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01/02/16

«Beva succo di ananas, la risonanza verrà meglio»

RITA GOLFIERI – DIRETTORE RADIOLOGIA POLICLINICO S. ORSOLA È un succo normale. Ma potrebbe essere impiegato anche un succo di mirtillo normale, perché anche il mirtillo contiene il manganese. Quindi ha le stesse proprietà superparamagnetiche. STEFANIA RIMINI FUORI CAMPO Succede al policlinico S. Orsola di Bologna. A questo paziente che sta facendo una risonanza hanno appunto dato da bere il succo d'ananas come mezzo di contrasto negli esami alle vie biliari.
Dalle risonanze magnetiche "al succo d'ananas" alla cura dei tumori radioresistenti con l'innovativa "adroterapia". Due storie in cui ricerca e passione nella sanità si dimostrano più forti di qualsiasi taglio. Di solito le radiologie comprano un liquido di contrasto da un'azienda farmaceutica. Alla radiologia del policlinico S.Orsola di Bologna invece danno da bere il succo d'ananas ai pazienti che devono fare gli esami alle vie biliari. "E’ un succo normale - spiega la dottoressa Rita Golfieri, direttore del reparto, "ma potrebbe essere impiegato anche un succo di mirtillo normale, perché anche il mirtillo contiene il manganese". L'ananas costa meno, i pazienti lo gradiscono e il Policlinico risparmia ogni anno 13 mila euro. Ma non è l'unica iniziativa: rimettendo mano ai servizi di ristorazione, logistica e pulizie sono riusciti a tagliare i costi di due milioni e mezzo e a ridistribuire ai dipendenti un milione, per esempio eliminando i piatti di plastica e tornando a quelli di ceramica. Se poi vogliamo vedere quanto l’Italia può essere all’avanguardia nella sanità allora bisogna andare a Pavia, dove un gruppo di fisici coinvolgendo 500 ditte italiane ha realizzato il sincrotrone, una tecnologia che nel mondo si può trovare solo in altri tre centri in Giappone, Cina e Germania e cura i tumori radioresistenti. Pensate a un gigantesco microonde, un anello di 80 metri di diametro che genera un fascio di protoni o di ioni carbonio che percorrono la circonferenza un milione di volte in mezzo secondo. Il carbonio richiede grandi macchine per essere accelerato ma quando arriva a colpire la cellula tumorale è tre volte più efficace dei raggi X. - See more at: www.report.rai.it/dl/Report/puntata/ContentItem-246025b1-0ff3-4ff5-90ba-34119b21e123.html#sthash.jNx9KjM5.dpuf

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