Angioplastica in CCSVI 
PROGETTO CCSVI (Insufficienza Venosa CerebroSpinale Cronica)
 www.centroendovascolare.it/
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Da
 qui l’idea di valutare direttamente con esame angiografico la 
situazione vascolare venosa in particolari distretti, facendo seguire, 
ove indicato, il trattamento endovascolare – angioplastica – finalizzato
 all’eliminazione degli ostacoli venosi.
Poiché vogliamo sgombrare
 il campo da critiche su possibili nostri intenti speculativi ed è 
nostra ferma intenzione sottoporre a valutazione le ipotesi diagnostiche
 e le proposte terapeutiche del metodo Zamboni, sarebbe opportuno 
mettere in campo la nostra esperienza di Radiologi Diagnosti ed 
Interventisti unitamente a quella di Neurologi per creare un centro di 
eccellenza.
Ecco le ragioni per le quali ci siamo imposti un 
rigoroso protocollo che indichi anzitutto criteri di inclusione ed 
esclusione dei pazienti al trattamento.Esso prevede:
- Visita Neurologica
- Risonanza Magnetica
- Eco-color-Doppler
Visita Neurologica
Visita
 neurologica preventiva con valutazione scala EDSS (Expanded Disability 
Status Scale) e somministrazione di test neuropsicologici al paziente 
onde avere criteri clinici nella valutazione del paziente pre e post 
terapia interventistica.
I test neuropsicologici saranno principalmente i seguenti:
- Mini Mental State Examination ( MMSE)
- Digit Span (avanti e indietro)
- Test di Corsi (avanti e indietro)
- 15 parole di Rey + Figura di Rey (copia e memoria)
- Trial Making A e B e B-A
- Torre di Londra
- Fluidità verbale fonologica lettera A ed F
- HAMILTON Scale for Anxiety e
- HAMILTON scale for Depression
- in casi particolari Matrici di Raven
Sembra probabile l’inserimento di un nuovo tipo di valutazione legato a parametri soggettivi, del paziente.
Risonanza Magnetica
Mappatura delle lesioni.
Si
 stanno sviluppando hardware e software per nuove sequenze di Risonanza 
Magnetica e di ricostruzione d’immagine per la valutazione di nuovi 
parametri in pazienti con sclerosi multipla (quantità ferro depositato, 
ecc.).
Eco-color-Doppler
L’eco-color-doppler deve essere eseguito secondo i criteri studiati e introdotti ex-novo dal Prof. Zamboni.
E’
 stata necessariamente rivista la modalità di studio della circolazione 
venosa extracranica (vene giugulari) alla luce delle nuove intuizioni e 
dei nuovi rilievi patologici.
E’ tutt’ora in corso di studio e di 
scrittura la metodologia di studio a livello venoso intracranico 
applicata al paziente con CCSVI, ed in particolare le ripercussioni 
emodinamiche sul sistema venoso intracranico determinate dagli ostacoli 
riscontrati nelle vene extracraniche.
L’Eco-doppler quindi deve 
essere affidato a chi si sta dedicando all’approfondimento dei quadri 
emodinamici nella CCSVI e mantiene contatti periodici di aggiornamento e
 di scambio con il centro del Prof. Zamboni ( consultate anche 
http://sm-ccsvi.com/diagnosi-e-terapia/ )
Qualora
 l’Eco-Color.Doppler fosse positivo e il paziente interessato 
all’intervento di angioplastica si rilascerà un documento informativo 
redatto dagli specialisti (Neurologo, Radiologo diagnosta ed 
Interventista).
Solo dopo la lettura del documento il paziente 
potrà avere un colloquio e, debitamente informato e compresa la fase 
nella quale si colloca l’iter diagnostico/interventistico e di 
follow-up, potrà essere avviato all’intervento e alle successive visite 
di controllo:
- Esami di laboratorio
- Flebografia diagnostica / Interventistica
- Follow-up neurologico
- Follow-up Eco-Color-Doppler
Esami di laboratorio
- EMOCROMO
- VES
- TEMPO DI QUICK
- PTT
- FlBRINOGENO
- ANTITROMBINA III
- PROTEINA C REATTIVA
- PROTEINA C E S COAGULAZIONE
- PROTEINA S LIBERA
- GLICEMIA
- AZOTEMlA
- CREATININEMIA
- URICEMlA
- COLESTEROLEMIA TOTALE
- HDL-COLESTEROLO
- LDL
- TRIGLICERIDEMIA
- SIDEREMIA
- TRANSFERRlNEMIA
- FERRITINEMIA
- SODIEMIA
- POTASSIEMIA
- Q.P.E. e PROTEINE TOTALI
- SGOT-SGPT
- GAMMA-GT
- ESAME COMPLETO URINE
- SANGUE OCCULTO FECI
- ELETTROCARDIOGRAMMA
Flebografia diagnostica/interventistica
FLEBOGRAFIA (fase diagnostica)
Monitorizzazione in continuo della PAS, FC e PcO2, copertura antibiotica, eparina sodica 2000UI.
