CONTATORE PERSONE

03/11/12

Riparare i danni del cervello provocati dalla SM è possibile



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Riparare i danni del cervello provocati dalla SM è possibile - trad. di Matteo Scibilia


In questo Articolo, pubblicato l' 1 Novembre 2012 su Neurology News e Neuroscience News, come degli studi pubblicati in questi giorni su Annals of Neurology fanno intravedere una possibilità di intervento sulla demilianizzazione; cosa che porterebbe ad un drastico cambiamento nella vita di milioni di persone nel mondo.

"Nella MS, la guaina protettiva o mielinica attorno alle fibre nervose è danneggiata o distrutta, interrompendo la capacità delle cellule nervose di comunicare tra loro. Questo processo, chiamato demielinizzazione, è ciò che provoca la gamma dei problemi sensoriali, di movimento e cognitivi tipici della malattia.

Il ricercatore del nuovo studio è Larry Sherman, professore alla Oregon Health & Science University, a capo di un laboratorio che aveva studiato 
 per quasi 15 anni la SM e altri disturbi in cui la mielina viene danneggiata.

Nel 2005, la squadra di Sherman ha pubblicato uno studio su Nature Medicine, relativo alla loro scoperta che una molecola di zucchero chiamata acido ialuronico sembra giocare un ruolo chiave nella demielinizzazione. Essi hanno trovato grandi depositi di acido ialuronico nei siti di danno mielinico nell'uomo e negli animali, e hanno suggerito che sia lo stesso zucchero a bloccare la rimielinizzazione , o la riparazione della mielina danneggiata, impedendo alle cellule che formano la mielina di intervenire nei siti del danno
."

E' un enzima che Impedisce la riparazione della mielina

"Ora, nelle loro ultime scoperte, Sherman e colleghi propongono che non è l'acido ialuronico ad impediree la rimielinizzazione o la riparazione della mielina, ma questo dipende dai composti nei quali l'acido si scompone quando si trova in presenza di un enzima chiamato ialuronidasi.
Essi hanno trovato livelli molto elevati di questo enzima nelle lesioni cerebrali di pazienti con sclerosi multipla e nel sistema nervoso di topi con una malattia simile alla SM.
Quando hanno bloccato l'attività dell'enzima nei topi con la malattia, 
 la differenziazione delle cellule che formano la mielina  è stata ripristinata."
Ma forse il risultato più significativo dello studio è stato che il farmaco che i ricercatori hanno usato per ripristinare la riparazione della mielina, ha anche portato al miglioramento della funzione delle cellule nervose.

Un nuovo obiettivo per un farmaco riparatore

"Questo significa è che abbiamo identificato un obiettivo del tutto nuovo per i farmaci che potrebbero favorire la riparazione del cervello danneggiato in qualsiasi disordine in cui si verifica demielinizzazione", dice Sherman in un comunicato.
"Qualsiasi tipo di terapia che possa promuovere la rimielinizzazione costituirebbe un cambiamento epocale per la vita di milioni di persone che soffrono di sclerosi multipla e altri disturbi correlati", aggiunge.

Sherman, che è anche uno scienziato senior presso la Divisione di Neuroscienze presso il National Primate Research Center dell'Oregon, dice che il prossimo passo è quello di sviluppare un farmaco che riguardi in maniera specifica l'effetto dell' ialuronidasi.

Infatti il farmaco usato nello studio non sarebbe adatto per gli esseri umani, perché ha effetti collaterali potenzialmente gravi. Ma un farmaco progettato solo per il blocco della ialuronidasi molto probabilmente ne avrebbe pochi.

INFO DI : http://www.ccsviitalia.org/ripristino-mielina.html

NON si tratta di una cura per la SM

Sherman fa inoltre presente che il blocco dell'enzima non costituisce una cura per la SM. Altri fattori potrebbero contribuire alla demielinizzazione nella SM e malattie correlate. Ma la scoperta di un enzima, e trovare un modo per bloccarlo, potrà portare come minimo a nuovi modi per promuovere la riparazione del cervello e dei danni al midollo spinale, sia inibendo questo enzima da solo o inibendo l'enzima in combinazione con altre terapie.
Ma, se alla base della SM, ci fosse la CCSVI, potrebbe anche darsi che la riparazione della CCSVI prima ed il blocco dell' enzima dopo possa essere la combinazione vincente. [ndT]

semplicemente Grazie

il mio blog <la CCSVI - SM vista da SAM..> ha superato le 30.000 visualizzazioni..
grazie amici
Grazie mille a tutti quanti per questo bellissimo regalo...vi voglio tanto bene a tutti voi siete speciali per me e avrete sempre un posto speciale nel mio cuore...

31/10/12

Fibrillazione atriale: ablazione transcatetere con radiofrequenza versus terapia farmacologica antiaritmica

Uno studio ha confrontato l'ablazione transcatetere con radiofrequenza con la terapia farmacologica antiaritmica come terapia iniziale per la fibrillazione atriale e non ha rilevato differenze nel burden globale della fibrillazione atriale tra i gruppi. Ma lo studio ha anche fornito elementi di prova a sostegno dell'uso dell’ablazione come strategia iniziale di trattamento in alcuni pazienti.

Lo studio MANTRA-PAF ( Medical Antiarrhythmic Treatment or Radiofrequency Ablation in Paroxysmal Atrial Fibrillation ) ha riguardato 294 pazienti con fibrillazione atriale parossistica con nessun precedente trattamento farmacologico.

