Abbiate cura del o della vostra amata
Le informazioni qui riportate Hanno solo un fine illustrativo: NON costituiscono e NON provengono né da prescrizione né da consiglio medico, rivolgersi SEMPRE e comunque al PROPRIO MEDICO NB: L'ADMI ritiene i propri lettori persone ragionevoli e dotate di senso della misura. I vostri commenti VERRANNO INSERITI dopo controllo, in caso Si riserva la facoltà di cancellare commenti di CATTIVO GUSTO e/o OFFENSIVI
CONTATORE PERSONE
22/12/15
21/12/15
Valvulopatie...e
In Italia sono oltre un milione le persone affette da valvulopatia cardiaca, una condizione che spesso necessita di terapia cardiochirurgica o interventistica. Di questi, circa 300 mila non possono essere operati a cuore aperto per il rischio troppo alto, ma potrebbero essere invece sottoposti alle nuove procedure mininvasive percutanee di impianto transcatetere della valvola aortica e di riparazione della valvola mitrale, sicure e generalmente ben tollerate [continua...
www.doctor33.it/valvulopatie-cardiache-procedure-mininvasive-efficaci-ma-non-ancora-riconosciute-dal-sistema-sanitario/cardiologia/ctn--33164.html?xrtd=RYRRSPSTRCTXTTCCYRLTXRC
20/12/15
17/12/15
14/12/15
Di Bella e ...
Il Dottor Giuseppe Di Bella (Direttore della fondazione Di Bella), ci spiega i motivi per cui la chemio non può guarire nessun tumore. Inutile girarci intorno,
la terapia medica non è in grado di guarire nessun tipo di tumore solido. I metodi utilizzati nei casi di tumore dalla medicina ufficiale sono la chemioterapia, la radioterapia e l’intervento chirurgico. La chirurgia è sempre più invasiva, più traumatica e mutilante. I tempi di ripresa del paziente sono lunghi e pieni di dolori fisici.
Se ci fosse davvero dalla parte dei medici tradizionali un mezzo veramente efficace per guarire il tumore non ci sarebbe bisogno di operazioni, asportazioni e lunghe e spesso mortali terapie. Il Dottore ci dice come con il Metodo Di Bella, senza nessuna operazione hanno guarito 16 malati di tumore alla prostata, senza chemio né radio, mentre va di moda asportare la prostata come se si trattasse di una cosa normale, dimenticando che ogni organo del nostro corpo ha delle importanti funzioni da compiere. Il paziente che fa la chemio deve fare cortisone e col cortisone c’è un danno grave dell’apparato digerente, più un innalzamento della glicemia. Quindi il paziente oltre a gonfiare e ad andare incontro al diabete deve assumere un gastro protettore. I medici non ve lo diranno ma chemioterapia e farmaci con cortisone distruggono il vostro sistema immunitario. L’assunzione di cortisone e veleni chemioterapici svilupperanno dei funghi nel vostro corpo indebolito e vi saranno prescritti degli antibiotici che non faranno altro che distruggere la vostra flora batterica. Le persone trattate con chemio vomitano ed hanno problemi digestivi. I medici vi faranno assumere farmaci blocca vomito. I vostri globuli rossi e bianchi scenderanno e andrete incontro ad anemia e basse difese immunitarie. Tutto questo mentre vi diranno che stanno curando il vostro tumore con un cumulo di veri e propri veleni.
http://curiosity2015.altervista.org/verita-shock-il-dott-giuseppe-di-bella-ecco-perche-la-chemioterapia-non-cura-il-tumore/
08/12/15
10 campanelli di allarme per ...
