del muscolo causate da un esercizio fisico o un lavoro fisicamente impegnativo. In queste situazioni, il dolore tende a coinvolgere muscoli specifici e inizia durante o subito dopo l’attività. Il dolore muscolare può essere anche un segno di condizioni che interessano tutto il tuo corpo, come alcune infezioni (tra cui l’influenza) e dei disturbi che colpiscono i tessuti connettivi in tutto il corpo (come il lupus). Una comune causa di dolori muscolari è la fibromialgia, una condizione che include mollezza nei muscoli e nei tessuti molli, difficoltà del sonno, stanchezza e mal di testa.
CAUSE: Le cause più comuni sono:
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Contattare un medico se:
I dolori muscolari sono comuni e possono riguardare più di un muscolo. Un dolore muscolare può coinvolgere anche i legamenti, tendini, fasci di muscoli e tessuti molli che collegano i muscoli, ossa e organi. Un dolore muscolare è più spesso legato alla tensione eccessiva o a lesioni del muscolo causate da un esercizio fisico o un lavoro fisicamente impegnativo. In queste situazioni, il dolore tende a coinvolgere muscoli specifici e inizia durante o subito dopo l’attività. Il dolore muscolare può essere anche un segno di condizioni che interessano tutto il tuo corpo, come alcune infezioni (tra cui l’influenza) e dei disturbi che colpiscono i tessuti connettivi in tutto il corpo (come il lupus). Una comune causa di dolori muscolari è la fibromialgia, una condizione che include mollezza nei muscoli e nei tessuti molli, difficoltà del sonno, stanchezza e mal di testa.
CAUSE: Le cause più comuni sono:
- Lesioni, traumi e distorsioni;
- Eccessivo utilizzo di un muscolo in intensità, frequenza o a freddo;
- Tensione e stress.
- Alcuni farmaci, tra cui quelli per abbassare la pressione sanguigna, o statine per abbassare il colesterolo;
- Cocaina;
- Dermatomiositi;
- Squilibri elettrolitici come l’avere troppo poco potassio o calcio;
- Fibromialgia;
- Infezioni, tra cui influenza, malattia di Lyme o la malaria;
- Ascesso ad un muscolo;
- Polio;
- Trichinosi;
- Lupus;
- Polimialgia reumatica;
- Polimiosite;
- Rabdomiolisi.
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Contattare un medico se:
- Il dolore muscolare persiste al di là dei 3 giorni;
- Si ha un grave ed inspiegabile dolore;
- Si hanno i segni di un’infezione, come l’arrossamento o il gonfiore muscolare;
- Si ha una cattiva circolazione nella zona in cui si hanno dolori ai muscoli;
- Si è subìto un morso o c’è uno sfogo cutaneo;
- Il dolore muscolare è associato con l’utilizzo di qualche farmaco;
- Si ha un improvviso aumento di peso o ritenzione idrica;
- Si è a corto di fiato o si ha difficoltà a deglutire;
- Si ha debolezza muscolare o non si riesce a muovere una parte del corpo;
- Si ha vomito, torcicollo o febbre alta.
- Esame del sangue;
- Altri esami specifici che riguardano gli enzimi muscolari (creatina chinasi) ed eventualmente un esame per la malattia di Lyme o una malattia del tessuto connettivo.
- Riscaldarsi prima di effettuare un esercizio fisico e raffreddarsi alla fine gradualmente;
- Fare dello stretching prima e dopo l’esercizio;
- Bere molti liquidi prima, durante e dopo l’esercizio;
- Se si lavora nella stessa posizione la maggior parte del giorno (come stare seduti ad un computer), alzarsi e fare dei movimenti almeno una volta ogni ora.
Per
ulteriori informazioni rivolgersi al proprio medico
La spasticità
La spasticità si ha quando sono presenti uno o più muscoli esageratamente rigiti e riflessi tendinei profondi. La condizione può interferire con il camminare, il movimento, o il parlare.
CAUSE: La spasticità generalmente risulta da danni alla parte del cervello che controlla il movimento volontario. Essa può verificarsi anche quando si hanno danni ai nervi del cervello che si ripercuotono verso il basso al midollo spinale. Altre cause possono essere:
- Paralisi cerebrale;
- Danni cerebrali causati dalla mancanza di ossigeno, come può accadere nel corso di un annegamento o soffocamento;
- Trauma cerebrale;
- Grave trauma cranico;
- Lesioni del midollo spinale;
- Ictus;
- Adrenoleucodistrofia;
- Fenilchetonuria (alti tassi di fenilalanina nel sangue o urine);
- Malattie neurodegenerative;
- Sclerosi multipla
SINTOMI: I sintomi della spasticità comprendono:
- Esagerato riflesso tendineo;
- Incrocio delle gambe troppo stretto;
- Ripetuti scatti muscolari;
- Postura inusuale;
- Movimenti della spalla, braccio, polso e dita con un angolo anormale.
La spasticità può anche interferire con il parlare. In casi gravi e a lungo termine, la spasticità può portare a contrattura dei muscoli delle articolazioni provocando una posizione piegata fissa.
DIAGNOSI:
Il medico eseguirà un esame fisico e porrà domande sui sintomi e la
durata. Il medico può rimandare il paziente ad un terapista fisico.
Contattare un medico se:
- La spasticità peggiora;
- La deformità delle contratture sembra doversi aggravare;
- La condizione peggiora.
TERAPIA: Gli esercizi che comprendono lo stiramento muscolare possono contribuire a rendere meno gravi i sintomi. La terapia fisica
è costituita da una varietà di esercizi, compresi quelli muscolari, di
stretching e rafforzamento. I medicinali per la spasticità comprendono baclofene, Tizanidine, Cyclobenzaprine,
e benzodiazepine. In rari casi, una pompa può essere inserita nel
liquido spinale per iniettare la medicina direttamente nel sistema
nervoso.
Iniezioni di Botox possono aiutare ad alleviare la
spasticità in alcuni pazienti. A volte, una persona può avere bisogno
di un intervento chirurgico per liberare il tendine o per tagliare il
nervo muscolare.
Fonti: [Goetz, CG. Textbook of Clinical
Neurology. 2a ed. St. Louis, Mo: WB Saunders, 2003;
http://health.nytimes.com/health/; Goldman L, Ausiello D. Cecil
Textbook of Medicine. 22a ed. Philadelphia, PA: WB Saunders; 2004]
Per ulteriori informazioni rivolgersi al proprio medico.
Le vertigini
Le vertigini sono una sensazione di stordimento, debolezza, instabilità o perdita di equilibrio (sensazione che la stanza sia in movimento). La maggior parte delle cause delle vertigini non sono gravi e si possono risolvere rapidamente.
DIAGNOSI: Il medico dovrà eseguire un esame fisico, concentrandosi sul cuore, testa, orecchie, sistema nervoso, e farà domande sui sintomi e sulla storia medica del paziente. Test diagnostici che possono essere svolti comprendono:
CAUSE: Lo stordimento succede quando non arriva abbastanza sangue al cervello. Ciò può avvenire se vi è un calo improvviso nella pressione sanguigna o se si è disidratati a
causa del vomito, diarrea, febbre, o altre cause. Molte persone,
soprattutto anziane, soffrono di vertigini se si alzano troppo
rapidamente da una posizione sdraiata o seduta. Spesso la sensazione
accompagna l’influenza, ipoglicemia, raffreddore, o allergie.
