28/8/2012
M. Cospite
Le possibili correlazioni tra
alterazioni morfologiche e funzionali del sistema venoso
cerebro-efferente e manifestazioni cliniche della sclerosi multipla sono
state ampiamente dibattute dalla comunità medica internazionale negli
ultimi tempi. La questione ha assunto una
dimensione ancora maggiore dopo le segnalazioni di studi osservazionali
da singoli centri e multicentrici su pazienti affetti da sclerosi
multipla con quadri clinici più o meno conclamati, sottoposti a
trattamenti percutanei per insufficienza cerebrospinale venosa cronica
[1]. Le procedure sono risultate nella maggior parte dei casi
relativamente sicure e ben tollerate, con segnalazione di benefici a
breve termine anche sostanziali ma altamente variabili su parametri
fisici e mentali, indicativi comunque di miglioramento della qualità
di vita di questi soggetti [2]. Il termine insufficienza venosa
cerebrovascolare cronica (CCSVI) è stato riportato per la prima volta da
Zamboni et al. [3] nel segnalare la presenza di ostruzioni al flusso
lungo il sistema venoso extracranico, dovute ad anomalie della rete
venosa di drenaggio cerebrale proprio in pazienti affetti da sclerosi
multipla.
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