La demenza è una sindrome clinica (insieme di sintomi) dovuta ad una malattia che colpisce il cervello, cronica e progressiva che comporta la degenerazione di: facoltà mentali quali la memoria, la capacità di ragionamento, il linguaggio e la capacità di riconoscere oggetti e persone; affettività ed emotività quali depressione, ansia ed angoscia; comportamento e personalità quali agitazione, aggressività, reazioni paranoiche ed apatia. Tali sintomi pregiudicano le normali attività sociali e lavorative del malato, con deterioramento della qualità di vita e perdita di autonomia. Contrariamente al pensiero comune, la demenza non è una conseguenza inesorabile dell’invecchiamento, molte persone raggiungono i novanta o addirittura i cento anni conservando pienamente le funzioni cerebrali, testimoniando così che è possibile raggiungere un’età avanzata in salute. In anni passati, quando una persona anziana perdeva la memoria o aveva atteggiamenti inconsueti, si riteneva che fosse colpa dell’arteriosclerosi oppure, come negli anni settanta, si parlava di demenza senile. Negli ultimi anni la scienza medica ha potuto stabilire che i disturbi attribuiti all’arteriosclerosi dipendono dalla DEMENZA, la quale può essere demenza da Alzheimer o di altro tipo, mentre parlare di demenza senile è alquanto generico e non indica alcuna malattia. Esistono diverse forme di demenza, la più frequente è la malattia di Alzheimer, che riguarda il 50% dei casi. Si tratta di una malattia progressiva che prende il nome da Alois Alzheimer, il neuropsichiatra tedesco che nel 1906 descrisse per primo la malattia. La seconda in ordine di frequenza è la demenza vascolare, dovuta all’arteriosclerosi cerebrale ed in particolare a lesioni cerebrali multiple provocate dall’interruzione del flusso di sangue (lesioni ischemiche). È importante sottolineare che questa forma di demenza può essere prevenuta attraverso un corretto controllo dei fattori di rischio, in particolare ipertensione arteriosa e diabete. Quando si presentano deficit di memoria, anche lievi, è importante una tempestiva valutazione da parte di uno specialista. In Italia attualmente sono oltre 800.000 i pazienti con Malattia di Alzheimer e si stima che ci siano 80.000 nuovi casi ogni anno. Nella sola Lombardia sono stati stimati 70-80.000 casi. Le cause Le cause della malattia sono fino ad oggi sconosciute; probabilmente l’origine è plurifattoriale, legata cioè a fattori genetici, ambientali o anche allo stile di vita. Il fattore di rischio più importante per lo sviluppo di malattia è l’età, soprattutto fra i 75 e gli 85 anni; tuttavia fra i centenari la malattia di Alzheimer sembra essere rara, al contrario possono esserne colpiti soggetti al di sotto di 75 anni.
cause
La diagnosi È di fondamentale importanza rivolgersi al medico quando si manifestano le prime avvisaglie di un deterioramento cognitivo; per avvistare i primi segni della malattia l’American Alzheimer Association nel 2005 ha pubblicato i 10 campanelli di allarme per la malattia di Alzheimer:
1 la persona va spesso in confusione ed ha dei vuoti di memoria;
2 non riesce più a fare le cose di tutti i giorni;
3 fatica a trovare le parole giuste;
4 dà l’impressione di aver perso il senso dell’orientamento;
5 indossa un abito sopra l’altro come se non sapesse vestirsi;
6 ha grossi problemi con i soldi e con i calcoli;
7 ripone gli oggetti nei posti più strani;
8 ha improvvisi ed immotivati sbalzi di umore;
9 non ha più il carattere di un tempo;
10 ha sempre meno interessi e spirito di iniziativa.
