26/7/2012
I farmaci in grado di incidere sui meccanismi alla base della malattia, e quindi di modificarne il decorso, sono distinti in: 
- Immunomodulanti, impiegati allo scopo di modificare con crescente precisione i delicati equilibri del sistema immunitario
- Immunosoppressori, in grado di ridurre globalmente l’azione del sistema immunitario.
I farmaci immunomodulanti attualmente approvati per la terapia del decorso della SM sono:
- Interferone beta 1a 
- Interferone beta 1b  
- Glatiramer acetato 
- Natalizumab 
Tra i farmaci immunosoppressori solo il mitoxantrone ha l’approvazione 
ufficiale per l’uso nella SM ma molti altri vengono usati nella pratica 
clinica come per esempio l'azatioprina e la ciclofosfamide.
Formulazioni e dosaggi
Esistono differenti formulazioni di interferone beta : IFN beta 1a, 
(somministrabili per via sottocutanea con frequenza trisettimanale o per
 via intramuscolare in monosomministrazione settimanale) ed IFN beta 1b 
(somministrabile per via sottocutanea a giorni alterni).
Il glatiramer acetato deve essere somministrato giornalmente per via sottocutanea.
Il natalizumab richiede una somministrazione per fleboclisi endovenosa 
con frequenza mensile, mentre il mitoxantrone via somministrato con 
frequenza mensile o trimestrale sino al raggiungimento di una dose 
totale massima che non può essere superata.
PROVE DI EFFICACIA
> Interferone beta
Gli studi di efficacia eseguiti negli anni ’90 e considerati di classe 
scientifica I (cioè tale da non richiedere ulteriori conferme) hanno 
dimostrato che la terapia con IFN beta 1a o IFN beta 1b sono in grado di
 ridurre il numero di ricadute di malattia del  30 % (ossia un terzo 
circa) agendo anche sul numero di nuove lesioni dimostrate con la 
risonanza magnetica.
Meno certa è l’efficacia di questi farmaci nel 
ridurre l’accumulo di disabilità nei pazienti, anche se probabilmente 
anche su questo parametro i farmaci hanno un effetto.
Nei soggetti 
con SM secondariamente progressiva le prove di efficacia della terapia 
con interferone sono assai meno forti: solo l’IFN beta 1b, e non in 
tutti gli studi eseguiti, sembra avere una certa azione protettiva nei 
pazienti in fase progressiva, peraltro correlata con la presenza residua
 di attività di malattia dimostrata alla risonanza.
Anche i pazienti
 che hanno presentato un singolo episodio clinico traggono beneficio 
dalla terapia con interferone: si osserva un significativo ritardo del 
secondo episodio clinico nei soggetti trattati.
In virtù di questi 
risultati la terapia con IFN è oggi consigliata ed approvata anche per i
 pazienti che hanno avuto un singolo episodio e a rischio pertanto di 
sviluppare SM definita.
Tutti questi risultati indicano che la 
terapia immunomodulante con interferone beta è tanto più efficace quanto
 prima viene intrapresa.
> Glatiramer acetato
Studi di 
efficacia eseguiti negli anni novanta hanno dimostrato una riduzione 
delle ricadute analoga a quella riscontrata con la terapia a base di 
interferone ebta (circa 30%) anche se gli effetti sui parametri di RM 
sembrano meno brillanti e l’efficacia di questa terapia richiede un 
tempo leggermente superiore.
Studi di sicurezza durati molti anni 
hanno confermato il buon profilo di tollerabilità del farmaco e la sua 
durevole azione positiva sul numero di ricadute. 
Recentemente si 
sono conclusi studi sui pazienti in fase molto precoce di malattia (un 
singolo episodio clinico) ed è stata dimostrata anche per il glatiramer 
acetato un’azione ritardante sul verificarsi del secondo episodio 
clinico.
Mancano dati a supporto dell’efficacia del farmaco sui pazienti con forme secondariamente progressive.
> Mitoxantrone