Non sono state riscontrate differenze significative nel burden complessivo di fibrillazione atriale o nel burden a 3, 6, 12, o 18 mesi. 

Tuttavia, a 2 anni il burden di fibrillazione atriale era significativamente ridotto nel gruppo sottoposto ad ablazione transcatetere rispetto al gruppo trattamento farmacologico ( 90° percentile del burden di fibrillazione atriale: 9% per ablazione transcatetere contro il 18% per la terapia farmacologica, p=0.007 ).

Inoltre, la percentuale di pazienti senza fibrillazione atriale e fibrillazione atriale sintomatica non è risultato maggiore nel gruppo ablazione rispetto al gruppo farmaci ( 85% versus 71%, p=0.004; 93% versus 84%, p=0.01, rispettivamente ). 

Nel gruppo ablazione, ci sono stati tre casi di tamponamento cardiaco, oltre a una morte dopo un ictus correlato alla procedura. 
Nel gruppo terapia farmacologica, il 36% dei pazienti è stato sottoposto a trattamento ablativo.

I risultati complessivi sono a sostegno delle attuali lineeguida che raccomandano i farmaci antiaritmici come trattamento di prima linea nella maggior parte dei pazienti con fibrillazione atriale parossistica.
Tuttavia, una minoranza di pazienti, trattati con terapia antiaritmica, può eventualmente richiedere intervento ablativo per il controllo del ritmo.

In un editoriale di accompagnamento, William Stevenson e Christine Albert hanno sottolineato i rischi procedurali associati con l’ablazione transcaterere con radiofrequenza.
I risultati non dovrebbero essere estrapolati per diverse popolazioni di pazienti, in quanto la popolazione del MANTRA-PAF era più giovane e più sana rispetto alla popolazione generale affetta da fibrillazione atriale. ( Xagena2012 )

Fonte: The New England Journal of Medicine ( NEJM ), 2012


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Infezione da epatite C ....

http://www.medtv.it/video/76
Infezione da epatite C genotipo 1: Boceprevir, il primo inibitore della proteasi


attenzione: La scarsa responsività al Clopidogrel associata ad aumentato rischio di infarto miocardico e...


La scarsa responsività al Clopidogrel associata ad aumentato rischio di infarto miocardico e di trombosi dello stent nei pazienti con impianto di stent medicatiUna ridotta risposta antiaggregante piastrinica al Clopidogrel ( Plavix ) può predire un infarto miocardico e il rischio di trombosi dello stent, ma non la mortalità, dopo impianto di uno stent a rilascio di farmaco.

Dalla sottoanalisi del registro ADAPT-DES, i pazienti la cui conta piastrinica è rimasta elevata ( più di 208 unità ) hanno avuto un rischio di trombosi dello stent 2.5 volte più alto e il 42% di aumento del rischio di infarto del miocardio nel primo anno dopo l'impianto di stent.
Tuttavia, la riduzione del rischio di sanguinamento maggiore nei pazienti che hanno effettivamente ottenuto una dose più bassa di farmaco ha avuto un impatto maggiore sulla mortalità.

Lo studio ha coinvolto più di 8.500 pazienti trattati con successo con uno stent a eluizione di farmaco e duplice terapia antiaggregante con Clopidogrel e Acido Acetilsalicilico ( Aspirina ).
Il follow-up è stato di 1 anno.

La reattività piastrinica residua ( livello PRU [ unità di reazione piastrinica ] mediante VerifyNow ) al di sopra di 208 è stata associata a un tasso di certa o probabile trombosi dello stent dello 0.5% rispetto al 1.3% tra i pazienti con livelli più elevati ( P =0.001 ).

I risultati sono stati simili per l'infarto del miocardio, che era del 42% più probabile con una elevata reattività piastrinica residua durante trattamento con Clopidogrel dopo impianto di stent, all'analisi multivariata ( 3.9% versus 2.7%, p=0.01 ).

Tuttavia, il tasso di sanguinamento maggiore, come previsto, è risultato inversamente proporzionale all’efficacia del controllo dell’attivazione piastrinica: più basso nel gruppo ad alto PRU con Clopidogrel al 5.6%, contro il 6.7% nel gruppo basso PRU ( P=0.002 ).

L'effetto combinato sulla mortalità per qualsiasi causa è stato neutro per l’iporesponsività al Clopidogrel ( hazard ratio aggiustato, HR=1.20, P=0.30 ).

Al contrario, l’iporesponsività all’Acido Acetilsalicilico non è risultata associata a un rischio significativo all'analisi multivariata per la trombosi dello stent, infarto miocardico o di mortalità; l’Acido Acetilsalicilico ha solamente un impatto sui sanguinamenti maggiori ( HR=0.65, p=0.04 ). ( Xagena2012 )

Fonte: Transcatheter Cardiovascular Therapeutics ( TCT ) Conference, 2012


Cardio2012 Farma2012

Chiusura del forame ovale pervio: due studi non hanno raggiunto gli endpoint primari

Due studi che hanno valutato i benefici della chiusura del forame ovale pervio ( PFO ) nei pazienti con ictus criptogenico non sono riusciti a dimostrare in modo convincente alcun beneficio significativo per questa procedura.

Lo studio RESPECT ( Randomized Evaluation of Recurrent Stroke Comparing PFO Closure to Established Current Standard of Care Treatment ) ha randomizzato 980 pazienti a chiusura del PFO con il dispositivo Amplatzer PFO Occluder o a terapia medica.
Il tasso di recidiva di ictus è stato basso in entrambi i bracci dello studio: 1.6% nel gruppo chiusura e 3% nel gruppo terapia medica.

