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Mancato rilassamento (contrattura) del pavimento pelvico
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sintomi urinari: perdita involontaria di urina, urgenza minzionale, pollachiuria senza infezione, sensazione di mancato svuotamento vescicale, peso vescicale, stenosi da contrattura (seguita da ristagno urinario ed infezioni)
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sintomi vaginali: dispareunia (dolori ai rappoti sessuali), vulvodinia (dolore in zona vulvare), vaginismo (penetrazione sessuale difficile), anorgasmia (assenza di orgasmo), dolore pelvico
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sintomi anali e rettali: difficoltà all'evacuazione, incoordinazione delle spinte defecatorie, senso di peso anale, dolore anale (anodinia) e perineale, stipsi.
Come si spiegano questi sintomi?
Il dolore: la contrazione comprime anche le arteriole
che portano sangue ricco di ossigeno ai tessuti; di conseguenza
l'ossigeno a disposizione sarà insufficiente. La mancanza di ossigeno
provoca la liberazione di sostanze dolorifiche. Quindi avremo:
vulvodinia, anodinia, dispareunia, stranguria. L'insieme di questi
dolori muscolari viene chiamato mialgia. Il dolore a sua volta è causa
di contrazione come meccanismo di difesa verso il dolore stesso. Ciò
porterà ad un circolo vizioso di dolore- contrattura- dolore-
contrattura. Il dolore provocato dalla cistite è causa stessa di
contrattura e la ricorrenza della cistite è conseguenza della
contrattura.
La stipsi: il muscolo contratto tenderà a restringere
lo sfintere anale, le feci verranno espulse con più difficoltà,
stazioneranno più a lungo nell'ampolla rettale e più resteranno lì, più i
batteri al loro interno aumenteranno rendendo più probabile la
colonizzazione vaginale, uretrale e quindi vescicale. Il dolore
conseguente alla difficile espulsione contribuirà ad incrementare la
contrattura.
Vaginismo e vulvodinia:
il restringimento dell'entrata vaginale può rendere il rapporto così
doloroso che la sola penetrazione diventa impossibile. Il forte attrito
contro le pareti vulvari e vaginali durante l'atto sessuale, infatti
creano infiammazione dolorosa di questi tessuti impedendone i successivi
tentativi. Un tessuto infiammato è più facilmente preda degli attacchi
batterici di un tessuto normale in quanto perde le sue normali difese.
Di conseguenza la vulva e la vagina diventano ottimo ricettacolo di
batteri. Più ce ne saranno in questi organi e maggiore sarà la
probabilità che risalgano dall'uretra in vescica. La paura del dolore
inoltre toglie alla donna eccitazione e ciò si traduce in mancata
congestione (afflusso di sangue) in zona genitale. In situazioni normali
questo abbondante afflusso di sangue forma attorno alla vagina come una
specie cuscinetto, che protegge la vescica ammortizzando gli urti
contro la vescica provocati dal rapporto. In mancanza di eccitazione
viene meno questa funzione di ammortizzatore dei vasi sanguigni pieni di
sangue e la vescica è sottoposta a trauma meccanico da rapporto.
L'infiammazione vescicale conseguente sarà ovviamente dolorosa, ma non
presenterà batteri.
Urgenza minzionale: La
contrazione pelvica si riflette anche sul detrusore (il muscolo)
vescicale, che si contrae a sua volta diminuendo la sua capienza e non
riuscendo più a mandare gli input corretti al cervello. Ciò provocherà
la necessità di urinare spesso, poco e urgentemente.
Come puoi notare il
pavimento pelvico ha notevole influenza diretta ed indiretta sulla
cistite ricorrente. Il rilassamento di tale muscolatura è l'obiettivo
principale a cui ogni donna sofferente di IVU dovrebbe puntare.
La riabilitazione del
pavimento pelvico sviluppa la consapevolezza della tua muscolatura
pelvica insegnandoti a contrarla e a rilassarla volontariamente
attraverso la fisiochinesiterapia pelvi-perineale, gli esercizi di Kegel
ed il biofeedback. La riabilitazione inoltre rilassa in modo passivo
la muscolatura e diminuisce il dolore attraverso la stimolazione
elettrica funzionale (tens), l'educazione alla respirazione
diaframmatica e la manipolazione.
Alla diagnosi di contrattura del
pavimento pelvico si arriva principalmente attraverso l'esame
urodinamico ( che valuta anche la contrazione della muscolatura pelvica
durante la minzione) ed escludendo altre cause ostruttive (calcoli,
stenosi, tumori, ecc).
