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22/03/12
I NUMEROSI ASPETTI SONOGRAFICI DELL’INSUFFICIENZA VENOSA CEREBRO-SPINALE
I NUMEROSI ASPETTI SONOGRAFICI DELL’INSUFFICIENZA VENOSA CEREBRO-SPINALE: COME ESEGUIRE UN ESAME DOPPLER IN UN PAZIENTE CON SCLEROSI MULTIPLA
(Traduzione in Italiano dell’articolo: “THE MANY SONOGRAPHIC FACES OF THE CHRONIC CEREBROSPINAL VENOUS INSUFFICIENCY: HOW TO PERFORM DOPPLER EXAMINATION IN A MULTIPLE SCLEROSIS PATIENT” del Dr. M. Simka)
Nel paziente con Sclerosi Multipla quasi sempre si sono trovati degli ostacoli al flusso venoso nelle vene extracraniche drenanti il sistema nervoso centrale. Questi blocchi al deflusso venoso sono descritti come Insufficienza Venosa Cerebro-Spinale Cronica (CCSVI) ed i parametri tipici dell’Insufficienza Venosa Cronica Cerebro-Spinale nell’esame con gli ultrasuoni è altamente patognomonica per la Sclerosi Multipla.Gli ostacoli venosi che compromettono il deflusso del sangue dal cervello e dal midollo spinale possono essere molto differenti tra loro; una intera costellazione di patologie venose può essere trovata quali: occlusioni, stenosi, restringimenti, setti, valvole invertite. Attualmente si pensa che questi ostacoli venosi siano primariamente congeniti benché la presenza di lesioni post-traumatiche o post-trombotiche è anche possibile. Ad ogni modo, quali che siano le reali origini di queste occlusioni o stenosi venose, è necessario guardare in modo corretto a queste patologie venose per mezzo di un EcoColorDoppler per capire i principi emodinamici che governano il deflusso venoso dal cervello e dal midollo spinale; entrambi, sia il cervello che il midollo spinale, sono chiusi in camere ossee (il cranio nel caso del cervello e la colonna vertebrale nel caso del midollo spinale) perciò i vasi che drenano direttamente da questi organi sono in primo luogo, non collassabili, il che significa che essi contengono approssimativamente lo stesso volume di sangue indipendentemente dalla velocità e dalla direzione flusso; in secondo luogo, essi non possono retrarsi o dilatarsi in conseguenza dei cambi di pressione o delle resistenze al deflusso come fanno le vene varicose. In più, le vene cerebrali e i seni cerebrali così come le vene spinali e i plessi venosi del midollo spinale sono privi di valvole e le caratteristiche del flusso in questi vasi dipendono quasi esclusivamente dal livello delle resistenze al deflusso nelle vene extracraniche ed extraspinali. Perciò, nonostante la natura avalvolata di queste vene, a causa della loro localizzazione all’interno di camere ossee rigide, un reflusso simile a quello che accompagna le vene varicose non può verificarsi. Naturalmente, reflussi nelle vene che drenano il sistema venoso centrale possono essere riscontrati, ma essi sono piuttosto manifestazioni di shunt vicarianti (flussi che bypassano un ostacolo) ed essi differiscono in maniera significativa da quelli che sono trovati nelle vene varicose.
Allo stato attuale i più fini dettagli dell’emodinamica venosa nel territorio cerebrale e del midollo spinale non sono completamente chiariti. Tuttavia i principi base del fisiologico ritorno venoso dal cervello sono i seguenti:
a) in posizione supina il ritorno venoso dal cervello è mantenuto principalmente attraverso le vene Giugulari Interne (fig. 1);
Fig. 1
b) al contrario, in una posizione eretta il deflusso del sangue principalmente avviene attraverso il plesso venoso epidurale e le vene Vertebrali (fig. 2).
Fig. 2
Ma perché il deflusso del sangue passa attraverso vie diverse a seconda della posizione del corpo?
La sezione trasversa di entrambe le vene Giugulari Interne è comparabile a quella del plesso venoso epidurale e delle vene Vertebrali e perciò queste due vie possono essere viste come l’una alternativa all’altra.
In più, dovrebbe essere sottolineato che le vene Giugulari Interne sono collassabili mentre il plesso venoso epidurale e, con minor possibilità di estensione, le vene Vertebrali, grazie alla loro localizzazione anatomica, sono piuttosto non collassabili.
Nella posizione supina, quando entrambe le vie sono in teoria perfettamente pervie, il deflusso del sangue passa prevalentemente attraverso le vene Giugulari, giacché questi vasi sono più ampi se comparati con quelli Vertebrali, i quali consistono piuttosto in un gruppo di piccole vene e di plessi venosi e perciò presentano resistenze vascolari maggiori (questo dipende non soltanto dalla sezione trasversa totale ma anche dalla sezione trasversa di ogni singolo vaso) rispetto alla via Giugulare che ne risulta a minor resistenze. Conseguentemente, nella posizione supina il deflusso del sangue passa prevalentemente attraverso le vene Giugulari.
Al contrario, nella posizione eretta grazie agli effetti della gravità le vene Giugulari Interne collassano. Grazie ai loro diminuiti diametri essi generano resistenze più elevate se comparate con la via Vertebrale. Perciò nella posizione eretta il deflusso del sangue dal cervello passa prevalentemente attraverso il plesso venoso epidurale e le vene Vertebrali. Se si comprendono i principi delle caratteristiche sopradescritte del ritorno venoso fisiologico, è più facile capire perché differenti localizzazioni degli ostacoli venosi risultino in aspetti molto diversi dal punto di vista sonografico. In più è possibile dedurre dagli aspetti sonografici dove una lesione potrebbe essere riscontrata anche se questa non è direttamente accessibile. Di qui noi cercheremo di discutere i parametri anormali del flusso venoso dalla prospettiva della emodinamica del ritorno venoso del cervello e della parte superiore del midollo spinale.
1) Stenosi o occlusioni della vena Giugulare Interna
Le vene Giugulari Interne, così come le vene Vertebrali, dovrebbero essere studiate usando una sonda lineare ad alta frequenza così come si fa nell’esame delle Carotidi. La sonda dovrebbe essere applicata con minima pressione sulla pelle per evitare la compressione della vena stessa.
Gli ostacoli venosi possono essere direttamente visualizzati, ma la presenza di una tale lesione può anche essere diagnosticata indirettamente. Si deve ricordare che le vene Giugulari Interne possono essere occluse da molte differenti strutture patologiche; queste possono essere restringimenti della vena (normalmente la porzione ristretta della vena evidenzia un ispessimento della sua parete); un setto membranoso o setto in forma di rete (queste strutture sono normalmente trovate nella più bassa porzione della vena), o valvole invertite (sono usualmente localizzate alla giunzione con la vena Brachio-Cefalica).
Giacché un ostacolo nella vena Giugulare Interna è una fonte di resistenze vascolari addizionali, le caratteristiche del flusso cambiano in caso di ostruzione. La ricerca di occlusioni delle vene Giugulari Interne dovrebbe primitivamente essere fatta in posizione supina poiché in questa situazione emodinamica le vene Giugulari sono fisiologicamente dilatate ed è più facile trovare una lesione. Ad ogni modo le vene dovrebbero essere anche studiate in posizione eretta o seduta per guardare più da vicino le modificazioni emodinamiche.
a) Segmento basso della vena Giugulare Interna
In caso di costringimento unilaterale localizzato nella porzione più bassa della vena Giugulare Interna, il flusso nella vena può essere ridotto se comparato con quella controlaterale (Fig. 3).
