Le informazioni qui riportate Hanno solo un fine illustrativo: NON costituiscono e NON provengono né da prescrizione né da consiglio medico, rivolgersi SEMPRE e comunque al PROPRIO MEDICO NB: L'ADMI ritiene i propri lettori persone ragionevoli e dotate di senso della misura. I vostri commenti VERRANNO INSERITI dopo controllo, in caso Si riserva la facoltà di cancellare commenti di CATTIVO GUSTO e/o OFFENSIVI
CONTATORE PERSONE
06/08/20
accessibili per tutti
URINOTERAPIA
05/08/20
COVID-19 ESISTE DA ANNI..
30/07/20
cellulare in auto NON SI FA NON SI FA
lettera aperta "Zamboni Paolo"
29/07/20
Disturbi della memoria
Sintomi
- La paramnesia, cioè la falsificazione della memoria attraverso una distorsione del ricordo.
- L'ipermnesia o ipertimesia quando si possiede una esagerata memoria autobiografica tale da permettere il ricordo di gran parte degli eventi vissuti nella propria vita.
- L'allomnesia, ovvero i ricordi falsati in termini di spazio o tempo per errore di locazione.
- L'ecmnesia è un disturbo della memoria, di tipo allucinatorio, in cui alcuni soggetti trasformano i ricordi del passato in esperienze attuali: in altre parole il passato si manifesta come se fosse presente.
- La rimozione, cioè la dimenticanza inconsapevole di eventi considerati inaccettabili. Spesso alla rimozione si associa il ricordo paravento (o ricordo di copertura) ossia un ricordo che a livello conscio è tollerabile ma che nasconde, inconsciamente, un evento traumatico.
- L'immagine eidetica, un ricordo visivo vissuto talmente vividamente da sembrare un'allucinazione.
- La letologia, che è la temporanea incapacità di ricordare un nome proprio o di un oggetto.
- La disnomia è la difficoltà o incapacità a richiamare alla memoria la parola corretta quando è necessaria che si manifesta nei soggetti confusi, isterici, in casi di epilessia temporale e nei soggetti intossicati dall'assunzione di allucinogeni.
- Il lapsus memoriae, spesso dovuto a momentanee confusioni o a vuoti di memoria e quindi all'affiorare di pensieri dall'inconscio e dal subconscio.
Diagnosi
Se il disturbo della memoria comincia ad essere persistente e ad avere un’intensità tale da creare un crescente disagio, pur non inficiando la autonoma esplicazione delle occupazioni della vita di tutti i giorni, è necessario sottoporsi ad una visita neurologica.
Il primo step diagnostico deve consistere nella valutazione dello stato neurologico del soggetto (livello di coscienza e di attenzione, integrità dell’eloquio, della capacità di lettura e scrittura, etc.) seguito da un attento esame del suo stato psicologico, per escludere che si trovi in una temporanea condizione di demotivazione personale o di depressione, fattori che notoriamente incidono sul suo livello di attenzione e che potrebbero indurre alla erronea conclusione di ascrivere un deficit di memoria a disturbo cognitivo.
Il passo successivo consiste nella somministrazione di test neuropsicologici che devono consentirne una valutazione quantitativa del disturbo di memoria in quanto il paziente può minimizzare o addirittura negare l’esistenza di problemi mnesici o al contrario sovrastimare dimenticanze anche modeste riscontrate nel corso delle attività quotidiane, attribuendole alla insorgenza di una patologia neurologica degenerativa. Il risultato dei test è espresso da un punteggio che esprime di quanto le prestazioni del paziente si discostino da quelle rilevate su campioni di controllo con caratteristiche analoghe di età, sesso e scolarità.
