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06/04/12

Thc ha varie proprietà farmacologiche




















Thc
 
 

- La marijuana è una sostanza stupefacente psicoattiva. E' costituita dalle infiorescenze femminili della pianta della canapa e i suoi effetti sono dovuti principalmente alla presenza di tetraidrocannabinolo (Thc). Fumarla priam della fioritura, infatti, non produce effetti

- Favorisce una distorsione delle capacità recettive; provoca ilarità ed ebbrezza, espansività e in casi di sostanze particolarmente forti può distrocere alcune percezioni cognitive; aumenta la sensibilità sensoriali (gusto, olfatto, udito) e alcune percezioni tattili e visive; a seconda dei soggetti può favorire loquacità o rilassamento psicofisico, senso di benessere o subeuforico dell'umore


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- La marijuana può essere particolarmente pericolosa nell'età dell'adolescenza. In soggetti che presentano patologie (concalamate o latenti) quali schizofrenia o psicosi, l'assunzione di Cannabis può accelerare i sintomi e aggravarne i disagi. Favorendo infatti un'aplificazione degli stati d'animo, abbassando le difese psicologiche e accentuando alcune percezioni che possono indurre a stati di ansia o paranoia, nei giovani con personalità meno strutturate e in presenza delle patologie sopra indicate il consumo di erba può fungere da combustibile e rivelare il disagio con rischi anche gravi per la salute psichica

- L'effetto ha una durata variabile a seconda della potenza, ma in quasi tutti i casi evapora dopo circa un'ora. La presenza del Thc nel tessuto adiposo, tuttavia, lascia tracce per settimane

- La marijuana non è tossica e non è mai stato possibile stabilirne una dose letale né è stato mai documentato un singolo caso di morte: come per il tabacco porta nei polmoni sostanze cancerogene derivanti dalla combustione

- La marijuana non è da assumere quando si guida o per compiere lavori di precisione o pericolosi che richiedono attenzione, vigilanza, coordinamento dei movimenti e prontezza di riflessi. Tuttavia non esistono studi (seri) che abbiano evidenziato una maggior frequenza di incidenti d'auto in relazione al suo consumo; al contrario di quanto accade con il molto legale alcool

-    Il Thc ha varie proprietà farmacologiche. E' un potente vasodilatatore, abbassa la pressione intraoculare, combatte la nausea e il vomito indotti dai farmaci chemioterapici antitumorali, riduce la spasticità dei muscoli, ha una certa azione analgesica e decisi effetti antidolorifici. Viene usata in molte parti del mondo su pazienti con patologie croniche, di depressione o in fase terminale per alleviare il dolore e come antiemetico. 


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GLI USI TERAPEUTICI DELLA MARIJUANA: GLAUCOMA, PARKINSON, APPETITO, SCLEROSI MULTIPLA, DOLORI REUMATICI, AZIONE ANTITUMORE.

Ecco le patologie in cui si stanno sperimentando i principi attivi contenuti nella marijuana:

