Sintomi di Diabete Mellito e Cure
Con il termine diabete mellito si identifica un gruppo di disturbi metabolici caratterizzati da alti livelli di zuccheri (glucosio) nel sangue, causati da difetti nella secrezione o nell'azione dell'insulina,
oppure dalla concomitanza di entrambe le cause. Il diabete mellito,
chiamato comunemente diabete o diabete di tipo 2, venne identificato per
la prima volta come una malattia associata a "urina dolce" e all'eccessiva perdita di massa muscolare.
Degli elevati livelli di glucosio nel sangue (iperglicemia) portano
infatti alla fuoriuscita dello stesso nelle urine, fenomeno a cui si
deve la definizione di "urina dolce".
Solitamente, i livelli di glucosio nel sangue sono strettamente controllati dall'insulina,
un ormone prodotto dal pancreas. L'insulina infatti ha proprio il
compito di abbassare il livello di glucosio nel sangue. Quando la
glicemia aumenta (ad esempio, dopo aver mangiato), l'insulina viene
rilasciata dal pancreas per normalizzare il livello di glucosio.
Nei pazienti affetti da diabete, l'assenza o l'insufficiente produzione
di insulina causa iperglicemia. Il diabete mellito è una malattia
cronica, cioè, nonostante sia possibile tenerlo sotto controllo, dura per tutta la vita.
Quali le Conseguenze del Diabete mellito?
Col passare del tempo, il diabete può portare a cecità, insufficienza renale e provocare danni neurologici.
Questi conseguenze sono dovute ai danni subiti dai capillari,
condizione nota anche con il nome di microangiopatia. Il diabete mellito
riveste anche un importante ruolo catalizzatore nel processo di
indurimento e restringimento delle arterie (arteriosclerosi), favorendo
così il verificarsi di infarti, cardiopatie coronariche e altre patologia cardiache. Questa condizione è nota anche come patologia macrovascolare.
Il diabete è la terza causa di morte dopo infarto e cancro nei paesi evoluti.
Quali sono le Cause del Diabete?
L'iperglicemia, e quindi il diabete, possono verificarsi a causa di: insufficiente produzione di insulina (in senso sia assoluto che relativo alle esigenze dell'organismo), produzione di insulina difettosa (caso non comune) oppure l'incapacità delle cellule di utilizzare l'insulina
in modo corretto ed efficiente. L'ultima condizione elencata colpisce
soprattutto le cellule muscolari e i tessuti adiposi, ed è nota come
"insulino-resistenza". Si tratta del problema principale nei casi di
diabete di tipo 2 (o diabete mellito). La mancanza assoluta di insulina,
solitamente effetto secondario di un processo di distruzione delle
cellule beta del pancreas (responsabili della produzione di insulina) , è
invece la patologia più diffusa nei casi di diabete di tipo 1. Anche
nel diabete di tipo mellito si verifica una diminuzione costante delle
cellule beta, incidendo così sul processo che determina alti livelli di
glicemia.
In breve, se una persona è resistente all'insulina, il corpo può, in
certa misura, aumentare la produzione dell'insulina stessa, contrastando
così quella resistenza. Col tempo, se la produzione diminuisce e
l'insulina non può essere più prodotta altrettanto efficacemente, si ha
l'insorgere dell'iperglicemia.
Il glucosio è uno zucchero semplice che si trova nel
cibo. E' un nutriente essenziale che fornisce l'energia per il corretto
funzionamento delle cellule corporee. I carboidrati
vengono scomposti nell'intestino tenue e il glucosio contenuto negli
alimenti digeriti viene assorbito dalle cellule dell'intestino, passando
nel flusso sanguigno, per essere poi trasportato alle cellule del
corpo, in cui verrà utilizzato. Il glucosio non può però entrare da solo
nelle cellule, dato che per il suo trasporto si rende necessario
l'intervento dell'insulina. Senza insulina, le cellule soffrono per mancanza di energia da glucosio, nonostante quest'ultimo abbondi nel sangue. In alcuni tipi di diabete, l'incapacità delle cellule di utilizzare il glucosio causa una paradossale situazione di fame perpetua
(sensazione di fame anche dopo aver mangiato). Il glucosio inutilizzato
e in eccesso va così sprecato e viene espulso con le urine.