I test della memoria a breve termine (MBT). Sono rivolti a definire la massima capacità di immagazzinamento (Span) di materiale nella memoria a breve termine.
continua nel link originale:
https://www.idoctors.it/patologia-disturbi-della-memoria-26879
continua nel link originale:
https://www.idoctors.it/patologia-disturbi-della-memoria-26879
28/07/20
Citta di Nichelino
Composizione e deleghe
al quale vengono assegnate le seguenti deleghe:
Cultura - Sport - Affari Legali - Privacy e Trasparenza Amministrativa - Anticorruzione e Legalità - Rapporti con il Consiglio Comunale - Edilizia privata - Urbanistica
***************** PEC: protocollo@cert.comune.nichelino.to.it
Tel. 011/6819650 - 011/6819653
fax 011/6819572
***********************
Punto Donna Nichelino
- ASCOLTO
- INFORMAZIONE
- ORIENTAMENTO
- SOSTEGNO
- CONSULENZA LEGALE (su prenotazione)
************
ASL TO5
www.aslto5.piemonte.it/
************
CO.VA.R 14
www.covar14.it/
************
INPS
Le caselle di Posta Elettronica Certificata (PEC) sono disponibili per le comunicazioni di stretta competenza del destinatario e possono essere utilizzate esclusivamente se si è in possesso di una casella PEC.
Il Contact Center, raggiungibile da rete fissa (803 164),
telefonia mobile (06 164 164) e internet (Voip e Skype), è il sistema telematico sviluppato dall'Istituto per dare supporto nell'utilizzo dei servizi online.
Inps Risponde è il servizio che permette di inoltrare autonomamente dal proprio computer richieste di chiarimenti normativi e di informazioni sui servizi. Si possono monitorare lo stato di lavorazione delle richieste, verificando anche lo stato di quelle prese in carico dagli operatori del Contact center e smistate alle sedi territoriali competenti (Linea Inps). Il servizio è disponibile gratuitamente anche per smartphone e tablet con sistema operativo IOS e Android.
Le sedi INPS è il servizio che consente di individuare la propria sede territoriale di riferimento (indirizzo, orari di apertura e informazioni sulle strutture). All’interno di ogni sede è presente l’Ufficio Relazioni con il Pubblico (URP) dove l’utente può ricevere informazioni e servizi attraverso una consulenza personalizzata.
Le pagine di Assistenza permettono di consultare le FAQ sull’utilizzo del sito e le indicazioni su come ottenere e gestire il PIN.
link originale:
www.inps.it/nuovoportaleinps/default.aspx?iMenu=24
**************
NICHELINO
telefonia mobile (06 164 164) e internet (Voip e Skype), è il sistema telematico sviluppato dall'Istituto per dare supporto nell'utilizzo dei servizi online.
link originale:
www.inps.it/nuovoportaleinps/default.aspx?iMenu=24
**************
NICHELINO
Orari e indirizzi Uffici Comunali
www.comune.nichelino.to.it/index.php?option=com_content&view=article&id=3585:orari-e-indirizzi-uffici-comunali&catid=415&Itemid=1056
*************************
ALLERTA METEO DA PARTE DEL
COMUNE DI NICHELINO PER TEMPORALI FORTI
https://publicalerts.nowtice.it/Alert/Details/5973
tenosinovite stenosante dei tendini flessori
Il dito a scatto, o tenosinovite stenosante dei tendini flessori (o del tendine flessore, nel caso del pollice), è una patologia che interessa i tendini flessori della mano e che deriva da una infiammazione degli stessi nel passaggio all’interno del canale digitale, con limitazione del movimento delle dita.
“I tendini delle dita passano nel canale digitale, che è composto da una serie di pulegge, che a loro volta dobbiamo immaginare come degli anellini: quando piego il dito il tendine si muove, ma resta all’interno del canale. Quando il tendine si infiamma, invece, sfrega contro le pulegge aumentando così l’infiammazione e, quando questa si cronicizza, il tendine ha una dimensione tale da non riuscire più a passare attraverso la puleggia alla base del dito, per cui si verifica il tipico movimento a scatto”, spiega la dottoressa Laura Frontero, Chirurgo della mano in Humanitas.