Anestesia locale (all’inguine) con circa 10cc lidocaina e confezionamento dell’accesso venoso in vena femorale comune.
Una
 volta all’interno della vena da studiare verrà iniettato m.d.c. durante
 l’esecuzione di una sequenza angiografica digitale a sottrazione 
d’immagine che ci consegnerà la mappa vascolare delle vene cervicali e 
toraciche superiori a riposo e durante manovre dinamiche (Valsalva, 
clino ed ortostatismo), che dovranno riproporre quanto già segnalato 
dall’Eco-Color-Doppler per Insufficienza venosa Cronica Cerebro-spinale.
Qualora
 vi siano dubbi sull’effettiva presenza di stenosi, setti, kinking, 
plicature, valvole e soprattutto non siano chiare le ripercussioni 
emodinamiche di tali reperti e anche nel caso di rilievi non concordanti
 tra le differenti metodiche diagnostiche, si potrà verificare 
l’eventuale gradiente pressorio mediante la misurazione della pressione 
endoluminale a differenti livelli.
FLEBOGRAFIA (fase interventistica)
Ottenuto
 il quadro dell’anatomia vascolare venosa del paziente e definite le 
sedi dell’intervento si somministrerà eparina sodica 70 UI / pro kg 
(meno 2000 iniziali) e si sostituirà l’introduttore con analogo di 
maggior diametro: questo per consentire l’introduzione e l’uso di 
materiale operatorio endovascolare di calibro superiore ai cateteri 
diagnostici utilizzati preliminarmente.
Per garantire maggior 
stabilità al sistema, per aumentarne la portanza, per incrementare la 
possibilità di spinta (pushability) dei materiali operatori attraverso 
tortuosità o restringimenti particolarmente importanti si potranno 
utilizzare cateteri guida (6-7-8 French 100cm) o introduttori armati 
lunghi (6-7-8 French 65-90cm) anche per avvicinarsi maggiormente alla 
sede di intervento.
Sul filo guida (0.014” - 0.018” - 0.035”) che 
l’operatore ha sospinto ad oltrepassare la sede dell’anomalia vascolare,
 verrà successivamente condotto un catetere a palloncino 
(prevalentemente “ad alta pressione”) nel punto prescelto e sarà 
dilatato mediante siringa a manometro.
La verifica del risultato 
mediante iniezione di m.d.c. e sequenza angiografica suggerirà se 
considerare la redilatazione della lesione a causa di un ritorno 
elastico o dilatare nuovamente per riaccollare un lembo di dissezione 
flusso limitante o se, a causa del ripetersi delle due situazioni 
poc’anzi descritte, considerare il posizionamento di uno stent.
Ovviamente
 ci si riserva l’eventuale uso di stent anche nei casi in cui setti 
endovenosi eccentrici, torsioni, plicature dei vasi, impronte 
estrinseche sulla vena non possano chiaramente beneficiare dalla sola 
angioplastica con palloncino, ma possano solo essere risolte mediante il
 sostegno permanente della parete della vena con stent.
Si considererà il mantenimento della terapia eparinica con dosi di 700 UI/ora dopo la 2° ora di intervento.
Al
 termine della procedura il materiale verrà sfilato dall’accesso venoso 
femorale, sarà eseguita la compressione manuale per alcuni minuti e, 
dopo ottenimento dell’emostasi, un piccolo tampone di garze in sede di 
puntura e la medicazione a piatto.
PERIODO POSTOPERATORIO
Il
 paziente sottoposto a flebografia e ad angioplastica verrà condotto 
nella camera di degenza, dove rimarrà in osservazione per almeno 5 ore 
con la gamba sede di puntura distesa e immobile per 3-4 ore.