Chi si rende conto che sono suonati, per sé o per un parente, almeno quattro campanelli d’allarme, è bene che ne parli con il medico di famiglia. Questi, rilevato il peso dei sintomi e delle paure, potrà indirizzare ad un centro specialistico (Unità di Valutazione Alzheimer - UVA). Il percorso diagnostico dell’UVA si basa su: colloquio con il presunto malato e con un familiare (anamnesi); visita medica; esami del sangue; esami strumentali (TAC, Risonanza Magnetica-RM, Tomografia con emissione di positroni-PET); Test neuropsicologici. Può succedere che al termine di questo iter il medico non sia ancora in grado di formulare una diagnosi precisa, ma che proponga di tornare dopo alcuni mesi per una rivalutazione. Ciò non deve creare ansie ed incomprensioni; può infatti succedere che la diagnosi di malattia si possa formulare solo paragonando i risultati a distanza di tempo. La malattia si presenta in modo differente nel corso degli anni e l’evoluzione può essere diversa da caso a caso; dura mediamente 7-12 anni, con ampia variabilità individuale (dai 2 ai 20 anni). Descrizione sommaria di alcune manifestazioni comuni nella persona affetta da demenza È molto frequente trovare nel malato una serie di manifestazioni del comportamento che creano molta preoccupazione e fatica in chi gli sta accanto. I disturbi comportamentali più frequenti riguardano le autonomie personali, la gestione della vita quotidiana e le relazioni. È importante ricordare che il comportamento adottato dalla persona malata è l'unico in questo momento che gli permetta di far fronte alle richieste che il mondo che lo circonda le pone. Qualora tali manifestazioni diventino particolarmente forti e difficili da gestire, il consiglio primario è quello di consultare il medico specialista. Di seguito sono elencati alcuni dei comportamenti che possono creare particolare disagio a chi assiste una persona affetta da demenza:
la persona affetta da demenza può dimenticare ciò che ha detto o fatto già dopo pochi istanti compiendo azioni e facendo domande in modo ripetitivo. In molti casi è opportuno rassicurarlo invitandolo a fare semplici azioni cercando di mantenere un atteggiamento calmo e affettuoso. Ricordarsi che, a volte, l’azione ripetuta fa riferimento alle vecchie abitudini di lavoro che il malato aveva prima della comparsa della demenza. Attaccamento: il malato di Alzheimer può dipendere in modo estremo dalla persona che lo assiste e perciò non volere che questa lo lasci, nemmeno per un breve periodo. Tale comportamento può derivare dal timore del malato che la persona in questione possa abbandonarlo e quindi essere causato da un sentimento più generale di insicurezza. Ricordarsi che l’ambiente in generale può rappresentare motivo di angoscia perché non più riconosciuto come famigliare, quindi il rapporto stretto con un parente rappresenta un fattore altamente rassicurante. Perdite di oggetti e accuse di furto: il malato di Alzheimer dimentica spesso dove ripone gli oggetti e di conseguenza può accusare altri individui di averglieli sottratti. In tali circostanze è opportuno rispondere alle accuse della persona gentilmente, cercando di evitare conflitti, e aiutarlo a ritrovare l'oggetto perduto, tenendo presente che il suo comportamento dipende dalla malattia e non dalla sua volontà. È inoltre consigliabile avere un duplicato di oggetti importanti, quali chiavi e documenti, ed assicurarsi che non possa procurarsi oggetti di valore o preziosi. Deliri e allucinazioni: le persone malate a volte e a secondo della fase della malattia possono essere soggette a deliri e allucinazioni. Il delirio o le allucinazioni assumono forme di un pensiero vero e possono essere considerati, dalla persona affetta da demenza, come assolutamente reali creando uno stato di paura che può sfociare in comportamenti autodifensivi. Per abbassarne lo stato d'ansia si deve assecondarlo e non cercare di riportarlo bruscamente alla realtà, dandogli la possibilità di farlo parlare di ciò che lui crede stia accadendo. Comportamenti disinibiti: sebbene accada raramente, il comportamento del malato in pubblico può essere particolarmente inappropriato e disinibito; parla costantemente ad alta voce, saluta tutti, da manifestazioni di affetto anche a persone non conosciute, ecc… Il miglior modo per dissuaderlo è provare a distrarlo con dolcezza. Perdita dell’orientamento: il disorientamento può rappresentare uno dei problemi più difficili da gestire. La persona affetta da demenza può vagare e perdersi addirittura nei pressi della propria abitazione. Garantire la sua incolumità è di primaria importanza. Garantire al malato passeggiate frequenti in compagnia può comunque ridurre l'ansia legata alla voglia di uscire di casa autonomamente. Violenza e aggressività: in particolari circostanze il malato di