L'insulina è un ormone prodotto da cellule specializzate (cellule beta)
del pancreas. (Il pancreas è un organo situato in profondità
nell'addome, dietro lo stomaco) Oltre ad aiutare il glucosio a entrare
nelle cellule, l'insulina è importante anche per la regolazione del
livello di glucosio nel sangue stesso. Dopo un pasto, la glicemia
aumenta per effetto del cibo assimilato. Come risposta all'aumento del
livello di glucosio, il pancreas solitamente rilascia una maggior
quantità di insulina nel flusso sanguigno, per aiutare il glucosio a
penetrare nelle cellule e diminuire la glicemia. Quando il livello di
glucosio nel sangue si abbassa, anche il rilascio di insulina da parte
del pancreas diminuisce. È importante notare che anche in stato di
digiuno vi è un continuo rilascio di bassi livelli di insulina, che
fluttuano leggermente per contribuire a mantenere stabile la glicemia in
mancanza di assunzione di cibo. Negli individui normali questo sistema
di regolazione contribuisce a mantenere la glicemia entro valori ben
delimitati. Come accennato sopra, nei pazienti affetti da diabete
l'insulina può essere assente, insufficiente rispetto ai bisogni
dell'organismo, oppure usata dal corpo in maniera non ottimale. Tutti
questi fattori sono causa di elevati livelli di glucosio nel sangue
(iperglicemia).
Quali sono i diversi Tipi di Diabete?
I principali tipi di diabete sono due, e sono definiti tipo 1 e tipo 2. Il diabete di tipo 1 è chiamato anche diabete mellito insulino-dipendente,
o diabete giovanile mellito. Nel diabete di tipo 1, il pancreas subisce
un attacco autoimmune da parte del corpo stesso, finendo con il
diventare incapace di produrre insulina. Nella maggioranza dei pazienti
affetti da diabete di tipo 1 sono stati riscontrati anticorpi anormali.
Gli anticorpi sono proteine del sangue che fanno parte del sistema
immunitario dell'organismo. Il paziente affetto da diabete di tipo 1 è
costretto a utilizzare una cura a base di insulina per sopravvivere.
Nelle malattie autoimmuni, come il diabete di tipo 1, il sistema
immunitario crea per errore anticorpi e cellule infiammatorie che
prendono di mira e danneggiano gli stessi tessuti dell'organismo. Nelle
persone affette da diabete di tipo 1, le cellule beta del pancreas,
responsabili per la produzione di insulina, vengono attaccate per errore
dal sistema immunitario. Si ritiene che la tendenza a sviluppare
anticorpi anormali nel diabete di tipo 1 sia, in parte, un fattore
ereditato geneticamente, anche se i dettagli non sono ancora pienamente
compresi.
L'esposizione ad alcune infezioni virali (parotite e virus Coxsackie)
oppure ad altre tossine ambientali, può essere la causa dell'inizio di
una risposta immunitaria anomala che può finire con il danneggiare le
cellule del pancreas nelle quali viene prodotta l'insulina. Fra gli
anticorpi riscontrati nei pazienti affetti da diabete di tipo 1 troviamo
anticorpi che colpiscono le cellule insulari (del pancreas), anticorpi
che prendono di mira l'insulina e anticorpi anti-decarbossilasi
dell'acido glutammico. La presenza di questi anticorpi può essere
misurata nella maggior parte dei pazienti, facilitando l'individuazione
delle persone a rischio di insorgenza del diabete di tipo 1.
Il diabete di tipo 1 tende a colpire persone giovani e magre, solitamente prima dei 30 anni,
anche se sono possibili sporadici casi di insorgenza di questa forma di
diabete oltre questa soglia d'età. Questo sottogruppo viene definito
diabete autoimmune latente dell'adulto (in inglese LADA). Il LADA è una
forma lenta e progressiva di diabete di tipo 1.
Della totalità dei pazienti affetti da diabete, solo circa il 10% è
affetta da diabete di tipo 1, mentre nel restante 90% si tratta di
diabete di tipo 2.
Il diabete di tipo 2 è chiamato anche diabete mellito non insulino-dipendente
(NIDDM), o diabete mellito dell'adulto (AODM). I soggetti affetti da
diabete di tipo 2 sono ancora in grado di produrre insulina, ma ciò
avviene in maniera insufficiente in relazione ai bisogni del loro corpo,
in particolare alla luce del fenomeno dell'insulino-resistenza prima
discusso. In molti casi, ciò significa che il pancreas produce in
effetti quantità di insulina più alte rispetto alla norma. Una delle
caratteristiche principali del diabete di tipo 2 è una mancanza di sensibilità all'insulina da parte delle cellule corporee (in particolare cellule muscolari e adipose).
In aggiunta ai problemi legati all'aumento dell'insulino-resistenza, il
rilascio di insulina da parte del pancreas potrebbe anche essere
difettoso oppure comunque non ottimale. è infatti noto che, nei casi di
diabete di tipo 2, si verifica una continua diminuzione nella produzione
di insulina da parte delle cellule beta, contribuendo così al
peggioramento del controllo della glicemia (questo è anche un fattore
determinante nei casi di ricorso a terapie insuliniche per i pazienti
affetti da diabete di tipo 2). Infine, il fegato di questi pazienti
continua a produrre glucosio attraverso un processo noto come
glicogenesi, nonostante i già elevati livelli di glicemia. Il controllo
della glicogenesi risulta pertanto compromesso.