Le condizioni più gravi che possono portare alle vertigini possono includere problemi cardiaci
(come il ritmo cardiaco anormale o attacco cardiaco), ictus, e grave
caduta della pressione arteriosa (shock). Se uno qualsiasi di questi
gravi disturbi è presente, di solito si hanno ulteriori sintomi come
dolore al petto, batticuore, incapacità di parlare, cambiamenti nella
vista o altri sintomi. Le cause più comuni di vertigini sono benigne
come la labirintite che si nota quando si cambia la posizione della
testa. Alla labirintite di solito segue un raffreddore o influenza
causata da una infezione virale del orecchio interno. La sindrome di Meniere
è un altra causa comune di problemi all’orecchio. Essa provoca
vertigini, perdita di equilibrio, e ronzio nelle orecchie. Molto meno
comunemente, le vertigini sono un segno di ictus, sclerosi multipla,
convulsioni, un tumore cerebrale, o una emorragia nel cervello. In tali
condizioni, altri sintomi di solito accompagnano le vertigini o lo
squilibrio.DIAGNOSI: Il medico dovrà eseguire un esame fisico, concentrandosi sul cuore, testa, orecchie, sistema nervoso, e farà domande sui sintomi e sulla storia medica del paziente. Test diagnostici che possono essere svolti comprendono:
- Misurazioni e analisi della pressione arteriosa;
- Elettrocardiogramma;
- Analisi dell’udito;
- Analisi neurologiche;
- Risonanza magnetica.
TERAPIA: Se il problema si ha quando ci si alza, evitare bruschi cambiamenti di postura.
Bere liquidi e, se non si è in grado di mantenere i fluidi a causa di
nausea o vomito, potrebbe essere necessaria una flebo in ospedale. La
maggior parte delle volte, le vertigini posizionali benigne e la
labirintite se ne vanno da sole nel giro di qualche settimana. Durante
gli attacchi, provare a riposarsi, evitare improvvisi cambiamenti della
posizione, essere cauti alla guida o nell’uso delle macchine. Alcune
vertigini possono essere ridotte con un lavoro fisico con un terapeuta.
Alcuni farmaci possono aiutare a sentirsi meglio. Tali farmaci
comprendono antistaminici, sedativi o pillole per la nausea. Per la sindrome di Meniere, la chirurgia può essere necessaria.
Contattare un medico se, oltre al capogiro, si hanno anche:
- Un trauma cranico;
- Febbre superiore ai 40 gradi, o un forte torcicollo;
- Convulsioni o vomito;
- Dolore toracico;
- Palpitazioni;
- Mancanza di respiro;
- Debolezza;
- Incapacità nello spostare un braccio o una gamba;
- Cambiamento nella vista;
- Svenimento e perdita di coscienza per più di pochi minuti.
Chiamate un medico anche se:
- Nonsi hanno mai avuto prima vertigini;
- I sintomi passati erano diversi;
- Si sospetta che la causa sia qualche medicinale;
- Perdita di udito.
PREVENZIONE:
Trattare prontamente le infezioni, raffreddori, influenza, congestione
sinusale e altre infezioni respiratorie. Se si dispone di un
raffreddore, l’influenza, o altre malattie virali, bere molti liquidi
per evitare di rimanere disidratati.
Marijuana: la Toscana dice sì all'uso terapeutico
www.you-ng.it/index.php?option=com_k2&view=item&id=1271%3Amarijuana-la-toscana-dice-s%C3%AC-alluso-terapeutico&Itemid=62
È
inevitabile, quando di mezzo ci sono le "droghe", le discussioni non
mancano mai. Eppure, questo 2012 stupisce per le iniziative
pro-cannabis. Lontani dalla concessione terriera
del Consiglio comunale di Rasquera, paese spagnolo di 900 anime, che
vede la marijuana come uno "scaccia-crisi", anche il nostro Paese,
sembra pronto a voltare pagina.
La
Commissione sanità del Consiglio regionale della Toscana, presieduta da
Marco Remaschi (Pd), ha dato il "consenso" a una proposta di legge
sull'uso terapeutico della marijuana. Il
testo è passato a maggioranza nonostante i voti contrari di Pdl e Udc.
Lo scopo dichiarato del provvedimento è di garantire ai cittadini
residenti in Toscana l'accesso ai farmaci cannabinoidi per combattere il
dolore, nelle cure palliative e anche in altri tipi di terapie.
A sostegno della legge ha parlato il Presidente della Federazione cure palliative Luca Moroni.
Ruggiero Corcella del Corriere, ha riportato le parole del medico: «Sui
cannabinoidi non posso esprimermi – premette -, però sull'uso degli
oppiodi ribadiamo che l'Italia è in forte ritardo rispetto al resto
d'Europa e nonostante si stia recuperando non riusciremo a metterci in
pari in breve tempo. Rispetto all'uso di oppioidi e quindi alla terapia
del dolore, le risposte in Italia sono decisamente insoddisfacenti
quindi questo vuole dire che esiste una barriera culturale decisamente
forte. Noi stiamo cercando di colmarla, attraverso un'attività di
informazione dei cittadini rispetto al superamento di alcuni pregiudizi a
partire da quello della morfina. La nostre esperienza come federazione
cure palliative è che i cittadini sono molto ricettivi rispetto a questo
tipo di stimolo, perché una volta informati le barriere di tipo
culturale sono molto facilmente superabili. Lo sono meno nella nostra
esperienza, da parte dei professionisti».
In
effetti, nel nostro Paese questa barriera culturale sembra essere
tutt'altro che facilmente superabile e chi crede davvero in questo
progetto senza nessun tipo di secondo fine, dovrà aspettare la seduta
del Consiglio regionale del 2 maggio, per l'approvazione finale.
Stefano Mugnai
(Pdl) ha spiegato che sarebbe opportuno chiedere al ministero della
Sanità di valutare se tali farmaci siano o meno da inserire nel
tabellario farmaceutico e ha dichiarato che «siamo di fronte ad una
legge bandiera». Anche Marco Carraresi (Udc) afferma
più o meno le solite cose: «è una legge manifesto con risultati pratici
pari allo zero e dove l'aspetto scientifico è pressoché ignorato».
Secondo Remaschi invece la proposta è «un segnale importante di apertura e civiltà». Dello stesso avviso è Paolo Notaro,
responsabile della Struttura di Terapia del Dolore del Niguarda:
«Finalmente qualcuno ha avuto il coraggio di spostare l'attenzione sulla
cannabis non dal punto di vista dell'uso delinquenziale, ma di quello
terapeutico. Questo purtroppo – afferma Notaro – è un argomento che si
presta ai soliti schieramenti da guelfi e ghibellini. In realtà, con le
droghe non c'entra nulla. La gente si informa, va su internet, e finisce
magari per andare a comprare il farmaco derivato dai cannabinoidi di
cui ha bisogno, in Svizzera. Sono farmaci, vanno usati sotto controllo
di medici competenti e visto che in Italia a torto o a ragione c'è
questa problematica sull'uso per altri fini, ben venga un controllo
maggiore, a garanzia di tutti: dei professionisti che magari la
prescrivono ma anche dei pazienti che sono controllati. Insomma lo stato
dell'arte è che esistono già molecole sintetiche dei cannabinoidi.
Perciò vorrei rassicurare che sono prodotti farmacologici e che vengono
utilizzati a scopo terapeutico e non delinquenziale. La loro azione è
abbastanza conosciuta e descritta».
La nuova legge regionale porterà probabilmente il nome di Alessia Ballini,
consigliere regionale in Toscana uccisa dal cancro di recente, assidua
sostenitrice dell'importanza dei farmaci cannabinoidi per combattere il
dolore e prima di sottoporsi a chemioterapia.
Per avere informazioni ancor più dettagliate, vi rimandiamo ad un dossier firmato Aism (Associazione Italiana Sclerosi Multipla) dal titolo Cannabis e sclerosi multipla.
22/04/12
LA SINCOPE
Cos’è una sincope?
La sincope è una perdita di coscienza transitoria, semplificando possiamo
dire uno “svenimento”, con comparsa rapida, di breve durata, che si
risolve spontaneamente e completamente.
E’ dovuta ad una transitoria e breve riduzione della quantità o della
pressione del sangue che arriva al cervello.
Si tratta di un evento frequente, anche nella popolazione normale.
Cosa deve fare una persona che ha avuto una sincope?
I pazienti con sincope ci vengono spesso indirizzati dal Pronto Soccorso
e li valutiamo innanzitutto con la visita cardiologica e con
l’elettrocardiogramma. Informazioni importanti vengono ottenute con
l’ecocardiografia.