Fig. 3
La vena a monte rispetto al restringimento può essere dilatata o addirittura sviluppare un aneurisma venoso (Fig. 4)
Fig. 4
Se una struttura simile a un setto o una valvola patologica è riconosciuta dovrebbe essere controllata col Doppler sia che si tratti di una struttura reale sia che si tratti di un artefatto; nel caso che sia una vera ostruzione, lo spettro Doppler che si ottiene dalla vena a monte e a valle del setto differisce in maniera significativa, mentre in caso di un artefatto l’analisi Doppler a monte e a valle saranno sostanzialmente uguali (Fig. 5).
Fig. 5
La bilaterale occlusione e/o stenosi nelle porzioni più basse delle vene Giugulari Interne normalmente risulta in un abnormemente alto deflusso venoso attraverso la via delle vene Vertebrali nella posizione supina (Fig. 6).
Fig. 6
b) Segmento intermedio della vena Giugulare Interna
Usualmente non c’è problema nella visualizzazione di una stenosi nella porzione media della vena Giugulare Interna; tutti i flussi nelle vene stenosate possono essere diminuite ma nell’area di costringimento il flusso può essere accelerato (in maniera simile con quanto succede in una stenosi dell’arteria Carotide). Il flusso attraverso le vene Vertebrali nella posizione supina può essere in questi casi aumentato (Fig. 7).
Fig. 7
c) Segmento alto della vena Giugulare Interna
Le lesioni che sono localizzate alla base del cranio possono essere visualizzate difficilmente con gli ultrasuoni, ad ogni modo nel caso di stenosi bilaterali il flusso attraverso le vene Vertebrali nella posizione supina sarà abnormemente alto (Fig. 8).
Fig. 8
Un flusso asimmetrico può anche essere rilevato nel caso di una stenosi significativa di una singola Giugulare Interna (Fig. 9).
Fig. 9
2) Reflusso nella vena Giugulare Interna o nelle vene Vertebrali
Nei pazienti con sclerosi multipla il reflusso patologico o la direzione del flusso invertita in realtà rappresentano degli shunt vicarianti: rappresentano una direzione del flusso invertita che bypassa un ostacolo. Usualmente i reflussi sono rilevati ad una certa distanza dagli ostacoli.
a) Stenosi nella vene Giugulare Interna:
Troveremo un aumento del flusso nelle vene Vertebrali (Fig. 10).
Fig. 10
b) Stenosi nella vena Azygos
Possiamo trovare un’inversione del flusso delle vene Vertebrali (Fig. 11).
Fig. 11
3) Flusso non rilevabile nelle vene Giugulari Interne o nelle vene Vertebrali.
In alcuni casi il gradiente di pressione secondaria ad un ostacolo venoso non è sufficiente a produrre un flusso invertito ossia un reflusso, ma a causa delle pressioni che si bilanciano all’interno dei segmenti venosi colpiti, il flusso per così dire si arresta. Nella vene Giugulari Interne una tale situazione può accadere in caso di occlusione della vena o di un segmento di questa vena (Fig. 12). Nelle vene Vertebrali un flusso non visibile può essere un segno della occlusione della vena Azygos (Fig. 13).
Fig. 12
Fig. 13
4) Assenza di cambiamenti in rapporto alla posizione dei diametri delle vene Giugulari Interne
In condizioni fisiologiche le vene Giugulari Interne sono dilatate in posizione supina mentre in posizione eretta tendono a collassare per gli effetti della gravità (Fig. 14):
Fig. 14
Ma in caso di ostacolo al deflusso venoso, in alcuni pazienti, queste vene non collassano nella posizione eretta, talvolta esse addirittura si dilatano in rapporto al diametro che si misura nella posizione supina. Questo può risultare da una parete venosa rigida nella zona della stenosi (Fig. 15) o può essere dovuto alla presenza di valvole invertite o ad un altro ostacolo nella parte più bassa della vena (Fig. 16). Inoltre le vene Giugulari Interne non collassano nel caso di una
Totale ostruzione delle vie Vertebrali (Fig. 11).
Fig. 15
Fig. 16
5) Riflusso nelle vene Cerebrali Profonde
In caso di ostruzione della vena Giugulare o della vena Azygos il flusso venoso deve bypassare l’ostacolo. In molti pazienti questa via secondaria si produce attraverso le vene Cerebrali (Fig. 10 e 11). In questa situazione emodinamica il deflusso dalle strutture profonde del cervello è profondamente compromesso. Questa parte del cervello è drenata attraverso la grande vena di Galeno e le sue tributarie, vena di Rosenthal e le vene cerebrali profonde (Fig. 17).
Fig. 17
Nella condizione emodinamica in cui le vene principali Cerebrali non riescono più nel loro proposito di drenare il sangue dal cervello ma piuttosto di bypassarlo il flusso nella grande vena di Galeno può essere con direzione invertita o addirittura si può sviluppare un flusso verso le vene Corticali (Fig. 17). Le vene Cerebrali Superficiali data la loro molto bassa velocità di flusso non possono essere insonorizzate coi metodi ultrasonici convenzionali. Le vene Cerebrali Profonde, la grande vena di Galeno, la vena di Rosental e le vene Cerebrali Interne ad ogni modo possono essere insonorizzate con il color Doppler attraverso la finestra acustica trans-temporale. Per l’identificazione delle vene intracraniche dovrebbe essere utilizzata una sonda convex a 2.5 Mhz. Un programma sensibile alle basse velocità con un basso filtro di parete deve essere utilizzato e con un PRF altrettanto basso. Il guadagno del colore dovrebbe essere invece aumentato sino al limite della comparsa degli artefatti.
Il flusso venoso normale evidenziato dal Doppler nelle vene Cerebrali Profonde diversamente dalle vene periferiche mostra una bassa pulsatilità con una costante monodirezionalità del flusso (Fig. 18) la qual cosa potrebbe essere simile al segnale che può derivare da una piccola arteria ma con un’ampiezza della pulsatilità molto più bassa. Questa monodirezionalità del flusso può essere aumentata e diminuita attraverso la respirazione ma la sua attivazione avviene soltanto durante una fase della respirazione (Fig. 19); un flusso bidirezionale oppure alte velocità di flusso monidirezionali verso la sostanza bianca sottocorticale dovrebbe essere identificata come patologica.
Fig. 18
Fig. 19
18/03/12
RADIOLOGIA INTERVENTISTICA
Il trattamento endovascolare consiste nel trattamento delle stenosi dell’arteria carotide mediante angioplastica (PTA), ossia dilatazione del lume stenotico utilizzando un particolare “catetere a palloncino” (Fig.1), associata al posizionamento di uno stent (stenting), ossia una piccola protesi vascolare a maglie metalliche (Fig. 2). E’ la tecnica moderna di trattamento della stenosi carotidea alternativa all’intervento chirurgico.
La procedura viene eseguita con paziente sveglio, senza assistenza anestesiologica. In anestesia locale, viene punta l’arteria femorale all’inguine. (Fig. 3). Si introduce quindi un piccolo catetere del diametro di pochi millimetri che raggiunge l’arteria carotide comune. Iniettando una piccola quantità di mezzo di contrasto viene visualizzato il lume e la eventuale stenosi dell’arteria carotide interna (Fig. 4).
Fig. 3: puntura dell’arteria femorale comune, previa anestesia locale.