Anche se solitamente si dice che il diabete di tipo 2 si verifica
soprattutto in pazienti sopra i 30 anni di età e che la sua incidenza
aumenti con l'età, si sta riscontrando un numero allarmante di casi in cui il diabete di tipo 2 colpisce addirittura persone in età adolescenziale.
Infatti, per la prima volta nella storia dell'umanità, il diabete di
tipo 2 è diventato ormai più comune di quello di tipo 1 nei pazienti di
età infantile. La maggior parte di questi casi dipende in maniera
diretta da abitudini alimentari scorrette, peso corporeo più elevato e
mancanza di esercizio fisico.
Anche se l'insorgenza di questo tipo di diabete è dovuta in buona parte a
fattori genetici, esistono anche altri fattori di rischio, il più
importante dei quali è l'obesità. Esiste infatti una
relazione diretta fra il livello di obesità e il rischio di insorgenza
del diabete di tipo 2, e questa relazione è valida tanto per gli adulti
quanto per i bambini. Si stima che la probabilità di insorgenza di
diabete raddoppi a ogni aumento del 20% rispetto al peso corporeo ideale
di una persona.
Con riferimento all'età, i dati mostrano come per ogni dieci anni oltre i
40 anni di età (e indipendentemente dal peso), si verifichi un aumento
nell'incidenza del diabete. I casi di persone affette da diabete
nell'intervallo di età fra i 65 e i 74 anni rappresenta quasi il 20% del
totale. Il diabete di tipo 2 è inoltre più comune in determinati gruppi
etnici. Mentre negli individui di etnia caucasica l'incidenza è del 6%,
per gli americani di origine africana o asiatica è stimata attorno al
10%, per noi di etnia latina siamo intorno al 15%. Inoltre, il diabete
si presenta molto più spesso in donne che sono già affette da diabete in
fase di gravidanza.
Il diabete può infatti verificarsi in maniera transitoria durante la gravidanza.
I significativi cambiamenti a livello ormonale che si verificano
durante la gravidanza possono portare a un aumento della glicemia negli
individui geneticamente predisposti.
L'aumento della glicemia durante la gravidanza è noto come diabete gestazionale.
Il diabete gestazionale solitamente sparisce dopo il parto. Ad ogni
modo, circa il 25-50% delle donne che hanno sofferto di diabete
gestazionale finisce con lo sviluppare diabete di tipo 2 in una fase
successiva della propria vita, specialmente quei soggetti per i quali è
stata necessaria una terapia insulinica durante la gravidanza o che sono
rimasti sovrappeso dopo il parto. Ai pazienti affetti da diabete
gestazionale viene solitamente chiesto di sostenere un test orale di
tolleranza al glucosio a distanza di circa sei settimane dal parto, per
verificare se il loro diabete sia o meno scomparso dopo la gravidanza,
oppure se vi siano segni (quali una ridotta tolleranza al glucosio) che
possano indicare un rischio futuro di insorgenza del diabete.
Il termine "diabete secondario" fa riferimento a
un'elevata glicemia causata da altre patologie.
Il diabete secondario può svilupparsi quando il tessuto pancreatico
responsabile per la produzione di insulina viene distrutto in
conseguenza di patologie, quali la pancreatite cronica (infiammazione
del pancreas dovuta a tossine, come eccessivi livelli di alcol), eventi
traumatici oppure rimozione chirurgica del pancreas.
Il diabete può anche essere causato da altri disturbi ormonali, come una
produzione eccessiva dell' ormone della crescita (acromegalia) e la
sindrome di Cushing.
Nell'acromegalia, un tumore della ghiandola pituitaria, alla base del
cervello, si ha un'eccessiva produzione di ormone della crescita, che
porta all'iperglicemia. Nella sindrome di Cushing, le ghiandole
surrenali producono cortisolo in eccesso, il quale a sua volta favorisce
l'aumento della glicemia.
Inoltre, alcuni farmaci possono causare un peggioramento del controllo
del diabete, oppure "smascherare" una patologia diabetica latente.
Questo fenomeno è ad esempio comune nell'assunzione di farmaci
steroidei.
Quali sono i Sintomi del Diabete?
I primi sintomi di un diabete non trattato sono rappresentati da elevata glicemia e perdita di glucosio nelle urine.
Degli alti livelli di glucosio nelle urine possono determinare un
aumento della diuresi e portare alla disidratazione. La disidratazione a
sua volta causerà un aumento della sensazione di sete e del consumo di
acqua.
L'incapacità dell'insulina di svolgere normalmente i propri compiti ha
degli effetti sul metabolismo delle proteine, dei carboidrati e dei
lipidi. L'insulina è un ormone anabolizzante, che favorisce cioè
l'immagazzinamento di lipidi e proteine.