Questa differenza tra i gruppi non ha raggiunto la significatività nell'analisi intention-to-treat ( ITT ): calcolo crudo: riduzione del rischio del 46% ( p=0.157 ); analisi secondo Kaplan Meier: riduzione del rischio del 50.8%, ( p=0.083 ).
Tuttavia la significatività statistica è stata raggiunta nell’analisi per-protocollo e nell’analisi come-trattamento ( trattamento realmente ricevuto ): per-protocollo secondo Kaplan Meier: riduzione del rischio del 63.4% ( p=0.032 ); come-trattamento secondo Kaplan Meier: 72.7% ( p=0.007 ).

I ricercatori hanno riferito che ci sono state pochissime complicanze correlate al dispositivo o alla procedura. L’incidenza di eventi avversi gravi nei due gruppi è stata simile ( 23% nel gruppo dispositivo e il 21.6% nel gruppo controllo ).

I ricercatori hanno concluso che per i pazienti accuratamente selezionati con una storia di ictus criptogenico e forame ovale pervio, lo studio RESPECT ha fornito evidenza di un beneficio in termini di riduzione del rischio di ictus dalla chiusura del PFO con Amplatzer PFO Occluder, rispetto alla terapia medica.

Nello studio PC ( Percutaneous Closure of Patent Foramen Ovale versus Medical Treatment in Patients with Cryptogenic Embolism ), 414 pazienti sono stati randomizzati a chiusura del forame ovale pervio o a terapia medica. 
L'endpoint primario composito di morte, ictus non-fatale, attacchi ischemici transitori ( TIA ), ed embolia periferica, si è verificato nel 3.4% tra i pazienti del gruppo chiusura rispetto al 5.2% dei pazienti del gruppo controllo ( riduzione del rischio relativo: 37%, p=0.34 ).
L’incidenza di ictus è stata dello 0.5% rispetto al 2.4% ( riduzione del rischio relativo 80%, p=0.14 ).

Lo studio PC a causa di un tasso di eventi, inferiore rispetto al previsto, durante un follow-up medio di 4 anni, ha finito per essere sottodimensionato, cioè non in grado di rilevare differenze significative. ( Xagena2012 )

Fonte: Transcatheter Cardiovascular Therapeutics ( TCT ) Conference, 2012


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30/10/12

La conferenza stampa di Paolo Zamboni


Si considera guarito?
«Difficile da dire: diciamo che non soffro più, non ho più i sintomi della sclerosi, anche se la malattia rimane».

 www.ilrestodelcarlino.it/ferrara/cronaca/2012/10/20/789673-primo-guarito-sclerosi-multipla-metodo-zamboni.shtml

La sperimentazione ‘Brave Dreams’

La sperimentazione ‘Brave Dreams’, sul nesso tra Ccsvi e sclerosi multipla, dovrebbe varcare entro fine anno i confini di Ferrara. Altri centri dovrebbero infatti aggiungersi al S. Anna che in tandem col Bellaria di Bologna ha iniziato a te
stare i pazienti per stabilire se fra le due patologie esiste un legame. Alla ricerca (contestata sul piano scientifico dallo studio Cosmo e dall’Aism) hanno aderito una ventina di centri e istituti, alcuni dei quali di particolare prestigio e competenza. Strutture che sarebbero già pronte per partecipare alla sperimentazione ma il cui contributo, in alcuni casi, sarebbe stato ‘congelato’. Da chi? Dalla Regione Lombardia, spiega l’associazione Ccsvi-Sm, «che non può impedire a un ospedale pubblico il cui comitato etico lo abbia approvato, di partecipare a uno studio pubblico e finanziato dal pubblico (Regione Emilia Romagna). Cosmo è l'unico studio al mondo che si autodefinisca 'definitivo' sulla correlazione tra Ccsvi e Sm, è uno studio privato finanziato da privati ed è solo una delle tantissime ricerche compiute nel mondo, la maggior parte delle quali - ad opera di scienziati indipendenti - confermano quanto indicato dal prof. Zamboni. Ostacolare questo tipo di studio è antiscientifico, oltre che crudele nei confronti dei malati che hanno di fronte, per la prima volta, una speranza concreta di stare meglio».

CLIKKA QUI SOTTO IL LINK GIALLO PER LEGGERE L'ARTICOLO 


http://lanuovaferrara.gelocal.it/cronaca/2012/10/30/news/la-lombardia-ostacola-brave-dreams-1.5943310

L'importante è poter esprimere il proprio parere e far partecipare il maggior numero di persone.


Ora potete fare TUTTI una cosa buona, rispondete all'appello del Dr. Gianpaolo Grassi e diffondete il messaggio ai vostri amici in bacheca, GRAZIE :-) Grassi ha condiviso un link.
38 minuti fa
Cari Amici,

sono a chiedervi ancora un mano. E' stato bandito un concorso per la miglior idea imprenditoriale proposta da centri di ricerca. Io ovviamente, ho proposto un'impresa che ha come argomento principale la Canapa per uso medico.
Il sito dove andare è quello del Sole 24 Ore, nella sezione sondaggi. Se ritenete che l'idea meriti, vi chiederei di sostenermi. Male che vada se ne sarà parlato ancora un pò, in una vetrina importante.
Cannabis - La canapa per il futuro dell’industria farmaceutica, cosmetica, alimentare, edile e tessile (38.46%)
Il sito dove troverete l'elenco delle proposte e dove votare è di seguito indicato.

http://www.ilsole24ore.com/art/tecnologie/2012-10-26/robot-droni-turbine-vota-134434.shtml?sondaggi&uuid=Ab2mj2wG


L'importante è poter esprimere il proprio parere e far partecipare il maggior numero di persone.