DIMISSIONE
Qualora
 non siano emerse complicazioni, dopo circa 6 ore il paziente sarà 
considerato dimissibile e dovrà eseguire terapia anticoagulante orale 
per almeno 6-9 mesi a seconda dei casi.
Follow-up Neurologico
Entro
 15 giorni e dopo 1 mese il Paziente verrà valutato dallo stesso 
neurologo del preintervento per rendere l’esame quanto più possibile 
comparativo e quanto meno Medico dipendente.
Follow-up Eco_color-Doppler
Al
 primo e al sesto mese dalla procedura verrà esegutio l’esame 
Eco-Color-Doppler secondo Zamboni dallo stesso operatore del 
preintervento per rendere l’esame quanto più possibile comparativo e 
quanto meno operatore dipendente.
Quanto qui esposto ed in forma 
ridotta fa parte di un Codice Etico vincolante tutti i membri del Ns. 
Gruppo, a cui noi ci atterremo nella pratica diagnostica e clinica, che 
depositeremo presso un Notaio di Ns. fiducia.
Per ulteriori informazioni scrivere a
segreteria@centroendovascolare.it
Inoltre potete consultare
http://sm-ccsvi.com/diagnosi-e-terapia/
Argomenti correlati
Le vostre domande sulla CCSVI
 www.endovascular.it/it/angioplastica-in-ccsvi/134.html
Linee Guida (cliccare qui)    
www.endovascular.it/images/stories/congressi/CIRSE_-_CCSVI_guidelines.pdf
Le nostre risposte ai Vostri quesiti sulla CCSVI
Che cos’è la CCSVI?
l’insufficienza
 venosa cerebrospinale cronica (CCSVI) è una sindrome emodinamica in cui
 vi è un anormale deflusso nelle vene extracraniche deputate al 
drenaggio del sangue dal sistema nervoso centrale. L’insufficienza 
venosa cronica cerebrospinale va quindi a creare una situazione di 
ipertensione venosa a livello cerebrale.
Le anomalie venose che 
compromettono il deflusso del sangue dal cervello e dal midollo spinale 
possono essere molto diverse. Infatti, si trovano un gran numero di tali
 ostacoli, tra cui: stenosi, setti, valvole invertite, cercini, 
torsioni, ecc…
Ad oggi si pensa che tali anomalie siano principalmente congenite.
Come faccio a sapere se ho la CCSVI?
Deve
 sottoporsi ad eco-color-doppler che deve essere eseguito secondo nuovi 
criteri studiati e introdotti ex-novo dal prof. Paolo Zamboni.
E’ 
stata necessariamente rivista la modalità di studio della circolazione 
venosa extracranica (vene giugulari) alla luce delle nuove intuizioni e 
dei nuovi rilievi patologici.
E’ tutt’ora in corso di studio e di 
scrittura la metodologia di studio a livello venoso intracranico 
applicata al paziente con CCSVI, ed in particolare le ripercussioni 
emodinamiche sul sistema venoso intracranico determinate dagli ostacoli 
riscontrati nelle vene extracraniche.
L’eco-doppler quindi deve 
essere affidato a chi si sta dedicando all’approfondimento dei quadri 
emodinamici nella CCSVI e mantiene contatti periodici di aggiornamento e
 di scambio con il centro del prof. Zamboni ed inoltre da chi ha 
partecipato a corsi di formazione specifici e attestati.
In cosa consiste l’eco-color-doppler per insufficienza venosa cronica cerebro-spinale?
L’eco-color-doppler
 si esegue come una normale ecografia, ma con una sonda dotata di 
doppler per la rilevazione delle caratteristiche del flusso sanguigno.
Il
 nostro gruppo lavora principalmente con il centro diagnostico CIDIMU 
diretto dal dott. Ugo Riba che tra i primi ha approfondito la metodica.
Lo
 studio consta di 4 fasi: la prima prevede lo studio, attraverso un 
eco-color-doppler, delle vene del collo del paziente in posizione a 0°; 
la seconda, il medesimo studio sul paziente in posizione a 90°; la terza
 e la quarta fase consistono nell’effettuare un eco-color-doppler venoso
 transcranico con il paziente dapprima in posizione a 0° e 
successivamente in posizione a 90°.
Che cosa viene rilasciato al paziente dopo eco-color-doppler?
