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24/05/12

Le proteine



Le proteine



ProteineQualità delle proteine
Proteine e sana alimentazioneProteine vegetali
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Quante proteine?Digestione proteine
Alimenti ricchi di proteineI protidi
Assunzione di proteineProteine e bodybuilding
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Integratori proteiciWhey proteine
Fabbisogno proteicoProteine plasmatiche
Proteine della soiaProteine animali


Le proteine o protidi (dal greco protos, "primario") rappresentano un ampio gruppo di composti organici formati da sequenze di aminoacidi legate tra loro attraverso legami peptidici. Possiamo immaginare gli aminoacidi come i mattoni per la costruzione delle proteine ed i legami peptidici come il collante che li tiene uniti tra loro.
Le proteine esprimono la maggior parte dell'informazionegenetica: In base alla loro funzione possono essere distinte in: enzimi, di trasportocontrattilistrutturali, di difesa e regolatrici
Le proteine sono soggette ad un continuo processo di demolizione e sintesi, il turnover proteico, attraverso il quale l'organismo è in grado di rinnovare continuamente le proteine logorate sostituendole con nuovo materiale proteico. Inoltre questo processo permette all'organismo di rimpiazzare gli aminoacidi utilizzati a scopo energetico e di depositarne eventualmente di nuovi per rinforzare determinati tessuti (ad esempio in seguito ad esercizio fisico). La quota di aminoacidi che quotidianamente vengono degradati si attesta mediamente intorno ai 30-40 g/die.
Questa quota viene chiamata quota proteica di logorio e deve essere introdotta quotidianamente con la dieta perché il nostro organismo non dispone di riserve proteiche; tutte le proteine presenti nel nostro corpo (circa il 12-15% della massa corporea) sono infatti funzionali.
Gli aminoacidi coinvolti nella sintesi proteica sono 20 e tra questi 20 otto sono essenziali [ leucina, isoleucina e valina (BCAA), lisina, metionina, treonina, fenilalanina, triptofano] durante l'accrescimento altri due aminoacidi, l'arginina  l'istidina diventano essenziali.
Il termine essenziali sta ad indicare l'incapacità dell'organismo di sintetizzare questi aminoacidi a partire da altri aminoacidi tramite trasformazioni biochimiche. Questi aminoacidi devono essere pertanto introdotti con la dieta. Gli alimenti di origine animale hanno il profilo aminoacidico migliore perché generalmente presentano tutti gli aminoacidi essenziali in buone quantità. A differenza di questi, gli alimenti di origine vegetali presentano solitamente carenze di uno o più aminoacidi essenziali. Tuttavia queste mancanze possono essere superate attraverso giuste associazioni alimentari ad esempio PASTA e FAGIOLI. Si parla in questo caso di mutua integrazione perché gli aminoacidi di cui è carente la pasta vengono forniti dai fagioli e viceversa.

CALORIE: Bruciando un grammo di proteine si sviluppa un calore medio di 5,65 Kcal. Tuttavi,a poiché il nostro organismo non è in grado di utilizzare l'azoto in esse contenuto il loro potere energetico si riduce a 4,35 Kcal per grammo.
Normalmente viene assorbito il 92% delle proteine introdotte con la dieta (il 97% di quelle animali ed il 78% di quelle vegetali).
Ne consegue le proteine forniscono al nostro corpo in media 4 Kcal per grammo.

DIGESTIONE DELLE PROTEINE

A livello gastrico (stomaco) le proteine subiscono una parziale degradazione in amminoacidi (grazie all'azione del succo gastrico e dell'acido cloridrico) che verrà completata nella prima parte dell'intestino tenue (duodeno).


PER OTTIMIZZARE LA DIGESTIONE E L'ASSORBIMENTO DELLE PROTEINE è bene:
evitare di associare proteine di diversa provenienza (uova e formaggi, oppure latte e carni)
evitare di associare proteine con un pasto ricco di carboidrati (una piccola quantità, come un pezzo di pane è ovviamente tollerata)
abbinando piccole dosi di alimenti acidi come il succo di limone o aceto
associare al pasto proteico un po' di verdura che oltre ad evitare fenomeni di putrefazione intestinale, grazie all'elevato apporto di vitamine e minerali favorisce l'azione enzimatica

Plasmaferesi


Plasmaferesi

La plasmaferesi consiste nel prelievo di sangue da un soggetto, con immediata separazione della componente liquida da quella corpuscolata (globuli rossiglobuli bianchi e trombociti); il tutto grazie all'ausilio di un separatore meccanico automatizzato, che suddivide le due componenti tramite centrifugazione. plasmaferesiDurante la plasmaferesi, quindi, al donatore viene sottratta la sola parte liquida del sangue (plasma), mentre la componente cellulare gli viene restituita tramite lo stesso ago di prelievo. Il separatore cellulare, infatti, funziona a cicli costituiti da una prima fase di prelievo ematico - con separazione e raccolta del plasma - e da una successiva fase di reinfusione della componente corpuscolata.
La plasmaferesi è una procedura fondamentale per la produzione dei cosiddetti farmaci plasmaderivati. Nella componente liquida del sangue, infatti, troviamo notevoli quantità di proteine, quindi anticorpi (immunoglobuline),ormoni peptidici, fattori della coagulazione e proteine necessarie al trasporto delle sostanze insolubili. Nel plasma sono inoltre presenti gas respiratori e tutti i vari nutrienti (glucosiovitamineaminoacidiacidi grassi ecc.).
La componente proteica del plasma è fondamentale per la produzione di farmaci da destinare ai pazienti con deficit di specifiche sostanze plasmatiche; i soggetti colpiti da emofilia A e B, ad esempio, presentano una forte carenza dei fattori VIII o IX della coagulazione, che possono essere estratti e purificati dal plasma del donatore quindi somministrati al ricevente.
Il plasma "intero", inoltre, può essere somministrato tale e quale ai pazienti affetti da particolari patologie, che ne impongono la sostituzione per eccesso di anticorpi anomali o altre ragioni.
Uscendo dall'ambito delle donazioni, esiste anche una plasmaferesi terapeutica, finalizzata alla semplice rimozione di molecole plasmatiche presenti in eccesso (bilirubinaLDL ecc.). In questi casi, il termine più corretto è dato dal nome della molecola patogena isolata, seguita dal termine aferesi (da "afero", portare via).

Domande e risposte sulla plasmaferesi (donazione di plasma)

QUANTO PLASMA VIENE PRELEVATO? Normalmente, durante la plasmaferesi vengono prelevati 500 ml di plasma. La donazione può essere effettuata una volta ogni tre mesi ma anche una volta ogni 14 giorni; secondo la legge vigente, è infatti possibile effettuare sino a 20 donazioni di plasma da 500ml all'anno.

LA PLASMAFERESI E' PERICOLOSA PER LA SALUTE DEL DONATORE? Il volume plasmatico viene immediatamente compensato attraverso l'integrazione di liquidi per via orale (bevendo prima e dopo il prelievo), oppure tramite infusione di soluzioni fisiologiche durante la restituzione delle cellule.
Le componenti proteiche perdute vengono invece rimpiazzate nell'arco di tre giorni (i fattori della coagulazione ed il fibrinogeno sono recuperati in 24 ore, le immunoglobuline in 48 ed il complemento c3 entro 72 ore).