Si inasprisce lo scontro sul «metodo Zamboni»- Corriere della Sera 28 ottobre 2012


Corriere della Sera 28 ottobre 2012 - Si inasprisce lo scontro sul «metodo Zamboni»

Si inasprisce lo scontro sul «metodo Zamboni»

Uno contro l'altro armati. O quasi. Questa è la sensazione che si ha scorrendo gli studi sul l'insufficienza venosa cerebrospinale cronica (o Ccsvi) e il suo eventuale ruolo nella sclerosi multipla.

Sono passati quasi dieci anni da quando Paolo Zamboni, chirurgo vascolare dell'Università di Ferrara, ha osservato che i malati di sclerosi multipla avrebbero, più spesso dei sani, restringimenti od occlusioni delle vene che drenano il sangue dal cervello (azygos e giugulari) e che ciò contribuirebbe alla patologia. Da allora si sono creati due schieramenti, pro e contro, che si battono a suon di lavori scientifici contrastanti: da un lato chi dimostra che la Ccsvi è più frequente nei malati e sperimenta la tecnica di liberazione delle vene, dall'altro chi non trova anomalie nei pazienti e ritiene che la Ccsvi abbia effetti pericolosi perché potrebbe distogliere i malati da terapie di provata efficacia. Chi ha ragione? A Lione è stato presentato il p! iù ampio studio condotto per capire se esista o meno una correlazione fra Ccsvi e sclerosi multipla, lo studio Cosmo: ultimato in poco meno di due anni per la necessità di dirimere la spinosa questione e dare risposte chiare ai malati, è tutto italiano e soprattutto ha coinvolto quasi 1800 persone di cui circa 1200 pazienti con sclerosi multipla, più di 350 controlli sani e più di 200 pazienti con altre malattie neurologiche, sottoposti a ecodoppler in 35 centri in tutta Italia. Uno sforzo considerevole, tutto finanziato dall'Associazione Italiana Sclerosi Multipla, che ha prodotto dati netti: il tasso di presenza della Ccsvi è molto basso nei pazienti con sclerosi multipla e altre malattie neurologiche (poco più del 3% in entrambi i casi) e assai simile nelle persone sane (poco più del 2%). «La Ccsvi è un fenomeno residuale, una variante della normalità: il fatto di trovarla nei sani ci spinge a studiarla, certo, ma non in relazione alla sclerosi multipla commenta Giancarlo Comi, coordinatore dello studio Cosmo . Il rigore metodologico dello studio toglie ogni dubbio: i sonologi che hanno effettuato i test sono stati formati appositamente e non sapevano se il paziente che avevano di fronte fosse malato o meno. Una volta emesso il loro referto, l'esame è stato letto in cieco, senza sapere cioè a chi si riferisse il test, da una commissione centrale di tre medici: uno dei massimi esperti europei di sclerosi multipla, il presidente della Società italiana di Neurosonologia ed emodinamica cerebrale e il presidente della Società italiana interdisciplinare vascolare. Valeva il responso della maggioranza, inoltre tutti gli esami sono ancora a disposizione della comunità scientifica, per chiunque li voglia rivalutare». Nulla da eccepire? Non proprio, come osserva Paolo Zamboni (che avrebbe dovuto far parte dei tre esperti centrali ma si è "sfilato" dallo studio Cosmo perché non ne condivideva il metodo): «Credo che i dati siano più deboli di quanto possa sembrare, innanzitutto perché il modo migliore per avvalorare l'efficacia dell'ecodoppler sarebbe stato non far interpretare il test da esperti, ma piuttosto metterlo a confronto con i risultati di un altro esame oggettivo, considerato gold standard per lo studio delle vene, ovvero la flebografia con catetere. In questo modo si è solo evidenziato che l'ecodoppler è scarsamente riproducibile». «Inoltre, osserva Zamboni la maggioranza dei referti che secondo il sonologo esecutore dell'esame erano positivi alla Ccsvi è stata "bocciata" come falso positivo dai lettori centrali: significa quantomeno che qualcosa non ha funzionato nella formazione di chi faceva i test». Convinto della sua tesi, Zamboni porta avanti lo studio Brave Dreams: «Valutiamo i pazienti in doppio cieco con ecodoppler e flebografia, per avere un dato solido di presenza o meno della Ccsvi. Quindi dividiamo a caso i pazienti tra chi verrà sottoposto al trattamento di liberazione e ch! i no: i centri partecipanti sono 12 e puntiamo a reclutare circa 700 casi; per il momento ne abbiamo arruolati una trentina». Un'iniziativa discutibile per la sicurezza dei pazienti, secondo i neurologi. Ma lo "scontro" prosegue. (E. M.)
info di : www.ccsvi-sm.org/?q=node%2F1647


Il Corriere della Sera del 28-10-2012

se vuoi scrivere al corriere della sera basta che:

Vai qui:

http://www.corriere.it/scrivi/

Ci sono due voci,clicca su una delle due, inserisci i campi richiesti, scrivi l'email....clicca su "INVIA" e il gioco è fatto....!!