Il
 giorno dell’esecuzione dell’esame al paziente vengono rilasciate le 
immagini dell’eco-color-doppler in formato cartaceo e su cd. dopo 
qualche giorno (in media 3 o 4 giorni) è disponibile il referto che può 
essere ritirato di persona oppure può essere inviato tramite e-mail o 
via posta; se l’esame è positivo viene consegnata la documentazione 
preliminare allo studio angiografico/flebografico (esami del sangue; 
materiale informativo sulla procedura) che resta comunque e ovviamente a
 totale discrezione del paziente.
In cosa consiste il trattamento, una volta diagnosticata la CCSVI?
E’
 stato sperimentato un trattamento cosiddetto endovascolare che 
necessita di un breve ricovero, ma non di bisturi ed anestesie generali:
 attraverso la puntura di una vena periferica viene inserito un catetere
 che viene guidato da un radiologo interventista all’interno 
dell’apparato vascolare. Quando si raggiungono le vene sede degli 
ostacoli l’operatore gonfia un palloncino che permette di dilatare i 
restringimenti (vedasi angioplastica in CCSVI).
Che cos’è una sala angiografica?
La
 sala angiografica è una sala radiologico-operatoria: grazie ad un 
apparecchio che si chiama angiografo, il Radiologo Interventista o lo 
specialista in trattamenti endovascolari può produrre immagini o filmati
 degli organi o apparati all’interno del corpo grazie all’impiego di 
raggi X.
Che differenza c’è tra flebografia e angiografia?
Il
 termine flebografia viene riservato allo studio delle vene, mentre con 
la parola angiografia ci si riferisce allo studio delle arterie.
A che ora bisogna presentarsi il giorno dell'intervento?
Generalmente alla mattina alle 7.30, a digiuno e assolutamente senza sospendere qualunque terapia in atto.
Quanto dura l’intervento?
Dall’ingresso
 nell’antisala operatoria angiografica all’inizio dell’intervento vero e
 proprio c’è un tempo variabile tra i 15 e i 30 minuti. Segue la 
preparazione del campo operatorio e la copertura del paziente con telo 
sterile che dura 15 minuti circa. La durata della fase diagnostica 
dell’esame dipenderà dalla difficoltà di cateterizzazione delle vene 
giugulari e dell’azigos e dipenderà dal numero di proiezioni 
angiografiche da eseguire per capire la natura dell’ostacolo: di solito 
non richiede più di 20-30 minuti. Il trattamento degli ostacoli 
intravenosi dura tra i 30 minuti e 1 ora, compresa la rimozione 
dell’accesso venoso. Da ultimo trascorrerà 15 minuti circa nell’antisala
 per l’osservazione post-procedura.
Cosa si intende per angioplastica?
Il
 rimodellamento del vaso non normale con approccio endovascolare e 
utilizzando tutti gli strumenti a disposizione per correggere al meglio 
il difetto che è causa di un problema.
Cosa sono i palloni da angioplastica?
E’
 il primo strumento che è stato messo a disposizione degli interventisti
 dell’endovascolare circa 40anni fa. Oggi ci sono più di 100 tipi 
differenti di palloni sia per materiale di costruzione che di forma. 
inoltre ci sono palloni che possono spingere più di altri sui 
restringimenti potendo raggiungere le 20atm di gonfiaggio. Per questo 
come tutti i dispositivi chirurgici devono essere usati da mani esperte.
Cosa sono gli stent?
Gli stent sono reticelle metalliche di forma cilindrica costruiti con diversi materiali.
Questi
 hanno diverse caratteristiche e pertanto potranno essere: più o meno 
flessibili, con alta, media, bassa forza radiale (spinta esercitata 
sulla parete del vaso), più o meno rigidi ecc. ecc.
Ci saranno ad oggi circa 100 diversi tipi di stent con autorizzazione all’utilizzo nell’apparato vascolare.
Essendo
 tra gli strumenti a disposizione dell’interventista endovascolare ci 
sono occasioni nelle quali si devono utilizzare per migliorare il 
risultato di una procedura.
Quale fattore porta il chirurgo ad applicare lo stent in seduta operatoria e non limitarsi all’uso del palloncino?