QUALE CARATTERISTICHE DEVE AVERE IL DONATORE? Per essere idoneo alla plasmaferesi, il donatore deve pesare più di 50 kg, essere di età compresa fra i 18 ed i 55-60 anni, e rispondere ad una serie di requisiti, come proteinemia superiore a 6 grammi/dL, numero di piastrine superiore a 200.000/mL, e valori di emoglobina superiori a 12,5 g/dL, se uomo, oppure a 11,5 g/dL se donna. Sebbene il plasma venga testato per la presenza di malattie infettive (epatiti viraliAIDSecc.) è importante che il donatore non abbia rapporti sessuali a rischio. Inoltre è fondamentale dichiarare al medico l'assunzione di qualsiasi farmaco, in modo da valutare l'opportunità di un eventuale rinvio della donazione.
Ricordiamo che il donatore ha diritto ad un giorno di riposo lavorativo retribuito (per i lavoratori dipendenti) e a controlli medici e di laboratorio periodici e gratuiti (emoglobina, transaminasi,azotemiatrigliceridemiaglicemiaferritinemiacolesterolemiaepatite B e C, AIDS, e tutti quelli che àopportuni).

QUANTO DURANO LE PROCEDURE DI PLASMAFERESI? La durata della donazione aumenta all'aumentare dell'ematocrito ed al diminuire del flusso di sangue garantito dalla vena di prelievo. Mediamente, sono necessari 40 minuti, con oscillazioni che vanno dai 30 ai 60 minuti in base ai suddetti fattori. Durante questo lasso di tempo vengono completati da 2 a 3 cicli costituiti da due fasi separate, di cui una di raccolta, separazione ed accumulo, ed una di reinfusione della componente corpuscolata.

COSA SIGNIFICA ACD-A? Si tratta di una soluzione di acido citrico e destrosio, usata come anticoagulante durante la plasmaferesi (ACD-A = Anticoagulant Citrate Dextrose Solution A). Parliamo di un farmaco sicuro, che può provocare soltanto una temporanea diminuzione dellacalcemia, segnalata dalla comparsa di formicolii alle labbra. Qualora tale sintomo non si risolva nel giro di pochi minuti, è sufficiente assumere una compressa di calcio per rendere più confortevole il proseguo della plasmaferesi.

Genziana



Genziana


Che cos’è

Le genziane sono un gruppo di piante erbacee annuali o perenni della famiglia delle Genzianacee.
Sono diffuse nell'arco alpino e sugli Appennini nella varietà comune, dai fiori blu e nella varietà maggiore, con fiori gialli e alta fino a un metro.
Si può trovare nei climi alpini di tutti i continenti e viene utilizzata e coltivata per il suo sapore amaro, ma non tossico, per la preparazione di numerosi liquori o digestivi.
Attualmente la raccolta spontanea è regolamentata in molte regioni perché si tratta di specie protetta.

Le attività

Dalla radice si ricavano sostanze amarissime come i glucosidi amari e la genziopicrina che agiscono sulla digestione e sulla produzione di muco gastrico.
Ha effetto leggermente antisettico e tradizionalmente veniva utilizzata anche come lassativo, febbrifugo e disinfettante per la cute.
Aumenta la quantità di succo gastrico poiché influenza la secrezione di cloro e peptine da parte dello stomaco e la motilità del tubo digerente.
L'azione si sviluppa a seguito della stimolazione dei recettori del gusto, nella bocca e con la stimolazione della produzione di saliva.
È comunque una pianta poco studiata, e non ci sono lavori scientifici che ne dimostrino le proprietà.
La raccolta spontanea è sconsigliata a chi non è esperto perché può essere confusa con piante tossiche.

Perché si usa

La genziana viene utilizzata in caso di cattiva digestione dovuta a pasti abbondanti o ricchi di grassi, perchè stimola la produzione dei succhi gastrici e come amaro tonico.
Viene utilizzata in molti liquori amari assunti in genere come digestivi a fine pasto e in numerosi preparati farmaceutici per stimolare la funzione intestinale.
Nella tradizione erboristica, la genziana, oltre che come digestivo e tonico stimolante dell'intestino viene utilizzata come febbrifugo e come cicatrizzante per le ferite.

Come si usa

Generalmente si utilizza la radice essicata in infusione o l'estratto secco, la tintura madre o l'estratto idroalcolico.
Si assume prima dei pasti per alcuni giorni di seguito oppure, occasionalmente, dopo un pasto abbondante che si fa fatica a smailtire.

Controindicazioni e effetti indesiderati

L'utilizzo può provocare un aggravamento dei sintomi in chi soffre di ulcere o disturbi gastrointestinali.
Interazioni L'effetto di leggero antinfiammatorio può sovrapporsi a quello dei farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS).

22/05/12

Dica 33 - Primocanale - Salvatore Spagnolo

Nuove speranze, sia pure con le cautele del caso, si aprono per gli ammalati di sclerosi multipla, sulla base della correlazione tra le malformazioni delle vene e la patologia degenerativa cronica del sistema nervoso. Un caso di guarigione dopo un intervento di ricostruzione delle vene è stato riferito da Salvatore Spagnolo, direttore del dipartimento di cardiochirurgia del Policlinico di Monza, nel corso della cerimonia che si è svolta a Palazzo De Nobili, sede dell'amministrazione comunale della città capoluogo di regione, in onore dell'illustre medico di origini catanzaresi. Il caso in questione riguarda un ragazzo di Reggio Calabria, affetto da sclerosi multipla e ormai paralizzato, che ha riconquistato l'uso delle gambe proprio dopo l'intervento di ricostruzione delle vene operato appunto da Salvatore Spagnolo. «Vedere questo giovane riacquistare il movimento delle gambe è stata per me un'emozione indimenticabile». Questo il commento di Spagnolo che a Catanzaro non si è lasciato sfuggire l'occasione di sottolineare che «questa nuova tecnica dovrà essere approfondita e studiata, prima di poter parlare di svolta nella cura della sclerosi multipla». A Spagnolo, accompagnato dal presidente della commissione cultura Alcide Lodari e dal vicesindaco Antonio Argirò, il sindaco, Rosario Olivo, ha offerto una targa che riproduce lo stemma della città. «Salvatore Spagnolo - ha detto il primo cittadino - è uno di quei calabresi che onorano la nostra terra in Italia e nel mondo. Di lui siamo orgogliosi e la sua vicenda umana e professionale debbono essere di esempio per tutti i ragazzi che studiamo medicina». di Antonella Scalzi