I NOSTRI ECO COLOR DOPPLER

Si svolge quest'anno la quarta edizione. Un weekend di informazione e confronto tra esperti di sclerosi multipla e gruppi di discussione. Si parlerà di ricerca, benessere, relazioni, diritti, tutele e molto altro
DISCUTIAMOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO
CARA $$$$$£££££$$$ AI%M
L'1 e il 2 dicembre 2012 a Roma si svolge la quarta edizione dell'iniziativa, un weekend di informazione e confronto con esperti di sclerosi multipla, gruppi di discussione.

BENE DISCUTIAMONE CON GLI con esperti come Diego Centonze, Roberto Furlan, Stefano Pluchino, George Pepper, Emma Rogan, Silvia Vitiello, Sara Rinaldi, Valeria Berio, Erika Pietrolongo.

PORTIAMO I NOSTRI ECO COLOR DOPPLER E FACCIAMO VALUTARE A QUESTI <matematici di percentuali> quante positivita' e qnt pta son gia' state effettuate NON GRAZIE A LORO...

26/10/12

ridere e' la parola d'ordine

Ridere fa bene alla salute, lo dice la scienza
Il buonumore provoca effetti positivi sulla salute; un tempo lo diceva la saggezza "popolare", oggi lo conferma la scienza. Le ricerche più avanzate in campo medico sottolineano da tempo i benefici effetti che la risata ha sul corpo e sulla mente, in particolare nella diminuzione dello stress. Perché accade? Perché una buona risata si ripercuote per tutto l'organismo e modifica addirittura la chimica del sangue. Quanto più la risata è spontanea ed esplosiva, tanto più si assiste a una caduta generale della tensione (e quindi dello stress) e all'evidenziarsi di un'inconfondibile sensazione liberatoria a livello di tutti gli organi e delle funzioni corporee. Attenzione: una risata forzata non può dare lo stesso beneficio perché figlia di un processo tutto cerebrale che anzi, a lungo andare, può provocare anche l'effetto contrario.
Buonumore antistress: gli effetti sul corpo
- Protegge dall' infarto
Rid
ere "di cuore", spontaneamente rallenta il battito cardiaco e normalizza la pressione sanguigna. In questo modo esercita un benefico effetto antistress riducendo il rischio di patologie del cuore, infarto in primo luogo.
- Regola il respiro
Generando uno stato di rilassamento, comprimendo il diaframma e favorendo il completo svuotamento dei polmoni, la risata migliora la respirazione e aumenta l'ossigeno nel sangue. Anche questa caratteristica tiene lontano lo stress.
- Stimola le difese naturali anti stress
Il buonumore induce il sistema immunitario a bilanciare gli effetti immunodepressivi dello stress e a potenziare il numero e l'azione dei linfociti C, le cellule "guardiane" della nostra salute.
- Manda via il dolore
La risata aumenta il flusso sanguigno nelle aree del cervello che secernono le endorfine, sostanze antidolorifiche prodotte spontaneamente dal corpo. Diminuendo il dolore si allenta anche lo stress che quel male inevitabilmente comporta.
- Limita le infezioni
Ridere determina una minor diminuzione dell'immunoglobina - A (il cui calo è legato allo stress), presente nella saliva, che ci preserva dalle infezioni delle prime vie respiratorie.
- Scioglie i muscoli
Il rilassamento muscolare che il buonumore induce agisce riducendo l'attività del sistema nervoso simpatico, responsabile delle contrazioni muscolari; in tal modo i muscoli di tutto il corpo si rilassano e lo stress se ne va...
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quindi ridere e' la parola d'ordine

24/10/12

ricordo che


Depressione maggiore: rischio di tossicità epatica con Agomelatina



L’Agenzia EMA ( European Medicines Agency ), a seguito di nuove segnalazioni di grave epatotossicità grave associate all'uso di Valdoxan e Thymanax ( Agomelatina ) ha raccomandato agli operatori sanitari, l'importanza del monitoraggio della funzionalità epatica, nei pazienti in trattamento con Agomelatina.

La Agomelatina è un agonista melatoninergico ( recettori MT1 e MT2 ) e un antagonista dei recettori 5-HT2C. Studi di legame hanno indicato che Agomelatina non ha alcun effetto sulla captazione delle monoammine e non ha alcuna affinità per i recettori alfa, beta-adrenergici, istaminergici, colinergici, dopaminergici e benzodiazepinici.
Agomelatina risincronizza i ritmi circadiani nei modelli animali di alterazione del ritmo circadiano. Agomelatina aumenta il rilascio di noradrenalina e dopamina in particolare nella corteccia frontale e non ha influenza sui livelli extracellulari di serotonina.

A partire dall’immissione in commercio nel febbraio 2009, sono stati riportati alcuni casi gravi di epatotossicità che includono sei casi di insufficienza epatica.

I medici prescrittori devono effettuare i test di funzionalità epatica in tutti i pazienti in trattamento con Agomelatina: all’inizio del trattamento, ed in seguito periodicamente ogni 3 settimane, 6 settimane ( termine della fase acuta ), dopo 12 e 24 settimane ( fine della fase di mantenimento ) e successivamente in caso di aumento del dosaggio di Agomelatina, con la stessa frequenza prevista all'inizio del trattamento quando clinicamente indicato.

Qualunque paziente che presenti un aumento delle transaminasi sieriche deve ripetere i test della funzionalità epatica entro 48 ore.