Si tratta di un farmaco immunosoppressore usato da molti anni nella 
terapia di malattie autoimmune e, a dosi maggiori, nel trattamento di 
alcuni tumori.
Viene somministrato solitamente con dosi mensili o 
trimestrali, sino al raggiungimento di una dose totale che non può 
essere superata per non incorrere nel rischio di complicanze cardiache.
E’ indicato per pazienti con forme aggressive con frequenti ricadute e 
forme progressive con ricadute durante la progressione sulla base di 
studi clinici controllati che hanno dimostrato la sua efficacia nel 
ridurre la formazione di nuove lesioni in RM e l’incidenza di ricadute.
> Natalizumab
E’ farmaco di più recente approvazione, in grado di ridurre le ricadute
 del 60% circa rispetto alla terapia con placebo, dunque più efficace 
degli altri farmaci immunomodulanti.
Durante gli studi clinici che 
hanno portato alla sua approvazione si sono osservati alcuni casi di 
leucoencefalite multifocale progressiva, una grave infezione del sistema
 nervoso centrale, e successivamente altri casi si sono verificati dopo 
l’approvazione.
Il rischio di questo evento avverso sembra essere inferiore ad uno su mille dopo 18 mesi di terapia.
In ragione di questi eventi è indicato solo per pazienti con un'elevata
 attività della malattia nonostante la terapia con interferone-beta 
oppure  pazienti con sclerosi multipla recidivante remittente grave ad 
evoluzione rapida. Viene somministrato per via endovenosa con frequenza 
mensile. Non è indicato per pazienti con forme progressive, mancando 
dati su questo tipo di pazienti.
ALTRE TERAPIE NON UFFICIALMENTE APPROVATE 
<be se lo dice aism...crediamoci  www.aism.it/index.aspx?codpage=terapia_immunomodulante>
> Ciclofosfamide. Potente immunosoppressore somministrato per via 
endovenosa con frequenza mensile,  del quale è stata dimostrata una 
modesta efficacia in pazienti giovani con forme aggressive anche a 
decorso secondariamente progressivo con evidenza di attività di 
malattia.
> Azatioprina. Immunosoppressore utilizzato da 
alcuni decenni nella terapia della SM, somministrato per via orale. Gli 
studi clinici hanno dimostrato una discreta capacità nel prevenire le 
ricadute ma non è mai stata dimostrata una azione sulla disabilità a 
lungo termine. E’ in corso uno studio di confronto tra questo farmaco e 
gli interferoni.
> Metotrexato. Uno studio su pazienti con 
forme SP di malattia ha dimostrato una modesta azione ma mancano dati 
conclusivi. Viene solitamente somministrato per via orale alla dose di 
7,5 mg alla settimana. Intensa immunosoppressione seguita da trapianto 
autologo di cellule staminali ematopoietiche Numerosi piccoli studi 
hanno dimostrato che questo approccio molto aggressivo è efficace nel 
rallentare significativamente la progressione della disabilità in 
pazienti con forme rapidamente evolutive in cui non sono state efficaci 
le terapie immunomodulanti ed immunosoppressive. La gravità potenziale 
degli effetti collaterali di questa terapia la limita però a pazienti 
giovani, con forme molto aggressive di malattia.
 
Le informazioni qui riportate Hanno solo un fine illustrativo: NON costituiscono e NON provengono né da prescrizione né da consiglio medico, rivolgersi SEMPRE e comunque al PROPRIO MEDICO NB: L'ADMI ritiene i propri lettori persone ragionevoli e dotate di senso della misura. I vostri commenti VERRANNO INSERITI dopo controllo, in caso Si riserva la facoltà di cancellare commenti di CATTIVO GUSTO e/o OFFENSIVI
CONTATORE PERSONE
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)



 
 
leggere bene anche qui:
RispondiEliminawww.facebook.com/notes/sabrina-libera-garda/attenzione-terapie-non-approvate-ufficialmente-/493819990658446