RESPIRAZIONE DIAFRAMMATICA
Un ruolo fondamentale per
il rilassamento del pavimento pelvico è rivestito dalla respirazione.
La vita moderna con i suoi ritmi e lo stress a cui ci sottopone, ci
porta a respirare utilizzando solo la parte più alta dei nostri polmoni
(respirazione toracica/clavicolare).
Il tentativo sopra citato
di nascondere l'adiposità addominale incrementa questo tipo di
respirazione in quanto contraendo la parte inferiore dell'addome si
ostacola l'introduzione di aria nella zona polmonare inferiore, che non
ha più spazio per espandersi. Le conseguenze sono: contrazione della
muscolatura pelvica, insufficiente apporto di ossigeno, problemi
respiratori , cattiva digestione, stitichezza, problematiche
ginecologiche (per la connessione diaframma/perineo), ecc.
La respirazione corretta
pertanto è quella diaframmatica, cioè la respirazione “bassa”, che
utilizza appunto questo muscolo addominale (il diaframma), che separa la
zona toracica da quella addominale. Tale respirazione permetterà al
polmone di espandersi completamente e ciò produrrà una serie di effetti
benefici:
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i polmoni riceveranno maggiori quantità di aria e quindi di ossigeno, migliorando la circolazione sanguigna e la disponibilità di ossigeno per tutti gli organi
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il diaframma con il suo innalzamento ed abbassamento continui attuerà una sorta di massaggio intestinale che agevolerà il passaggio intestinale delle feci e la loro espulsione
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le strette connessioni tra diaframma e perineo faranno sì che il movimento dell'uno si ripercuota su quello dell'altro e ciò aumenterà la tonicità del pavimento pelvico e lo scioglimento delle contratture grazie a questo costante stimolo e massaggio.
Per valutare il tipo di
respirazione che utilizzi posizionati davanti allo specchio, fai un
respiro profondo e osserva ciò che avviene quando inspiri. Se si
sollevano le spalle e si gonfia la parte superiore del torace, la tua
respirazione è alta. Se le spalle restano ferme e ciò che si gonfia è la
pancia, allora stai utilizzando correttamente il diaframma.
Un esercizio utile da fare quotidianamente per
allenarsi alla respirazione diaframmatica è quello di sdraiarti supina
poggiando una mano sul petto ed una sulla pancia, inspira col naso
cercando di far sollevare solo la mano poggiata sulla pancia (l'altra ti
serve per controllare che il torace non si muova), poi espira con la
bocca aperta sgonfiando l'addome.
E' possibile che le prime volte avvertirai giramenti
di testa. Ciò avviene a causa dell'iperventilazione, cioè arriva troppo
ossigeno improvvisamente ed il tuo corpo non è abituato. In questo caso
sospendi fino alla scomparsa del sintomo e ricomincia senza forzare
troppo la respirazione. Pochi minuti al giorno sono sufficienti, ma
sforzati durante la giornata di utilizzare questa respirazione sia che
tu sia in piedi, sia che sia seduta o stia correndo. All'inizio dovrai
sforzarti e faticherai anche solo a ricordarti di farlo, ma col tempo
diventerà automatico respirare col diaframma.
FISIOCHINESITERAPIA
Lo scopo principale è
quello di renderti cosciente dell'esistenza della muscolatura del
pavimento pelvico e farti scoprire che si può rilassare e contrarre
volontariamente. Successivamente alla presa di coscienza si inizia
l'allenamento con l' esecuzione di esercizi di contrazione e
rilassamento escludendo l'interferenza dei muscoli accessori quali
quelli glutei, addominali, il diaframma e gli adduttori (all'interno
della coscia). Più il muscolo è allenato a questi esercizi e più
riuscirai a controllarlo rilassandolo quando lo senti contratto e
contraendolo solo quando è necessario. La ripresa dell'attività del
muscolo e la liberazione dalla contrazione consentiranno un miglior
afflusso di sangue e di ossigeno sia allo stesso muscolo, che agli
organi da esso circondati (ano, vagina, uretra).
Gli esercizi proposti riprendono a grandi linee quelli ideati da Kegel, descritti nel capitolo successivo.
Le sedute durano circa
un'ora ed un ciclo è composto da 12/14 sedute 2 volte la settimana. Si
può proseguire con un nuovo ciclo se i risultati ottenuti nel precedente
non sono stati sufficienti. Durante la seduta di chinesiterapia vengono
effettuate, se ritenute necessarie, la elettrostimolazione ed il
biofeedback.