Il trattamento con Agomelatina deve essere immediatamente interrotto se si riscontra un aumento dei livelli di transaminasi sieriche superiore di 3 volte il limite superiore della norma, o se il paziente presenta sintomi o segni di potenziale danno epatico, tra cui: urine scure; feci di colore chiaro; ingiallimento della pelle / occhi; dolore nella regione superiore destra dell’addome; senso di prolungata e inspiegabile stanchezza di nuova insorgenza.

I medici devono informare i pazienti dei sintomi di potenziale danno epatico, e devono avvisarli di interrompere immediatamente l’assunzione di Agomelatina e di rivolgersi celermente a un medico se compaiono questi sintomi.

Occorre prestare cautela quando si prescrive Agomelatina a pazienti che presentano livelli elevati di transaminasi prima del trattamento o a pazienti con fattori di rischio di danno epatico come ad esempio: obesità, sovrappeso, steatosi epatica non-alcolica; notevole assunzione di alcolici o trattamenti concomitanti con medicinali associati a rischio di danno epatico; diabete mellito. ( Xagena )

Fonte: AIFA, 2012

XagenaHeadlines2012

Insufficienza renale cronica e Fibrillazione atriale




È ampiamente noto che tanto la Fibrillazione atriale (FA), quanto l'Insufficienza renale cronica (IRC) aumentano il rischio di stroke e di tromboembolismo sistemico. Un recente studio - finanziato dalla Fondazione Lundbeck - i cui risultati sono stati pubblicati sul numero del 16 Agosto del NEJM, ha voluto verificare l'impatto che entrambe le condizioni (FA in pazienti con IRC) avessero sia sulla incidenza di ictus che di eventuali sanguinamenti, valutando altresì nei pazienti con IRC gli effetti del trattamento con warfarin, aspirina o l'associazione di entrambi. Per il reclutamento della casistica si sono utilizzati i Registri nazionali danesi, ricercando tutti i pazienti dimessi dall'ospedale con una diagnosi di FA non valvolare dal 1997 al 2008. Degli oltre 132.000 pazienti identificati lo 0.7% (901) era in trattamento dialitico ed il 2.7% (3.587) era affetto da IRC non necessitante la dialisi. Rispetto ai pazienti con FA che non avevano disfunzione renale, tanto i pazienti in dialisi (HR 1.83, 95% CI 1.57-2.14, p <001), quanto quelli con IRC che non richiedevano trattamento sostitutivo (HR 1.49; 95% CI 1.38-1.59, p < 0.001), avevano un significativo aumentato rischio di ictus o di tromboembolismo periferico, rischio che si è significativamente ridotto per entrambi i gruppi di pazienti con il trattamento con warfarin, ma non con aspirina. Analoghi i risultati per quanto riguarda il rischio di sanguinamento che è risultato significativamente aumentato in entrambi i gruppi di pazienti con IRC e che è risultato ulteriormente aumentato con il trattamento con warfarin, con aspirina, o con terapia associata. Gli AA hanno pertanto concluso che, rispetto a coloro che non hanno alterazione funzionale renale, la malattia renale cronica nei pazienti con FA si associa ad un ulteriore aumento del rischio di ictus e di tromboembolia sistemica e di sanguinamento.
Inoltre in questi pazienti:
  1. il trattamento con warfarin, pur aumentando aggiuntivamente il rischio di sanguinamento, è risultato associato ad un significativamente ridotto rischio di ictus o di tromboembolia sistemica
  2. l'aspirina non è risultata efficace per ridurre il rischio di ictus, mantenendo però la prerogativa di determinare un aumentato rischio di sanguinamento.
Olesen JB et al. Stroke and Bleeding in Atrial Fibrillation with Chronic Kidney Disease. N Engl J Med 2012; 367: 625-35.

cannabis - No ai patteggiamenti: l'opinione dell'avvocato

importante

http://www.legalizziamolacanapa.org/?p=4420



Concordando pienamente con l’avv. Simonetti, sull’importanza di difendere fin da subito il carattere domestico e personale delle modeste coltivazioni, passate invece come prova di un “presunto spaccio”, riceviamo e pubblichiamo il suo punto di vista sulla:
NECESSITA’ DI UNA VALIDA DIFESA PENALE PER AFFRONTARE IL REATO DI COLTIVAZIONE DI CANNABIS AI SENSI DELL’ART. 73 D.P.R. 309/90...



continua a leggere qui: http://www.legalizziamolacanapa.org/?p=4420

23/10/12

MCS Sensibilita' Chimica Multipla malattia rara fortemente debilitante



La MCS e' una di quelle malattie rare fortemente debilitanti che ancora non sono riconosciute in ambito istituzionale riducendo coloro che ne sono affetti a degli emarginati
...dott.ssa Gabriella La Rovere 