La cura del parkinson nella sansa della spremitura dell’olio di oliva

Nuove terapie per il morbo di Parkinson dall’Università di Siviglia e di Malaga, Spagna.  La novità consiste nel sintetizzare dalla  spremitura dell’oliva un anti-ossidante che risulterebbe  efficace per la cura del morbo. La sansa, ovvero i residui di bucce e noccioli dell’oliva stessa, avrebbe infatti  proprietà anti-ossidanti.  
L’Andalusia è una regione ad alta produzione di sansa, si parla di circa 4 milioni di tonnellate all’anno, probabilmente è per questo che tale scoperta arriva proprio dalla Spagna. Una scoperta che rende possibile la sintesi del composto denominato “sansa” al fine di utilizzarlo come base di sintesi di nuove molecole di “nitrocatecolo”, il principio attivo alla base (in diverse sue espressioni, N.d.R.) dei farmaci contro il Parkinson. Il morbo di Parkinson è una malattia neuro degenerativa caratterizzata da un’evoluzione lenta, ma inarrestabile. Il suo progredire coinvolge il controllo dei movimenti e dell’equilibrio.  Il progetto tutto spagnolo è stato un lavoro non facile, come commenta Josè Luis Espartero, il coordinatore della sperimentazione patrocinata dalla Fundacion Descubre: “Lavoriamo su decine di nitrocatecoli per identificare un trattamento per il Parkinson. Si tratta però di un obiettivo ancora lontano. Ed una volta individuato occorreranno studi farmacologici e clinici di conferma”. Dal nitrocatecolo deriva il tolcapone, il  farmaco usato di recente proprio per il trattamento di questa malattia, che però si era rivelato dannoso, in quanto un numero non trascurabile di pazienti affetti da Parkinson avevano contratto l’epatite fulminante.
L’obiettivo degli studi da parte dell’equipe di ricercatori spagnoli, coordinato dal professor Josè Luis Espartero, è quello di ricavare nitrocatecoli estraibili da una sorgente naturale,  un processo che richiederà ulteriori studi e sperimentazioni cliniche e farmacologiche prima di poter essere applicato.
http://gaianews.it/flash-news/la-cura-del-parkinson-nella-sansa-della-spremitura-dellolio-di-oliva-20985.html

15 suggerimenti per ritrovare benessere e buonumore da subito


benessere
Dopo un weekend di tensione come quello appena trascorso ci sentiamo tutti un po'sottotono, complice anche il maltempo della giornata odierna, in un mese di maggio freddo e piovoso che non sembra per nulla preannunciare l'avvicinarsi della stagione estiva, del caldo e delle vacanze.
E' bene ricordare che per prenderci cura del nostro benessere e sentirci subito un po' meglio spesso non è necessario evadere completamente dalla routine, ma semplicemente recuperare un attimo di tempo nel corso della giornata o alla sera da dedicare alla messa in pratica di alcuni piccoli gesti che non possono che migliorare il nostro umore e la nostra salute, contribuendo a farci sentire immediatamente in pace con noi stessi, con gli altri e con tutto ciò che ci circonda. Ecco alcuni suggerimenti da mettere in pratica fin da oggi, anzi immediatamente!


1) Il potere di un abbraccio

abbraccio
Abbracciare una persona a cui volete bene e che non aspetta altro che ricevere da voi un abbraccio vi aiuterà a fare sentire subito meglio sia lei che voi stessi. L'abbraccio provoca il rilascio nell'organismo di ormoni che regolano il benessere come l'ossitocina, che vi aiuterà a tenere a bada tristezza e sentimenti negativi.

2) Una passeggiata nel verde

Stasera, prima di rincasare dal lavoro, regalatevi una passeggiata nel verde, ad esempio in un parco, per almeno una ventina di minuti. Avvisate la famiglia del vostro piccolo ritardo oppure decidete di portare tutti con voi per una camminata, prima o dopo cena. Sarà un'attività da svolgere insieme che vi potrà mettere allegria e che vi permetterà di assorbire gli influssi positivi provocati dalla vicinanza degli alberi e dalla possibilità di camminare sull'erba, su sentieri non asfaltati o accanto a campi coltivati.

3) Una macedonia colorata

macedonia
Combattete il grigiore della giornata concludendola assaggiando una macedonia colorata ed allegra, che contribuirà a rendervi di buonumore già ne corso della sua preparazione e che regalerà al vostro corpo una sferzata benefica di vitamine. Consumare più frutta dovrebbe trasformarsi in una buona abitudine da mettere in pratica tutti i giorni, magari preparandone delle monoporzioni da portare al lavoro e per la merenda dei più piccoli.

4) Basta un bicchier d'acqua

acqua
A volte siamo talmente impegnati nello svolgimento delle nostre faccende quotidiane da dimenticarci che il nostro organismo ha bisogno d'acqua per il proprio corretto funzionamento. Alcuni sintomi lievi, come mal di testa o pelle disidratata, potrebbero scomparire semplicemente bevendo un po'di più. Se siete di malumore ed il caffè vi rende nervosi, provate a sostituirlo con un buon bicchiere d'acqua fresca, che vi farà sentire immediatamente rinvigoriti.

5) Una corsa rilassante

corsa rilassante
Una corsa rilassante o una pedalata in bicicletta vi potranno aiutare a distendere la mente, permettendovi di scaricare lungo la strada ogni pensiero negativo. Il nostro corpo è stato creato per il movimento e tutti i suoi muscoli, compreso il cuore, hanno bisogno di essere mantenuti in allenamento. Spesso ce ne dimentichiamo, quindi è bene ricordarlo per imparare a muoverci di più.

6) Meditazione

meditazione
Gli effetti positivi della meditazione sono stati comprovati di recente da uno studio effettuato in Australia, che ne ha posti in luce i benefici sia per il corpo che per la mente, con particolare riferimento alla possibilità di tenere a bada i pensieri negativi e di arginare lo stress. Potrete trovare del tempo da dedicare ad essa poco prima di andare a dormire.

7) Un frullato salutare

frullato
Fate il pieno di buonumore, energia, vitamine ed antiossidanti con un unico gesto, preparando e bevendo cioè un frullato preparato con frutta e/o verdura a seconda dei vostri gusti, magari provando a consultare una delle nostre quindici proposte.

8) Un respiro profondo

Contro malumore ed agitazione esiste un rimedio spesso troppo sottovalutato. Si tratta di dedicare alcuni attimi a compiere dei respiri profondi che si riveleranno in grado di ristabilire immediatamente una sensazione di pace e di calma, contribuendo a rallentare respiro affannoso e battito cardiaco accentuato a causa dell'ansia. Cinque minuti di respiri profondi di giorno vi aiuteranno a tranquillizzarvi ed alla sera vi permetteranno di riuscire a dormire e riposare meglio.

9) Un fiore profumato

annusare_fiore
Dedicare alcuni istanti ad annusare il profumo di un fiore significa regalarsi un breve trattamento gratuito di aromaterapia naturale che permetterà all'organismo di entrare immediatamente in contatto con le essenze da esso sprigionate, garantendoci un'immediata sensazione di benessere grazie ad un semplice gesto che forse non compiamo da tempo.

10) Uno snack salutare

frutta secca
Nel momento in cui ci si accorge di essere vittime d un calo di umore o di energia, si pensa possa essere positivo ricorrere ad uno snack zuccherino, il cui effetto è però destinato ad esaurirsi nel giro di pochissimo tempo. Meglio dunque orientarsi su alimenti più salutari, come mandorle, noci e nocciole, che grazie al loro contenuto di magnesio, potassio e oligoelementi essenziali sono in grado di agevolare il nostro benessere sia fisico che emotivo.

11) Una seduta di yoga

yoga
Lo yoga è una disciplina dolce in grado di rimettere in contatto il corpo con la mente e di agire positivamente su entrambi. Praticare yoga garantisce un rilassamento immediato ed allo stesso tempo un repentino recupero delle energie, oltre a regalare dei momenti di riposo alla mente, che nella pratica degli esercizi si distaccherà dalle preoccupazioni quotidiane.