Una mancanza assoluta o relativa di insulina finisce con il portare a perdita di peso, nonostante un appetito aumentato.
Alcuni soggetti affetti da diabete ma non sottoposti a trattamenti, lamentano sintomi quali stanchezza, nausea e vomito.
I soggetti affetti da diabete sono più inclini a sviluppare infezioni della vescica, della pelle e della zona vaginale.
Le fluttuazioni dei livelli di glicemia possono provocare un offuscamento della vista. Dei livelli glicemici estremamente elevati possono portare a letargia e coma.
Come si diagnostica il Diabete?
Le analisi del sangue a digiuno per
determinare la glicemia sono la maniera preferita per diagnosticare il
diabete: sono facili e comode da eseguire. Dopo aver digiunato per tutta
la notte (almeno 8 ore), verrà prelevato un singolo campione di sangue,
che sarà poi analizzato in laboratorio. Questo esame può essere
eseguito con precisione anche utilizzando un glucometro presso lo studio di un medico.
I livelli normali di glicemia a digiuno sono inferiori: 100 milligrammi per decilitro (mg/dl).
Una glicemia in stato di digiuno superiore a 126 mg/dl, riscontrata con
due diverse misurazioni effettuate in giorni diversi, indica la presenza
di diabete.
Anche un test casuale della glicemia può essere utilizzato per
diagnosticare il diabete: un livello glicemico di 200 mg/dl o superiore è
sintomo di diabete.
Quando la glicemia si mantiene fra 100 e 126mg/dl a digiuno, si parla di
glicemia alterata a digiuno. Anche se i pazienti affetti da glicemia
alterata a digiuno non soffrono propriamente di diabete, la loro
condizione comporta comunque dei rischi e delle preoccupazioni, che
dovranno essere affrontate in altro modo.
Il Test orale di Tolleranza al Glucosio
Anche se non più usato come pratica di routine, il test orale di tolleranza al glucosio rimane lo standard di riferimento per la diagnosi di diabete di tipo 2 o mellito.
Viene ancora utilizzato comunemente nella diagnosi del diabete
gestazionale e in condizioni di pre-diabete, come la sindrome da ovaio
policistico. Per eseguire il test orale di tolleranza al glucosio, il
soggetto esaminato dovrà digiunare durante la notte (almeno 8 ore, ma
non più di 16). Per prima cosa viene esaminato il livello di glucosio
nel sangue del paziente a digiuno. In seguito, al soggetto vengono
somministrati 75 grammi di glucosio (100 grammi nel caso di donne in
gravidanza).
Solitamente il glucosio viene somministrato attraverso un liquido dal
sapore dolce. In seguito all'assunzione, dei nuovi campioni di sangue
vengono presi a intervalli specifici per misurare i relativi livelli
glicemici.
Perché l'analisi dia risultati affidabili sono necessarie alcune condizioni:
il soggetto deve essere in buona salute (non deve essere affetto da altre malattie, nemmeno il raffreddore);
il soggetto deve trovarsi in condizioni normali di attività (ad esempio non un paziente d'ospedale disteso su un letto);
il soggetto non deve essere in cura con farmaci che possano influenzare la glicemia;
nei tre giorni precedenti l'analisi, il soggetto deve essersi attenuto a una dieta ricca in carboidrati (200-300 grammi al giorno);
la mattina in cui si svolge il test, il soggetto non deve fumare, né bere caffè.
Il test orale di tolleranza al glucosio classico prevede la misurazione
dei livelli di glicemia per cinque volte nell'arco di tre ore. Alcuni
medici si limitano invece all'analisi di un campione di base seguito da
un altro campione a distanza di due ore dall'assunzione della soluzione a
base di glucosio. In una persona non affetta da diabete, i livelli
glicemici aumentano per poi scendere velocemente. In un soggetto affetto
da diabete, al contrario, i livelli di glicemia aumenteranno più del
normale e impiegheranno più tempo per diminuire.
Le persone con livelli di glicemia compresi fra quelli normali e quelli
propri del diabete sono affette da ridotta tolleranza al glucosio (IGT).
Le persone affette da ridotta tolleranza al glucosio non soffrono di
diabete, ma sono ad alto rischio di evoluzione della loro patologia in
diabete vero e proprio. Ogni anno, una quota compresa fra l'1 e il 5%
delle persone affette da ridotta tolleranza al glucosio finisce per
sviluppare il diabete. La perdita di peso e l'esercizio fisico possono
aiutare le persone affette da ridotta tolleranza al glucosio a far
tornare i propri livelli di glicemia nella norma. Inoltre, alcuni medici
consigliano l'utilizzo di farmaci per aiutare a prevenire/ritardare
l'insorgenza del diabete vero e proprio.
