Impatto mediatico sulla segnalazione di eventi avversi: uno studio analitico sul vaccino anti-HPV
Può un forte impatto mediatico influire sulla segnalazione degli eventi avversi? Alcuni ricercatori del Texas, autori di uno studio intitolato "The Role of Media and the Internet on Vaccine Adverse Event Reporting: A Case Study of Human Papillomavirus Vaccination" e pubblicato sul Journal of Adolescent Health (JaAH), forniscono una risposta circostanziata a questa domanda.
I ricercatori statunitensi hanno analizzato, infatti, la relazione tra la segnalazione di eventi avversi e la copertura mediatica e la presenza su Internet dei vaccini, prendendo in esame, in particolare, due vaccini praticati negli Stati Uniti sulla popolazione adolescente, quello contro il papilloma virus umano (HPV) e quello contro la meningite.
Lo studio ha esaminato il numero delle segnalazioni di reazioni avverse al VAERS - Vaccine Adverse Event Reporting System, il sistema di farmacovigilanza post-marketing sui vaccini gestito da CDC - Centers for Disease Control and Prevention e FDA, relative ad adolescenti tra gli 11 e i 18 anni nel periodo da giugno 2006 a dicembre 2008 per il vaccino anti-HPV e da gennaio 2005 a luglio 2007 per il vaccino anti-meningite, corrispondenti ai primi due anni e mezzo successivi alle rispettive autorizzazioni da parte della FDA. Nell’analisi sono state poi incluse fonti come la banca dati di LexisNexis per la presenza dell’argomento vaccini sui maggiori giornali statunitensi e Google Insights per l’attività di ricerca mensile in rete.
Gli autori dello studio hanno riscontrato che la maggiore copertura mediatica ha corrisposto a una maggiore frequenza di segnalazioni di reazioni avverse al VAERS. Nei periodi esaminati, sulle principali testate statunitensi sono apparsi 582 articoli relativi al vaccino anti-HPV e 249 articoli relativi al vaccino anti-meningite; parallelamente, sono state segnalate al VAERS 5.040 reazioni avverse associate al vaccino anti-HPV e 1.220 reazioni avverse associate al vaccino anti-meningite.
Rispetto al vaccino anti-meningite, quello anti-HPV ha avuto una maggiore copertura sia sulla stampa sia su Internet per diversi motivi. Nel febbraio 2007, in particolare, è stato osservato un picco di notizie apparse sui media: il governatore del Texas Rick Perry aveva emesso un ordine esecutivo per richiedere a tutte le ragazze di età superiore agli 11 anni che accedevano alla Middle School di sottoporsi a vaccinazione anti-HPV; ai genitori dissenzienti per motivi filosofici o religiosi era consentito non vaccinare la prole, attraverso una deposizione scritta di obiezione di coscienza. L’ordine del governatore Perry fu successivamente ribaltato dal Legislatore e dal Senato del Texas; le polemiche che scaturirono dall’episodio portarono a un’intensa copertura mediatica e a una serie considerevole di commenti su Internet. Inoltre, la trasmissione di natura prevalentemente sessuale dell’HPV, correlata a temi di discussione sulla promiscuità degli adolescenti, raccolse molta attenzione da parte dei media.
Il vaccino anti-meningite, consigliato essenzialmente per la stessa fascia demografica del vaccino anti-HPV e che ha rischi simili di effetti collaterali, non ha invece avuto una grande copertura mediatica ed è stato associato a un’incidenza molto più bassa di eventi avversi attribuiti al prodotto.
Il picco di notizie apparse sulla stampa per il vaccino anti-HPV ha coinciso con il picco delle segnalazioni di reazioni avverse relative al vaccino stesso. Dopo questo periodo la frequenza delle segnalazioni si è mantenuta elevata, nonostante la copertura mediatica tendesse a ridursi nel tempo: in questa fase risultava comunque particolarmente vivace l’attività di ricerca in rete. Quanto al vaccino contro la meningite, a un andamento costante e senza impennate della copertura mediatica ha corrisposto l’assenza di picchi nella frequenza della segnalazione di reazioni avverse.
È risaputo che le attività dei media possono determinare l'ordine del giorno per la discussione pubblica di un argomento, e oggi gran parte di quella discussione si svolge anche su Internet, che agisce come una piazza accessibile e a buon mercato per gli utenti che hanno la possibilità di commentare le informazioni generate dai mezzi d’informazione tradizionali. La rete cambia, indubbiamente, il modo di fruizione delle informazioni, in particolare quelle in ambito sanitario, con il rischio sempre più diffuso di imbattersi in informazioni scorrette e messaggi manipolatori.
I risultati dello studio dei ricercatori texani non arrivano necessariamente alla conclusione che la copertura mediatica spinga le persone a segnalare eventi avversi inesatti o falsi, ma piuttosto asseriscono che la massiccia presenza sui media può influenzare l’interesse del pubblico in tema di vaccinazioni e generare una maggiore attenzione alla comparsa di reazioni avverse e, di conseguenza, un aumento delle segnalazioni ai sistemi di sorveglianza.
In conclusione, gli autori dello studio evidenziano la necessità di convogliare su Internet le attività per l’educazione alla salute pubblica e suggeriscono l’utilizzo dei media, sia tradizionali sia nuovi, come strumento per incoraggiare la partecipazione alla farmacovigilanza tramite segnalazioni spontanee.
Leggi l’abstract dello studio sul Journal of Adolescent Health
Pubblicato il: 24 dicembre 2014
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