Fig. 4 a: catetere introdotto dall’arteria femorale e posizionato in art. carotide comune; b: iniezione del mezzo di contrasto e visualizzazione della stenosi a carico dell’art. carotide interna.
Viene posizionato e rilasciato nella sede della stenosi uno stent metallico. (Fig. 5)
Fig.5: lo stent viene rilasciato nel lume del vaso con estremità a monte e a valle della stenosi.
A questo punto viene effettuata la dilatazione all’interno dello stent con un palloncino (angioplastica), con lo scopo di far espandere completamente lo stent e di farlo ben aderire alle pareti dell’arteria (Fig. 6).
Fig. 6: angioplastica con palloncino all’interno dello stent con buon risultato morfologico e flussimetrico; risoluzione della stenosi
Durante queste delicate manovre vi è il rischio che piccoli frammenti si stacchino dalla placca e vadano a occludere i vasi cerebrali periferici determinando danni ischemici. Per evitare questo rischio, si usano delle particolari precauzioni che mirano a proteggere l’encefalo. Uno dei sistemi di protezione più usato è il filtro : si tratta di un cappuccio a maglie strettissime che viene posizionato nel lume dell’arteria a valle della stenosi in grado di far passare il sangue e di trattenere eventuali emboli staccatisi dalla placca (Fig. 7).
Fig. 7: filtro carotideo posizionato a valle della stenosi.
DEGENZA
Questo tipo di trattamento richiede, in genere, il ricovero in ospedale. Il paziente può essere dimesso dopo 48 ore.
INDICAZIONI
Qualsiasi stenosi carotidea, teoricamente, può essere trattata con PTA e/o stenting. Tuttavia le indicazioni più codificate sono: 1) pazienti con stenosi difficilmente trattabili con la chirurgia; 2) occlusione e/o stenosi dell’art. carotide interna controlaterale; 3) stenosi post-radioterapia o fibrodisplasiche; 4) pazienti con stenosi recidivate dopo chirurgia; 5) stenosi alte; 6) pazienti con insufficienza renale, cardiaca o respiratoria.
CONTROINDICAZIONI
Controindicazione assoluta al trattamento della stenosi carotidea è l’occlusione totale del lume carotideo.
Controindicazioni relative sono 1) stroke major; 2) placche calcifiche e circolari; 3) trombi freschi; 4) eccessiva tortuosità vasale; 5) instabilità clinica.
COMPLICANZE
Le complicanze legate alla procedura endovascolare possono essere: 1) gravi e permanenti (stroke); 2) transitorie (TIA). Secondo recenti studi la percentuale di queste complicanze è del 2-4%; la mortalità invece è del 3%. L’incidenza di complicanze è analoga a quella della chirurgia.
- Reazioni allergiche al mezzo di contrasto o all'anestetico locale sono molto rare e comunque nei soggetti che hanno una storia di allergie si esegue una terapia desensibilizzante per qualche giorno prima del trattamento.
- Piccoli ematomi nel punto di inserzione del catetere si riassorbono prontamente con applicazione di pomate a base di eparina.
RISULTATI A BREVE E MEDIO TERMINE
Il successo tecnico della procedura è del 95%. La pervietà dello stent dopo 5 anni dalla procedura è del 90%. La restenosi dello stent è un’evenienza abbastanza rara, ma possibile (14% dei casi dopo un anno), così come pure l’occlusione (4% dei pazienti dopo un anno). La PTA/Stenting resta comunque una metodica sicura ed efficace se eseguita da mani esperte e in centri qualificati.
Il paziente è in genere in grado di essere dimesso dopo 24-48 ore. E’ indispensabile la terapia antiaggregante (aspirina) ed un corretto follow-up radiologico che consiste in un eco-doppler dei vasi del collo di controllo a 3 e 6 mesi dall’intervento e poi una volta all’anno, in quanto in alcuni casi a distanza di qualche tempo l'arteria può restringersi nuovamente (restenosi).
QUESITI FREQUENTI
Q: A chi deve rivolgersi il paziente?
R: Prima al clinico, che deve valutare i sintomi neurologici; poi deve effettuare almeno una delle indagini strumentali (Eco-color-Doppler, Angio-TC, Angio-RM) in centri affidabili, in grado di individuare la stenosi carotidea. E’ bene che il trattamento di Angioplastica/Stenting venga effettuato da un radiologo interventista, esperto, in centri altamente qualificati.
Q: Quanto devo aspettare per tornare alle normali attività quotidiane?
R: Dopo la procedura di Angioplastica/Stenting i pazienti generalmente vengono dimessi dopo 3 giorni e possono ricominciare una leggera attività la settimana dopo.
Q: Quali sono le complicanze dell’Angioplastica?
R: Le complicanze sono rare. Esse sono dovute alla trombosi sub-acuta, per cui si possono avere TIA omolaterali allo stent, ipoastenie transitorie, amaurosi, bradicardia, tutti sintomi che si hanno anche nell’attacco ischemico transitorio o ictus (vedi prima).
Q: I risultati sono simili al trattamento chirurgico?
R: Si. Studi scientifici hanno dimostrato che i risultati tra le due metodiche sono sovrapponibili. Le principali differenze sono che la procedura di Angioplastica/Stenting è meglio tollerata dal paziente e richiede un periodo di ricovero più breve.
Q: E' la radiologia interventistica meno invasiva della chirurgia?
R: Si. Con l’Angioplastica/Stenting non è necessaria l'incisione chirurgica così che il tempo di ricovero è inferiore. I pazienti tornano all'attività lavorativa e quotidiana più velocemente. Inoltre, non vi è necessità di anestesia generale.
Q: E' possibile la recidiva?
R: Si, è possibile. Nel 4-14% dei pazienti possono verificarsi recidive della stenosi dopo il trattamento sia chirurgico che radiologico. La percentuale di restenosi però risulta essere inferiore con la procedura chirurgica rispetto alla radiologia interventistica (4% contro 14%).
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Le informazioni qui riportate hanno solo un fine illustrativo: non costituiscono e non provengono né da prescrizione né da consiglio medico.
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La procedura viene eseguita con paziente sveglio, senza assistenza anestesiologica. In anestesia locale, viene punta l’arteria femorale all’inguine. (Fig. 3). Si introduce quindi un piccolo catetere del diametro di pochi millimetri che raggiunge l’arteria carotide comune. Iniettando una piccola quantità di mezzo di contrasto viene visualizzato il lume e la eventuale stenosi dell’arteria carotide interna (Fig. 4).
Fig. 3: puntura dell’arteria femorale comune, previa anestesia locale.
Fig. 4 a: catetere introdotto dall’arteria femorale e posizionato in art. carotide comune; b: iniezione del mezzo di contrasto e visualizzazione della stenosi a carico dell’art. carotide interna.
Viene posizionato e rilasciato nella sede della stenosi uno stent metallico. (Fig. 5)
Fig.5: lo stent viene rilasciato nel lume del vaso con estremità a monte e a valle della stenosi.
A questo punto viene effettuata la dilatazione all’interno dello stent con un palloncino (angioplastica), con lo scopo di far espandere completamente lo stent e di farlo ben aderire alle pareti dell’arteria (Fig. 6).