Delle recenti ricerche hanno dimostrato che la stessa ridotta tolleranza
al glucosio può rappresentare un fattore di rischio nello sviluppo di
malattie cardiache. La maggior parte dei membri della comunità medica si
sta ormai rendendo conto del fatto che la ridotta tolleranza al
glucosio non è semplicemente un sintomo precursore del diabete, ma che
rappresenta al contrario una patologia clinica a se stante, che in
quanto tale richiede controlli e cure adatte.
Valutazione dei Risultati del Test orale di Tolleranza al Glucosio
I test orali di tolleranza al glucosio possono condurre a una delle seguenti diagnosi:
Risposta normale: la risposta di un soggetto al test si
considera normale quando il livello glicemico a distanza di due ore
dall'assunzione della soluzione è inferiore a 140 mg/dl e tutti gli
altri valori, fra 0 e 2 ore, sono inferiori ai 200 mg/dl;
Ridotta tolleranza al glucosio: un soggetto si
considera affetto da ridotta tolleranza al glucosio quando la glicemia a
digiuno è inferiore a 126 mg/dl e quella a 2 ore di distanza compresa
fra 140 e 199 mg/dl;
Diabete: un soggetto soffre di diabete quando due test svolti in giornate diverse mostrano elevati livelli di glicemia;
Diabete gestazionale: una donna si considera affetta da
diabete gestazionale quando presenta due delle seguenti condizioni:
OGTT di 100g; glicemia a digiuno superiore a 95 mg/dl; glicemia a un'ora
nel test superiore a 180 mg/dl; glicemia a due ore nel test superiore a
155 mg/dl; oppure glicemia a tre ore nel test superiore a 140 mg/dl.
Controllo della Glicemia a Casa
Il controllo domestico dei livelli di glicemia riveste un importante ruolo. Uno degli obiettivi principali delle cure per diabetici è quello di tenere i livelli di glicemia in prossimità dell'intervallo normale, di 70-120 mg/dl prima dei pasti e sotto i 140 mg/dl a distanza di due ore dal pasto. I livelli di glicemia vengono solitamente misurati prima e dopo i pasti, e prima di andare a letto. I livello glicemico viene comunemente misurato pungendo la punta di un dito con un apposito pungidito, per poi utilizzare il sangue fuoriuscito con un glucometro per effettuare la misurazione. I risultati del test vengono quindi utilizzati per aiutare i pazienti ad apportare modifiche alla cura farmacologica, alla dieta e alle attività fisiche praticate.
Si sono registrati alcuni interessanti sviluppi nel controllo dei livelli glicemici. Al momento lo sviluppo più interessante è rappresentato dai sensori per il monitoraggio continuo del glucosio. Sono nuovi sistemi dotati di sensori per il monitoraggio continuo del glucosio che prevedono l'applicazione di una cannula impiantabile in posizione sottocutanea nell'addome o nel braccio. Questa cannula permette la misurazione frequente dei livelli di glicemia. Alla sua estremità si trova un trasmettitore che invia i dati rilevati a un dispositivo simile a un cercapersone. Questo dispositivo dispone di uno schermo che consente all'utilizzatore di visualizzare non solo il livello glicemico attuale, ma anche il suo andamento in forma grafica. Alcuni dispositivi visualizzano anche la velocità del cambiamento. Sono inoltre presenti degli allarmi relativi a livelli troppo alti o troppo bassi. Alcuni modelli sono anche in grado di avvisare l'utente se la velocità di cambiamento dei livello glicemico misurato, in aumento o in diminuzione, dovesse risultare troppo elevata.
A ogni modo, il paziente deve ancora operare manualmente la somministrazione di qualsiasi dose di insulina (il microinfusore non può rispondere automaticamente alle informazioni ricevute sui livelli glicemici, ma può solo suggerire all'utente se ritenga necessario assumere una dose di insulina, e di quale entità). Tutti questi dispositivi devono essere utilizzati congiuntamente a dei pungidito per alcune ore, prima di poter funzionare in maniera autonoma. I dispositivi potranno poi fornire delle letture per un periodo di tempo di 3-5 giorni.
Secondo gli esperti di diabetologia, questi strumenti di monitoraggio dei livelli glicemici hanno permesso ai pazienti di avere un elevato grado di indipendenza nella gestione della propria malattia. Essi rappresentano inoltre un ottimo strumento educativo per chi li utilizza.
È inoltre importante tener presente che questi dispositivi possono essere utilizzati in maniera alternata rispetto al pungidito. Ad esempio, un paziente con un diabete sotto controllo può anche affidarsi a misurazioni effettuate con il pungidito per qualche volta durante la giornata e non avere alcun problema. Se poi il paziente dovesse ammalarsi, modificare il proprio regime di esercizi fisici, la propria dieta o altro ancora, potrebbe utilizzare il sensore per integrare i controlli effettuati con il pungidito, ottenendo così maggiori informazioni relative a come sta rispondendo alle modifiche intervenute.