12) Un pensiero positivo (anzi, dieci!)

Prendete carta e penna e cercate di elencare dieci aspetti positivi della vostra vita, cose o persone per la cui presenza desiderate esprimere un ringraziamento speciale. Focalizzarvi su sentimenti ed esperienze piacevoli vi aiuterà ad ottenere una visione maggiormente rosea della vira, nonostante le difficoltà.

13) Una buona azione

Pensate ad un semplice gesto che potrebbe contribuire a regalare una svolta positiva nella giornata di una persona di vostra conoscenza e fate in modo di metterlo in pratica il prima possibile. Potrebbe trattarsi di compiere una telefonata, di preparare qualcosa di buono con le vostre mani o di organizzare una piccola sorpresa. La felicità del destinatario non potrà che essere anche la vostra.

14) Una tazza di tè

thè
Da sorbire da soli in un momento di completa rilassatezza, per affogare nel tè tutti i dispiaceri della giornata, oppure da gustare in compagnia, chiacchierando allegramente, magari accanto a dei biscotti preparati in casa. Non dimenticate della possibilità di preparare una tisana o un infuso a costo zero!

15) Un viaggio da pianificare

Può trattarsi semplicemente di una gita da compiere in uno dei prossimi weekend in compagnia della famiglia o degli amici, magari muovendosi a bordo dei mezzi pubblici ed andando alla scoperta di località vicine al vostro luogo di abitazione, ma che finora avevate ignorato (laghi, musei, parchi...). Il solo pensiero di pianificare un breve spostamento ed il decidere di regalarvi una pausa dalla routine vi aiuterà a sentirvi più sereni ancora prima della partenza.
Marta Albè
Leggi anche:

link di :http://www.greenme.it/vivere/salute-e-benessere/7671-15-suggerimenti-per-ritrovare-benessere-e-buonumore-da-subito

16/05/12

Cosa è la sclerosi multipla

Cosa è la sclerosi multipla

La sclerosi multipla (SM), o sclerosi a placche, è una malattia a decorso cronico della sostanza bianca del sistema nervoso centrale. Nella sclerosi multipla si verificano un danno e una perdita di mielina in più aree (da cui il nome «multipla») del sistema nervoso centrale. 
Queste aree di perdita di mielina (o «demielinizzazione») sono di grandezza variabile e prendono il nome di placche. 
Alla base della SM dunque vi è un processo di demielinizzazione che determina danni o perdita della mielina e la formazione di lesioni (placche) che possono evolvere da una fase infiammatoria iniziale a una fase cronica, in cui assumono caratteristiche simili a cicatrici, da cui deriva il termine «sclerosi». 
Nel mondo, si contano circa 2,5-3 milioni di persone con SM, di cui 400.000 in Europa e circa 64.000 in Italia. 
La distribuzione della malattia non è uniforme: è più diffusa nelle zone lontane dall’Equatore a clima temperato, in particolare Nord Europa, Stati Uniti, Nuova Zelanda e Australia del Sud. La prevalenza della malattia al contrario sembra avere una progressiva riduzione con l’avvicinarsi all’Equatore. La SM può esordire a <<ogni età della vita>>, ma è diagnosticata per lo più tra i 20 (qui si e' modificata e abbassata di molto) e i 40 anni e nelle donne, che risultano colpite in numero doppio rispetto agli uomini. Per frequenza, nel giovane adulto è la seconda malattia neurologica e la prima di tipo infiammatorio cronico. La causa o meglio le cause sono ancora in parte <sconosciute>, tuttavia la ricerca ha fatto grandi passi nel chiarire il modo con cui la malattia agisce, permettendo così di arrivare a una diagnosi e a un trattamento precoce che consentono alle persone con SM di mantenere una buona qualità di vita per molti anni.
****La SM è complessa e imprevedibile***, ma non riduce l’aspettativa di vita, infatti la vita media delle persone ammalate è paragonabile a quella della popolazione generale.dall'inizio: Cosa è la sclerosi multipla La sclerosi multipla (SM), o sclerosi a placche, è una malattia a decorso cronico della sostanza bianca del sistema nervoso centrale. Nella sclerosi multipla si verificano un danno e una perdita di mielina in più aree (da cui il nome «multipla») del sistema nervoso centrale. 
Queste aree di perdita di mielina (o «demielinizzazione») sono di grandezza variabile e prendono il nome di placche. Alla base della SM dunque vi è un processo di demielinizzazione che determina danni o perdita della mielina e la formazione di lesioni (placche) che possono evolvere da una fase infiammatoria iniziale a una fase cronica, in cui assumono caratteristiche simili a cicatrici, da cui deriva il termine «sclerosi». Nel mondo, si contano circa 2,5-3 milioni di persone con SM, di cui 400.000 in Europa e circa 64.000 in Italia. La distribuzione della malattia non è uniforme: è più diffusa nelle zone lontane dall’Equatore a clima temperato, in particolare Nord Europa, Stati Uniti, Nuova Zelanda e Australia del Sud. 
La prevalenza della malattia al contrario sembra avere una progressiva riduzione con l’avvicinarsi all’Equatore. La SM può esordire a <<ogni età della vita>>, ma è diagnosticata per lo più tra i 20 (qui si e' modificata e abbassata di molto) e i 40 anni e nelle donne, che risultano colpite in numero doppio rispetto agli uomini. 
Per frequenza, nel giovane adulto è la seconda malattia neurologica e la prima di tipo infiammatorio cronico. 
La causa o meglio le cause sono ancora in parte <sconosciute>, tuttavia la ricerca ha fatto grandi passi nel chiarire il modo con cui la malattia agisce, permettendo così di arrivare a una diagnosi e a un trattamento precoce che consentono alle persone con SM di mantenere una buona qualità di vita per molti anni. 

ripeto:
 ****La SM è complessa e imprevedibile***, ma non riduce l’aspettativa di vita, infatti la vita media delle persone ammalate è paragonabile a quella della popolazione generale.

sclerosi a placche

sclerosi a placche
La sclerosi multipla (SM), chiamata anche sclerosi a placche, sclerosi disseminata o polisclerosi, è una malattia autoimmune cronica demielinizzante, che colpisce il sistema nervoso centrale (cervello e midollo spinale).