Perchè la riabilitazione sia efficace,
sono fondamentali l'impegno, la collaborazione e la costanza di chi vi è
sottoposto. A domicilio infatti dovrai ripetere gli esercizi insegnati
durante le sedute ed una volta terminata la terapia dovrai continuare a
tenerti “allenata” con gli esercizi imparati, per consentire il
mantenimento del rilassamento ottenuto.
ESERCIZI DI KEGEL
Il Dr. Kegel, ginecologo
americano ideò una serie di esercizi atti a rinforzare il muscolo
pubo-coccigeo e di conseguenza a rilassarlo. I suoi esercizi sono
famosissimi ed effettuati a domicilio da tantissime donne. Essi
rispecchiano parte di ciò che viene effettuato in una seduta di
chinesiterapia. La corretta e costante effettuazione migliora la
funzionalità del pavimento pelvico, i problemi di contrattura muscolare,
i disturbi di incontinenza, di stipsi ed aumenta il piacere sessuale
sia proprio che del partner.
Ecco alcuni esempi di esercizi di kegel:
-
contrai il PC per 10 secondi e rilassalo per 30. Ripeti più volte.
-
Contrai lentamente come se il muscolo si stesse gradualmente chiudendo verso l'interno e poi sempre lentamente rilascia come se il muscolo si stesse protendendo verso l'esterno.
-
Alterna velocemente e ritmicamente contrazioni a rilassamenti
Ovviamente per poter
effettuare questi esercizi dovrai avere coscienza di quale sia il
muscolo da contrarre, altrimenti la contrazione di muscoli sbagliati
(addominali, glutei, diaframmatici e adduttori) peggiorerà ulteriormente
la situazione. 2 donne su 3 hanno difficoltà a capire cosa contrarre.
Un metodo per capirlo è
quello di interrompere il flusso urinario durante la minzione. Per farlo
è necessario contrarre proprio il muscolo PC. In questo modo riuscirai a
capire quale parte dovrai usare per effettuare gli esercizi di Kegel.
Questa manovra va effettuata esclusivamente per individuare qual'è il
muscolo coinvolto. Se riesci ad individuarlo semplicemente simulando
l'interruzione della minzione è ancora meglio.
Un altro metodo è quello
di inserire un dito in vagina e contrarre la muscolatura attorno a
questo dito. Se senti la pressione aumentare attorno al tuo dito, avrai
individuato il PC.
Ancora ti puoi guardare
allo specchio, posizionandolo di fronte all'ingresso vaginale.
Contraendo il PC dovresti vederne il movimento: la vulva si sposta in su
e in giù.
Con una mano una volta
sull'addome, una volta sui glutei ed una volta sull'interno coscia,
assicurati che i muscoli qui presenti non si contraggano mentre contrai
il PC.
Gli esercizi di Kegel
vanno ripetuti almeno 20 minuti al giorno, ma non c'è un limite
superiore. Più ci si esercita e maggiori saranno i benefici. Puoi farli
ovunque ed in qualsiasi momento della giornata (nessuno si accorgerà di
questa tua attività!): in autobus, mentre fai la spesa, dal
parrucchiere, mentre guardi la tv, mentre guidi, durante il rapporto
sessuale (con maggior soddisfazione per entrambi!). Già dopo 3 settimane
di esercitazione costante noterai i primi cambiamenti.
BIOFEEDBACK
In caso non riuscissi a localizzare il muscolo da contrarre, ti potrà venire in aiuto il biofeedback trans vaginale.
Il biofeed back fa parte delle attività svolte durante le sedute di chinesiterapia.
Ecco come si svolge.
Verrà introdotta in
vagina una sonda di dimensione variabile in base alle difficoltà di
introduzione. Questa sonda rileva la pressione esercitata dai muscoli
pelvici e trasforma questa informazione in immagine lineare visibile su
un monitor. Questa linea, che viene visualizzata si alza quando la
muscolatura si contrae e si abbassa quando invece si rilassa.
Inizialmente comincerai a prendere confidenza con l'apparecchiatura e
con la tua capacità di contrarre e di rilassare osservando sul monitor
come il cursore va su e giù in corrispondenza alle tue azioni muscolari.