Fig. 6: angioplastica con palloncino all’interno dello stent con buon risultato morfologico e flussimetrico; risoluzione della stenosi
Durante queste delicate manovre vi è il rischio che piccoli frammenti si stacchino dalla placca e vadano a occludere i vasi cerebrali periferici determinando danni ischemici. Per evitare questo rischio, si usano delle particolari precauzioni che mirano a proteggere l’encefalo. Uno dei sistemi di protezione più usato è il filtro : si tratta di un cappuccio a maglie strettissime che viene posizionato nel lume dell’arteria a valle della stenosi in grado di far passare il sangue e di trattenere eventuali emboli staccatisi dalla placca (Fig. 7).
Fig. 7: filtro carotideo posizionato a valle della stenosi.
DEGENZA
Questo tipo di trattamento richiede, in genere, il ricovero in ospedale. Il paziente può essere dimesso dopo 48 ore.
INDICAZIONI
Qualsiasi stenosi carotidea, teoricamente, può essere trattata con PTA e/o stenting. Tuttavia le indicazioni più codificate sono: 1) pazienti con stenosi difficilmente trattabili con la chirurgia; 2) occlusione e/o stenosi dell’art. carotide interna controlaterale; 3) stenosi post-radioterapia o fibrodisplasiche; 4) pazienti con stenosi recidivate dopo chirurgia; 5) stenosi alte; 6) pazienti con insufficienza renale, cardiaca o respiratoria.
CONTROINDICAZIONI
Controindicazione assoluta al trattamento della stenosi carotidea è l’occlusione totale del lume carotideo.
Controindicazioni relative sono 1) stroke major; 2) placche calcifiche e circolari; 3) trombi freschi; 4) eccessiva tortuosità vasale; 5) instabilità clinica.
COMPLICANZE
Le complicanze legate alla procedura endovascolare possono essere: 1) gravi e permanenti (stroke); 2) transitorie (TIA). Secondo recenti studi la percentuale di queste complicanze è del 2-4%; la mortalità invece è del 3%. L’incidenza di complicanze è analoga a quella della chirurgia.
- Reazioni allergiche al mezzo di contrasto o all'anestetico locale sono molto rare e comunque nei soggetti che hanno una storia di allergie si esegue una terapia desensibilizzante per qualche giorno prima del trattamento.
- Piccoli ematomi nel punto di inserzione del catetere si riassorbono prontamente con applicazione di pomate a base di eparina.
RISULTATI A BREVE E MEDIO TERMINE
Il successo tecnico della procedura è del 95%. La pervietà dello stent dopo 5 anni dalla procedura è del 90%. La restenosi dello stent è un’evenienza abbastanza rara, ma possibile (14% dei casi dopo un anno), così come pure l’occlusione (4% dei pazienti dopo un anno). La PTA/Stenting resta comunque una metodica sicura ed efficace se eseguita da mani esperte e in centri qualificati.
Il paziente è in genere in grado di essere dimesso dopo 24-48 ore. E’ indispensabile la terapia antiaggregante (aspirina) ed un corretto follow-up radiologico che consiste in un eco-doppler dei vasi del collo di controllo a 3 e 6 mesi dall’intervento e poi una volta all’anno, in quanto in alcuni casi a distanza di qualche tempo l'arteria può restringersi nuovamente (restenosi).
QUESITI FREQUENTI
Q: A chi deve rivolgersi il paziente?
R: Prima al clinico, che deve valutare i sintomi neurologici; poi deve effettuare almeno una delle indagini strumentali (Eco-color-Doppler, Angio-TC, Angio-RM) in centri affidabili, in grado di individuare la stenosi carotidea. E’ bene che il trattamento di Angioplastica/Stenting venga effettuato da un radiologo interventista, esperto, in centri altamente qualificati.
Q: Quanto devo aspettare per tornare alle normali attività quotidiane?
R: Dopo la procedura di Angioplastica/Stenting i pazienti generalmente vengono dimessi dopo 3 giorni e possono ricominciare una leggera attività la settimana dopo.
Q: Quali sono le complicanze dell’Angioplastica?
R: Le complicanze sono rare. Esse sono dovute alla trombosi sub-acuta, per cui si possono avere TIA omolaterali allo stent, ipoastenie transitorie, amaurosi, bradicardia, tutti sintomi che si hanno anche nell’attacco ischemico transitorio o ictus (vedi prima).
Q: I risultati sono simili al trattamento chirurgico?
R: Si. Studi scientifici hanno dimostrato che i risultati tra le due metodiche sono sovrapponibili. Le principali differenze sono che la procedura di Angioplastica/Stenting è meglio tollerata dal paziente e richiede un periodo di ricovero più breve.
Q: E' la radiologia interventistica meno invasiva della chirurgia?
R: Si. Con l’Angioplastica/Stenting non è necessaria l'incisione chirurgica così che il tempo di ricovero è inferiore. I pazienti tornano all'attività lavorativa e quotidiana più velocemente. Inoltre, non vi è necessità di anestesia generale.
Q: E' possibile la recidiva?
R: Si, è possibile. Nel 4-14% dei pazienti possono verificarsi recidive della stenosi dopo il trattamento sia chirurgico che radiologico. La percentuale di restenosi però risulta essere inferiore con la procedura chirurgica rispetto alla radiologia interventistica (4% contro 14%).
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Le informazioni qui riportate hanno solo un fine illustrativo: non costituiscono e non provengono né da prescrizione né da consiglio medico.
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Stenosi della carotide
Le arterie carotidi interne, insieme alle arterie vertebrali, sono i vasi principali che garantiscono l’apporto di sangue al cervello. Per stenosi della carotide s’intende il restringimento del lume dell’arteria carotide, con conseguente riduzione del calibro del vaso e minor apporto di sangue. Il cervello, che è il più delicato degli organi parenchimatosi, necessita di un continuo e costante apporto di sangue: riduzioni di flusso, dovute a stenosi o altre cause, possono determinare patologie cerebrali importanti.
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La causa più frequente della stenosi carotidea è rappresentata dall’aterosclerosi, più spesso correlata a: ipertensione arteriosa, fumo di sigaretta, età avanzata, sesso maschile, elevati tassi ematici di colesterolo, dislipidemie, obesità, alcool, uso di contraccettivi orali. L’aterosclerosi è una malattia sistemica, che può interessare le pareti di tutte le arterie dell’organismo; consiste essenzialmente nella deposizione progressiva di lipidi nello spessore delle pareti delle arterie: si determina così la formazione di una placca che protrude nel lume del vaso e ne determina il restringimento, fino addirittura alla occlusione. Per quel che concerne l’arteria carotide, la sede dove più frequentemente si può formare la placca ateromasica è la biforcazione carotidea, laddove l’arteria carotide comune si divide in arteria carotide interna (che porta sangue al cervello) ed arteria carotide esterna (che irrora essenzialmente il massiccio facciale).
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I dati epidemiologici indicano che la malattia cerebrovascolare rappresenta, nella società industrializzata, la terza causa di morte dopo i tumori e le cardiopatie. Insorge solitamente tra i 65 e gli 85 anni, eccezionalmente nell’età giovanile. Presenta un’incidenza di 0,005 a 40 anni e 1% a 70 anni. Nel 35% dei pazienti colpiti da ictus, globalmente considerati, residua una grave invalidità e una marcata limitazione nelle attività della vita quotidiana. In Italia avvengono circa 250 ictus al giorno ed in media il 20% non sopravvive alla fase acuta. Nei Paesi industrializzati, fra cui l’Italia, l’ictus è la terza causa di morte dopo le malattie cardiache e i tumori, essendo responsabile del 10-12% di tutti i decessi per anno (circa 400.000 morti per i Paesi della CEE). Inoltre l’ictus rappresenta la principale causa di invalidità nelle Comunità occidentali: dopo un ictus, nel 15% dei pazienti residua grave invalidità, mentre nel 40% residuano invalidità di grado lieve.