Alzheimer può diventare irascibile, aggressivo e addirittura violento; ciò può accadere per svariati motivi come la perdita di autocontrollo in pubblico, il degenero delle capacità critiche, l'incapacità di esprimere con sicurezza emozioni e sentimenti sgradevoli e la difficoltà a relazionarsi con altri individui. L’aggressività può anche essere una reazione a: sensazioni e condizioni sgradevoli (es. rumore, confusione, posti troppo affollati….), a fattori fisici ( fame, freddo, caldo, sonno…), e fisiologici (infezioni alle vie urinarie, stitichezza, mal di denti…) manifestazioni che il malato non riesce ad identificare o ad esternare correttamente. L’aggressività è una delle principali difficoltà a cui la persona che assiste deve far fronte. L’unica strategia efficace, benché certamente sia anche la più difficile, è mantenere il
ontrollo e la calma, non insistere, rispettare i suoi tempi, osservare ed imparare a prevenire i fattori scatenanti. Depressione e ansia: la persona malata può sentirsi depressa e triste, tendere all’isolamento, parlare, agire e pensare con particolare lentezza e difficoltà. Da ciò può derivare un'ulteriore alterazione del ritmo di vita quotidiano e delle abitudini come ad esempio una diminuzione dell'appetito. Bisogna cercare di indurre il malato a sentirsi amato, non chiedendogli mai più di quanto possa dare, gratificandolo, facendogli sentire l'affetto della famiglia ed evitando di rimproverarlo duramente davanti agli insuccessi. 2.Terapie A tutto oggi la malattia di Alzheimer è inguaribile ma resta comunque curabile, in quanto è possibile prendersi cura del paziente affetto da demenza accompagnandolo nel suo percorso in modo da salvaguardarne il più possibile la qualità della vita. Ciò può essere fatto attraverso interventi sia farmacologici che non farmacologici. Trattamento farmacologico Nonostante i progressi in campo farmacologico al momento non esistono farmaci in grado di bloccare il progredire della malattia di Alzheimer. Attualmente sono disponibili farmaci detti “sintomatici”, cioè hanno dei benefici sui sintomi della malattia. Lo scopo di questi farmaci, insieme ai supporti non farmacologici è quello di ridare una vita dignitosa al malato e serenità all’ambiente familiare. Trattamento non farmacologico Per trattamento non farmacologico si intendono quegli accorgimenti relativi alla relazione con la persona malata e all’organizzazione dell’ambiente che lo circonda; ciò permette di accogliere al meglio i nuovi bisogni e le necessità del malato. I disturbi comportamentali (agitazione, irrequietezza, nervosismo crescente soprattutto nelle ore serali, angoscia, pianto, tendenza a scappare da casa e resistenza ai cambiamenti) sono di difficile gestione, creano molte difficoltà al malato e al suo benessere generale e, di conseguenza, anche alla persona che lo assiste e se ne prende cura. Alcuni atteggiamenti risentono dell’ansia, della stanchezza o delle difficoltà manifestate da chi cura, creando un circuito in cui più il malato “è difficile”, più chi assiste “perde la pazienza”. La relazione con un malato d’Alzheimer, l’accompagnarlo nelle varie fasi della malattia richiedono soprattutto “pazienza” e saper stare nei momenti di bisogno. Le capacità più compromesse dalla malattia come il linguaggio, la memoria, le autonomie personali e di vita quotidiana richiedono un atteggiamento particolare di chi cura il malato. Bisogna collocare le varie espressioni della malattia all’interno di un quadro più complesso: la persona colpita dalla demenza perde le capacità ma non perde la sua identità, rimane la persona che era prima di ammalarsi, con la sua storia di vita. Il presente comporta nuovi elementi: sintomi, difficoltà prima non affrontate, il tutto in un progetto di vita da ri-creare in famiglia che costantemente deve tenere insieme la nuova situazione del parente malato. Alcune tecniche di tipo relazionale (ad esempio il conversazionalismo e la conversazione possibile) aiutano a trovare nuovi canali comunicativi rispettosi della persona e della malattia, offrendo alla persona che cura nuovi modi di parlare, ascoltare e accogliere i nuovi atteggiamenti e comportamenti del parente malato....
Fondazione I.P.S. Cardinal Gusmini Onlus via S. Carlo, 30 - 24029 Vertova (Bg) Tel. 035.737611 - Fax 035.720470 e-mail: info@piacasa.it www.piacasa.it
Morbo Alzheimer
La malattia di Alzheimer-Perusini, detta anche morbo di Alzheimer[1], demenza presenile di tipo Alzheimer, demenza degenerativa primaria di tipo Alzheimer o semplicemente Alzheimer, è la forma più comune di demenza degenerativa progressivamente invalidante con esordio prevalentemente in età presenile (oltre i 65 anni, ma può manifestarsi anche in epoca precedente). Si stima che circa il 60-70% dei casi di demenza sia dovuta a Alzheimer disease (AD).