Glaucoma: i dati definitivi sull’efficacia di un collirio alla marijuana per la cura del glaucoma saranno presentati a breve nel Congresso nazionale della Società Italiana di Farmacologia. Un gruppo di oculisti dell’università dell’Arizona ha individuato negli occhi il recettore del tetraidrocannabinolo (Thc), uno dei principi attivi della canapa. Secondo i ricercatori da questi recettori dipende la pressione endoculare, il cui aumento è causa di danni alla retina. La sostanza di base del collirio, la WIN 552122 è un agonista sintetico del recettore centrale dei cannabinoidi, un "facilitatore" d’ingresso dei derivati della canapa nella nelle cellule di origine nervosa e sembra che abbia ottenuto risultati promettenti nei pazienti refrattari alle terapie convenzionali. Risultati importanti, visto che solo in un caso su 10 si riesce ad evitare la cecità per neuropatia ottica. Secondo gli stessi ricercatori che hanno individuato i recettori CB1 nella retina, nell’iride e nei corpi ciliari, l’ipertensione intraoculare degli 8 pazienti glaucomatosi resistenti ad altre terapie è scesa del 15 per cento e del 23 per cento a mezz’ora dall’applicazione dei colliri contenenti, rispettivamente, 25 o 50 milionesimi di grammo di principio attivo. «Questi dati», commenta Gennaro Schettini, presidente del congresso nazionale della Società Italiana di Farmacologia, «confermano un coinvolgimento diretto dei recettori cellulari per i cannabinoidi nella regolazione della pressione intraoculare e rafforzano le possibili proprietà antiglaucoma della marijuana, suggerendo ulteriori approfondimenti anche in Italia sia farmacologici che clinici».
Parkinson: studi in corso suggeriscono che gli endocannabinoidi, le sostanze prodotte all’interno dei centri nervosi coinvolti nel Parkinson siano tre volte superiori a quelli riscontrati in ogni altra regione del cervello e possano avere un ruolo nel controllo del movimento volontario e nei disturbi del movimento correlati al morbo. Alcuni risultati sugli animali, mostrano che l’azione degli endocannabinoidi potrebbe essere utile nel trattamento del Parkinson.
Fertilità: alla marijuana sembrano sensibili anche gli spermatozoi. Alcuni scienziati dell’Università del Buffalo (Usa), hanno scoperto un sistema di segnalazione cellulare, presente negli spermatozoi, che utilizza come messaggeri alcuni cannabinoidi tra cui il Thc. Questo potrebbe stimolare la mobilità degli spermatozoi e facilitare la fecondazione. Gli stessi autori dello studio, però, avvertono che, nonostante una migliore comprensione di questi meccanismi può permettere di sviluppare nuovi farmaci, l’abuso della marijuana può mettere in pericolo la fertilità sovraccaricando il naturale sistema di regolazione dello sperma.
Appetito: speranze e delusioni rispetto alla capacità di trattare con la marijuana i disturbi dell’appetito nei malati di cancro e di Aids arrivano proprio dalla California. Se al Congresso internazionale sull’Aids di Durban uno studio presentato da Donald Abrams dell’Università di San Francisco aveva mostrato che i pazienti in terapia con inibitori della proteasi che fumavano marijuana, o la assumevano per via orale, guadagnavano in media due Kg in più rispetto a quelli trattati con il placebo, gli oncologi californiani per i malati di cancro non sono arrivati alle stesse conclusioni. Sempre da San Francisco, infatti, un gruppo di ricercatori sperava di stimolare l’appetito nei malati di tumore in fase avanzata con il dronabinolo, un derivato della canapa, i pazienti trattati con il farmaco tradizionale contro l’anoressia, il megestrolo. Risultato: nel 73 per cento dei casi i pazienti trattati con la terapia tradizionale hanno avuto un aumento dell’appetito, quelli trattati con il dronabinolo solo il 47 per cento.
Sclerosi multipla: dal British Medical Journal si apprende che è partito in Inghilterra uno studio sugli effetti dei cannabinoidi in 20 casi di sclerosi multipla. I pazienti sono divisi in tre gruppi. Uno prende un estratto naturale di cannabis, l’altro un Thc sintetico, e il terzo un placebo. Lo studio che durerà tre anni, sarà allargato a circa seicento pazienti in diversi centri. Intanto dovrebbero giungere nei prossimi mesi i risultati di uno studio analogo per testare l’efficacia dell’estratto di cannabis contro gli spasmi.
Dolori reumatici: in California, secondo un’inchiesta condotta su 1.000 consumatori americani, riportata da Arthritis Today, la marijuana è stata utilizzata per l’artrite o altre malattie reumatiche. A Parigi uno studio clinico di Fase I ha concluso che un derivato sintetico del Thc allevia il dolore e riduce l’infiammazione senza effetti psichici rilevanti.

Azione antitumorale: da Nature Medecine sono arrivate notizie sulle proprietà antitumorali dei cannabinoidi. Secondo uno studio condotto da ricercatori spagnoli comparso sulla prestigiosa rivista il Thc, induce, nei topi, una notevole regressione del glioma maligno, un tumore cerebrale che uccide molto velocemente. I ricercatori hanno osservato 45 animali nei quali era stato indotto questo cancro. Un terzo era trattato con Thc continuamente iniettato nel sito tumorale, un altro terzo con un altro cannabinoide e i rimanenti non trattati. Dopo 18 giorni i topi non curati sono morti, mentre in entrambi i gruppi trattati con cannabinoidi il tumore era distrutto oppure la vita si era prolungata di diverse settimane. Secondo gli studiosi questi risultati autorizzano ad intensificare le ricerche. (Fonte: Salute di Repubblica; Autore: Mirella Taranto)



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