Emoglobina A1c
Per spiegare cosa sia l'emoglobina A1c, provate a pensarla nei seguenti termini: Lo zucchero è appiccicoso, e dopo un po' di tempo diventa ancora più difficile da togliere.
All'interno del corpo lo zucchero si comporta allo stesso modo, attaccandosi in particolare alle proteine. La durata media della vita dei globuli rossi che circolano nell'organismo è di circa tre mesi. Attaccandosi a queste cellule, lo zucchero ci fornisce anche un'idea di quanto ce ne sia stato nei tre mesi precedenti. Secondo la maggioranza dei laboratori d'analisi, l'intervallo normale è compreso fra il 4 e il 5,9%. Nel caso di diabete curato in maniera non ottimale, questo valore è dell'8% o superiore, mentre nei pazienti con una cura adeguata è inferiore al 7% (il valore ottimale è inferiore al 6,5%). Il vantaggio della misurazione dell'A1c è che fornisce una visione più moderata e stabile di ciò che avviene nel corso del tempo (tre mesi), senza quegli sbalzi nei valori registrabili invece con le misurazioni effettuate con il glucometro.
Esiste una correlazione diretta fra i livelli di A1c e la glicemia media.
Anche se non esistono linee guida per l'utilizzo dell'A1c come strumento di screening, esso può indicare al medico con buona approssimazione se una persona sia o meno diabetica. Al momento viene utilizzato come strumento di routine nella determinazione del controllo glicemico nei pazienti in cui il diabete è già stato accertato.
Quali sono le Complicanze acute del Diabete?
1. Glicemia molto elevata, a causa di una mancanza assoluta oppure relativa di insulina.
2. Glicemia molto bassa, a causa della troppa insulina o altri farmaci per la riduzione del glucosio.
L'insulina è un salvavita nei pazienti affetti da diabete di tipo 1, che non possono sopravvivere senza una fonte esterna di insulina. Senza insulina, i pazienti affetti da diabete di tipo 1 sviluppano dei livelli glicemici estremamente elevati. Ciò conduce all'aumento del glucosio nelle urine, che a sua volta provoca un'eccessiva perdita di liquidi ed elettroliti attraverso le urine. La carenza di insulina provoca inoltre l'incapacità di immagazzinare lipidi e proteine, con la conseguente diminuzione delle riserve di lipidi e proteine esistenti. Questo sbilanciamento avvia un processo di chetosi, con il rilascio di chetoni nel sangue. I chetoni aumentano l'acidità del sangue, patologia nota anche come chetoacidosi diabetica (DKA). I sintomi della chetoacidosi diabetica includono nausea, vomito e dolori addominali. Senza cure mediche veloci e adeguate, i pazienti affetti da chetoacidosi diabetica possono entrare in shock, coma e perfino morire.
La chetoacidosi diabetica può essere provocata da infezioni, stress o traumi, tutte situazioni che possono far aumentare il bisogno di insulina. Inoltre, la mancanza delle dosi di insulina necessarie è ovviamente un altro fattore di rischio nell'insorgenza della chetoacidosi diabetica. Il trattamento d'urgenza della chetoacidosi diabetica prevede la somministrazione di fluidi, elettroliti e insulina per via endovenosa, solitamente nell'unità di terapia intensiva di un ospedale.
La disidratazione può anche essere molto grave, tanto che non è insolito che sia necessario somministrare fino a 6-7 litri di fluidi quando un soggetto si presenta con la chetoacidosi diabetica. Per le infezioni vengono invece somministrati degli antibiotici.
Con il giusto trattamento, l'anormale livello glicemico, la produzione di chetoni, l'acidosi e la disidratazione possono essere invertiti velocemente e il paziente può riprendersi senza troppi problemi.
Anche nei pazienti con diabete di tipo 2 o mellito, lo stress, le infezioni e i farmaci (come i corticosteroidi) possono portare a una glicemia estremamente elevata. Questa, assieme alla disidratazione può portare, nei pazienti affetti da diabete di tipo 2, a un aumento dell'osmolarità del sangue (stato iperosmolare). Questa condizione può condurre al coma (coma iperosmolare). Il coma iperosmolare solitamente si verifica nei pazienti in età avanzata affetti da diabete di tipo 2. Come la chetoacidosi diabetica, anche il coma iperosmolare costituisce un'emergenza medica. Il trattamento immediato con fluidi e insulina per via endovenosa sono fondamentali per invertire lo stato iperosmolare. Diversamente dai soggetti affetti da diabete di tipo 1, quelli con diabete di tipo 2 non vengono solitamente colpiti da chetoacidosi solamente a causa del loro diabete. Dato che in generale il diabete di tipo 2 colpisce individui di età più elevata, è anche più probabile che esistano altre patologie concomitanti e che questi pazienti siano in condizioni di salute generali meno buone. Le percentuali di insorgenza di complicanze e di morte causate dal coma iperosmolare sono di conseguenza più elevate rispetto a quelle della DKA.