Una patologia che influisce sulla qualità della vita
“Nella prima fase della malattia il paziente prova solo dolore, a cui andando avanti si aggiunge il tipico scatto, fino ad arrivare all’effettiva impossibilità di piegare completamente il dito. Il dito a scatto, per questo motivo, è una patologia che ha conseguenze immediate sulla qualità della vita del paziente. Sia a causa del dolore, sia a causa della limitata mobilità del dito”, approfondisce la dottoressa Frontero.
“Al risveglio, per esempio, il paziente potrebbe trovarsi con un dito che resta chiuso, e per aprirlo dovrà aiutarsi con l’altra mano. Azioni anche banali, come tagliare le verdure o tirare su e giù le tapparelle, provocano un forte dolore. E aprire il dito una volta che resta bloccato piegato risulterà sempre particolarmente doloroso. Inoltre, nelle fasi più avanzate, il dito potrebbe non piegarsi più, restando fermo in posizione leggermente flessa”.
Quali sono le possibilità di cura?
“Per diagnosticare la tenosinovite stenosante non sono necessari esami: è una diagnosi clinica che consiste nell’osservazione, nei casi in cui presente, di un franco scatto accompagnato da dolore alla base del dito. Nelle fasi iniziali possiamo ricorrere a trattamenti conservativi, come i tutori, o, in fase più acuta, alle infiltrazioni di cortisone. Quando non si ottengono i benefici sperati o quando la patologia è già in uno stadio più avanzato è necessario l’intervento chirurgico che risulta essere risolutivo.
Si tratta di un’operazione mininvasiva, in anestesia locale, di circa cinque minuti. Il chirurgo effettua una piccola incisione alla base del dito e da lì apre la prima puleggia da cui passa il tendine. A seguito dell’operazione viene interrotto è il meccanismo che fa persistere l’infiammazione e il dito riprende la sua normale mobilità”, conclude la specialista.
CONTINUA A LEGGERE L INFORMAZIONE NEL LINK ORIGINALE:
https://www.humanitas.it/news/26629-dito-scatto-intervenire
L’acromegalia....
è una malattia rara causata da un’eccessiva produzione dell’ormone della crescita. Da circa 15 anni si sa che i pazienti acromegalici soffrono di fragilità scheletrica e presentano fratture vertebrali, vera e propria complicanza dell’acromegalia.
Uno studio1 appena pubblicato su The Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism che vede Humanitas come capofila, ha per la prima volta indagato l’efficacia dei farmaci anti-osteoporotici nell’osteopatia acromegalica.
Ne parliamo con il professor Gherardo Mazziotti, Responsabile della Sezione Ricerca, Diagnosi e Cura delle Malattie Osteometaboliche in Humanitas, docente di Humanitas University e primo autore dello studio.
Acromegalia e fragilità scheletrica
“Fino agli anni Duemila si pensava che i pazienti con un eccesso di ormone della crescita avessero anche ossa più resistenti del normale. Nel 2005 fui tra gli autori del primo studio2 al mondo (condotto dal gruppo dell’Università di Brescia in collaborazione con l’Università Cattolica di Roma) che segnalava la presenza di fratture vertebrali in donne in post-menopausa con acromegalia. Questo studio fu il primo di molti altri che confermarono i nostri primi risultati evidenziando la presenza di fratture vertebrali anche nei maschi, con percentuali variabili dal 15 al 40% dei pazienti3.
A distanza di 15 anni sappiamo che i pazienti acromegalici soffrono di fragilità scheletrica, che purtroppo non viene misurata in maniera affidabile con l’esame MOC-DEXA, ma che richiede l’utilizzo di metodiche sofisticate che hanno consentito di caratterizzare le alterazioni microstrutturali alla base della fragilità scheletrica del paziente affetto da acromegalia.