CONSEGUENZE CLINICHE E SINTOMI
Stenosi severe e, persino l’occlusione dell’arteria carotide, possono essere del tutto asintomatiche, per il buon compenso emodinamico, a livello cerebrale, sostenuto dall’arteria carotide controlaterale e dall’arteria vertebrale (anch’essa deputata alla perfusione cerebrale). Qualora questo compenso non sia sufficiente, si determina un minor afflusso di sangue al cervello (ischemia), con conseguente sofferenza cerebrale che si può tradurre essenzialmente in due quadri clinici principali:
§ TIA
§ Stroke o Ictus ischemico
Un TIA (Attacco Ischemico Transitorio) è dovuto ad una ischemia cerebrale transitoria di breve durata. Poiché l'evento acuto in genere si manifesta solo nella parte destra o nella parte sinistra del cervello, anche i sintomi sono spesso lateralizzati: perdita della sensibilità in un lato del corpo o del viso, paralisi di un lato del corpo o del viso (paralisi del braccio o della gamba, paralisi facciale), perdita della vista, visione sdoppiata (diplopia), visione annebbiata (amaurosi) difficoltà del linguaggio (afasia) o della articolazione delle parole (disartria), vertigini, vomito e perdita della coscienza. Tipicamente un TIA dura dai 5 ai 60 minuti, ma non più di 24 ore. I TIA possono preludere all’insorgenza di ictus: il rischio assoluto di ictus nei soggetti con TIA varia da 7% a 12% il primo anno e da 4% a 7% per anno nei primi 5 anni dopo l'evento iniziale.
L’Ictus ischemico o Stroke è dovuto all’insorgenza di una lesione grave persistente di parte dell'encefalo provocata dall'interruzione dell'irrorazione sanguigna. La sensibilità, il movimento o la funzione controllati dalla zona lesa sono persi. In circa un terzo dei casi l'ictus risulta mortale. Un ictus che colpisca l'emisfero cerebrale dominante, in genere il sinistro, può provocare alterazioni del linguaggio e della parola. Il movimento di un lato del corpo è controllato dall'emisfero cerebrale situato sul lato opposto. Quindi, una lesione delle zone che controllano il movimento poste nell'emisfero cerebrale destro provoca debolezza o paralisi della parte sinistra del corpo e viceversa. Questa debolezza o paralisi monolaterale, chiamata emiplegia, è una delle conseguenze più comuni di un grave ictus.
DIAGNOSI
Sia che il paziente giunga all’osservazione medica per insorgenza di sintomatologia neurologica, sia che, asintomatico, venga reclutato nello screening di pazienti a rischio di patologie cardio-vascolari, sono oggi disponibili numerose metodiche di indagine in ambito vascolare. L’esame che solitamente viene eseguito per primo è l’Eco-Color-Doppler, in quanto non è invasivo, è ripetibile, non utilizza radiazioni ionizzanti ed è un esame a basso costo. Indagini più approfondite sono possibili grazie all’Angio-RM (Angiografia con Risonanza Magnetica) che utilizza un mezzo di contrasto paramagnetico, iniettato in vena. Anche L’Angio-TC (Angiografia con Tomografia Computerizzata) con mezzo di contrasto può essere di notevole utilità a patto che venga eseguita con apparecchi di ultimissima generazione. Ma l’indagine più accurata è tuttora l’Angiografia: il mezzo di contrasto iodato iniettato direttamente nell’arteria carotide per mezzo di un catetere introdotto dall’arteria femorale, permette lo studio del lume dell’arteria carotide e la dimostrazione della presenza di placche aterosclerotiche, di stenosi o di occlusione del vaso. In particolare, l’entità della stenosi e la sua rilevanza funzionale possono essere valutate con estrema precisione.
TERAPIA
La stenosi carotidea va trattata quando il lume originario si è ridotto del 70% anche se il paziente non accusa sintomi. Quando la stenosi è inferiore al 70%, ma superiore al 60% va trattata solo se il paziente presenta determinati sintomi. Esistono attualmente due opzioni di trattamento per i pazienti con stenosi carotidea. La prima opzione è l’angioplastica con palloncino associata al posizionamento di uno stent, attraverso un catetere portato direttamente in arteria carotide interna. Questa procedura viene eseguita da un Radiologo Interventista. La seconda opportunità è l’intervento chirurgico che viene eseguito dal Chirurgo Vascolare o dal Neurochirurgo.
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Le informazioni qui riportate hanno solo un fine illustrativo: non costituiscono e non provengono né da prescrizione né da consiglio medico.
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Le informazioni qui riportate hanno solo un fine illustrativo: non costituiscono e non provengono né da prescrizione né da consiglio medico.
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Studio Medico Gargano -PRIVATO- Centro cura patologie venose e Sclerosi Multipla (CCSVI)
Studio Medico Gargano
80141 Napoli - Via Marchese Giuseppe Palmieri, 71
Tel.: +39 081-7809641
Fax.: +39 081-7800864
e-mail: info@studiomedicogargano.com
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Centro cura patologie venose e Sclerosi Multipla (CCSVI)
Lo studio è un centro altamente specializzato per la diagnosi e cura della CCSVI e delle patologie venose.
Il nostro centro medico, è specializzato nello Studio dell'associazione tra l'Insufficienza Venosa Cerebro-Spinale Cronica (CCSVI) e le patologie neurodegenerative (quali per esempio la Sclerosi Mutipla). Ad oggi, il nostro studio vanta il trattamento con successo di centinaia di casi.La storia
Sin dall'inizio abbiamo creduto nella teoria medica del Prof. Zamboni e la nostra esperienza ci ha portati alla conclusione che l'intuizione dello scienziato italiano è corretta. Il nostro staff ha seguito i corsi tenuti a Ferrara dal Prof. Zamboni ed, in particolare, il dott. Gargano ha superato con lode il Master di II livello in Emodinamica e Chirurgia Venosa Avanzata dell'Università di Ferrara (Prof. Zamboni).il Protocollo
Il nostro protocollo prevede l'interazione tra vari specialisti (neurologo, neuropsicologa comportamentale, fisioterapista, radiologo vascolare, internista, nutrizionista): la multidisciplinarietà ci ha permesso di diventare un punto di riferimento nella diagnosi e cura della CCSVI.La parte diagnostica è effettuata presso lo studio sito al centro di Napoli, pochi passi dalla stazione centrale. Un servizio navetta provvede al collegamento tra gli alberghi convenzionati e la clinica ove si effettua l'intervento.
E' previsto un counselling psicologico per il paziente ed i familiari al fine di ridurre al minimo lo stress legato all'intervento.
Non abbiamo lasciato nulla al caso: tutti i pazienti hanno un servizio personalizzato secondo le loro esigenze.
Per i pazienti stranieri, qualora richiesto, è previsto un interprete.
sito www.studiomedicogargano.com
E' previsto un counselling psicologico per il paziente ed i familiari al fine di ridurre al minimo lo stress legato all'intervento.
Non abbiamo lasciato nulla al caso: tutti i pazienti hanno un servizio personalizzato secondo le loro esigenze.
Per i pazienti stranieri, qualora richiesto, è previsto un interprete.