Quando
 in seguito ad una dilatazione fatta con un pallone la vena tenda a 
richiudersi immediatamente; quando sempre col pallone si provochi una 
dissezione nella parete della vena che dia un’ulteriore limitazione al 
flusso di sangue; in caso di rottura della vena; in caso di torsioni 
della vena sul proprio asse ed altre situazioni nelle quali il pallone 
non sia in grado di risolvere da solo il problema dell’ostacolo.
Quali sensazioni avvertirò durante l’intervento?
I
 pazienti solitamente riferiscono: “un pizzico all’inguine”, seguito da 
una “sensazione di lieve bruciore” che dura 2-3 secondi.
Una volta
 che l’esame è iniziato durante la fase diagnostica non avvertirà alcun 
dolore, ma sensazioni descritte diversamente da soggetto a soggetto 
come: movimenti all’interno, tirare all’interno, lieve amaro in bocca, 
fastidio dietro l’orecchio.
Durante l’intervento si sentiranno 
alcune delle sensazioni precedenti, ma più decise: tirare o pressione 
all’interno ai lati del collo o sensazione di dolenzia alternativamente 
all’arto superiore destro, sinistro; calore agli arti, “calore alle 
estremità superiori e/o inferiori”, “sensazione di detensione”, 
“sensazione di temporanea di avere un osso in gola durante la 
deglutizione” che corrisponde al momento quando il palloncino sarà 
gonfio all’interno della vena.
E’ possibile essere “addormentati” durante l'intervento per non sentire nulla?
Solo
 il 10-15% di tutti gli interventi in sala angiografica vengono eseguiti
 in anestesia generale: Citiamo a titolo di esempio gli interventi di 
embolizzazione di aneurisma cerebrale, aneurisma aortico, la TIPSS, 
alcune procedure per patologie epatiche…).
Nel caso della CCSVI 
non è prevista l’anestesia generale, ma verra' praticata un'anestesia 
locale nel punto del corpo scelto come ingresso all’apparato vascolare 
venoso. Successivamente, solo per gli individui particolarmente ansiosi,
 a nostro insindacabile giudizio o di quello del collega anestesista 
eventualmente contattato, verranno somministrate sostanze sedative 
scelte in base alle caratteristiche sintomatologiche evidenziate al 
momento.
Quanto tempo bisogna aspettare dopo l'intervento, prima di poter essere dimessi?
Se
 il paziente viene operato entro le 12 del giorno stesso potrà essere, 
in assenza di complicazioni anche lievi, dimesso nel tardo pomeriggio; 
tutti i pazienti operati nel pomeriggio verranno dimessi il giorno 
successivo.
In cosa consiste la medicazione compressiva?
La
 medicazione compressiva consiste in una o più compresse di garza 
arrotolate ad assumere forma cilindrica (tampone)che vengono posizionate
 sopra al punto scelto come accesso all’apparato vascolare e assicurate 
mediante un bendaggio avvolto strettamente allo scopo di esercitare una 
pressione in grado di impedire un sanguinamento.
Quali comportamenti devono essere assunti dopo che la dimissione con medicazione compressiva ancora in sede?
Fino
 al mantenimento della medicazione compressiva si consiglia di mantenere
 l’arto in posizione estesa ed in particolare senza flessione 
all’inguine per non allentare la compressione sulla vena.
Che cosa viene rilasciato al paziente al momento della dimissione?
Il
 referto angiografico e il relativo CD delle immagini/sequenze flebo 
grafiche e la lettera di dimissione (note sul ricovero, intervento e 
terapia postintervento)
Esiste una possibilità di terapia sostitutiva alla seleparina post intervento, con farmaci a somministrazione orale?
Non
 prendiamo in considerazione l'uso di altri farmaci se non eparina e 
coumadin perché i dati che escono dal nostro studio devono essere 
omogenei. L’eccezione sarà possibile solamente di fronte a comprovata 
diatesi allergica o a pregressi problemi legati alla specifica sostanza
Come
 sono i risultati delle vostre procedure? Avete dati sulla vostra 
casistica? (numero di pazienti migliorati, stabili, peggiorati, 
percentuale di restenosi, recidiva di malattia, percentuale di stent 
utilizzati?)
Non rilasciamo dichiarazioni circa i risultati ad oggi ottenuti per 
non farVi incorrere
 in pericolosi e grossolani errori di valutazione. Infatti le attuali 
considerazioni sull’argomento sarebbero unicamente sensazioni, non 
avrebbero alcun significato statistico e pertanto in questa fase 
assolutamente fuorvianti.