Il sintomo precoce più comune è la difficoltà nel ricordare eventi recenti. Con l'avanzare dell'età possiamo avere sintomi come: afasia, disorientamento, cambiamenti repentini di umore, depressione, incapacità di prendersi cura di sé, problemi nel comportamento. Ciò porta il soggetto inevitabilmente a isolarsi nei confronti della società e della famiglia. A poco a poco, le capacità mentali basilari vengono perse. Anche se la velocità di progressione può variare, l'aspettativa media di vita dopo la diagnosi è dai tre ai nove anni.....
Continua qui https://it.m.wikipedia.org/wiki/Malattia_di_Alzheimer
Festeggiare si ma con parsimonia
Anche quest'anno vi chiedo di NON FARE I BOTTI DI CAPODANNO. .ne va della salute di grandi e piccini e poi dei NOSTRI AMICI ANIMALI. ..
Buon Natale e Buon Anno nuovo sperando che sia migliore.
Vecchi e Bambini
“Tutti i grandi sono stati bambini una volta (ma pochi di essi se ne ricordano).”
Antoine De Saint-Exupéry.
05/12/15
No ai botti
Anche il tuo cane può essere un testimonial CONTRO I BOTTI ..
UNA FOTO PER DARE VOCE A CHI NON HA VOCE
27/11/15
Lo sapevi che il mal di pancia ha un significato?
Molto spesso il mal di pancia non è diffuso,ma è concentrato in una zona specifica che corrisponde a determinati organi e disturbi.Ecco quali e la mappa.
Il mal di pancia è un dolore molto comune che interessa una vasta area del nostro corpo. Molto spesso il dolore non è diffuso ma è concentrato in una specifica zona della pancia corrispondente a determinati organi e disturbi. La pancia è anche la sede delle emozioni più antiche, dove molti nostri traumi risiedono, e quindi va considerato anche l’aspetto psico-somatico del dolore.
Cominciamo con lo spiegare i tipi di dolore in cui il mal di pancia si manifesta in tutta l’area.
Il bruciore indica spesso una gastrite o una duodenite; quando è associato a eruttazioni acide o acidità in bocca, spesso il problema è un’ernia jatale, che provoca un’apertura anomala del cardias, il flusso dei succhi gastrici, che vanno a corrodere l’esofago, fino ad arrivare in bocca. Il dolore da riflusso è molto forte e fastidioso.
Il dolore della gastrite o della duodenite, che compare a stomaco vuoto, mentre quello dell’ulcera gastrica è presente a stomaco pieno. Il dolore da riflusso acido gastroesofageo, tipico dell’ernia jatale, è invece più frequente di notte.
Il dolore crampiforme: molto violento, indica spesso un’ulcera.
Il dolore della colite, invece, può variare da una vaga dolenzia, legata a un aumento del contenuto aereo del colon, fino a veri e propri dolori spasmodici, così forti da costringere la persona a piegarsi in due.
Il dolore legato al colon può fare la sua comparsa in qualsiasi momento della giornata, anche se spesso è scatenato dall’assunzione di cibo particolare....
"Continua : Lo sapevi che il mal di pancia ha un significato?Ogni zona corrisponde ad un disturbo diverso.Ecco perchè - http://jedasupport.altervista.org/blog/sanita/salute-sanita/mal-di-pancia-zona-disturbo-significa/
A Mirandola scoperta una nuova diagnostica per il tumore
Una nuova metodica che, partendo dal semplice esame delle urine, è in grado di diagnosticare molto precocemente il tumore della vescica. E’ stata messa a punto dal Dipartimento integrato di Medicina di Laboratorio e Anatomia Patologica, diretto da Tommaso Trenti, ed ha consentito di identificare negli ultimi tre anni 162 pazienti ad uno stadio molto iniziale della malattia. La diagnosi è stata poi confermata da ulteriori accertamenti in più del 90 per cento dei casi, consentendo di anticipare il trattamento della patologia e aumentare le possibilità di guarigione.