E’ pericolosa?
Lo scopo della prima valutazione cardiologica è di verificare se, nel paziente che viene alla nostra
osservazione, la sincope sia spia di una condizione rischiosa oppure no.
In generale se il paziente non ha una cardiopatia di rilievo, ossia non ha una storia personale o
familiare di rischio, l’esame fisico e l’elettrocardiogramma sono normali e l’ecografia non mostra
cardiopatie strutturali, ci troviamo di fronte ad una condizione benigna. Si tratta della grande
maggioranza dei casi.
Queste sincopi non pericolose a cosa possono essere dovute?
In genere si tratta delle sincopi “neuromediate” ossia dovute ad una temporanea disfunzione del
sistema nervoso autonomo (parte del sistema nervoso che, fra le varie funzioni, regola la pressione
e il numero di battiti del cuore). A seguito di un riflesso nervoso si ha un’inappropriata e brusca
riduzione della pressione arteriosa e/o della frequenza cardiaca, che causa la perdita di coscienza
del paziente.
Fra di esse c’è la sincope vasovagale (il comune svenimento), dovuta all’azione del nervo vago,
che riduce pressione e frequenza cardiaca, che è spesso preceduta da sintomi quali vertigine, offuscamento
della vista, sudorazione, pallore, nausea, sintomatologia gastrointestinale, dolore.
Vi sono le sincopi situazionali, che compaiono, ad esempio, con lo sforzo di defecare, urinare,
talvolta con la tosse, deglutizione, pasti pesanti, puntura venosa.
Vi è inoltre l’intolleranza all’ortostatismo, ossia la tendenza al calo pressorio e perdita di coscienza
innescate dal restare a lungo in piedi, spesso in pazienti anziani con malattie quali diabete
mellito, m. di Parkinson e terapie farmacologiche multiple per ipertensione arteriosa, ischemia
miocardica ed altro.
In alcuni casi proporremo al paziente il tilt test, esame col quale il paziente viene alzato a 60° su
lettino reclinabile e viene somministrato un farmaco, allo scopo di studiare più in dettaglio il meccanismo
della sincope.
Altrimenti quali possono essere le cause?
Essenzialmente possono essere o disturbi del ritmo cardiaco (bradicardie, blocchi, varie forme di
tachicardie) o per patologie cardiache (ad esempio la stenosi aortica severa, la cardiopatia ischemica, la cardiomiopatia
ipertrofica, la cardiopatia aritmogena del ventricolo destro, tutte le cardiopatie con severa depressione della funzione di
pompa) o del circolo polmonare (la tromboembolia polmonare).
In alcuni di questi pazienti la sincope segnala la presenza del rischio di morire. E’ quindi una spia d’allarme importante che
merita una valutazione cardiologica.
In questi casi cosa viene fatto?
Senza voler esaurire in questa sede tutte le possibili cause, da valutare paziente per paziente, in caso di bradicardie o blocchi,
se la diagnosi è già immediatamente evidente all’elettrocardiogramma e non vi sono cause transitorie, la soluzione è
l’impianto di un pace-maker.
Allo stesso modo per le aritmie rischiose per la vita o in presenza di rischio alto per depressione grave della funzione di
pompa non corretta dai farmaci, vi è l’indicazione all’impianto di un defibrillatore impiantabile (ICD).
Se si sospetta un disturbo del ritmo e questo non è già subito evidente potremo proporre al paziente un ecg dinamico Holter
(l’elettrocardiogramma delle 24 ore) e poi eventualmente uno studio elettrofisiologico (esame che valuta le caratteristiche
elettrofisiologiche del cuore mediante elettrocateteri all’interno delle cavità cardiache) e l’impianto di un loop recorder,
che è un mini registratorino, grande circa 6 cm x 2, che si impianta sottocute, registra l’elettrocardiogramma fino a due
anni ed è interrogabile con un apparecchio di programmazione.
Le cardiopatie strutturali verranno indagate e, ad esempio, in caso di stenosi aortica grave la soluzione potrà essere cardochirurgica
o in caso di cardiopatia ischemica potranno essere presi in considerazione gli esami appropriati, fino alla coronarografia.
In conclusione?
Chi non ha cardiopatie né altre malattie serie, e ha ecg, ecografia e visita normali oltre a non avere riportato traumi può
stare tranquillo: è una condizione benigna e frequente, circa un terzo delle persone hanno una sincope nel corso della vita..
Negli altri casi non è detto che si tratti di qualcosa di importante ma non è escluso, quindi è necessaria una valutazione
medica e cardiologica.www.amicidelcuorevenezia.org/notiziari/Notiziario26.pdf
La sincope è una perdita di coscienza transitoria, semplificando possiamo
dire uno “svenimento”, con comparsa rapida, di breve durata, che si
risolve spontaneamente e completamente.
E’ dovuta ad una transitoria e breve riduzione della quantità o della
pressione del sangue che arriva al cervello.
Si tratta di un evento frequente, anche nella popolazione normale.
Cosa deve fare una persona che ha avuto una sincope?
I pazienti con sincope ci vengono spesso indirizzati dal Pronto Soccorso
e li valutiamo innanzitutto con la visita cardiologica e con
l’elettrocardiogramma. Informazioni importanti vengono ottenute con
l’ecocardiografia.
E’ pericolosa?
Lo scopo della prima valutazione cardiologica è di verificare se, nel paziente che viene alla nostra
osservazione, la sincope sia spia di una condizione rischiosa oppure no.
In generale se il paziente non ha una cardiopatia di rilievo, ossia non ha una storia personale o
familiare di rischio, l’esame fisico e l’elettrocardiogramma sono normali e l’ecografia non mostra
cardiopatie strutturali, ci troviamo di fronte ad una condizione benigna. Si tratta della grande
maggioranza dei casi.
Queste sincopi non pericolose a cosa possono essere dovute?
In genere si tratta delle sincopi “neuromediate” ossia dovute ad una temporanea disfunzione del
sistema nervoso autonomo (parte del sistema nervoso che, fra le varie funzioni, regola la pressione
e il numero di battiti del cuore). A seguito di un riflesso nervoso si ha un’inappropriata e brusca
riduzione della pressione arteriosa e/o della frequenza cardiaca, che causa la perdita di coscienza
del paziente.
Fra di esse c’è la sincope vasovagale (il comune svenimento), dovuta all’azione del nervo vago,
che riduce pressione e frequenza cardiaca, che è spesso preceduta da sintomi quali vertigine, offuscamento
della vista, sudorazione, pallore, nausea, sintomatologia gastrointestinale, dolore.
Vi sono le sincopi situazionali, che compaiono, ad esempio, con lo sforzo di defecare, urinare,
talvolta con la tosse, deglutizione, pasti pesanti, puntura venosa.
Vi è inoltre l’intolleranza all’ortostatismo, ossia la tendenza al calo pressorio e perdita di coscienza
innescate dal restare a lungo in piedi, spesso in pazienti anziani con malattie quali diabete
mellito, m. di Parkinson e terapie farmacologiche multiple per ipertensione arteriosa, ischemia
miocardica ed altro.
In alcuni casi proporremo al paziente il tilt test, esame col quale il paziente viene alzato a 60° su
lettino reclinabile e viene somministrato un farmaco, allo scopo di studiare più in dettaglio il meccanismo
della sincope.
Altrimenti quali possono essere le cause?
Essenzialmente possono essere o disturbi del ritmo cardiaco (bradicardie, blocchi, varie forme di
tachicardie) o per patologie cardiache (ad esempio la stenosi aortica severa, la cardiopatia ischemica, la cardiomiopatia
ipertrofica, la cardiopatia aritmogena del ventricolo destro, tutte le cardiopatie con severa depressione della funzione di
pompa) o del circolo polmonare (la tromboembolia polmonare).
In alcuni di questi pazienti la sincope segnala la presenza del rischio di morire. E’ quindi una spia d’allarme importante che
merita una valutazione cardiologica.