Si parla di osteopatia acromegalica: un’alterazione della struttura ossea che coinvolge in maniera selettiva le vertebre e predispone i pazienti a sviluppare fratture vertebrali. Come in altre forme di osteoporosi, in acromegalia le fratture vertebrali causano disabilità, dolore cronico e compromissione della qualità della vita”, spiega il professor Mazziotti.
Come migliorare la salute scheletrica di questi pazienti?
“Idealmente, una diagnosi precoce di acromegalia e un trattamento efficace della malattia consentono di prevenire le fratture vertebrali, così come molte altre complicanze dell’acromegalia. Tuttavia, nella real life la diagnosi di acromegalia è purtroppo spesso ritardata e molti pazienti risultano esposti per molti anni a un’eccessiva secrezione dell’ormone della crescita che, oltre a incrementare il rischio cardiovascolare e quello legato alla comparsa di neoplasie, condiziona un aumento significativo del rischio fratturativo. Va inoltre sottolineato che i pazienti possono presentare persistenti alterazioni della microstruttura ossea con persistente aumento del rischio di fratture vertebrali anche quando l’acromegalia è controllata dalla terapia4.
Si è così giunti alla conclusione che fosse necessario un trattamento specifico per le ossa, prosegue lo specialista”.
Lo studio BAAC guidato da Humanitas
“Il nostro ultimo lavoro è uno studio multicentrico che vede il coinvolgimento di 9 centri italiani dedicati al trattamento di soggetti acromegalici. È uno studio di real life che rileva come nella pratica clinica vengano curati con farmaci anti-osteoporotici circa il 20% dei pazienti con acromegalia.
Si tratta del primo studio che indaga l’efficacia dei farmaci anti-osteoporotici nel trattamento dell’osteopatia acromegalica: la terapia anti-osteoporotica risultava essere efficace nel prevenire le fratture vertebrali solo in presenza di acromegalia attiva. In quelli con malattia controllata, invece, la terapia non consentiva di ridurre e normalizzare il rischio fratturativo1”.
Rilevanza clinica dei risultati dello studio BAAC
Ne parliamo con il professor Andrea Lania, Responsabile dell’Unità di Endocrinologia, Diabetologia ed Andrologia Medica in Humanitas, docente di Humanitas University ed Autore senior dello studio: “I risultati della nostra ricerca sono rilevanti in quanto forniscono al clinico gli strumenti per curare in maniera specifica la fragilità scheletrica dei pazienti con acromegalia persistentemente attiva. Considerando poi l’inefficacia della terapia dell’acromegalia nel prevenire le fratture vertebrali anche nei pazienti ben controllati dal punto di vista ormonale, non è possibile escludere a priori la possibilità di utilizzare farmaci anti-osteoporotici in questo specifico contesto clinico.
Infatti, considerando che la quasi la totalità dei nostri pazienti utilizzava farmaci ad azione inibitoria sul riassorbimento osseo (quali bisfosfonati e denosumab), possiamo ipotizzare che farmaci diversi ad azione anabolica, vale a dire di stimolo sulla neoformazione ossea, possano essere efficaci nel prevenire il rischio di fratture vertebrali quando l’ipersecrezione dell’ormone della crescita è controllata dalle terapie dell’acromegalia. In questo ambito, l’Unità di Endocrinologia dell’Istituto Clinico Humanitas è impegnata in progetti di ricerca clinici e traslazionali che spero consentiranno di chiarire nel prossimo futuro i meccanismi alla base della fragilità scheletrica nell’acromegalia e di identificare trattamenti specifici per migliorare la salute scheletrica e la qualità della vita dei nostri pazienti”.
CONTINUA A LEGGERE L ' INFORMAZIONE NEL LINK ORIGINALE:
https://www.humanitas.it/news/26432-acromegalia-fragilita-scheletrica-humanitas-capofila-uno-studio-sullefficacia-dei-farmaci?fbclid=IwAR23fUusdGS0R_b-_ySShl5K0HspbnW5HWA_3pWRcFeJQ6hcST4GWglTO6Y