Poi comincerai a ripetere delle linee precise che appariranno sul
monitor. Questi alcuni esempi:
________________________________(linea base corrispondente al totale rilassamento)
________/\______/\_______/\_______(innervazione graduale e graduale rilassamento)
_____|\_______|\_______|\______(innervazione totale e immediata e grad. rilass.)
_____|-|_____|------|_____|---|___(innervaz. totale mantenuta per più secondi e
rilassam. totale e immediato).
_____|\_______|\_______|\______(innervazione totale e immediata e grad. rilass.)
_____|-|_____|------|_____|---|___(innervaz. totale mantenuta per più secondi e
rilassam. totale e immediato).
All'inizio sembrerà molto
difficile anche solo mantenere la linea orizzontale corrispondente al
totale rilassamento e da questo capirai quanto è forte la tua tendenza
alla contrazione muscolare.
Poi imparerai a mantenere piatta questa linea
rilassando muscoli che neanche pensavi di avere. Infine riuscirai a
mantenere i muscoli rilassati anche senza il controllo visivo del
monitor. La linea più difficile da seguire per me era quella mista in
cui si alternavano torri merlate a triangoli equilateri e retti. Ma alla
fine delle sedute ero così cosciente di tutti i più piccoli muscoli
pelvici, così allenata a contrarli e rilassarli quando, quanto e quali
volevo, che sarei stata in grado di disegnare sul monitor persino la
mia firma!!
STIMOLAZIONE ELETTRICA FUNZIONALE
Laddove non si riesca ad avere la percezione del
muscolo PC e quindi non si riesca ad esercitarlo volontariamente,
interviene l'elettrostimolazione passiva. Essa può essere comunque di
supporto alla chinesiterapia e può avere effetti antalgici (calma il
dolore).
Viene effettuata
applicando una serie di elettrodi a livello del clitoride, delle piccole
labbra, della vagina o dell'ano (in base ai disturbi accusati). Questi
elettrodi stimolano la contrazione della muscolatura pelvica e
contemporaneamente stimolano il nervo pudendo (il nervo che manda a
questi muscoli il segnale di contrarsi e di rilassarsi).
Arriverà in queste
zone l'impulso elettrico che puoi percepire come una leggerissima scossa
o come dolore puntorio. Dovrai aumentare il voltaggio fino a che senti
bene questa scossa, ma senza che ti dia dolore. In seguito aumenti la
potenza man mano che ti abitui a quel voltaggio e questo fa sì che la
tua soglia del dolore aumenti gradualmente e con essa la capacità
contrattile del muscolo. I voltaggi raggiunti ed i risultati ottenuti
vanno riportati in un apposito diario quotidiano.
Io dovevo fare questi
esercizi 20 minuti al mattino e 20 alla sera per 2 settimane.
All'ospedale mi avevano dato l'apparecchio per poterli effettuare a
casa.
MANIPOLAZIONE
E' una delle tecniche
utilizzate in osteopatia. Questa disciplina in estrema sintesi cerca di
riportare l'equilibrio psico-fisico-sociale agendo sull'apparato
muscolo-scheletrico, sede dei blocchi che provocano la malattia. Questi
blocchi a livello di ossa e di muscoli impediscono il normale afflusso
di sangue ed ossigeno, il normale movimento dell' organo, il normale
scorrere dei fluidi che in esso passano.
Attraverso
l'uso di varie tecniche e prendendo in considerazione anche l'influenza
dell'ambiente esterno e l'aspetto psicologico del Paziente, l'osteopata
cerca di riportare l'organo compromesso in uno stato di equilibrio non
solo con se stesso, ma con l'intero corpo.
Con
la manipolazione l'osteopata agisce sui muscoli e sui visceri , nel
nostro caso la vescica, l'uretra, l'utero, la vagina, utilizzando le sue
mani. Avverte col tatto le tensioni, che limitano il libero movimento
di questi organi pelvici, scioglie la contrattura rilevata, rinforza la
muscolatura contrapposta a quella contratta, riduce gli spasmi dovuti al
trauma infiammatorio o dolorifico subìto, riporta nella sede originaria
gli eventuali spostamenti (di solito abbassamenti) della vescica o di
organi adiacenti, libera i vasi sanguigni compressi dalla muscolatura
contratta o dall'organo fuori sede permettendo un miglior afflusso di
sangue ed ossigeno, libera i nervi compressi diminuendo il dolore che
questo schiacciamento comporta, separa le aderenze dovute alle
cicatrici, che alterano la funzionalità dell'organo.
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