In questi casi cosa viene fatto?
Senza voler esaurire in questa sede tutte le possibili cause, da valutare paziente per paziente, in caso di bradicardie o blocchi,
se la diagnosi è già immediatamente evidente all’elettrocardiogramma e non vi sono cause transitorie, la soluzione è
l’impianto di un pace-maker.
Allo stesso modo per le aritmie rischiose per la vita o in presenza di rischio alto per depressione grave della funzione di
pompa non corretta dai farmaci, vi è l’indicazione all’impianto di un defibrillatore impiantabile (ICD).
Se si sospetta un disturbo del ritmo e questo non è già subito evidente potremo proporre al paziente un ecg dinamico Holter
(l’elettrocardiogramma delle 24 ore) e poi eventualmente uno studio elettrofisiologico (esame che valuta le caratteristiche
elettrofisiologiche del cuore mediante elettrocateteri all’interno delle cavità cardiache) e l’impianto di un loop recorder,
che è un mini registratorino, grande circa 6 cm x 2, che si impianta sottocute, registra l’elettrocardiogramma fino a due
anni ed è interrogabile con un apparecchio di programmazione.
Le cardiopatie strutturali verranno indagate e, ad esempio, in caso di stenosi aortica grave la soluzione potrà essere cardochirurgica
o in caso di cardiopatia ischemica potranno essere presi in considerazione gli esami appropriati, fino alla coronarografia.
In conclusione?
Chi non ha cardiopatie né altre malattie serie, e ha ecg, ecografia e visita normali oltre a non avere riportato traumi può
stare tranquillo: è una condizione benigna e frequente, circa un terzo delle persone hanno una sincope nel corso della vita..
Negli altri casi non è detto che si tratti di qualcosa di importante ma non è escluso, quindi è necessaria una valutazione
medica e cardiologica.www.amicidelcuorevenezia.org/notiziari/Notiziario26.pdf
LE DIVERSE AREE DEL CERVELLO
Diverse sono le aree del cervello e i circuiti che esse formano implicati nella regolazione affettiva. Tra questi abbiamo:
- Corteccia Prefrontale (area ventro-mediale, orbito-laterale, dorso-laterale)
- Corteccia Cingolata anteriore
- Nucleo Striato Ventrale
- Amigdala
- Ippocampo
Si è potuto notare confrontando i diversi studi effettuati su pazienti con depressione maggiore e soggetti normali che i pazienti con depressione presentavano delle alterazioni in queste aree.
Quindi, tutte le patologie caratterizzate da una significativa alterazione dell'umore come depressione, disturi distimici, ipomaniacalità ecc...sono associate ad una disfunzione del circuito di regolazione dell'umore.
http://www.igeacps.it/ neuropsicologia/articoli/ 660.html#.TzwsQLS_jGQ.faceb ook
Infatti studi basati sull'analisi del flusso ematico regionale hanno evidenziato in soggetti affetti da depressione maggiore, diverse alterazioni delle attività di questo circuito che sarebbero responsabili della manifestazione dei sintomi a tale disturbo associati. Ad esempio, una iperattività della corteccia prefrontale ventro-mediale ed orbito-laterale porta ad un aumento della sensibilità al dolore, ansia, remunerazioni depressive e tensione; al contrario ad un'ipoattività della corteccia prefrontale dorso-laterale consegue un ritardo psicomotorio, apatia, deficit attentivi e della memoria di lavoro.
Studi di neuroimmagine funzionale sulla connetività hanno suggerito un decremento nella comunicazione tra amigdala e le regioni della corteccia cingolata anteriore. Di conseguenza il fallimento della corteccia cingolata anteriore ad assolvere suo ruolo inibitore nella regolazione delle emozioni, porta inevitabilmente ad un'alterazione dell'affettività e della motivazione.
L'ippocampo poi, può essere particolarmente colpito nella depressione, infatti alcuni studi hanno evidenziato una significativa riduzione bilaterale del volume ippocampale nei soggetti affetti da depressione maggiore. Ulteriori studi hanno poi mostrato che la riduzione dell'ippocampo è direttamente proporzionale al numero e alla durata degli episodi depressiovi (senza trattamento).
Quali le cause?
Un consistente dato osservato in soggetti affetti da depressione riguarda gli alti livelli ematici di cortisolo, l'ormone implicato nella risposta allo stress. Quest'ultimo infatti genera un rilascio di cortisolo. Nella depressione, l'interruzione della trasmissione serotoninergica, noradrenergica e dopaminergica compromette il circuito di feedback regolatorio che permette di interrompere la risposta allo stress. Da un punto di vista sintomatologico, ciò si rifletterebbe nella percezione di fatica, inappetenza, perdita della libido, e ipersensibilità al dolore.
- Corteccia Prefrontale (area ventro-mediale, orbito-laterale, dorso-laterale)
- Corteccia Cingolata anteriore
- Nucleo Striato Ventrale
- Amigdala
- Ippocampo
Si è potuto notare confrontando i diversi studi effettuati su pazienti con depressione maggiore e soggetti normali che i pazienti con depressione presentavano delle alterazioni in queste aree.
Quindi, tutte le patologie caratterizzate da una significativa alterazione dell'umore come depressione, disturi distimici, ipomaniacalità ecc...sono associate ad una disfunzione del circuito di regolazione dell'umore.
http://www.igeacps.it/
Infatti studi basati sull'analisi del flusso ematico regionale hanno evidenziato in soggetti affetti da depressione maggiore, diverse alterazioni delle attività di questo circuito che sarebbero responsabili della manifestazione dei sintomi a tale disturbo associati. Ad esempio, una iperattività della corteccia prefrontale ventro-mediale ed orbito-laterale porta ad un aumento della sensibilità al dolore, ansia, remunerazioni depressive e tensione; al contrario ad un'ipoattività della corteccia prefrontale dorso-laterale consegue un ritardo psicomotorio, apatia, deficit attentivi e della memoria di lavoro.
Studi di neuroimmagine funzionale sulla connetività hanno suggerito un decremento nella comunicazione tra amigdala e le regioni della corteccia cingolata anteriore. Di conseguenza il fallimento della corteccia cingolata anteriore ad assolvere suo ruolo inibitore nella regolazione delle emozioni, porta inevitabilmente ad un'alterazione dell'affettività e della motivazione.
L'ippocampo poi, può essere particolarmente colpito nella depressione, infatti alcuni studi hanno evidenziato una significativa riduzione bilaterale del volume ippocampale nei soggetti affetti da depressione maggiore. Ulteriori studi hanno poi mostrato che la riduzione dell'ippocampo è direttamente proporzionale al numero e alla durata degli episodi depressiovi (senza trattamento).
Quali le cause?
Un consistente dato osservato in soggetti affetti da depressione riguarda gli alti livelli ematici di cortisolo, l'ormone implicato nella risposta allo stress. Quest'ultimo infatti genera un rilascio di cortisolo. Nella depressione, l'interruzione della trasmissione serotoninergica, noradrenergica e dopaminergica compromette il circuito di feedback regolatorio che permette di interrompere la risposta allo stress. Da un punto di vista sintomatologico, ciò si rifletterebbe nella percezione di fatica, inappetenza, perdita della libido, e ipersensibilità al dolore.
21/04/12
La pulizia del fegato
http://www.forumsano.it/pulizia-fegato/procedura-pulizia-del-fegato-t8.html
Perche bisognerebbe effettuare la pulizia del fegato?
Un organo "pulito" funziona al meglio! La pulizia del fegato e della cistifellea è uno dei procedimenti più efficaci per il miglioramento e il mantenimento della salute. Per capire meglio come mai la pulizia del fegato è cosi importante, bisogna conoscere la funzione del fegato.
Che funzione svolge il fegato?
