Le informazioni qui riportate Hanno solo un fine illustrativo: NON costituiscono e NON provengono né da prescrizione né da consiglio medico, rivolgersi SEMPRE e comunque al PROPRIO MEDICO NB: L'ADMI ritiene i propri lettori persone ragionevoli e dotate di senso della misura. I vostri commenti VERRANNO INSERITI dopo controllo, in caso Si riserva la facoltà di cancellare commenti di CATTIVO GUSTO e/o OFFENSIVI
CONTATORE PERSONE
22/12/25
11/12/25
esenzione 046
Si ottiene presso la propria ASL di residenza presentando la documentazione medica che certifica la SM, e l'attestato ha durata illimitata.
- Visite ed esami: Tutte le prestazioni sanitarie (es. risonanze magnetiche, esami del sangue, visite neurologiche) necessarie per diagnosticare, monitorare e controllare la SM e le sue complicanze, inclusa la riabilitazione.
- Farmaci:
- Farmaci di classe A (a carico del SSN): totalmente gratuiti.
- Farmaci di marca di fascia A: si paga la differenza con il generico.
- Farmaci sintomatici (spesso fascia C): si paga una quota ridotta (circa il 20% in meno rispetto al "di marca") se si sceglie il generico.
- Come ottenerla:
- Richiedi il certificato: Ottieni una certificazione della diagnosi di SM dal tuo neurologo.
- Vai all'ASL: Recati all'ASL di competenza con il certificato, il tuo tesserino sanitario e un documento d'identità.
- Apposizione del codice: Sulla tessera sanitaria verrà apposto il codice 046.
- Copertura della Fisioterapia: Le sedute di fisioterapia, riabilitazione e altre terapie correlate (es. acquagym, attività fisica adattata) necessarie per la SM sono esenti dal pagamento del ticket sanitario.
- Indicazione dello Specialista: Devi avere la prescrizione (impegnativa) dello specialista neurologo che indichi chiaramente la necessità di tali trattamenti per la tua condizione.
- Prestazioni Correlate: L'esenzione copre anche esami diagnostici (es. risonanze magnetiche), visite specialistiche e farmaci (se in fascia A o con riduzioni) legati alla SM.
- Recati alla tua ASL di residenza con la documentazione che attesti la SM (certificato del neurologo, verbale di invalidità, cartella clinica) e il tuo tesserino sanitario.
- Ti verrà rilasciato un attestato con il codice 046, valido per sempre, da presentare al momento delle prestazioni.
09/12/25
La riabilitazione neurologica: che cos’è la fisioterapia neurologica
La riabilitazione neurologica consente di curare i pazienti con malattie del sistema nervoso o neurologiche. La riabilitazione ha lo scopo di migliorare la funzionalità e la qualità della vita del paziente riducendo i sintomi debilitanti.
L’OMS definisce la riabilitazione neurologica come “un insieme di interventi concepiti per ottimizzare il funzionamento e ridurre la disabilità” in persone che presentano “condizioni di salute riferibili a malattie acute o croniche, disordini, lesioni o traumi“.
Per curare queste condizioni di salute si ricorre spesso alla fisioterapia che aiuta a recuperare la funzione motoria e il movimento di articolazioni, muscoli e tendini. In questo modo, mantenendo attivi i muscoli e le articolazioni flessibili si previene il deperimento e il deterioramento delle funzioni oltre a favorire la riabilitazione.
Dunque, la neurofisioterapia o fisioterapia neurologica è una branca specialistica della fisioterapia dedicata al miglioramento della funzione nei pazienti che hanno una disabilità fisica causata da condizioni neurologiche.
Quando si ricorre alla neurofisioterapia?
Come abbiamo visto la riabilitazione neurologica si occupa del recupero funzionale di persone affette da patologie del Sistema Nervoso (sia centrale che periferico). Qualsiasi condizione neurologica che influisce sul movimento e sulle capacità fisiche può essere trattata con la riabilitazione neurologica o neurofisioterapia. Questa branca della fisioterapia è indicata per il recupero neurologico in pazienti che hanno subito una lesione cerebrale traumatica/lesione alla testa, lesioni del midollo spinale, sclerosi multipla, Morbo di Parkinson, ictus emorragico, paralisi di Bell.
In che cosa consiste un programma di fisioterapia neurologica?