L'ipoglicemia identifica una situazione di livello di zuccheri (glucosio) nel sangue troppo bassa. Nei pazienti diabetici, la causa più comune per bassi livelli glicemici è rappresentata da un uso eccessivo di insulina o di altri farmaci per la riduzione del glucosio in caso di pasti ritardati o assenti. Quando la glicemia si abbassa a causa dell'insulina, questa condizione viene definita reazione insulinica. A volte un basso livello glicemico può essere il risultato di un'insufficiente assunzione di calorie o di uno sforzo fisico eccessivo.
Il glucosio è essenziale per un corretto funzionamento delle cellule cerebrali, per cui dei bassi livelli glicemici possono portare all'insorgenza di sintomi a carico del sistema nervoso centrale, quali:
• vertigini;
• confusione;
• debolezza;
• tremori.
L'esatta soglia glicemica alla quale questi sintomi possono manifestarsi varia da persona a persona, ma solitamente ciò avviene con una glicemia inferiore a 65 mg/dl. Se non curata, l'ipoglicemia grave può portare a convulsioni, coma e, nei casi più gravi, alla morte cerebrale irreversibile. Quando ciò avviene, il cervello è in stato di sofferenza per mancanza di zuccheri, e ciò solitamente si verifica con una glicemia pari o inferiore ai 40 mg/dl.
La cura dell'ipoglicemia consiste nella somministrazione di una dose di glucosio facilmente assimilabile. Questa può essere rappresentata da una bevanda contenente glucosio, come succo d'arancia o bibite analcoliche (non senza zuccheri), oppure da compresse di glucosio in dosi da 15-20 grammi per volta (l'equivalente, ad esempio, di mezzo bicchiere di succo di frutta). Anche della glassa per dolci inserita all'interno delle guance può avere effetto velocemente, nel caso in cui fosse difficile ottenere la collaborazione del paziente. Se il soggetto dovesse perdere i sensi, sarà necessario iniettare del glucagone per via intramuscolare.
Il glucagone provoca il rilascio di glucosio dal fegato (promuove la gluconeogenesi). Il glucagone può essere un farmaco salvavita e ogni paziente diabetico che ha una storia pregressa di ipoglicemia (in particolare i pazienti che utilizzano insulina) dovrebbe averlo a disposizione. I familiari e gli amici di soggetti diabetici devono sapere come somministrare il glucagone, dato che in una situazione di emergenza il paziente non sarà ovviamente in grado di farlo da solo.
Quali sono le Complicanze croniche del Diabete?
Le complicanze croniche del diabetiche sono legate a patologie vascolari e vengono generalmente suddivise in patologie a carico dei piccoli vasi sanguigni, come quelle che colpiscono occhi, reni e sistema nervoso (microangiopatia) e patologie a carico dei grandi vasi, riguardanti cuore e vasi sanguigni (macroangiopatia). Il diabete accelera il processo di indurimento delle arterie (arteriosclerosi) e dei grandi vasi sanguigni, portando a patologie coronariche (angina pectoris o infarto), ictus e dolore agli arti inferiori a causa di insufficiente afflusso di sangue (claudicazione).
Complicanze oculari
La complicanza più grave causata dal diabete a carico dell'occhio è chiamata retinopatia diabetica. La retinopatia diabetica colpisce pazienti che hanno già sofferto di diabete da almeno 5 anni. I capillari malati nella parte posteriore dell'occhio provocano una fuoriuscita di proteine e sangue nella retina.
La malattia di questi vasi provoca inoltre la formazione di piccoli aneurismi (microaneurismi) e di nuovi capillari molto fragili (neovascolarizzazione). Il sanguinamento spontaneo dei nuovi vasi può portare alla formazione di cicatrici retiniche e al distacco della retina, compromettendo così la vista.
Per il trattamento della retinopatia diabetica viene utilizzato un laser che distrugge e impedisce il riformarsi di questi piccoli aneurismi e fragili capillari. Circa il 50% dei pazienti diabetici svilupperà un certo grado di retinopatia dopo 10 anni di diabete, e dopo 15 anni questa percentuale sale all'80%. Un cattivo controllo della glicemia e della pressione sanguigna aggravano poi ulteriormente le patologie a carico dell'occhio nei pazienti diabetici.