  Spesso il cinema si e' occupato di malattie. Fra i tanti titoli: ''L’olio di Lorenzo'' in cui si parla dell’Adrenoleucodistrofia, oppure ''il grande cocomero'' sull’epilessia. Uno degli ultimi e' la pellicola inchiesta ''Toxic'' di Francesca Del Sette che porta sotto i riflettori la Sensibilita' Chimica Multipla (MCS). Nel film un malato si uccide dopo aver tentato, senza successo, di far riconoscere questa patologia. ''Ringrazio Dio per avermi dato una forza tale da non abbattermi mai''. Non e' una battuta estrapolata dal film, ma cio' che mi ha raccontato una paziente, Viviana, ex-infermiera professionale di Terni. Per chi non lo ricordasse, l’MCS e' una patologia che si sviluppa in seguito a una esposizione acuta o cronica a sostanze tossiche che, a loro volta, producono sensibilizzazione crociata ad altre sostanze chimiche. E il nostro mondo, ahime', e' invaso da esse. Per dare il senso della gravita' di una tale malattia, che, secondo alcuni dati, interesserebbe 25.000 persone accertate in tutta Italia, basta raccontare la storia di Viviana. Il tutto ha inizio nel ‘94, dopo 20 anni di servizio in ospedale. I sintomi sono diversi: tremori, cefalea, nausea, dolori alle gambe. Viviana correla i disturbi con l’uso dei disinfettanti ma non viene creduta, e tutto e' ridotto a ''stress''. Per tale motivo trascorre un periodo di malattia in campagna. Quando torna in ospedale la situazione peggiora, tanto da essere ricoverata presso il reparto Infettivo con diagnosi di un grave herpes simplex. L’uso di farmaci, ai quali spesso i soggetti con MCS sono allergici, non ha fatto che aggravare il quadro costringendo Viviana, nonostante il parere dei medici, a sospendere le cure. Si assiste a un miglioramento clinico e rientro in servizio ma stavolta con coliche addominali violente. Il suo calvario continua finche' nel ‘99 l’Ospedale Militare di Perugia le riconosce la malattia definendola ''allergopatia da farmaci e sostanze chimiche''. Viviana viene allontanata dal suo servizio e destinata all’amministrazione. Nonostante una stanza a lei riservata, la situazione e' drammatica perche' chi le sta accanto non deve usare cosmetici contenenti profumi e gli indumenti devono essere lavati con particolari saponi. Alla fine del racconto mi sono chiesta: ma e' possibile definirla vita? Quando si e' costretti a lasciare il lavoro, a vivere in isolamento, senza neanche poter utilizzare internet perche' l’elettrosensibilita' impedisce di usare il pc, la qualita' della vita e' di certo scarsa. Nel 2008 il Parlamento Europeo ha approvato una risoluzione in cui si citano come patologie in aumento la MCS, la sensibilita' elettromagnetica, la sindrome degli amalgami dentali, la sindrome degli edifici malati. In Italia dal 2004 l’associazione AMICA si batte per il riconoscimento della MSC, cosi' com’e' stato fatto negli USA e in Germania, ma il Consiglio Superiore di Sanita' continua a non considerarla una malattia sociale per mancanza di un test diagnostico specifico. Viviana e gli altri malati sono dei disabili invisibili, la cui integrazione e' lontana. Soprattutto perche' i ''normali'' non riescono a capire cosa c’e' in loro che non va, tanto piu' che ogni giorno, a una lista gia' lunga, si puo' aggiungere una nuova sensibilizzazione. Ma qualcosa sembra muoversi, la regione Emilia Romagna, infatti, ha individuato nell’Ospedale Sant’Orsola il presidio accreditato per la diagnosi e cura di questa patologia. In attesa di un provvedimento nazionale, la regione ha riconosciuto la MCS come malattia rara. Le storie come quella di Viviana sono storie di eremitaggio obbligato, solitudine, dolore fisico e psichico, frustrazione e sconforto che una societa' civile non puo' ignorare e non condividere


22/10/12

Efficacia e sicurezza dei nuovi anticoagulanti orali nella fibrillazione atriale: revisione della letteratura e meta-analisi

 


I nuovi anticoagulanti orali sono stati proposti come alternativa agli antagonisti della vitamina K nella prevenzione di ictus e di embolia sistemica nei pazienti con fibrillazione atriale.
Singolarmente, gli anticoagulanti per os sono risultati non-inferiori agli antagonisti della vitamina-K, ma una netta superiorità nella mortalità generale e nella mortalità vascolare non è stata dimostrata.

Ricercatori italiani dell’Università dell’Insubria ( Varese ) hanno condotto una meta-analisi di studi randomizzati e controllati di fase II e di fase III, che hanno confrontato i nuovi anticoagulanti per os con gli antagonisti della vitamina-K in pazienti con fibrillazione atriale.

E’ stata compiuta una revisione della letteratura.

I dati dei nuovi anticoagulanti orali sono stati raggruppati.

Sono stati individuati 12 studi ( 3 con somministrazione di Dabigatran [ Pradaxa ], 4 con Rivaroxaban [ Xarelto ], 2 e 3 con Apixaban [ Eliquis ] ed Edoxaban [ Lixiana ] ), per un totale di 54.875 pazienti arruolati.

I nuovi anticoagulanti orali hanno ridotto significativamente la mortalità totale ( 5.61 vs 6.02%; rischio relativo, RR=0.89 ), mortalità cardiovascolare ( 3.45 vs 3.65%, RR=0.89 ) e ictus / embolia sistemica ( 2.40 vs 3.13%, RR=0.77 ).

E’ stata osservata una tendenza verso un minore sanguinamento maggiore ( RR=0.86 ), con una significativa riduzione della emorragia intracranica ( RR=0.46 ).

Non è stata riscontrata alcuna differenza riguardo all’infarto miocardico.