Il fegato è l’organo centrale del metabolismo e la ghiandola più grande del corpo. Le sue funzioni più importanti sono la produzione di proteine di vitale importanza, lo sfruttamento di certe sostanze nutritive (immagazzinamento del glucosio del ferro e delle vitamine), lo smaltimento e l’eliminazione dei prodotti di scarto del metabolismo, dei medicinali e dei veleni. Il fegato produce inoltre giornalmente fino a 1 litro di bile, un acido necessario per la scomposizione dei grassi e dell’albume provenienti dall’alimentazione affinché possano essere assimilati. La bile viene prodotta nei canali più fini che percorrono il fegato che poi convogliano in canali di dimensioni maggiori per formare una specie di albero. Il canale principale conduce a sua volta nella cistifellea. La funzione della cistifellea è quella di raccogliere la bile prodotta dal fegato, facendo da serbatoio, per poi immetterla nell’intestino tenue a seconda della necessità per permettere la digestione di grosse quantità di grassi. Con la pulizia del fegato e della cistifellea si va pulire e a liberare i condotti “dell’albero”, dai canali più piccoli fino al serbatoio di raccolta. L’uomo civilizzato moderno ha spesso canali della bile (coledochi) cosi ostruiti che spesso il fegato produce meno della metà della bile necessaria. Già in giovane età il fegato deve eliminare cosi tanti veleni attraverso la bile, che la composizione della bile si altera a tal misura che cominciano a formarsi dei sassi detti calcoli biliari.
Possiamo paragonare la situazione a un rubinetto dell’acqua in cui si sono accumulati del sassolini e della sabbia nel suo filtro. Anche aprendo completamente il rubinetto, la quantità di acqua che sgorga è limitata.
Siccome i calcoli biliari sono fatti di colesterolo e non di calcio, si sottraggono alla vista delle radiografie o degli ultrasuoni fino a quando diventano di dimensioni notevoli e cominciano a calcificarsi. Quando si arriva a questo stadio, date le dimensioni raggiunte dai calcoli, il dottore premurosamente procede a asportare completamente la cistifellea, come se fosse un optional! Prima di questo stadio, i calcoli biliari non vengono tenuti in considerazione perché non possono venire diagnosticati. Ci sono una mezza dozzina di tipi differenti di calcoli biliari, possono essere di colore blu, rosso, bianco o marroni, quelli verdi sono ricoperti di bile. In molti calcoli biliari possono essere inglobati batteri e parassiti e siccome la loro superficie è porosa offre un ottima possibilità di sviluppare focolai cronici di infezione. In presenza di calcoli biliari, viene eliminata una quantità minore di colesterolo, cosi che il tasso di colesterolo può aumentare.
Quanto tempo è necessario per la pulizia del fegato?
Per la pulizia del fegato sono necessari 2 giorni, ideale è un fine settimana con luna calante, cosi da potersi riposare il secondo giorno. La procedura va ripetuta con un intervallo di 2 settimane fino a quando non escono più calcoli. A volte sono necessari 5 o più cicli a dipendenza di quanto il fegato e la cistifellea sono intasati.
Con che frequenza devo ripetere il ciclo di pulizia del fegato?
Il ciclo di pulizia del fegato dovrebbe essere ripetuta 2 volte l’anno.
Cosa ho bisogno per un ciclo la pulizia del fegato?
- 4 cucchiai da minestra di sale Epsom (chiamato anche sale inglese, solfato di magnesio o MgSO4)
- 0,125 L di olio di oliva (un olio chiaro si lascia bere più facilmente)
- 4 pompelmi piccoli oppure 2 grandi, da spremere per almeno 0,17 L di succo (aiuta a coprire il gusto dell’olio di oliva)
- 6 capsule di ornitina (aiuta a dormire - senza si potrebbe passare una notte insonne)
- 1 cannuccia grande per bevande (aiuta a bere la soluzione di sale Epsom senza sentirne troppo il suo sapore disgustoso)
- 1 contenitore da almeno ½ litro per miscelare l’olio di oliva con il succo di pompelmo (è possibile anche usare il mixer se disponibile)
- 1 bottiglia da litro vuota
- 1 recipiente di misura graduato
- 1 po’ di coraggio. Per chi ha pensato di provare il sale Epson dopo averlo comprato ha bisogno un po’ di coraggio supplementare (meglio non provarlo prima!).
Come si esegue la procedura per la pulizia del fegato?
Il giorno previsto per la pulizia
Mattina:
Non assumere medicinali o vitamine che non sono assolutamente necessari, per non compromettere il risultato.
Colazione e pranzo leggeri, non assumere nessun grasso ne proteine (albume)
Per esempio: fiocchi di avena, cereali con frutta, succo di frutta, pane e marmellata o miele (niente burro o latte), patate, pasta (senza uovo), riso, verdura. In questo modo la bile si può accumulare nella cistifellea portando con se una quantità maggiore di calcoli biliari al momento opportuno.
Importante: non variare più di 10 minuti la tempistica.
14:00:
Non mangiare e non bere più nulla.
Prepara la soluzione di sale Epson: sciogliere 4 cucchiai da minestra di sale Epsom in 0,8 L di acqua in una bottiglia (dose valida per adulto di 80Kg. Con peso inferiore a 50kg usare 3 cucchiai) Da questa soluzione si ricavano 4 porzioni da 0,2 L. Metti la bottiglia in frigorifero. Raffreddando la soluzione si sente meno il sapore del sale Epsom.
18:00:
Bevi la prima porzione della soluzione refrigerata di sale Epsom (0,2 L) aiutandoti con la cannuccia, in modo che la soluzione vada direttamente in gola senza venire in contatto con la lingua in modo da sentire meno possibile il sapore amaro. Dopo aver bevuto puoi sciacquare la bocca con acqua fresca e berne un paio di sorsi. Ricordati di rimettere in frigorifero la bottiglia con il sale Epsom.
20:00:
Bevi una seconda porzione di sale Epsom (0,2 L).
21:45:
Spremi i pompelmi (0,17 L di succo) e miscela il succo ottenuto con 0,125 L di olio di oliva.
Vai almeno una volta al bagno.
22:00:
Agitare con forza la miscela olio-pompelmo oppure agitare con il mixer e bere il tutto nei 5 minuti successivi insieme alle 6 capsule di ornitina. Se il sapore dell’olio non è gradito, è possibile aiutarsi con la cannuccia.
Appena finito di bere la miscela, sdraiati sul letto con la pancia rivolta verso l’alto con la testa leggermente rialzata. Il fegato lavora meglio da sdraiato.
Concentrati su quello che succede nel fegato (sulla parte bassa destra del tuo torace), rimani almeno 20 minuti in quella posizione.
Per il risultato finale è importante riuscire a dormire.
Il giorno seguente:
Appena sveglio prendi la 3 porzione di sale Epsom (0,2 L) non prima delle 6:00, se vuoi, poi puoi tornare a letto.
2 ore dopo, prendere la 4 e ultima porzione di sale Epsom (0,2 L) se vuoi, poi puoi tornare a letto. Verso mezzogiorno, se hai fame mangia qualcosa di leggero cominciando per esempio con un succo o della frutta, verso sera dovresti sentirti di nuovo bene.
Risultati:
Quasi sicuramente, la mattina avrai la diarrea. Controlla quello che hai evacuato aiutandoti con una lampada tascabile. Cerca sassi colorati soprattutto verdi, solo i calcoli biliari possono avere quel colore. I calcoli biliari li puoi distinguere anche dal fatto che galleggiano mentre il resto tende ad affondare. Conta il numero di calcoli che vedi per quantificare il risultato. Dopo il primo ciclo di pulizia può darsi che per qualche giorno non hai più disturbi, dopo di che i calcoli più piccoli discendono dalla parte posteriore del fegato e i disturbi possono ripresentarsi.
Esegui Il ciclo di pulizia del fegato diverse volte con un intervallo di 2-3 settimane (non se sei malato) fino a quando non vedi più calcoli biliari nel materiale defecato. Per avere un idea, in tutto possono uscire anche 2000 calcoli!
A volte i canali del fegato sono pieni di cristalli di colesterolo che non si sono ancora trasformati in sassi e si presentano come una schiuma marrone che galleggia nel WC formata da milioni di piccoli cristalli.