Come abbiamo visto, lo scopo della fisioterapia neurologica è di aiutare quei pazienti che hanno delle invalidità causate da traumi neurologici a recuperare le funzioni. E’ una branca che si adatta alle esigenze del singolo individuo con obiettivi finali personalizzati che mirano al recupero del danno funzionale. Dopo una visita iniziale accurata con il medico neurologo, il fisioterapista specializzato in recupero neurologico stabilisce l’approccio migliore per il recupero.
Rispetto alla fisioterapia tradizionale la neurofisioterapia sfrutta il fenomeno della neuroplasticità del cervello aiutandolo a formare nuove connessioni sinaptiche. E’ come se “ricablasse” il cervello per imparare o apprendere di nuovo compiti e abilità.
In base alla gravità dell’handicap, i programmi di neurologia riabilitativa possono essere individuali o di gruppo. Ad ogni modo, per un buon recupero, tutti gli esercizi assegnati dal fisioterapista neurologico devono essere ripetuti quotidianamente anche a casa per garantire che il tono muscolare e la funzione motoria non si deteriorino.
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La fisioterapia.................... IN PERSONE CON SM
Non cura la SM, ma è una parte fondamentale del trattamento.
Ecco a cosa serve in concreto:
⭐ 1. Mantenere forza e mobilità
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Migliora la forza muscolare a carico di gambe, braccia e tronco.
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Mantiene o aumenta la mobilità articolare.
-
Riduce la rigidità (spasticità) tipica di molte persone con SM.
⭐ 2. Migliorare equilibrio e coordinazione
-
Riduce il rischio di cadute.
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Allena la stabilità posturale e la precisione dei movimenti.
⭐ 3. Gestire la fatica (fatigue)
-
Aiuta a organizzare attività e pause in modo efficace.
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Propone esercizi adattati per non peggiorare la stanchezza.
Aiuta a organizzare attività e pause in modo efficace.
Propone esercizi adattati per non peggiorare la stanchezza.
⭐ 4. Migliorare il cammino
-
Lavora su passo, postura e velocità.
-
Può prevedere l’uso e l’addestramento con ausili (bastone, rollator, ortesi).
Lavora su passo, postura e velocità.
Può prevedere l’uso e l’addestramento con ausili (bastone, rollator, ortesi).
⭐ 5. Ridurre il dolore e la spasticità
-
Mobilizzazioni, stretching e tecniche manuali diminuiscono tensioni e dolori.
-
Si può integrare con tecniche come TENS e rilassamento.
Mobilizzazioni, stretching e tecniche manuali diminuiscono tensioni e dolori.
Si può integrare con tecniche come TENS e rilassamento.
⭐ 6. Prevenire complicazioni
-
Evita retrazioni muscolari, irrigidimento delle articolazioni, perdita di autonomia.
-
Contribuisce a mantenere una buona funzione respiratoria.
Evita retrazioni muscolari, irrigidimento delle articolazioni, perdita di autonomia.
Contribuisce a mantenere una buona funzione respiratoria.
⭐ 7. Migliorare autonomia e qualità di vita
-
Aiuta nelle attività quotidiane (alzarsi, vestirsi, muoversi in casa).
-
Supporta la persona nel mantenere il più possibile indipendenza e partecipazione sociale.
Aiuta nelle attività quotidiane (alzarsi, vestirsi, muoversi in casa).
Supporta la persona nel mantenere il più possibile indipendenza e partecipazione sociale.
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Sistema immunitario e microbiota intestinale: un legame fondamentale per la salute
Gut screening: il test che rivela l’equilibrio del tuo microbiota
Il microbiota intestinale come regolatore della salute
Il microbiota intestinale è l’insieme dei miliardi di microrganismi che popolano il nostro intestino e che svolgono un ruolo cruciale non solo nella digestione, ma anche nel mantenimento dell’equilibrio immunitario. Questi microrganismi interagiscono costantemente con il sistema immunitario, stimolandolo, modulandone le risposte e contribuendo alla difesa dell’organismo da agenti patogeni esterni.
Il ruolo del sistema immunitario nell’intestino
Circa il 70% delle cellule immunitarie si trova a livello intestinale. Non a caso, l’intestino è considerato il più grande organo immunitario del nostro corpo. Qui, le cellule immunitarie si trovano a stretto contatto con i batteri intestinali, in un dialogo continuo che consente di distinguere microrganismi “amici” da potenziali minacce. Quando questo equilibrio si rompe, possono insorgere infiammazioni croniche, allergie, intolleranze alimentari e una maggiore suscettibilità alle infezioni.