15/03/12
Circa 685 pazienti per la sperimentazione del progetto Brave Dreams sulla sclerosi multipla
Circa 685 pazienti per la sperimentazione del progetto Brave Dreams sulla sclerosi multipla
pubblicata da StefaniAjò Melis il giorno giovedì 15 marzo 2012 alle ore 21.19 ·
Circa 685 pazienti per la sperimentazione del progetto Brave Dreams sulla sclerosi multipla
I “sogni coraggiosi” di Paolo Zamboni sembrano destinati a realizzarsi: oggi è stato presentato ufficialmente l’avvio del progetto Brave Dreams, uno studio organizzato presso venti centri di ricerca diversi per verificare l’efficacia e la sicurezza della terapia sostenuta dal medico per trattare la sclerosi multipla.
La Regione Emilia Romagna finanzierà completamente la sperimentazione, e l’azienda ospedaliero-universitaria di Ferrara coordinerà il tutto. “Potranno offrire la propria disponibilità allo studio solo i malati tra i 18 e i 65 anni di età – sottolinea Zamboni -, affetti dalle forme più comuni di sclerosi multipla: recidivante remittente o secondariamente progressiva, seguiti già da almeno due anni da uno dei venti centri coinvolti nel progetto”. Quest’ultimo parametro è stato stabilito perché, per capire se la persona può essere adatta o meno alla sperimentazione, “il neurologo deve disporre dei dati e dalla fiducia che solo la frequentazione di lunga data col paziente può garantire”. Saranno quindi i professionisti coinvolti nella ricerca a contattare i pazienti.
Da una prima fase di selezione dei soggetti – circa 685 – si passerà poi alla programmazione degli interventi per liberare le vene extracraniche – angioplastica venosa, punto focale su cui si basa l’intero metodo -, i quali potranno essere veri o simulati. “Lo studio che effettueremo si chiama doppio cieco – illustra Zamboni – perché un gruppo di pazienti verrà sottoposto alla terapia e un gruppo no. Esclusivamente il chirurgo saprà chi è stato operato e chi invece è stato sottoposto al solo controllo della flebografia. Sia i pazienti che i loro medici saranno tenuti all’oscuro”. Solo dopo un anno di monitoraggio verranno utilizzati i dati raccolti per capire se la strada tracciata debba essere proseguita o abbandonata.
“È importante ora lasciare che gli scienziati facciano silenziosamente il loro mestiere - commenta Gabriele Rinaldi, direttore del Sant’Anna -: il clamore mediatico suscitato da queste ricerche ha già promosso troppe polemiche. Brave Dreams è diventato un marchio che nessuno potrà utilizzare, nemmeno per le raccolte fondi. L’attivismo delle associazioni dei pazienti in questo senso non deve creare confusione o diffondere facili entusiasmi: la sperimentazione serve appunto perché ancora non ci sono abbastanza conferme della validità del metodo”.
La Regione Emilia Romagna è il primo istituto che in Italia appoggia quella che definisce “una vera e propria impresa scientifica”. Continuerà a vigilare sullo svolgimento del percorso prefissato la commissione multidisciplinare che già si è occupata di definire il suo disegno tecnico. A maggio dovrebbero iniziare le selezioni dei partecipanti, gli operatori di diversi centri infatti hanno già completato la formazione necessaria ad avviare il progetto. Non si sa ancora quali città saranno le prime a iniziare il lavoro, inoltre – ricorda e conclude Zamboni – “affinché i ricercatori possano impegnarsi in un clima il più possibile tranquillo, e per scongiurare migrazioni di pazienti che sarebbero comunque non considerate dato il vincolo dei due anni, non saranno resi pubblici i nomi dei centri aderenti”.http://www.estense.com/?p=205011&fb_source=message
Sclerosi multipla, parte a maggio la sperimentazione del metodo Zamboni
La Regione ha stanziato un finanziamento di oltre 2 milioni di euro.
Ferrara, 15 marzo 2012 - Prenderà il via a maggio la sperimentazione finanziata dalla Regione e incentrata sul rapporto tra l'insufficienza venosa cerebro-spinale cronica (Ccsvi) e la sclerosi multipla. E' stato lo stesso professore Paolo Zamboni a darne l'annuncio, notizia attesa da migliaia di pazienti. La Ccsvi, secondo Zamboni, che ha identificato la patologia, sarebbe una concausa della sclerosi multipla. La sperimentazione, per la quale verranno stanziati 2 milioni e 742mila euro, si chiama 'Brave dreams' e coinvolgerà 685 pazienti, in una ventina di centri. Due terzi dei pazienti saranno sottoposti sia al trattamento diagnostico (flebografia) sia all’angioplastica (l’allargamento delle vene che hanno subito le stenosi che caratterizzano la Ccsvi), il restante terzo subirà solo la flebografia, in pratica non sarà ‘operato’.
“Da questo momento Brave Dreams diventa esclusivamente un marchio scientifico - ha detto Zamboni - nessuno potrà utilizzarlo per raccogliere fondi o per altre iniziative che non siano lo studio stesso che stiamo presentando”.Sono tantissimi i pazienti in tutta Italia che attendono questa innovativa sperimentazione. I pazienti, hanno spiegato i presentatori dello studio, saranno selezionati da appositi centri, presso i quali devono essere stati in cura per almeno due anni. I pazienti saranno inoltre selezionati dal loro neurologo e dovranno decidere se essere inclusi nella sperimentazione o no. Ogni paziente sarà seguito per un anno, lo studio sarà completato entro due anni dall’inizio dei trattamenti.
Ferrara, 15 marzo 2012 - Prenderà il via a maggio la sperimentazione finanziata dalla Regione e incentrata sul rapporto tra l'insufficienza venosa cerebro-spinale cronica (Ccsvi) e la sclerosi multipla. E' stato lo stesso professore Paolo Zamboni a darne l'annuncio, notizia attesa da migliaia di pazienti. La Ccsvi, secondo Zamboni, che ha identificato la patologia, sarebbe una concausa della sclerosi multipla. La sperimentazione, per la quale verranno stanziati 2 milioni e 742mila euro, si chiama 'Brave dreams' e coinvolgerà 685 pazienti, in una ventina di centri. Due terzi dei pazienti saranno sottoposti sia al trattamento diagnostico (flebografia) sia all’angioplastica (l’allargamento delle vene che hanno subito le stenosi che caratterizzano la Ccsvi), il restante terzo subirà solo la flebografia, in pratica non sarà ‘operato’.
“Da questo momento Brave Dreams diventa esclusivamente un marchio scientifico - ha detto Zamboni - nessuno potrà utilizzarlo per raccogliere fondi o per altre iniziative che non siano lo studio stesso che stiamo presentando”.Sono tantissimi i pazienti in tutta Italia che attendono questa innovativa sperimentazione. I pazienti, hanno spiegato i presentatori dello studio, saranno selezionati da appositi centri, presso i quali devono essere stati in cura per almeno due anni. I pazienti saranno inoltre selezionati dal loro neurologo e dovranno decidere se essere inclusi nella sperimentazione o no. Ogni paziente sarà seguito per un anno, lo studio sarà completato entro due anni dall’inizio dei trattamenti.
- http://www.ilrestodelcarlino.it/ferrara/cronaca/2012/03/15/681642-sclerosi-multipla-metodo-zamboni-finanziamento-sperimentazione-maggio-regione-pazienti.shtml -
14/03/12
www.irispress.it/ 227579/ anticipazioni-tv-mediaset-da-do mani-claudio-amendola-a-le-ien e-show
QUESTA SERA 15/3/2012 ALLE IENE..DALLE ORE 21.10 SU ITALIA ..
un nuovo appuntamento con “Le Iene Show”, che vede il debutto alla conduzione di Claudio Amendola, a fianco di Ilary Blasi e Enrico Brignano.