La pulizia del fegato non è affatto pericolosa.
Perché è importante assumere l’ornitina?
La miscela olio-pompelmo ha un effetto intenso sulla circolazione del sangue nel fegato, il cuore batte più forte e più velocemente. L’aumento dell’attività cardiaca, che nella maggior parte dei casi può essere ben percepibile, è spesso causa di paure e quindi di insonnia. L’ornitina agisce da sonnifero. È anche possibile avvertire dei crampi.
Dove posso acquistare l'ornitina e il sale Epsom?
Il sale Epsom può essere acquistato in qualsiasi farmacia, l'ornitina è piu difficile da reperire.
Un alternativa molto valida è un kit fornito della Naturepower che propone, oltre alle capsule di ornitina, il sale Epson in capsule. Il kit è sufficiente per 2 pulizie.
Questa è la soluzione ideale per ovviare al sapore veramente disgustoso del sale Epsom.
sito in tedesco: http://www.naturepower.ch/besondere-empfehlungen/programme/leberreinigung
Un organo "pulito" funziona al meglio! La pulizia del fegato e della cistifellea è uno dei procedimenti più efficaci per il miglioramento e il mantenimento della salute. Per capire meglio come mai la pulizia del fegato è cosi importante, bisogna conoscere la funzione del fegato.
Che funzione svolge il fegato?
Il fegato è l’organo centrale del metabolismo e la ghiandola più grande del corpo. Le sue funzioni più importanti sono la produzione di proteine di vitale importanza, lo sfruttamento di certe sostanze nutritive (immagazzinamento del glucosio del ferro e delle vitamine), lo smaltimento e l’eliminazione dei prodotti di scarto del metabolismo, dei medicinali e dei veleni. Il fegato produce inoltre giornalmente fino a 1 litro di bile, un acido necessario per la scomposizione dei grassi e dell’albume provenienti dall’alimentazione affinché possano essere assimilati. La bile viene prodotta nei canali più fini che percorrono il fegato che poi convogliano in canali di dimensioni maggiori per formare una specie di albero. Il canale principale conduce a sua volta nella cistifellea. La funzione della cistifellea è quella di raccogliere la bile prodotta dal fegato, facendo da serbatoio, per poi immetterla nell’intestino tenue a seconda della necessità per permettere la digestione di grosse quantità di grassi. Con la pulizia del fegato e della cistifellea si va pulire e a liberare i condotti “dell’albero”, dai canali più piccoli fino al serbatoio di raccolta. L’uomo civilizzato moderno ha spesso canali della bile (coledochi) cosi ostruiti che spesso il fegato produce meno della metà della bile necessaria. Già in giovane età il fegato deve eliminare cosi tanti veleni attraverso la bile, che la composizione della bile si altera a tal misura che cominciano a formarsi dei sassi detti calcoli biliari.
Possiamo paragonare la situazione a un rubinetto dell’acqua in cui si sono accumulati del sassolini e della sabbia nel suo filtro. Anche aprendo completamente il rubinetto, la quantità di acqua che sgorga è limitata.
Siccome i calcoli biliari sono fatti di colesterolo e non di calcio, si sottraggono alla vista delle radiografie o degli ultrasuoni fino a quando diventano di dimensioni notevoli e cominciano a calcificarsi. Quando si arriva a questo stadio, date le dimensioni raggiunte dai calcoli, il dottore premurosamente procede a asportare completamente la cistifellea, come se fosse un optional! Prima di questo stadio, i calcoli biliari non vengono tenuti in considerazione perché non possono venire diagnosticati. Ci sono una mezza dozzina di tipi differenti di calcoli biliari, possono essere di colore blu, rosso, bianco o marroni, quelli verdi sono ricoperti di bile. In molti calcoli biliari possono essere inglobati batteri e parassiti e siccome la loro superficie è porosa offre un ottima possibilità di sviluppare focolai cronici di infezione. In presenza di calcoli biliari, viene eliminata una quantità minore di colesterolo, cosi che il tasso di colesterolo può aumentare.
Quanto tempo è necessario per la pulizia del fegato?
Per la pulizia del fegato sono necessari 2 giorni, ideale è un fine settimana con luna calante, cosi da potersi riposare il secondo giorno. La procedura va ripetuta con un intervallo di 2 settimane fino a quando non escono più calcoli. A volte sono necessari 5 o più cicli a dipendenza di quanto il fegato e la cistifellea sono intasati.
Con che frequenza devo ripetere il ciclo di pulizia del fegato?
Il ciclo di pulizia del fegato dovrebbe essere ripetuta 2 volte l’anno.
Cosa ho bisogno per un ciclo la pulizia del fegato?
- 4 cucchiai da minestra di sale Epsom (chiamato anche sale inglese, solfato di magnesio o MgSO4)
- 0,125 L di olio di oliva (un olio chiaro si lascia bere più facilmente)
- 4 pompelmi piccoli oppure 2 grandi, da spremere per almeno 0,17 L di succo (aiuta a coprire il gusto dell’olio di oliva)
- 6 capsule di ornitina (aiuta a dormire - senza si potrebbe passare una notte insonne)
- 1 cannuccia grande per bevande (aiuta a bere la soluzione di sale Epsom senza sentirne troppo il suo sapore disgustoso)
- 1 contenitore da almeno ½ litro per miscelare l’olio di oliva con il succo di pompelmo (è possibile anche usare il mixer se disponibile)
- 1 bottiglia da litro vuota
- 1 recipiente di misura graduato
- 1 po’ di coraggio. Per chi ha pensato di provare il sale Epson dopo averlo comprato ha bisogno un po’ di coraggio supplementare (meglio non provarlo prima!).
Come si esegue la procedura per la pulizia del fegato?
Il giorno previsto per la pulizia
Mattina:
Non assumere medicinali o vitamine che non sono assolutamente necessari, per non compromettere il risultato.
Colazione e pranzo leggeri, non assumere nessun grasso ne proteine (albume)
Per esempio: fiocchi di avena, cereali con frutta, succo di frutta, pane e marmellata o miele (niente burro o latte), patate, pasta (senza uovo), riso, verdura. In questo modo la bile si può accumulare nella cistifellea portando con se una quantità maggiore di calcoli biliari al momento opportuno.
Importante: non variare più di 10 minuti la tempistica.
14:00:
Non mangiare e non bere più nulla.
Prepara la soluzione di sale Epson: sciogliere 4 cucchiai da minestra di sale Epsom in 0,8 L di acqua in una bottiglia (dose valida per adulto di 80Kg. Con peso inferiore a 50kg usare 3 cucchiai) Da questa soluzione si ricavano 4 porzioni da 0,2 L. Metti la bottiglia in frigorifero. Raffreddando la soluzione si sente meno il sapore del sale Epsom.
18:00:
Bevi la prima porzione della soluzione refrigerata di sale Epsom (0,2 L) aiutandoti con la cannuccia, in modo che la soluzione vada direttamente in gola senza venire in contatto con la lingua in modo da sentire meno possibile il sapore amaro. Dopo aver bevuto puoi sciacquare la bocca con acqua fresca e berne un paio di sorsi. Ricordati di rimettere in frigorifero la bottiglia con il sale Epsom.
20:00:
Bevi una seconda porzione di sale Epsom (0,2 L).
21:45:
Spremi i pompelmi (0,17 L di succo) e miscela il succo ottenuto con 0,125 L di olio di oliva.
Vai almeno una volta al bagno.
22:00:
Agitare con forza la miscela olio-pompelmo oppure agitare con il mixer e bere il tutto nei 5 minuti successivi insieme alle 6 capsule di ornitina. Se il sapore dell’olio non è gradito, è possibile aiutarsi con la cannuccia.
Appena finito di bere la miscela, sdraiati sul letto con la pancia rivolta verso l’alto con la testa leggermente rialzata. Il fegato lavora meglio da sdraiato.
