CONTATORE PERSONE

16/02/22

Il sabato del villaggio

Da un po’ di tempo a questa parte le piazze di molte città Italiane, si riempiono di persone che si ritrovano, rompono gli schemi dei vecchi “aperitivi”, offrono da mangiare, da bere, musica.

Accade quasi sempre di sabato, fatidico giorno che il Leopardi definiva come: “Questo di sette è il più gradito giorno”. Questo ritrovarsi gioioso delle persone per strade e piazze, questo scambiarsi storie, impressioni e quant’altro, mi ha ricordato la poesia del poeta di Recanati. Consiglio una rilettura, c’è molto di noi oggi in quella poesia.

In questi “assembramenti” colorati e sorvegliati da migliaia di poliziotti in assetto di guerra, la gente non curandosi di loro si incontra. Esce dalla falsa narrazione di un “virus mortale” e si riprende la vita. Centinaia di migliaia di persone sparse in “piccoli villaggi” di ogni città italiana, torna alla vita.

Si perché questa falsità, ha rubato ai molti di noi che l’hanno combattuta dall’inizio, quasi tre anni di vita. Tre anni che non torneranno più. Tre anni buttati nella spazzatura e dimenticati in un lampo. Così le persone tornano ad incontrarsi per strada, a toccarsi, scambiarsi occhiate, gesti e chissà che in tutta questo, non nascano nuovi amori, nuove amicizie, insomma… non si torni a parlare di “futuro”.


Ho visto filmati da un po’ tutte le parti di questo sgangherato stivale e ci sono scorci di città, volti allegri e sorridenti, che mi hanno commosso. Ho visto la gente in Corso Como la via dell’Elite della moda, riempirsi bicchieri di carta, scambiarsi risate e schiamazzi e spazzare in un attimo, la scellerata gestione della città di Milano, da parte di un vile che per tre anni, si è rinchiuso nel suo palazzo, profferendo strafalcioni da ospedale psichiatrico e scappando da tutte le sue responsabilità. Ho visto un bellissimo filmato della Piazza Vittorio a Torino colma di persone festanti, con lo sfondo della collina e della basilica piena di colori e sorrisi, che sembrava un quadro di Monet. Una bellezza straziante. Così come Livorno, Bologna e tante altre città che sono tornate a vivere, sono tornate ad essere a disposizione della gente, luoghi di incontro, di convivialità.

Tutto questo l’ho trovato il gesto più rivoluzionario che sia stato fatto in questi tre anni. Lo schiaffo più sonoro ad un regime nazista, che continua a padroneggiare con la tecnica del bastone (tanto) e la carota (poca). Un gesto così comunitario di adesione sociale e libertà, che ha spiazzato i “giullari” di corte e i loro cani da guarda (polizia e carabinieri), al punto tale da mandare camionette e sgherri in assetto di guerra, a presidiare le piazze piene di gente festante che balla, ride, ti offre da bere e torna alla vita.

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