Al centro della puntata lo scandalo del calcio sommesse scoppiato nel 1980, due concorsi pubblici (uno nel 2010 e uno nel 2011) indetti dal Ministero di Grazia e Giustizia, e le ipotesi del professor Paolo Zamboni sulla sclerosi multipla.
QUESTA SERA 15/3/2012 ALLE IENE..DALLE ORE 21.10 SU ITALIA ..
un nuovo appuntamento con “Le Iene Show”, che vede il debutto alla conduzione di Claudio Amendola, a fianco di Ilary Blasi e Enrico Brignano.
Al centro della puntata lo scandalo del calcio sommesse scoppiato nel 1980, due concorsi pubblici (uno nel 2010 e uno nel 2011) indetti dal Ministero di Grazia e Giustizia, e le ipotesi del professor Paolo Zamboni sulla sclerosi multipla.
“Parking Card for disable people”: è il contrassegno disabili valido in tutta Europa che in Italia non esiste.
pubblicata da Roberta Sibaud
"Parking Card for disabled people” è il contrassegno valido in tutta l’Unione Europea per la sosta e la circolazione riservata ai portatori di handicap. Un documento che in Italia, purtroppo, anche se espressamente previsto da una raccomandazione UE del 1988 (n. 98/376/CE) non è stato ancora predisposto. Trattandosi di una raccomandazione e non di una direttiva non vi è obbligo di adozione da parte degli stati membri. E l'Italia è tra quanti non lo hanno fatto.
Questo contrassegno ha il pregio, rispetto a quelli nazionali, che per consuetudine continuano ad essere riconosciuti, di evitare sgradevoli contrattempi e riconosciuto in tutti gli stati membri, senza alcun pericolo di essere fraintesi. È il caso di un viaggiatore italiano in vacanza in Svezia. Arrivato nel paese scandinavo ha noleggiato un’automobile e, città dopo città, ha parcheggiato, dove possibile, negli spazi appositi, esponendo il contrassegno handicap rilasciato dal proprio comune di residenza. Tutto bene fino alla città di Malmoe, dove si è visto multato di circa € 110. Il motivo? La non conformità alle indicazioni europee. Allo sfortunato turista non è rimasto altro che pagare la multa e fare ricorso presso le autorità svedesi riferendosi agli accordi bilaterali intrapresi tra gli stati del Vecchio Continente che prevedono la legittima validità dei documenti nazionali.
Questa è la procedura da seguire in caso di contravvenzione, almeno fino a quando l’Italia non si sarà uniformata.
“Parking Card for disabled people”: è il contrassegno disabili valido in tutta Europa per la sosta e la circolazione riservata. Contrassegno che in Italia non esiste.
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http://www.corriere.it/salute/disabilita/11_agosto_02/svezia-multa-disabile-italiano_3373b462-bd11-11e0-b530-d2ad6f731cf9.shtml
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http://www.corriere.it/salute/disabilita/11_agosto_02/svezia-multa-disabile-italiano_3373b462-bd11-11e0-b530-d2ad6f731cf9.shtml
SCUOLA DI SCLEROSI MULTIPLA - II LEZIONE
SI PARLERA' DI TERAPIE
CHI È INTERESSATO A PARTECIPARE AVVERTA MEZZO MAIL: emiliaromagna@assism.org
http://www.facebook.com/events/388595444484180/
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http://www.facebook.com/events/388595444484180/
Sclerosimultipla.com
Nasce l' Associazione ONLUS SclerosiMultipla.com con lo scopo di sostenere i malati ed i loro familiari nella cura della malattia.
Consulta tutte le sezioni del nostro sito e torna spesso a visitare queste pagine. Stiamo per lanciare molti nuovi servizi.
http://www.sclerosimultipla.com/
anche su fb:
http://www.facebook.com/pages/sclerosimultiplacom/163149160465112
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Come entrare a far parte dell'Associazione
L'associazione ONLUS SclerosiMultipla.com sviluppa la propria rete di attività mediante la partecipazione dei soci e volontari che condividono lo statuto dell'Associazione e con la collaborazione dei partners convenzionati e delle aziende che intendono contribuire al raggiungimento dei nostri obiettivi.
Se desideri essere parte integrante del progetto SclerosiMultipla.combatterla insieme, puoi accedere all'area registrazione e richiedere l'iscrizione all'Associazione.
Esistono diversi modi di vivere l'Associazione:
Socio ordinario: possono richiedere di iscriversi all'Associazione in qualità di socio ordinario i malati di sclerosi multipla. Il contributo annuale è di euro 15,00.
Socio sostenitore: possono richiedere di iscriversi all'Associazione in qualità di socio sostenitore coloro che non sono malati di sclerosi multipla ma desiderano contribuire al progetto.Il contributo annuale è di euro 25,00.
Socio onorario o benemerito: sono ammessi nell'Associazione con lo status di socio onorario coloro che hanno apportato alla ONLUS un contributo significativo o che si sono resi degni di nota per meriti scientifici.
Ogni membro può poi acquisire la qualifica di socio attivo contribuendo fattivamente a far conoscere SclerosiMultipla.com ed i suoi servizi.
Per info, scriveteci all'indirizzo di posta elettronica info@sclerosimultipla.com
Esistono diversi modi di vivere l'Associazione:
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Socio sostenitore: possono richiedere di iscriversi all'Associazione in qualità di socio sostenitore coloro che non sono malati di sclerosi multipla ma desiderano contribuire al progetto.Il contributo annuale è di euro 25,00.
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IMPORTANTE: Fino al 30 Aprile 2012 puoi richiedere l'iscrizione a titolo gratuito, e potrai così usufruire dei vantaggi dello status di socio per 12 mesi.
Entrando a far parte dell’Associazione, avrai modo di condividere la tua esperienza con altre persone che convivono con la SM, potrai contattare consulenti esperti che sapranno fornirti un supporto morale ed informazioni di carattere medico o tecnico, avrai accesso ai servizi e le convenzioni che la ONLUS promuove e sostiene con la sua attività.
Per ogni informazione sull’Associazione e sulle modalità di adesione, puoi contattarci all’indirizzo mailinfo@sclerosimultipla.com
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09/03/12
FIRMA ANCHE TU LA PETIZIONE PER il riconoscimento della CCSVI
ABBIAMO BISOGNO DI 10.000 FIRMA ANCHE TU la petizione è IMPORTANTE
http://www.petizionionline.it/ petizione/ per-il-riconoscimento-della-ccs vi/6155
Premesso che:
Il prof. Paolo Zamboni dell'Università di Ferrara ha scoperto la patologia della CCSVI. Numerosissimi casi nel mondo dimostrano una correlazione tra la CCSVI e la SCLEROSI MULTIPLA: curando la CCSVI migliorano le condizioni degli ammalati di SM.
Il Ministro Fazio con la nota del 27 ottobre 2010, inviata agli Assessori Regionali, autorizzava, in centri individuati dalle regioni, interventi di dilatazione delle stenosi venose per curare la CCSVI anche in ammalati di SM, pur auspicando e sollecitando la necessaria e indispensabile ricerca scientifica.