Concentrati su quello che succede nel fegato (sulla parte bassa destra del tuo torace), rimani almeno 20 minuti in quella posizione.
Per il risultato finale è importante riuscire a dormire.
Il giorno seguente:
Appena sveglio prendi la 3 porzione di sale Epsom (0,2 L) non prima delle 6:00, se vuoi, poi puoi tornare a letto.
2 ore dopo, prendere la 4 e ultima porzione di sale Epsom (0,2 L) se vuoi, poi puoi tornare a letto. Verso mezzogiorno, se hai fame mangia qualcosa di leggero cominciando per esempio con un succo o della frutta, verso sera dovresti sentirti di nuovo bene.
Risultati:
Quasi sicuramente, la mattina avrai la diarrea. Controlla quello che hai evacuato aiutandoti con una lampada tascabile. Cerca sassi colorati soprattutto verdi, solo i calcoli biliari possono avere quel colore. I calcoli biliari li puoi distinguere anche dal fatto che galleggiano mentre il resto tende ad affondare. Conta il numero di calcoli che vedi per quantificare il risultato. Dopo il primo ciclo di pulizia può darsi che per qualche giorno non hai più disturbi, dopo di che i calcoli più piccoli discendono dalla parte posteriore del fegato e i disturbi possono ripresentarsi.
Esegui Il ciclo di pulizia del fegato diverse volte con un intervallo di 2-3 settimane (non se sei malato) fino a quando non vedi più calcoli biliari nel materiale defecato. Per avere un idea, in tutto possono uscire anche 2000 calcoli!
A volte i canali del fegato sono pieni di cristalli di colesterolo che non si sono ancora trasformati in sassi e si presentano come una schiuma marrone che galleggia nel WC formata da milioni di piccoli cristalli.
La pulizia del fegato non è affatto pericolosa.
Perché è importante assumere l’ornitina?
La miscela olio-pompelmo ha un effetto intenso sulla circolazione del sangue nel fegato, il cuore batte più forte e più velocemente. L’aumento dell’attività cardiaca, che nella maggior parte dei casi può essere ben percepibile, è spesso causa di paure e quindi di insonnia. L’ornitina agisce da sonnifero. È anche possibile avvertire dei crampi.
Dove posso acquistare l'ornitina e il sale Epsom?
Il sale Epsom può essere acquistato in qualsiasi farmacia, l'ornitina è piu difficile da reperire.
Un alternativa molto valida è un kit fornito della Naturepower che propone, oltre alle capsule di ornitina, il sale Epson in capsule. Il kit è sufficiente per 2 pulizie.
Questa è la soluzione ideale per ovviare al sapore veramente disgustoso del sale Epsom.
sito in tedesco: http://www.naturepower.ch/besondere-empfehlungen/programme/leberreinigung
Proprietà ed effetti benefici della okg ornitina alfa chetoglutarato:
Al giorno d'oggi, l'uso prevalente dell’okg orinitina alfa chetoglutarato si è limitato all'utilizzo medico in molti ospedali. Infatti, viene utilizzato per i pazienti che non sono stati in grado di alzarsi dal letto per parecchi mesi, per aiutarli a ristabilire il tono muscolare.
I dottori hanno notato anche come l'okg può aiutare i soggetti che hanno subito lesioni e traumi, causando una perdita del muscolo.
Grazie al supplemento dell'ornitina alfa chetoglutarato, i pazienti potranno notare in poco tempo il ristabilirsi del tono muscolare, guarendo quindi in maniera davvero sorprendente.
L'okg ornitina alfa chetoglutarato ha aiutato anche numerosi bambini in ritardo con lo sviluppo, beneficiandoli e permettendoli di seguire un giusto ritmo di crescita. Un altro campo in cui l'okg è stato in grado di aiutare riguarda quello delle ustioni, questo in quanto migliora notevolmente la salute delle persone colpite appunto dalle ustioni.
Gli integratori di okg
Sebbene i supplementi e gli integratori alimentari di okg ornitina alfa chetogluterato non siano ancora stati ampiamente studiati, sono diventati molto noti nel mondo del body building e in molti altri rami del culturismo.
Pensate che gli integratori di okg non vi aiutano soltanto a costruire un'ottima massa muscolare, ma anche a ridurre la perdita del muscolo durante i periodi di inattività da allenamento.
Dosaggio degli integratori di Okg ornitina alfa chetoglutarato:
Come per qualsiasi altro prodotto o supplemento, il dosaggio per l'ornitina alfa chetoglutarato varia in base alla persona che necessita dell’assunzione.
Mentre per molte persone la dose prevista non è superiore ai 5 grammi, per molte altre la quantità consigliata supererà i 250 milligrammi.
Anche i periodi di utilizzo variano in base al soggetto, alle esigenze ed al tipo di trattamento previsto per la persona stessa.
Ad ogni modo, gli integratori di okg sono disponibili sotto forma di pillole oppure in forma liquida.
La dose tipicamente utilizzata dagli sportivi si aggira attorno a due assunzioni da 10 grammi, una prima l'allenamento ed una dopo. E' davvero importante abbinare l'assunzione di determinati alimenti ad un pasto completo, non solo per prevenire disturbi gastrointestinali, ma anche per permettere una migliore assimilazione dell'ornitina.
Possibili effetti collaterali e controindicazioni dell'okg ornitina alfa chetoglutarato:
Purtroppo per tutti noi, l'okg non è ancora stato studiato a dovere dalla scienza medica. Fino ad ora, infatti, gli effetti collaterali affermati dalle persone che ne hanno provato l'utilizzo sono totalmente in contrasto con quelli segnalati dagli studi di laboratorio. Per questo motivo, a causa della mancanza di prove certe e scientifiche, si conosce ancora poco l'integratore vero e proprio: tuttavia è chiaro che ci sono pochissimi effetti collaterali derivati dall'utilizzo dell'okg ornitina alfa chetoglutarato e nessuno risulta essere grave per la salute o per la vita.
Il problema, se così vogliamo chiamarlo, più comunemente legato all'utilizzo dell'okg è dato dal fatto che alcuni soggetti hanno sofferto di disturbi gastrointestinali. In genere, questo disturbo è associato a gonfiore addominale, meteorismo o diarrea.
Ed è meglio ricordare che la diarrea, se persistente, è una condizione pericolosa, che può portare alla morte per disidratazione: fate una visita di controllo dal medico, se soffrite di diarrea da un lungo periodo di tempo. Meglio evitare complicazioni.
Opinioni sulla Okg ornitina alfa chetoglutarato:
E' importante scegliere i giusti integratori di okg ornitina alfa chetoglutarato, per evitare eventuali aspetti pericolosi per l'organismo. Atro fattore di notevole importanza è il fatto che, sebbene gli integratori di okg siano dei composti naturali molto simili a quelli prodotti dall'organismo umano stesso, i supplementi restano sempre dei composti trasformati: ecco il motivo per cui non potete affatto permettervi di prenderli con leggerezza!
Per diverse ragioni, sarebbe meglio ascoltare sempre il parere di un medico prima di sottoporsi al trattamento a base di okg ornitina alfa chetoglutarato, onde evitare rischi per la propria salute. Non superate mai le dosi consigliate da uno specialista, in quanto saranno proposte in base alle singole esigenze della persona (peso, altezza ed in base ad altre caratteristiche del fisico), rispettandone l'equilibrio e la salute.
13/04/12
La vena
La vena
azygos è un grosso vaso impari asimmetrico, situato nella cavità toracica e addominale.
Percorre la cavità addominale addossata al lato destro dei corpi vertebrali, in direzione craniale, attraversa il diaframma tra il pilastro mediale e intermedio destro e giunta nel mediastino forma l'arco della azygos, passando sopra il bronco di destra e andando ad estuare nella vena cava superiore. Lungo il suo decorso riceve come tributarie tutte le vene intercostali di destra, la vena emiazygos, che raccoglie il sangue refluo dalle intercostali inferiori, e quella accessoria che lo raccoglie da quelle superiori; queste due vene poi, a livello della settima vertebra toracica si uniscono, decorrono trasversalmente nel mediastino e terminano nella vena azygos.