In conclusione, i nuovi anticoagulanti orali sono risultati associati a un beneficio clinico globale rispetto agli antagonisti della vitamina K.
Ulteriori ricerche sono necessarie per confermare questi risultati al di fuori del contesto di studi clinici randomizzati. ( Xagena2012 )

Dentali F et al, Circulation 2012; Epub ahead of print


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Miotonie non-distrofiche: miglioramento sintomatologico con Mexiletina, un antiaritmico

 


Un piccolo studio randomizzato, in doppio cieco e cross-over, ha mostrato che il farmaco antiaritmico Mexiletina ( Mexitil ) può migliorare i sintomi nei pazienti con miotonie non-distrofiche.

I pazienti, trattati con Mexiletina, hanno riportato una minore rigidità, rispetto al placebo, e hanno presentato anche un miglioramento degli endpoint secondari.

La Mexiletina, un bloccante del canale del sodio, trova comune impiego nel trattamento delle aritmie ventricolari.

Lo studio è stato condotto nell'ambito del Rare Disease Clinical Research Network con il coinvolgimento di 7 Centri neuromuscolari di 4 Paesi, per un totale di 59 pazienti con miotonia non-distrofica, di età media 43 anni.

Durante le prime 4 settimane di trattamento, i pazienti che avevano assunto Mexiletina ( 200 mg, tre volte al giorno ) hanno presentato una rigidità muscolare con un punteggio medio di 2.53 su una scala da 1 ( minimo ) a 9 (massimo ).
I pazienti trattati con placebo hanno presentato un punteggio di 4.21 ( differenza con il trattamento attivo: 1.68 punti ).

Dopo 1 settimana di wash-out, i pazienti sono passati all’altro trattamento.
Durante questo periodo, il punteggio medio della rigidità muscolare è stato pari a 1.60 per la Mexiletina e 5.27 per il placebo, con una differenza di 3.68 punti.

L'effetto della Mexiletina nella seconda parte dello studio era notevolmente superiore a quello della prima parte. Secondo i ricercatori questo potrebbe essere dovuto alla smascheramento non-intenzionale, causato da un notevole effetto benefico della Mexiletina o dalla presenza o assenza di effetti indesiderati.

La Mexiletina è stata anche associata a miglioramenti significativi nei punteggi Individualized Neuromuscular Quality of Life ( 14 vs 16.7 punti ).

All'esame clinico, i pazienti hanno presentato un aumento della forza muscolare della mano quando erano in trattamento con Mexiletina ( 0.164 versus 0.494 secondi durante l'assunzione di placebo ).
Il più frequente effetto collaterale osservato è stato il disturbo gastrointestinale, che ha interessato 9 pazienti quando erano in trattamento con Mexiletina e 1 durante l'assunzione di placebo.
Due pazienti hanno riportato lievi e transitori effetti a livello cardiaco, uno durante la fase Mexiletina ed uno nella fase placebo. ( Xagena2012 )

Fonte: Journal of American Medical Association, 2012


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Che cosa è l'eparina?






L'eparina è un anticoagulante comunemente utilizzato dopo la chirurgia. Impedisce la coagulazione del sangue troppo facilmente. È anche usato per trattare trombosi quando si formano, aiutando a prevenire il coagulo di aumento delle dimensioni e della coagulazione aggiuntivi di verificarsi. Chirurgia aumenta il rischio di coaguli di sangue e eparina è una misura preventiva importante dopo la procedura.

Perché l'eparina viene somministrata dopo l'intervento chirurgico?

L'eparina è spesso dato dopo l'intervento chirurgico, in particolare nei pazienti che rimangono ricoverati in ospedale per diversi giorni dopo l'intervento chirurgico, per evitare coaguli di sangue si formino. I pazienti che sono in grado di alzarsi dal letto nei giorni dopo l'intervento chirurgico sono a maggior rischio di formazione di coaguli, facendo eparina un farmaco comunemente usato in terapia intensiva.

Eparina viene somministrato per via sottocutanea, significa che viene iniettato nel corpo in un settore come l'addome, e anche per via endovenosa (IV).
Dosaggio eparina dopo l'intervento

Eparina dosaggi variano ampiamente da paziente a paziente e dipendono l'uso del farmaco. Piccole quantità possono essere aggiunti IV fluidi per mantenere una linea IV fluire liberamente; grandi quantità può essere iniettato più volte al giorno per prevenire la coagulazione. IV dell'eparina è titolato, o adeguati, secondo i risultati di laboratorio , per cui la dose è unico per il paziente.

Nei bambini, la dose è basato sul peso. Così, mentre i dosaggi sono notevolmente più piccoli dosaggi adulti, sono anche individualizzato.
Rischi di eparina
Non è raro per i lividi a comparire intorno eparina siti di iniezioni. Ma piccoli lividi sono considerati un effetto normale lato di amministrazione e non sono tipicamente segni di un problema.

Troppo molto eparina può causare il sangue di diventare troppo "sottile" e può provocare un sanguinamento. Un sovradosaggio di eparina, come dare un bambino una dose per adulti del farmaco, può causare sanguinamento così grave che può portare alla morte. I segni più comuni di eparina sovradosaggio includono sangue dal naso, sangue nelle urine o sangue nelle feci.

Trombocitopenia indotta da eparina (HIT) è una rara complicanza della somministrazione di eparina. HIT accade quando eparina provoca una drastica riduzione del numero di piastrine, le cellule del sangue che causano la coagulazione. Questo può portare ad emorragie, e, in alcuni casi, grave emorragia. Nella maggior parte dei casi, fermare la consegna di eparina è un trattamento efficace.