Microbiota, disbiosi e conseguenze per il sistema immunitario
La disbiosi intestinale, ovvero l’alterazione della normale composizione del microbiota, può avere conseguenze significative sul sistema immunitario. Quando i microrganismi benefici diminuiscono o i batteri potenzialmente nocivi proliferano, l’intestino perde parte della sua capacità di mantenere l’equilibrio.
Questa condizione è spesso correlata a processi infiammatori cronici che possono coinvolgere non solo l’intestino, ma l’intero organismo. Studi scientifici hanno dimostrato come la disbiosi sia associata a malattie autoimmuni, disturbi metabolici, sindrome dell’intestino irritabile, allergie e intolleranze alimentari. Anche la risposta alle infezioni può risultare compromessa: un microbiota impoverito è meno in grado di “allenare” le cellule immunitarie a riconoscere e combattere i patogeni.
Un’altra conseguenza della disbiosi è l’alterazione della barriera intestinale: la permeabilità della mucosa può aumentare, favorendo il passaggio nel sangue di sostanze che stimolano ulteriormente il sistema immunitario e mantengono uno stato di infiammazione di basso grado. Questo fenomeno, noto come leaky gut (intestino permeabile), è considerato un fattore di rischio per numerosi disturbi sistemici.
Individuare e correggere tempestivamente uno stato di disbiosi diventa quindi fondamentale per supportare la funzione immunitaria e proteggere la salute generale.
Gut screening: il test per analizzare il microbiota intestinale
Il gut screening è un test particolarmente accurato che permette di analizzare in modo approfondito la composizione del microbiota intestinale. Attraverso questo esame è possibile comprendere se il microbiota svolge correttamente il suo ruolo di sostegno al sistema immunitario e se sono necessari interventi mirati per ripristinare una condizione di equilibrio.
È un percorso diagnostico che si articola in due fasi complementari.
Nella prima fase vengono individuati i principali microrganismi che popolano l’intestino: i batteri “amici” che proteggono l’equilibrio, quelli che modulano la risposta immunitaria e gli eventuali patogeni, miceti o parassiti. Questo permette di capire se sono presenti squilibri, carenze o segni di disbiosi.
La seconda fase approfondisce i risultati, verificando la vitalità dei microrganismi rilevati e la loro reazione a diversi trattamenti, inclusi approcci naturali. Non si tratta quindi solo di descrivere la situazione, ma di fornire indicazioni utili su come riportare l’intestino in eq
uilibrio.
link: https://www.valsambro.it/news/sistema-immunitario-microbiota-intestinale.html
https://www.facebook.com/NONCHATTOloavetecapitoEcco/
03/12/25
777.777 Grazie a tutti , davvero.
Un risultato che dedico a ciascuno di voi — lettori, amici, curiosi, ricercatori, pazienti, medici, familiari — che ogni giorno mi seguite, leggete, condividete e partecipate.
Il vostro interesse, il vostro affetto e la vostra presenza da ogni parte del pianeta sono per me una forza immensa.
Grazie a @tutti , davvero.
sclerosi multipla e ... Fenebrutinib
Fenebrutinib è un farmaco sperimentale
orale inibitore della tirosin-chinasi di Bruton (BTK) che agisce
riducendo l'infiammazione e la progressione della sclerosi multipla
(SM)
Fenebrutinib è
un inibitore della tirosin-chinasi
di Bruton (BTK),
un farmaco orale, sperimentale, che penetra all’interno del sistema
nervoso centrale, reversibile e non-covalente. Inibisce
l'attivazione delle cellule B del sistema immunitario periferico e
della microglia, ossia delle cellule immunitarie residenti del
sistema nervoso centrale.
Secondo quanto dichiarato dall’azienda farmaceutica che lo sta sperimentando, nello studio FENhance 2, il primo di due studi pivotali multicentrici, randomizzati, in doppio cieco, fenebrutinib sperimentale ha dimostrato di ridurre significativamente il tasso annualizzato di ricadute (ARR) rispetto al farmaco teriflunomide, su un periodo di almeno 96 settimane, in un totale di 1.497 pazienti adulti con sclerosi multipla recidivante.