Questa vena può assumere una grande importanza in certe situazioni, in quanto, se la vena cava inferiore risulta ostruita, il sangue refluo della parte sottodiaframmatica del corpo può raggiungere ugualmente il cuore.
La vena emiazygos è una vena impari che confluisce nella vena azygos e quindi al sistema della vena cava superiore. È una vena priva di valvole.
La vena cava superiore è una delle più grandi e importanti vene dell'organismo: la sua funzione consiste infatti nel trasportare il sangue privo di ossigeno dai tessuti che si trovano al di sopra del cuore fino all'atrio destro di quest'ultimo, per fare in modo che esso sia riossigenato tramite il meccanismo della piccola circolazione. Tra le sostanze che si trovano disciolte nel sangue che scorre in questa vena ricordiamo l'anidride carbonica da eliminare tramite la respirazione e i vari scarti metabolici cellulari.
La cava superiore deriva dall'unione delle due vene brachiocefaliche (a livello della I cartilagine costale), che trasportano il sangue non ossigenato proveniente dalle braccia e dalla testa. Dopo un breve percorso, la vena cava superiore si unisce, come già detto, all'atrio destro del cuore, al quale perviene, inoltre, anche la vena cava inferiore.
La vena cava superiore deriva dalla vena cardinale anteriore destra: nell'embrione alle 4 settimane di vita son presenti infatti vasi venosi e arteriosi in entrambi gli emisomi.
La vena cardinale anteriore di sinistra si occlude, formando il legamento di Marshall, un cordone fibroso.
È possibile la persistenza nell'adulto della pervietà di tale vaso embrionario, che prende il nome di vena cava superiore sinistra o vena di Marshall. Tale reperto può accompagnarsi ad assenza della cava superiore destra.
Entrambi i casi, di "vena cava superiore doppia" e di "unica vena cava superiore sinistra", non risultano patologici, se non associati ad altre anomalie cardiache.
È possibile invece l'esistenza di un'aritmia trasmessa dal fascicolo di Marshall, un fascio di conduzione la cui esistenza e funzionalità risultano indipendenti dalla pervietà o meno del legamento di Marshall.
A livello dell'ottava vertebra toracica incrocia la colonna vertebrale passando davanti ai corpi delle vertebre, posteriormente ad aorta toracica, dotto toracico ed esofago, per raggiungere la vena azygos.
Le vene intercostali supreme sono vene che accolgono le prime 2-3 vene intercostali che drenano il distretto toracico superiore.
Le vene intercostali supreme (destra e sinistra, vedi oltre) sono tronchi venosi che convogliano il sangue venoso refluo dei distretti intercostali superiori verso le strutture venose centrali, quali la vena cava superiore, le vene brachiocefaliche e il sistema delle vene azygos. Corrono lungo le docce paravertebrali, costituento un importante sistema di drenaggio del mediastino superiore e della parete toracica posteriore; sono appoggiate al di sopra delle fasce muscolari che ricoprono i muscoli intercostali superiori.
La Vena intercostale suprema destra: Rappresenta il ramo di confluenza comune delle prime 2-3 vene intercostali superiori di destra, fornendo una connessione tra il sistema venoso toracico superiore destro e la vena azygos, nella quale si getta
Vena intercostale suprema sinistra: Questa vena è un piccolo tronco dove affluiscono le prime 2-3 vene intercostali superiori di sinistra, benché tale entità anatomica talora è assente. Se presente, non si getta nella vena emiazygos accessoria, ma direttamente nel tronco brachicefalico di sinistra
nb: Le informazioni qui riportate hanno solo un fine illustrativo e' UNA RICERCA MIA PERSONALE...SU WEB
Percorre la cavità addominale addossata al lato destro dei corpi vertebrali, in direzione craniale, attraversa il diaframma tra il pilastro mediale e intermedio destro e giunta nel mediastino forma l'arco della azygos, passando sopra il bronco di destra e andando ad estuare nella vena cava superiore. Lungo il suo decorso riceve come tributarie tutte le vene intercostali di destra, la vena emiazygos, che raccoglie il sangue refluo dalle intercostali inferiori, e quella accessoria che lo raccoglie da quelle superiori; queste due vene poi, a livello della settima vertebra toracica si uniscono, decorrono trasversalmente nel mediastino e terminano nella vena azygos.
Questa vena può assumere una grande importanza in certe situazioni, in quanto, se la vena cava inferiore risulta ostruita, il sangue refluo della parte sottodiaframmatica del corpo può raggiungere ugualmente il cuore.
La vena emiazygos è una vena impari che confluisce nella vena azygos e quindi al sistema della vena cava superiore. È una vena priva di valvole.
La vena cava superiore è una delle più grandi e importanti vene dell'organismo: la sua funzione consiste infatti nel trasportare il sangue privo di ossigeno dai tessuti che si trovano al di sopra del cuore fino all'atrio destro di quest'ultimo, per fare in modo che esso sia riossigenato tramite il meccanismo della piccola circolazione. Tra le sostanze che si trovano disciolte nel sangue che scorre in questa vena ricordiamo l'anidride carbonica da eliminare tramite la respirazione e i vari scarti metabolici cellulari.
La cava superiore deriva dall'unione delle due vene brachiocefaliche (a livello della I cartilagine costale), che trasportano il sangue non ossigenato proveniente dalle braccia e dalla testa. Dopo un breve percorso, la vena cava superiore si unisce, come già detto, all'atrio destro del cuore, al quale perviene, inoltre, anche la vena cava inferiore.
La vena cava superiore deriva dalla vena cardinale anteriore destra: nell'embrione alle 4 settimane di vita son presenti infatti vasi venosi e arteriosi in entrambi gli emisomi.
La vena cardinale anteriore di sinistra si occlude, formando il legamento di Marshall, un cordone fibroso.
È possibile la persistenza nell'adulto della pervietà di tale vaso embrionario, che prende il nome di vena cava superiore sinistra o vena di Marshall. Tale reperto può accompagnarsi ad assenza della cava superiore destra.
Entrambi i casi, di "vena cava superiore doppia" e di "unica vena cava superiore sinistra", non risultano patologici, se non associati ad altre anomalie cardiache.
È possibile invece l'esistenza di un'aritmia trasmessa dal fascicolo di Marshall, un fascio di conduzione la cui esistenza e funzionalità risultano indipendenti dalla pervietà o meno del legamento di Marshall.
A livello dell'ottava vertebra toracica incrocia la colonna vertebrale passando davanti ai corpi delle vertebre, posteriormente ad aorta toracica, dotto toracico ed esofago, per raggiungere la vena azygos.
Le vene intercostali supreme sono vene che accolgono le prime 2-3 vene intercostali che drenano il distretto toracico superiore.
Le vene intercostali supreme (destra e sinistra, vedi oltre) sono tronchi venosi che convogliano il sangue venoso refluo dei distretti intercostali superiori verso le strutture venose centrali, quali la vena cava superiore, le vene brachiocefaliche e il sistema delle vene azygos. Corrono lungo le docce paravertebrali, costituento un importante sistema di drenaggio del mediastino superiore e della parete toracica posteriore; sono appoggiate al di sopra delle fasce muscolari che ricoprono i muscoli intercostali superiori.
La Vena intercostale suprema destra: Rappresenta il ramo di confluenza comune delle prime 2-3 vene intercostali superiori di destra, fornendo una connessione tra il sistema venoso toracico superiore destro e la vena azygos, nella quale si getta
Vena intercostale suprema sinistra: Questa vena è un piccolo tronco dove affluiscono le prime 2-3 vene intercostali superiori di sinistra, benché tale entità anatomica talora è assente. Se presente, non si getta nella vena emiazygos accessoria, ma direttamente nel tronco brachicefalico di sinistra
nb: Le informazioni qui riportate hanno solo un fine illustrativo e' UNA RICERCA MIA PERSONALE...SU WEB
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