L'incidenza di cataratta e glaucoma è maggiore fra i pazienti diabetici. È inoltre importante tenere presente che, dato che il cristallino permette all'acqua di attraversarlo, se le concentrazioni di glucosio nel sangue sono soggette a grandi variazioni, anche il cristallino aumenterà o diminuirà di dimensione. La conseguenza di ciò è una vista spesso offuscata nei casi di diabete non seguiti con attenzione. Ai pazienti viene solitamente sconsigliato di farsi prescrivere nuovi occhiali finché la loro glicemia non ritorna sotto controllo. Ciò consente infatti di determinare con maggior precisione il tipo di lenti necessario.
Danni renali
I danni ai reni causati dal diabete sono noti con il nome di nefropatia diabetica.
L'insorgenza della patologia renale e la sua progressione sono estremamente variabili.
Inizialmente, i piccoli vasi nei reni affetti dalla patologia provocano la fuoriuscita di proteine nelle urine. In seguito, i reni perdono la loro capacità di ripulire e filtrare il sangue.
L'accumulo di sostanze tossiche nel sangue finisce quindi col far sì che si renda necessaria la dialisi. La dialisi prevede l'uso di un macchinario che sostituisce i reni nell'opera di filtraggio e pulizia del sangue. I pazienti che non vogliano sottoporsi a dialisi periodica dovranno prendere in considerazione il trapianto di reni.
L'evoluzione della nefropatia può essere rallentata significativamente tenendo sotto controllo l'ipertensione e trattando in maniera aggressiva l'iperglicemia. Gli inibitori dell'enzima di conversione dell'angiotensina (ACE-inibitori) o gli antagonisti del recettore dell'angiotensina (ARB) usati nel trattamento dell'ipertensione possono essere d'aiuto anche nel trattamento delle patologie renali nei pazienti diabetici.
Neuropatia
I danni al sistema nervoso periferico provocati dal diabete vanno sotto il nome di neuropatia diabetica e sono anch'essi provocati dalla microangiopatia. In poche parole, l'afflusso di sangue al sistema nervoso è limitato e i nervi non raggiunti dal flusso sanguigno subiscono danni o muoiono (fenomeno noto come ischemia). I sintomi della neuropatia da diabete comprendono intorpidimento, bruciore e dolore ai piedi e alle estremità inferiori.
Quando la patologia nervosa provoca una perdita totale di sensibilità ai piedi, i pazienti possono anche non rendersi conto di eventuali ferite, non prestando quindi la necessaria attenzione nel proteggerli. In questi casi è quindi consigliabile indossare scarpe o altri tipi di protezione ogni volta che sia possibile.
Anche le ferite apparentemente più leggere dovrebbero essere curate con velocità e attenzione, per evitare il possibile sviluppo di gravi infezioni. A causa della scarsa circolazione sanguigna, le ferite ai piedi nei soggetti diabetici potrebbero anche non guarire. Talvolta, piccole ferite ai piedi possono portare a gravi infezioni, ulcere e addirittura cancrena, richiedendo l'asportazione chirurgica di dita, piedi o altre parti infette.
La neuropatia da diabete può inoltre riguardare nervi importanti nell'erezione del pene, provocando quindi disfunzione erettile (impotenza). La disfunzione erettile può anche essere causata da uno scarso afflusso di sangue al pene, provocato a sua volta dalle patologie vascolari di natura diabetica.
La neuropatia diabetica può poi colpire anche i nervi di stomaco e intestino, provocando nausea, perdita di peso, diarrea e altri sintomi di gastroparesi (ritardato passaggio del contenuto dello stomaco all'intestino, causato da insufficienti contrazioni dei muscoli dello stomaco).
Cosa si può fare per rallentare l'insorgere delle Complicanze del Diabete?
Molte ricerche hanno mostrato chiaramente come un controllo intensivo dell'iperglicemia nei pazienti affetti da diabete di tipo 1 e 2 riduca le complicanze di nefropatia, neuropatia, retinopatia e possa ridurre anche l'insorgenza e la gravità dei casi di macroangiopatia. Un controllo aggressivo attraverso una terapia intensiva significa raggiungere livelli di glicemia a digiuno compresi fra i 70 e i 120 mg/dl, o inferiori a 160 mg/dl dopo i pasti, con valori dei livelli di emoglobina A1c quasi nella norma.
Gli studi riguardanti soggetti affetti da diabete di tipo 1 hanno mostrato come nei pazienti trattati in maniera intensiva l'insorgenza delle patologie oculari diminuisce del 76%, di quelle renali del 54% e di quelle nervose del 60%.
Per ottenere un controllo ottimale della glicemia senza rischiare di incorrere nell'ipoglicemia, i pazienti affetti da diabete di tipo 1 devono monitorare il proprio livello glicemico almeno 4 volte al giorno e assumere insulina almeno 3 volte al giorno. Nei pazienti affetti da diabete di tipo 2 o mellito, un controllo intensivo della glicemia ha mostrato effetti benefici simili relativamente alle patologie di occhi, reni, nervi e vasi sanguigni.