Alcune regioni italiane, tra cui il Veneto e il Piemonte, individuarono, come richiesto, le strutture dedicate al trattamento della CCSVI nell'ambito della sanità pubblica.
Con successiva circolare del 4 marzo 2011, il Ministro trasmetteva alle strutture sanitarie pubbliche un parere del Consiglio Superiore della Sanità che con determinazione invitava a trattare la CCSVI solo all'interno di progetti di ricerca randomizzati e approvati dai Comitati Etici, contraddicendo quanto disposto dal Ministro stesso qualche mese prima.
Si è a quel punto verificato il fermo di ogni attività d’intervento sulla CCSVI, in pazienti con SM nella sanità pubblica.
Oggi, sempre più, gli ammalati, e parliamo di migliaia di ammalati di SM, si rivolgono a cliniche private, non sempre di comprovata qualità scientifica e tecnica, causa una sanità pubblica completamente assente.
Chiediamo:
- che sia ripristinato quanto disposto dalla nota del 27 ottobre 2010 del Ministro Fazio, in modo che la sanità pubblica torni a dare positive risposte agli ammalati di SM;
- che siano definiti centri multidisciplinari di eccellenza per lo studio e il trattamento delle patologie venose con interessamento del sistema nervoso centrale; - che siano promossi progetti di ricerca, come già in più parti del mondo avviene, per far chiarezza sulla relazione tra CCSVI e SM. In particolare, che sia supportato il progetto Brave Dreams, del Prof. Paolo Zamboni, già approvato e per il quale la Regione Emilia Romagna ha sancito l’impegno finanziario.
08/03/12
Centro specializzato in diagnosi della CCSVI nella SCLEROSI MULTIPLA (PRIVATO)
Sito web: www.diagnosiccsvisclerosi.it - Centro specializzato in diagnosi della CCSVI nella SCLEROSI MULTIPLA
Descrizione
Lo Studio Medico Rosa è una struttura sanitaria specializzata nella diagnosi dell' insufficienza venosa cronica cerebrospinale (CCSVI) nella Sclerosi Multipla e di numerose patologie patologie arteriose e venose.
Lo Studio Medico Rosa effettua diagnosi Ecodoppler secondo quelli che sono i parametri pubblicati dal team di ricerca sulla CCSVI del Prof. Paolo Zamboni.
Informazioni sulla Sicurezza
Diagnosi CCSVI secondo il metodo del professor Paolo Zamboni
Ecografia Addome Completa,
Ecografia Addome Superiore,
Ecografia Addome Inferiore,
Ecografia del Collo,
Ecografie Mammarie,
Ecografia Muscolo Tendinea,
Ecografia Pediatrica,
Ecografie Tessuti Superficiali,
Ecografie Testicolari,
Ecocolordoppler Aorta Addominale,
Ecocolordoppler Artero Venoso Arti Superiori,
Ecocolordoppler Artero Venoso Arti Inferiori,
Ecocolordoppler del Rene Trapiantato,
Ecocolordoppler Testicolare per Studio Varicocele,
Ecocolordoppler TSA Tronchi Sovra Aortici.
Ecografia Addome Completa,
Ecografia Addome Superiore,
Ecografia Addome Inferiore,
Ecografia del Collo,
Ecografie Mammarie,
Ecografia Muscolo Tendinea,
Ecografia Pediatrica,
Ecografie Tessuti Superficiali,
Ecografie Testicolari,
Ecocolordoppler Aorta Addominale,
Ecocolordoppler Artero Venoso Arti Superiori,
Ecocolordoppler Artero Venoso Arti Inferiori,
Ecocolordoppler del Rene Trapiantato,
Ecocolordoppler Testicolare per Studio Varicocele,
Ecocolordoppler TSA Tronchi Sovra Aortici.
Studio Medico Alessandro Rosa Diagnosi CCSVI Sclerosi Multipla
Contatti
Lo Studio Medico Rosa è situato in viale Mellusi, 134 a Benevento.
Recapiti telefonici: 339.3586815 – 380.4374658
********************************
Ha frequentato l’UOC di Diagnostica per Immagini Ospedale S.Maria delle Grazie Pozzuoli Dir Dott.Alfonso Ragozzino nella sezione di RMN dal Febbraio al Maggio 2008
Ha frequentato l’UOC di Diagnostica per Immagini e Radiologia Interventistica dell’AORN CARDARELLI Dir Dott Franco Maglione dal luglio 2008 al Gennaio 2009
Si è specializzato alla Scuola di Diagnostica per Immagini dell’ Università degli Studi di Napoli “ FEDERICO II“, Direttore Prof Vittorio Iaccarino.
Dal suo percorso professionale
********************************
Lo Studio Medico Rosa è diretto dal dottor Alessandro Rosa, laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Napoli “ FEDERICO II “ il 26.7.2004 con una Tesi di laurea sperimentale “ LA TC MULTISTRATO NELLO STUDIO DELL’EPATOCARCINOMA “ chiarissimo relatore prof Marco Salvatore.
Il dottor Alessandro Rosa è stato interno nell’Istituto di Diagnostica per immagini dell’Ospedale RUMMO di Benevento (Direttore:dott Alfonso Bencivenga )negli anni 2005-2006-2007Ha frequentato l’UOC di Diagnostica per Immagini Ospedale S.Maria delle Grazie Pozzuoli Dir Dott.Alfonso Ragozzino nella sezione di RMN dal Febbraio al Maggio 2008
Ha frequentato l’UOC di Diagnostica per Immagini e Radiologia Interventistica dell’AORN CARDARELLI Dir Dott Franco Maglione dal luglio 2008 al Gennaio 2009
Si è specializzato alla Scuola di Diagnostica per Immagini dell’ Università degli Studi di Napoli “ FEDERICO II“, Direttore Prof Vittorio Iaccarino.
Dal suo percorso professionale
- Responsabile di seduta di Ecografia ed Ecocolor-Doppler nella sezione di Ecografia nell’Istituto di Diagnostica per Immagini dell’ Università degli Studi di Napoli “ FEDERICO II“
- Responsabile di seduta bioptica MAMMOTOME presso il dipartimento di Senologia nell’Istituto di Diagnostica per Immagini dell’ Università degli Studi di Napoli “ FEDERICO II“,
- Rappresentante degli Specializzandi negli anni 2007-2008
- Incarico di COLLABORATORE AD ATTIVITA’ DI RICERCA C.N.R Consiglio Nazionale delle Ricerche
- Incarico di specialista ambulatoriale come dirigente medico presso la UOC di Radiologia Vascolare ed Interventistica AORN SAN GIOVANNI DI DIO E RUGGI D’ARAGONA Salerno
- Incarico di COLLABORATORE AD ATTIVITÀ’ DI RICERCA C.N.R Consiglio Nazionale delle Ricerche Dipartimento di Sienze Biomorfologiche e funzionali settore disciplinare MED 36 “TECNICHE ULTRASUONOGRAFICHE NELL’IMAGING MOLECOLARE E NELLO STUDIO DI MODELLI DI MALATTIE
Il Dottor Alessandro Rosa è esperto sulle seguenti metodiche
- Ecografia muscolare negli sportivi
- Ecografia tiroidea
- Ecografia internistica
- Ecografia senologica
- Ecocolordoppler vascolare
- Rx tradizionale
- Tc
- RMN MUSCOLARE
- RMN BODY
- ANGIO RMN
- ANGIOGRAFIA
- MAMMOTOME
- CCSVI diagnosi e trattamento come operatore certificato PROF ZAMBONI
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