Continua qui: A Mirandola scoperta una nuova diagnostica per il tumore - www.sulpanaro.net/2015/11/a-mirandola-scoperta-una-nuova-diagnostica-per-il-tumore/
23/11/15
20/11/15
Gli antibiotici
Gli antibiotici non servono per curare una comune influenza e non servono come “jolly” da utilizzare quando sembra che fans e antipiretici non riescano a farci guarire, quando in realtà è solo la nostra pazienza che manca, visto che ogni tipo di malattia deve fare il suo corso e i medicinali appena citati non sono certo intrugli miracolosi. Molti, però, utilizzano gli antibiotici proprio in questo modo, senza sapere che sono sì fondamentali contro moltissime malattie, ma il loro uso andrebbe strettamente controllato e bisognerebbe ricorrervi solo in casi di estrema necessità....
Continua nel link seguente:
www.meteoweb.eu/2015/11/antibiotici-pericolosi-se-non-utilizzati-correttamente-ecco-le-istruzioni-per-luso/541502/
19/11/15
scoperta una PROTEINA CHE..
E’ stato scoperto che questa proteina, identificata nei laboratori del Gaslini e codificata dal gene FAM126A, chiamata iccina, fa parte di un complesso enzimatico che produce un lipide essenziale per la formazione della guaina mielinica, che è la componente chiave della sostanza bianca cerebrale. Attraverso una collaborazione internazionale di altissimo livello che ha visto partecipare per l’Italia l’Istituto Gaslini, sono state analizzate le cellule di pazienti affetti dalla malattia e si è scoperto che mutazioni FAM126A risultano nella destabilizzazione del complesso enzimatico suddetto e, quindi, in un difetto della sua funzione. Lo scopo principale della mielina è di circondare e proteggere gli assoni dei neuroni in tutto il sistema nervoso.
Nella malattia descritta ma anche in altre patologie come la sclerosi multipla, il decorso della malattia è fortemente dipendente dalla rigenerazione di guaina mielinica dopo gli attacchi del sistema immunitario che la distrugge, che possono eventualmente determinare la degenerazione neuronale.
I ricercatori ipotizzano che il lipide che l’iccina contribuisce a generare possa essere una molecola chiave nella produzione della guaina mielinica sia durante il normale sviluppo del sistema nervoso che durante la rigenerazione della mielina anche in pazienti con sclerosi multipla.
Questi risultati potrebbero aprire nuove prospettive di terapia non solo in forme genetiche di leucodistrofie, ma anche in altre gravi patologie quali la Sclerosi Multipla.
La ricerca è stata pubblicata il 16 novembre sulla prestigiosa rivista Nature Cell Biology.
12/11/15
Il Galattosio favorisce la crescita della mielina
Genova, 3 novembre 2015
Assunzione di Galattosio puro per bocca (9 grammi al giorno) e Coenzima Q (100- 150 mg al giorno), prodotti che è possibile acquistare singolarmente o in combinazione presso farmacie, parafarmacie ed erboristerie. E’ consigliabile ripartire in tre tempi la posologia sopra indicata. Tipicamente 3 gr galattosio per bocca (1 cucchiaio da caffè colmo), più 50 mg Coenzima Q ripetuti alla mattina, a pranzo e a cena. L’assunzione di questi alimenti non comporta alcuna forma di cosiddetti “effetti collaterali” vista la consolidata esperienza sino ad oggi maturata.
www.tuscany-diet.net/carboidrati/galattosio/
< http://progalinitalia.webnode.it/news/%C3%A8-stato-inaugurato-l%27e-commerce%21/
Già negli anni 1930 il galattosio è stato utilizzato con successo presso la Charité nel trattamento di pazienti affetti da diabete mellito di tipo 2 di grado elevato. Sorprendentemente la chenonemia (odore fruttato dell‘alito) scompariva e il bisogno di insulina si riduceva. Il dottor Hans Kosterlitz, assistente medico, purtroppo non potè proseguire le sue ricerche avendo dovuto abbandonare la Germania (in seguito fu il primo a descrivere le endorfine all’Università di Aberdeen, Scozia). Il livello glicemico non aumentava nei suoi pazienti trattati con galattosio , la qual cosa costituisce un importante presupposto per il suo utilizzo nei diabeticie in seguito fu anche confermato da altri gruppi di lavoro.