La grande variabilità dei sintomi che la caratterizzano è conseguenza di un processo di degenerazione della mielina, da cui il termine demielinizzante (o mielinoclastica). La mielina costituisce la guaina che riveste parte del corpo dei neuroni permettendo la trasmissione rapida e integra degli impulsi nervosi. Se in uno stato di normalità le informazioni nelle fibre nervose sono trasmesse a 100 m/s, in un individuo affetto dalla sclerosi multipla la velocità scende gradualmente a 5 m/s. La mielinizzazione degli assoni è un processo che comincia nel quinto mese di vita fetale, ha un picco intorno ai sei-otto mesi di età e si protrae fino ai 2 anni, raramente fino ai 10. Nell'individuo adulto in seguito a distruzione delle guaine mieliniche, non si ha una nuova mielinizzazione.

la mappa della sm

I dati epidemiologici in possesso, che suggeriscono un gradiente nord-sud dell'incidenza di questa patologia (maggiore incidenza al nord, minore al sud), indicano che la sclerosi multipla è correlata con un fattore ambientale con il quale si viene a contatto nell'infanzia e che, dopo anni di latenza, o determina l'insorgenza dell'affezione o contribuisce alla sua genesi. L'ipotesi del gradiente è oggi assai criticata visto, per esempio, che la popolazione sarda ha tra le incidenze più alte in Europa nonostante si collochi al Sud.John F. Kurtzke ha analizzato l'incidenza della sclerosi multipla nelle Isole Fær Øer: queste isole, situate a nord della Scozia, quindi in una zona geograficamente ad alta incidenza di sclerosi multipla, non avevano riportato praticamente casi fino al 1943. Successivamente si verificarono diverse ondate di sclerosi multipla, negli anni '50, negli anni '60 e negli anni '80, come si osserva nelle epidemie, tanto che questo studioso ha posto il problema che questi casi avessero un'eziologia infettiva. Questo studio ha posto le basi per una serie di lavori successivi volti ad identificare un agente eziologico che potesse favorire l'insorgenza della malattia. 
Sono stati chiamati in causa il virus del morbillo, della parotite, herpesvirus, retrovirus e poliomavirus. Nessuno degli agenti virali studiati, tuttavia, pare abbia un reale ruolo nella eziopatogenesi della sclerosi multipla; inoltre non è mai stata dimostrata la trasmissione interumana della malattia.Altri studiosi hanno rilevato un vizio nel lavoro svolto da Kurtzke, tanto da parlare di epidemia da accertamento: solo in presenza del neurologo era possibile effettuare diagnosi di sclerosi multipla, si presentavano perciò picchi di insorgenza poiché in concomitanza con la presenza del neurologo in queste isole remote.
L'opinione comune è che vi siano delle persone, particolarmente suscettibili dal punto di vista immunitario, dotate di una predisposizione a rispondere in maniera inadeguata a certi stimoli esterni (fattori scatenanti, come per esempio un virus) che in persone non predisposte altrimenti sarebbero innocui.Brevemente, l'ingresso di un virus nell'organismo determina la produzione di anticorpi diretti contro gli antigeni del virus, per determinarne la distruzione. 
In soggetti predisposti geneticamente questi anticorpi attaccherebbero non solo gli antigeni del virus, ma anche antigeni dei tessuti umani, in particolare antigeni presenti nella mielina, scatenando la malattia.

 

Gli antigeni presenti sulla mielina contro sui quali si fissano gli anticorpi prodotti non sono attualmente noti. Sono stati chiamati in causa la proteina S-100, la MBP (proteina basica della mielina), la PLP (proteina proteolipidica), la MOG (proteina mielinica oligodendrocita-associata) ma per nessuna di queste è stata dimostrata una correlazione certa con la malattia esaminata.

Fisiopatologia

La disgregazione della guaina mielinica provoca un ritardo della conduzione dell'impulso elettrico (nervoso) attraverso gli assoni dei neuroni. In un individuo sano la velocità di conduzione è di 100 m/s, in un individuo affetto dalla sclerosi multipla la velocità scende gradualmente a 5 m/s. La diminuzione (fino all'arresto) della velocità di conduzione dell'impulso nervoso è responsabile dei sintomi e dei segni della malattia, progressivamente ingravescente.

Nelle fasi iniziali della malattia, il rallentamento della conduzione può essere dovuto anche soltanto all'edema tissutale (che può ridursi): in queste fasi, i disturbi neurologici possono dunque regredire parallelamente al riassorbimento dell'edema. Nella progressione della malattia, quando il rallentamento di conduzione è invece dovuto principalmente alla distruzione della guaina mielinica, il deficit neurologico (il sintomo o segno clinico) rimane costante e non vi è possibilità di recupero.

i sintomi della sm

La sclerosi multipla può colpire qualsiasi area del sistema nervoso centrale, essendo così caratterizzata da un punto di vista clinico da una grande varietà di segni e sintomi. 
Tutti i sintomi, qui di seguito riportati, possono manifestarsi singolarmente o in concomitanza con gli altri e la loro comparsa è graduale in quanto a numero e gravità. 
Sintomi all'esordio :Sono di lieve entità e possono passare inosservati (offuscamento transitorio della vista, disturbi nella minzione, debolezza muscolare di uno o più arti, parestesie) la visione: visione appannata e offuscata (sensazione di vedere attraverso un vetro offuscato), causata dalla neurite ottica retrobulbare (NOR) che si accompagna anche a dolore in sede retro o sovraorbitaria. La NOR solitamente regredisce totalmente in quanto è dovuta ad una temporanea infiammazione del nervo ottico. La neurite ottica retrobulbare è il secondo più frequente sintomo d'esordio della malattia. 
Altri sintomi che possono comparire (soprattutto nelle fasi di progressione della malattia) sono la visione doppia (diplopia) per interessamento dei nervi oculomotori nel loro tragitto attraverso la sostanza bianca dai nuclei del tronco encefalico fino all'emergenza (oftalmoplegia internucleare) soprattutto a carico del VI paio (nervo abducente) con deficit dell'abduzione (ma non del riflesso di accomodazione convergenza).
 Tremore oculare (nistagmo orizzontale controlaterale per oftalmoplegia nucleare e nistagmo pendolare per interessamento del cervelletto). 
All'esame del campo visivo si può avere presenza di scotoma centrale con allargamento della macchia cieca, quadrantopsie o (più raramente) emianopsie per flogosi del chiasma ottico o delle vie ottiche, solo raramente perdita completa della vista. la coordinazione: perdita parziale o completa dell'equilibrio, nausea e vertigini per interessamento dei nuclei vestibolari, tremori e incapacità di coordinare i movimenti di locomozione (atassia) sono invece segni e sintomi dovuti all'interessamento cerebellare. 
Nelle forme avanzate della malattia è frequente l'andatura atasso-spastica (per compromissione cerebellare e piramidale). 
Può essere presente andatura atasso-spastico-tabetica per interessamento cerebellare, piramidale e sensitivo. 
Possono essere presenti dismetria, adiadococinesia e tremore intenzionale per interessamento del cervelletto. Segno di Babinski. la forza: La facilità all'affaticamento nel compiere movimenti o lavori anche non particolarmente impegnativi dovuta alla debolezza muscolare (ipostenia o astenia) è il più frequente sintomo d'esordio della malattia. Debolezza soprattutto alle gambe (rara ad un solo arto superiore) e calo del tono muscolare. 
I pazienti spesso trovano giovamento con una diminuzione della temperatura ambientale che determinerebbe un miglioramento della velocità di conduzione nervosa. 
La febbre invece, come pure temperature ambientali particolarmente elevate, peggiorano la sintomatologia. 
Iperreflessia, segno di Babinski positivo, spasticità, rigidità possono determinare, nei casi gravi, alterazioni tendinee per ridotta motilità degli arti fino all'anchilosi delle articolazioni. Lo spasmo può interessare i muscoli del tronco provocando difficoltà nella respirazione e limitando i movimenti del paziente che, se allettato, potrà sviluppare piaghe da decubito per la tendenza a rimanere sempre in posizioni compatibili con lo spasmo muscolare. 
Paralisi (monoparesi emiparesi e paraparesi) possono comparire; i disturbi sono dovuti ai danni alle vie piramidali. la sensibilità: perdita della sensibilità al tatto, sensazione di bruciore in un'area del corpo (parestesia dolorosa), dolori muscolari, senso di intorpidimento e maggiore sensibilità al caldo o dolore al freddo (ad un arto, ad entrambi gli arti di un lato, al tronco, alla faccia...), dovuti alle placche lungo le vie lemniscali del midollo spinale. 
Paresi (soprattutto facciale) dovuta all'interessamento nel nervo facciale. 
Segno di Lhermitte: sensazione di scossa elettrica al tronco e agli arti inferiori (che talora può propagarsi anche agli arti superiori) in seguito a movimenti di flessione ed estensione del tratto cervicale della colonna vertebrale, sintomo di danno midollare posteriore a livello cervicale. 
 Frequente ma non patognomonico di sclerosi multipla. il controllo della vescica: disfunzioni vescicali come minzione frequente e/o impellente fino a incontinenza oppure incompleto svuotamento della vescica; possono coesistere entrambi i disturbi  la parola: difficoltà a parlare fino a perdita della parola, difetti nella pronuncia e cambiamenti nella cadenza vocale; 
parola scandita, disartria disfonia e parola esplosiva. funzioni psico-cognitive: in circa la metà dei pazienti si osserva una riduzione, nel corso della malattia, delle funzioni cognitive (attenzione, apprendimento e memoria a lungo termine, capacità di critica, capacità di cogliere analogie e metafore, etc. etc.) fino alla vera e propria demenza (di tipo sottocorticale) in 1/5 dei pazienti. 
Il deterioramento cognitivo può anche configurarsi come demenza corticale (caratterizzata da disinteresse per la malattia e uno stato di euforia) o con la sindrome pseudobulbare caratterizzata da crisi di pianto spastico e di riso, deterioramento intellettivo, disfagia, disfonia e disartria. 
Frequente inoltre è la comparsa di depressione anche grave (con aumentata frequenza di tentativi suicidari) sia come risposta alla riduzione della qualità di vita indotta dalla malattia sia come manifestazione di un deterioramento del tessuto cerebrale. l'intestino: costipazione e, più raramente, perdita di controllo dello sfintere. 
Tra le cause della costipazione frequente è la riduzione del riflesso gastrocolico, la riduzione di forza della muscolatura addominale che normalmente funge da torchio durante il ponzamento, tempo di transito intestinale aumentato per riduzione dell'attività fisica. 
 la sessualità: perdita di sensibilità, impotenza; crisi epilettiche: crisi parziali motorie con o senza secondaria generalizzazione. 
sintomi parossistici (sintomi di breve durata, che si manifestano improvvisamente e ricompaiono a breve distanza di tempo): crisi epilettiche, contrattura della muscolatura del viso, di un arto, di metà corpo generalmente scatenati da un atto volontario come un movimento o uno sforzo. dolore: parestesia dolorosa (per esempio urente ) agli arti, nevralgia trigeminale e altre manifestazioni dolorose facciali e/o del capo. recenti studi  hanno evidenziato la ricorrenza frequente di cefalea nei pazienti affetti da sclerosi multipla recidivante-remittente con un picco di insorgenza della sintomatologia dolorosa in corrispondenza dell'inizio della terapia con interferone. 
Lombalgie croniche soprattutto da posture anomale. Spasmi muscolare soprattutto notturni