La
Professoressa Eleonora
Cocco (Università
di Cagliari, Responsabile Centro Regionale Sclerosi Multipla,
Cagliari), ha partecipato alla sperimentazione del farmaco nello
studio FENhance e spiega: «Lo
studio è stato condotto con rigore, le persone sono state seguite
attentamente e, nel nostro gruppo, non
si sono evidenziati particolari problematiche relative alla sicurezza
e all’aderenza dei partecipanti.
Essendo lo
studio in cieco,
non
sappiamo quali pazienti abbiano ricevuto il farmaco sperimentale o
teriflunomide.
Dobbiamo aspettare
che
vengano comunicati i risultati della sperimentazione per capire quale
sia stata l’efficacia complessiva del trattamento».
In
un altro studio pivotale, FENtrepid,
condotto in 985
pazienti adulti con sclerosi multipla primariamente
progressiva,
secondo quanto dichiarato dall'azienda che ne sta curando la
sperimentazione Fenebrutinib ha dimostrato la propria non
inferiorità rispetto al farmaco Ocrelizumab nel ritardare
l'insorgenza della progressione della disabilità in un periodo di
trattamento di almeno
120 settimane.
Per
misurare la progressione della disabilità è stato utilizzato un
punteggio composito dato da tre “misure”:
la disabilità funzionale totale (EDSS),
la velocità di deambulazione (test dei 25 passi)
e
la funzione degli arti superiori (test dei 9 pioli), attraverso cui lo studio ha valutato il tempo all'insorgenza della progressione confermata della disabilità composita a 12 settimane (cCDP12).
In
entrambi gli studi la sicurezza
epatica è risultata in linea con i precedenti studi su
fenebrutinib. Ulteriori dati di
sicurezza sono in fase di valutazione.
Allo
studio FENtrepid, come allo studio FENhance, ha partecipato anche
la Professoressa
Matilde Inglese (Università
degli Studi di Genova, Responsabile Centro Sclerosi Multipla Ospedale
San Martino, Genova), che spiega:
«lo studio, effettuato
in doppio cieco come gli studi FENhance, ha coinvolto persone con
sclerosi multipla primariamente progressiva che avevano dimostrato un
certo grado di progressione clinica. Erano arruolabili sia persone
con SM progressiva che avevano dimostrato attività di malattia alla
risonanza sia pazienti che avevano una forma progressiva non attiva.
Abbiamo monitorato l’andamento delle diverse misure cliniche di
disabilità previste dallo studio e abbiamo effettuato regolarmente
le risonanze magnetiche previste dal protocollo sperimentale. Dovremo
aspettare i risultatati per avere l’esatta evidenza dell’effetto
del farmaco sperimentale».
Al
momento, come hanno sottolineato la Professoressa Cocco e la
Professoressa Inglese, non sono
stati resi noti i dati completi degli studi, che l’azienda
presenterà in occasione dei prossimi congressi scientifici, una
volta che saranno disponibili, prevedibilmente
nella prima metà del 2026, anche i risultati del
secondo studio sulla SMR (FENhance 1).
«Nella
misura in cui i risultati confermeranno quanto anticipato –
conclude la professoressa Cocco – potremo dire che per le persone
si aggiungerà un’ottima prospettiva terapeutica, perché avranno
un trattamento orale in grado di avere un effetto importante
sull’infiammazione periferica che è all’origine delle ricadute e
insieme di agire a livello del sistema nervoso centrale per
rallentare la progressione della disabilità. Attendiamo dunque con
interesse la pubblicazione dei risultati».
La
Professoressa Inglese conferma:
«Siamo molto contenti che sia stato annunciato che entrambi i trial su Fenebrutinib abbiano raggiunto i propri obiettivi primari, perché si tratta di un farmaco con un meccanismo d'azione diverso rispetto a esistenti, che può agire sul sistema immunitario sia in periferia sia a livello del sistema nervoso centrale e quindi anche sulle cellule mieloidi o le cellule microgliali, che sono residenti nel sistema nervoso centrale e che sono più coinvolte nell’infiammazione cronica cosiddetta “smoldering”, localizzata nel sistema nervoso centrale, che agisce come brace sotto la cenere causando un danno neurodegenerativo progressivo e l’accumulo di disabilità anche in assenza di ricadute evidenti».