Il problema dell’intolleranza al lattosio
L’intolleranza al lattosio rappresenta un problema sempre più diffuso nel mondo occidentale Il lattosio è lo zucchero presente nel latte ed è composto da due molecole semplici il glucosio e il galattosio. Per poter essere assorbito a livello intestinale il lattosio deve essere scisso nei due zuccheri semplici che lo compongono; l’enzima che permette questa scissione è la lattasi, presente sulle pareti dell’ intestino.
Mentre glucosio e galattosio di solito non provocano alcuna reazione avversa in chi li assume attraverso gli alimenti, il lattosio è la causa di una delle più diffuse e meglio dimostrate intolleranze alimentari. Ciò che rende intolleranti al lattosio è la mancanza o la scarsa presenza di lattasi.
Galattosemia: il galattosio si accumula nel sangue per deficit enzimatici
11/11/15
dott. Coimbra
Queste dosi possono essere usate solo sotto controllo medico e di laboratorio, prendendo precauzioni per evitare complicazioni quali la nefrocalcinosi.
Il preparato galenico fornisce i componenti necessari per ottimizzare gli effetti della vitamina D e correggere la carenza di B2 (riboflavina). Si può aggiungere o eliminare un elemento, secondo la condizione trattata e qualsiasi deficienza rillevata.
ll dott. Coimbra prescrive la riboflavina (vitamina B2) perché una delle sue numerose funzioni è quella di agevolare il processo di attivazione della vitamina D nelle proteine “pigre” (“polimorfiche”) presenti nell’organismo delle persone predisposte a sviluppare o che hanno già sviluppato malattie autoimmuni.
“L’aggiunta di riboflavina (vitamina B2) nel trattamento a dosi elevate di vitamina D, in base alla nostra esperienza, impedisce la formazione di nuovi calcoli renali e anche l’aumento del volume dei calcoli preesistenti” – Dr. Coimbra.
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INR (International Normalized Ratio)
Ancor prima di iniziare la terapia, in base alle caratteristiche del paziente e alle necessità terapeutiche, il medico stabilisce gli intervalli entro cui l'INR deve rientrare. Ad esempio, in caso di fibrillazione atriale o prevenzione della trombosi venosa, l'INR corretto è compreso tra 2 e 3, mentre nei pazienti portatori di protesi valvolare meccanica l'INR adeguato è un po' più alto, tra 2,5 e 3,5. Una volta stabilito tale intervallo, la dose terapeutica viene calcolata - ed eventualmente corretta - fintanto che gli esami del sangue non mostrano un INR ottimale. Sono soprattutto i primi giorni di trattamento ad essere particolarmente delicati ai fini terapeutici e solo tramite controlli ravvicinati dell'INR è possibile individuare la dose ottimale per la singola persona. In particolare, quando l'INR è troppo elevato è necessario diminuire il dosaggio di coumadin, viceversa quando l'INR è troppo basso le dosi di assunzione andranno aumentate.
#INR #Coumadin
Se l'INR è più basso di quanto richiesto occorre aumentare la dose di coumandin, se l'INR è più alto si deve ridurre
mentre se l'INR è ottimale si mantiene il dosaggio in atto.
Quando l'INR è particolarmente elevato (>5) il medico può consigliare, oltre alla sospensione del farmaco, l'assunzione di vitamina K per via orale o endovenosa (nei casi più gravi) per accelerare il rientro nei valori desiderati.
Decidere se diminuire od aumentare la dose, pertanto, spetta solo ed esclusivamente al medico; il paziente, da parte sua, dovrà attenersi scrupolosamente a quanto prescritto. Questo vale anche nei casi in cui la misurazione dell'INR venga effettuata a domicilio, mediante un apparecchio simile a quello utilizzato dai diabetici (analizza il sangue capillare di un dito).
A scopo informativo ricordiamo che gli esami per il calcolo dell'INR rilevano il cosiddetto "tempo di protrombina". In pratica misurano il periodo di tempo necessario alla formazione di un coagulo dopo il contatto del sangue con apposite sostanze. Tale valore, al fine dell'ottenimento dell'INR, ....
Continua : http://