I diversi tipi di sclerosi multipla

Benigna 10%

La sclerosi multipla in forma benigna è caratterizzata da una o due o più recidive con remissione completa. La sua diagnosi può avvenire solo dopo 10-15 anni dall'esordio dei primi sintomi. Questa forma ha per lo più un esordio di tipo sensorio, non è invalidante oppure in maniera lieve, anche se in alcuni casi può evolvere in una forma progressiva. Questa forma interessa circa il 10% dei malati.
Recidivante-Remittente (SM-RR) 30-40%

In circa il 40% dei pazienti con sclerosi multipla, i segni e i sintomi tendono a comparire e a scomparire (recidive e remissioni) soprattutto in una fase iniziale della malattia.

Con il termine recidiva si intende una situazione di fase attiva della malattia che si manifesta con la comparsa di nuovi sintomi o con l'aggravarsi di sintomi preesistenti. Al termine di questo attacco acuto, le condizioni generali possono ritornare allo stato precedente l'attacco (recupero totale) oppure il recupero dell'attacco non è completo e permane una residua addizionale invalidità (recupero parziale dell'attacco).
La fase di remissione corrisponde ad uno stato di quiescenza della malattia, in cui non vi è progressione della disabilità. L'intervallo di tempo che intercorre tra due ricadute è variabile, ma soprattutto imprevedibile, perché può andare da alcune settimane ad alcuni anni.

Questa variante clinica nell'80% dei casi evolve nella forma secondariamente progressiva.

Attualmente è impossibile prevedere una ricaduta e conoscerne le sue cause. Un particolare stato di stress del paziente o un episodio influenzale sono stati riconosciuti fattori in grado di scatenare le recidive. Queste sono comunque informazioni ancora insufficienti. È pur vero, però, che alcuni soggetti riescono a "prevedere" un'eventuale ricaduta in seguito a stress elevato, anche se questo non può e non viene preso in considerazione.
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Forma transizionale

È caratterizzata da una serie di attacchi a frequenza maggiore e ad intervalli più brevi l'uno dall'altro, rispetto alla forma recidivante-remittente. Questo stadio rappresenta un peggioramento costante delle condizioni del paziente che è ad alto rischio di sviluppo della sclerosi secondaria progressiva.
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Secondariamente progressiva (SM-SP) 25-30%

L'andamento è caratterizzato dalla riacutizzazione e recupero (inizialmente totale, poi parziale) dei sintomi ma, col passare del tempo, può trasformarsi in un decorso cosiddetto "secondariamente progressivo" ossia con progressione dei deficit anche nei periodi che intercorrono tra una ricaduta e l'altra. Riguarda circa il 30% delle persone affette da sclerosi multipla.
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Primitivamente progressiva (SM-PP) 10-15%

Un andamento primariamente progressivo è caratterizzato dal fatto che i segni e i sintomi si accumulano nel tempo in modo graduale senza la comparsa di un vero e proprio attacco e senza remissioni, causando però raramente invalidità permanente in quanto il decorso è molto lento. Questa forma colpisce circa il 10% dei malati.
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Varianti maligne 5%

Hanno un decorso rapidamente progressivo che porta ad una disabilità completa nel giro di settimane o mesi.


Disturbi del linguaggio - Disartria

Disturbi del linguaggio - Disartria
derivano da debolezza e mancanza di coordinazione della lingua e della muscolatura orale e facciale coinvolta nella produzione di suoni e parole. Dal punto di vista medico i disordini dell’articolazione della parola sono conosciuti come disartrie.

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Disartria

Definizione: difficoltà nell'effettuare i movimenti necessari all'articolazione delle parole, provocata da un'alterazione delle vie nervose centrali. Le capacità di comprensione linguistica sono intatte ma l'emissione delle parole risulta lenta e scandita.

Frequenza: circa il 61% delle persone con sclerosi multipla presenta difetti nella pronuncia delle parole.

Caratteristiche: il deficit è puramente tecnico. I centri del linguaggio non vengono colpiti ma i muscoli responsabili della fonazione risultano rallentati, a volte fino alla paralisi. Da ciò deriva una difficoltà di coordinazione motoria nei movimenti della lingua, della bocca e della faccia, associati a una difficoltà nel coordinare la respirazione.

Trattamento: il disturbo può migliorare con i trattamenti logopedici riabilitativi il cui scopo è mantenere il più a lungo possibile l'articolazione delle parole.
Il logopedista lavorerà sulla:

respirazione, per migliorare la capacità sia inspiratoria sia espiratoria, per esempio favorendo l'escrezione delle secrezioni bronchiali. Spesso gli esercizi respiratori vengono eseguiti in collaborazione con i fisioterapisti;
vocalità, per incrementare la durata della fonazione, migliorare la stabilità dell'emissione vocale, modulare l'intensità e frequenza della voce attraverso un allenamento dei muscoli vocali;
articolazione e risonanza, attraverso l'allenamento e il rinforzo della muscolatura per migliorare la capacità di produrre le parole, il ritmo e melodia

Disturbi della Coordinazione

Disturbi della Coordinazione

Si definisce atassia la riduzione o la mancanza di coordinazione nei movimenti o nella postura, un sintomo molto comune nei pazienti con SM (oltre il 75%) e quasi sempre associato a tremore. Questi sintomi possono colpire gli arti superiori, compromettendo la capacità di eseguire anche i più semplici compiti manuali, quelli inferiori, alterando la marcia sino a renderla impossibile ed anche i muscoli del tronco, compromettendo anche la postura.
Atassia e tremore nel complesso sono tra i sintomi più disabilitanti della malattia e tra i più difficili da trattare.



STRUMENTI DIAGNOSTICI
Anche se nella maggior parte dei pazienti alla base di tremore ed atassia vi sono lesioni demielinizzanti a carico del cervelletto e delle vie ad esso collegate, spesso non è facile classificare il tremore nei pazienti con SM secondo le classificazioni normalmente impiegate nella neurologia, poiché si tratta di associazione di tremore posturale, a riposo e dinamico.


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TERAPIE FARMACOLOGICHE ORALI
Pochi farmaci sono stati attentamente valutati nel trattamento dei disturbi della coordinazione in corso di SM.
L’isoniazide è stata studiata in un piccolo studio e si è dimostrata parzialmente efficace sul tremore posturale ma è risultata poco tollerata a causa di effetti collaterali gastrointestinali.
La carbamazepina è stata studiata in uno studio sul tremore cerebellare con risultati contrastanti.
L’antiemetico ondasetron è stato studiato sia per via orale che endovenosa con risultati solo parzialmente positivi e non confermati da tutti gli studi.
Il beta bloccante propanololo può essere d’aiuto nella terapia del tremore ma spesso sono richieste alte dosi, poco tollerate.
Infine un piccolo studio sull’effetto di cannabinoidi non ha dimostrato efficacia di queste sostanze.



APPROCCI CHIRURGICI
La talamotomia a livello del nucleo intermedio ventrale si è dimostrata utile nella terapia del tremore nel Parkinson, ma è stata sinora poco studiata nei pazienti con SM. In generale è ritenuta meno efficace rispetto a quanto osservato nel Parkinson, ma in pazienti accuratamente selezionati si è dimostrata in grado di alleviare il tremore degli arti controlaterali, anche se in un quinto dei pazienti l’effetto positivo è solo transitorio. Nella terapia del tremore nella SM questo intervento spesso deve essere bilaterale e questo aumenta i rischi di effetti collaterali tra cui emiparesi, disartria e disfagia (sino al 10% dei trattati). L’esperienza sin qui raccolta indica che i migliori risultati si hanno nei soggetti con malattia stabile da tempo, buona mobilità e minima disabilità complessiva e tremore: un gruppo molto esiguo di pazienti. La stimolazione talamica si è dimostrata in grado di alleviare il tremore nei due terzi circa dei trattati e sembra associarsi a minore incidenza di effetti collaterali rispetto alla talamotomia.



APPROCCI NON FARMACOLOGICI
In prima istanza devono essere prese in considerazione strategie volte a massimizzare le risorse del paziente, per migliorare la postura e la stabilità, eventualmente anche con l’utilizzo di ausili.

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Disturbi della coordinazione: dovuti a un danno del cervelletto e delle vie cerebellari, sono rappresentati da un’alterata fluidità dei movimenti a livello sia degli arti e del tronco, sia dei muscoli della fonazione. Compaiono così disturbi dell’equilibrio, instabilità della marcia, tremore, disturbi dell’articolazione della parola

Depressione

Depressione

Con il termine “depressione” si fa riferimento ad un ampio insieme di stati emotivi nei pazienti con SM. Si spazia dalla temporanea sensazione di “sentirsi un pò giu’” per qualche giorno o settimana sino a quadri assai severi di depressione che possono durare mesi.
Nel corso di SM la depressione è un evento molto comune, piu’ comune che nei soggetti altrimenti sani e anche piu’ che nel corso di molte altre malattie croniche.
E’ assai importante che non venga considerata qualcosa di cui vergognarsi perchè questo atteggiamento può compromettere il trattamento: non è qualcosa che la persona può controllare o prevenire con la volontà, al pari degli altri sintomi della malattia.

Generalmente sono molti i fattori che influenzano l’insorgenza di uno stato depressivo nelle persone con SM. La depressione può essere “reattiva” alla diagnosi stessa, ed è facilmente comprensibile come una malattia cronica con tanta incertezza riguardo alla prognosi ed una nomea così negativa possa causare depressione. Ma la depressione potrebbe in alcuni casi essere anche il risultato di processi patologici proprio della SM, che possono alterare anche le vie neuronali preposte al controllo emotivo: nel corso di SM sono possibili cambi emozionali tra cui anche forme di depressione.
Comunque non necessariamente la gravità della disabilità si correla con l’insorgenza di depressione che anzi è molto comune anche nei pazienti giovani con buone condizioni neurologiche.

Alcune terapie tra cui la terapia steroidea e gli interferoni sono stati in alcuni studi associati ad una piu’ frequente insorgenza di depressione ma i dati in questo senso sono contrastanti.

E’ molto importante che la depressione venga diagnosticata ed eventualmente trattata con terapia farmacologica appropriata perchè nei pazienti con SM è stato riscontrato un tasso di ideazione suicidiaria maggiore che nella popolazione generale e certamente la depressione concorre a questo.

Nel diagnosticare la depressione si devono cercare alcune caratteristiche tra cui :

Sentimenti di tristezza ed irritabilità
Perdita di interessi e del piacere derivante dalla attività quotidiane
Alterazioni dell’appetito (aumento o diminuzione)
Disturbi del sonno (insonnia o al contrario ipersonnia)
Fatica
Sensitimenti di inutilità e di colpa
Problemi di memoria e concentrazione
Ideazioni suicidiarie e di morte

Giunti alla diagnosi clinica di depressione è opportuno trattare il paziente con farmaci ad hoc, che sono oggi in grado di aiutare la maggior parte delle persone con questa condizione.
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Depressione: sintomi più comune che nei soggetti altrimenti sani e anche più che nel corso di molte altre malattie croniche


disturbi sessuali

disturbi sessuali:uomini con SM possono lamentare problemi erettili, eiaculazione anticipata o assente. 

Le donne possono invece avere problemi di perdita di sensibilità della regione genitale.Disturbi sessuali I disturbi della sfera sessuale sono comuni nei pazienti con SM di entrambi i sessi, e sono dovuti sia a cause organiche (lesioni nei centri che regolano le funzioni sessuali) che agli effetti psicologici che si manifestano per via dei problemi di salute causati dalla malattia. Probabilmente si tratta anche dei sintomi che meno facilmente vengono discussi durante le visite neurologiche e questo inficia molto la possibilità di un terapia efficace. 
E’ importante che i medici affrontino queste tematiche. Nell’affrontare i problemi della sessualità, che toccano cos’ intimamente la vita sociale ed affettiva dei pazienti, può essere importante il supporto di psicologici esperti della materia. GESTIONE DELLE DISFUNZIONI SESSUALI NELLE DONNE I problemi piu’ comuni riportati dalle pazienti sono calo del desiderio, diminuzione dell’orgasmo, problemi di lubrificazione vaginale e fatica che interferisce con l’attività sessuale. La mancanza di lubrificazione vaginale può essere trattata con lubrificanti a base acquosa mentre le disestesie perineali possono essere ridotte con i farmaci come carbamazepina e altri anti epilettici. Comunque esiste anche un razionale per l’utilizzo di farmaci come il sildenafil nelle donne e sono in corso trial per verificarne l’utilità. GESTIONE DELLE DISFUNZIONI SESSUALI NEI MASCHI Disfunzioni erettili sono presenti in una elevata percentuale di pazienti con SM, con gravità variabile da paziente a paziente e nel tempo. Si hanno casi di semplice difficoltà a mantenere una sufficiente erezione per la durata del rapporto a incapacità di aver erezioni ed eiaculazione. Le evidenze cliniche e neurofisiologiche supportano un’origine spinale per questi sintomi. Negli ultimi anni sono stati fatti grandi passi avanti nella terapia delle disfunzioni erettili. L’introduzione di farmaci attivi per via orale, il cui capostipite è il sildenafil, ha reso possibile trattare con successo molti casi. Un trial randomizzato contro placebo su 217 pazienti con SM e problemi erettili ha dimostrato una significativa azione del sildenafil. Gli effetti collaterali sono stati nella maggior parte lievi (cefalea e vampate i piu’ comuni). Naturalmente questi farmaci sono controindicati in caso di pazienti con coronaropatie ed ipertensione non controllata. Altri farmaci di questa classe sono stati introdotti recentemente (vardenafil e tadalafil). Per i problemi di eiaculazione l’unico farmaco che sembra avere un ruolo è la yohimbina, che però non è mai stato studiato nel contesto di studi controllati. Nel caso invece di eiaculazione precoce possono essere d’aiuto basse dosi di antidepressivi inibitori del reuptake della serotonina, in attesa che vengano terminati gli studi mirati a questo problema. Prima dell’introduzione del sildenafil la terapia della disfunzione erettile si basava su iniezioni peniene di alprostadil, con evidenti svantaggi per il paziente. Sono allo studio anche creme contenenti sostanze che rilasciano ossido nitrico e i primi risultati sono incoraggianti

Dolore





dolore: definito dall’organizzazione mondiale della sanità come un’esperienza sensoriale ed emozionale spiacevole associata a danno tissutale, in atto o potenziale, o descritta in termini di danno.
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Il dolore nelle sue varie manifestazioni è un sintomo molto comune, presente in oltre il 50% dei pazienti con SM, ed ha un notevole impatto sulla qualità di vita.
Un parte dei pazienti presenta episodi di dolore parossistico mentre la maggior parte soffre di dolori cronici.

Il dolore dipende dal meccanismo di lesione del tessuto interessato, non dalla malattia che lo provoca. Sulla base dei meccanismi fisiopatologici le sindromi dolorose possono essere suddivise in:
- Neuropatiche: conseguenti ad una lesione/disfunzione del sistema nervoso centrale o periferico. Si possono definire come sensazioni afinalistiche procuranti stress e sofferenza dell’individuo.
Le caratteristiche sono: il bruciore, le disestesie (sensazione abnorme), i parossismi spontanei, l’iperalgesia (aumentata sensibilità al dolore) e l’allodinia (sensazione dolorosa avvertita anche per stimoli non dolorosi).
Rappresentano circa l’80% delle sindromi dolorose in corso di SM e i due quadri clinici tipici sono la nevralgia del trigemino (vedi sotto) e il dolore disestesico cronico.
- Nocicettive somato-viscerali: rappresentano la conseguenza dell’attivazione dei recettori del dolore (nocicettori) da parte di stimoli potenzialmente dannosi per l’organismo. Originano da muscoli, ossa o visceri e vengono descritte come ben localizzate; causa più frequente sono le rachialgie presenti in circa il 20% dei soggetti con SM e favorite da alterazioni della deambulazione e della postura.
- Psicogene: difficilmente quantificabili, si possono attribuire a quelle condizioni nelle quali la reazione al dolore sia spropositata alla causa.
- Altri tipi di dolore: cefalea, fenomeni parossistici.


STRUMENTI DIAGNOSTICI
Come per altri sintomi essenzialmente soggettivi la diagnosi si basa sulla descrizione data dal paziente, eventualmente con l’aiuto di questionari ad hoc e scale grafiche di valutazione del dolore percepito. Utili anche i “diari” in cui il paziente riporta giorno per giorno se e quanto dolore percepisce, per potere poi operare aggiustamenti della terapia.



QUADRI CLINICI E TERAPIE

Nevralgia del trigemino

E’ il tipo di dolore acuto piu’ comune nei pazienti con SM, e in rari casi può essere il primo sintomo della malattia. E’ presente nel 2-4% dei casi di SM, ha distribuzione radicolare ed è parossistico, a insorgenza acuta.
La sintomatologia è tipicamente descritta come dolore di brevissima durata, a scossa elettrica, distribuito a carico di una o più branche trigeminali, di solito unilaterale, scatenato da stimoli cutanei portati in aree del volto definite punti trigger ( grilletto).
Si ipotizza che alla base vi sia una placca demielinizzata a livello del ponte, nella zona di ingresso della radice del V nervo cranico.

I farmaci piu’ impiegati appartengono alla categoria degli antiepilettici e tra questi la carbamazepina è il piu’ impiegato. In caso di inefficacia altri farmaci con fenitoina, gabapentin, lamotrigina e misoprostolo sono stati provati con discreti risultati.
Se la terapia farmacologica non si dimostra efficace puo’ essere presa in considerazione l’opzione chirurgica anche se l’utilità di una decompressione chirurgica del nervo è molto dubbia poichè la patogenesi del dolore non è quella della classica nevralgia trigeminale legata a conflitto neuro-vascolare.



Dolore cronico agli arti ed al tronco

Il dolore cronico di natura neuropatica agli arti è purtroppo molto frequente nei pazienti con SM e la terapia non è ancora completamente efficace. I farmaci piu’ utilizzati sono amitriptilina, carbamazepina, clonazepam, altri antiepilettici ed antidepressivi.

La fisioterapia volta a migliorare la postura, i farmaci antiinfiammtori non steroidei e la stimolazione nervosa elettrica transcutanea (TENS) possono essere di aiuto in alcuni pazienti