CONTATORE PERSONE

30/07/12

Ionorisonanza: La nuova Terapia nelle Malattie Neurologiche

 

La terapia di “IONORISONANZA SEQEX” è la sintesi dei più avanzati studi di biofisica effettuati negli ultimi decenni...
Per darne un’idea faremo un paio di esempi: pensiamo innanzitutto agli studi effettuati dalla NASA sugli astronauti che effettuavano voli nello spazio.
Si era notato che questi astronauti, al rientro dallo spazio, manifestavano una condizione di salute psico-fisica nettamente peggiore rispetto a quando erano
partiti.
Bisogna considerare, infatti, che gli astronauti, al momento della partenza sono perfettamente sani da tutti i punti di vista; uno dei grandi squilibri che si è visto, ad esempio, è stato il forte stato di “stress ossidativo” che essi manifestavano al loro ritorno; in altre parole essi partivano con bassi livelli di radicali liberi nel sangue e tornavano con livelli elevatissimi, in condizioni, appunto, di forte “STRESS OSSIDATIVO”.

Per questo furono intrapresi studi per capire il perché di tali fenomeni.

Gli studi si sono ben presto concentrati sull'elettromagnetismo in quanto le astronavi ne erano prive; in altre parole gli astronauti erano temporaneamente sottratti all'influsso del magnetismo terrestre e ciò poteva durare anche mesi.

Per capire l’importanza di questo concetto bisogna ricordare che la Terra possiede 2 poli magnetici (polo nord e polo sud) e che tra questi 2 poli esiste, ovviamente, un campo magnetico che avvolge tutta la Terra ( basta pensare alla bussola ); questo campo magnetico è di fondamentale importanza per tutte le forme di vita esistenti.

Per capire ancora meglio l'importanza dell'elettromagnetismo terrestre sugli organismi viventi basta pensare ad un esperimento effettuato anni fa da alcuni scienziati: sono state prese 30 cavie e messe in una stanza dotata di ogni confort (luce, cibo, acqua, temperatura ideali); altre 30 cavie sono state messe in un'altra stanza dotata degli stessi confort: l’unica differenza consisteva nel fatto che la seconda stanza era schermata, cioè era stata fatta diventare quella che in gergo biofisico si chiama "gabbia di Faraday".
In altre parole era stata esclusa dal campo elettromagnetico terrestre.

Ebbene, dopo alcuni mesi le 30 cavie messe in una stanza normale godevano tutte di ottima salute, mentre delle 30 cavie messe nella "gabbia di Faraday" alcune erano morte, mentre altre si erano ammalate di invecchiamento precoce o di tumore.

Questo esperimento dimostra inequivocabilmente quanto il campo elettromagnetico sia importante per la salute degli esseri viventi.

A questo punto è lecito porsi una domanda: quali sono gli effetti dei campi elettromagnetici sui sistemi biologici, cioè sull'organismo umano?
La risposta è ovvia: tutte le cellule del nostro organismo sono soggette a campi elettromagnetici che ne determinano lo stato di salute o di malattia: l’esempio delle cavie dimostra come le cellule possano ammalarsi o, al contrario, guarire in base ai campi elettromagnetici in cui esse vivono costantemente.

                                                        COS'E' IL SEQEX

La ionorisonanza ciclotronica endogena, chiamata seqex, si basa sui più moderni concetti di biofisica.
Il seqex, mediante debolissimi e precisi codici elettromagnetici, favorisce lo scambio ionico, inducendo il processo di ripolarizzazione delle membrane cellulari.

I campi magnetici pulsati influenzano positivamente molti sistemi enzimatici intracellulari e di membrana, modificandone la permeabilità e quindi migliorando lo scambio ionico ai due lati della membrana stessa.
Inoltre è dimostrato che i campi magnetici pulsati influenzano positivamente l'azione del sistema immunitario.

La terapia seqex viene effettuata, scegliendo tra i vari programmi a disposizione, in varie patologie, soprattutto nelle malattie neurologiche e in quelle croniche e degenerative.

I campi di applicazione ideali riguardano l'ambito de:
-le malattie dell'apparato osteo-mio-articolare (lombalgia, artrite, artrosi, sciatalgia, osteoporosi, discopatie vertebrali, fibromialgie, periartrite, coxartrosi, ecc.),
-le malattie neurologiche (sclerosi multipla, Parkinson, sclerosi laterale amiotrofica, ecc.),
-le  patologie vascolari (problemi circolatori, claudicatio intermittens, ecc.).
-le  patologie degenerative


La terapia seqex, oltre a non avere alcun effetto collaterale, è la terapia ideale in tutte le patologie caratterizzate da scarsa energia e blocchi della reattività cellulare e immunologica.

                                                 COME SI EFFETTUA

Il “SEQEX” è una tecnica rivoluzionaria in quanto chi decide quale sia la terapia ideale è l’organismo stesso.
Infatti nel corso della prima visita il seqex invia al paziente (che è tranquillamente disteso su una stuoia elettromagnetica ) una serie di onde armoniche aventi varie frequenze e varie intensità.
Dopo l’erogazione di ciascuna onda, viene rilevata e visualizzata la risposta dell’organismo, cioè se l’organismo “gradisce” o meno quel segnale.
In ogni caso il seqex, dopo l’erogazione di ogni singola onda e dopo aver registrato il tipo di risposta dell’organismo stesso, cancella dal corpo quella informazione mediante il principio dell’inversione d’onda (o controfase).
Alla fine della prima visita il seqex avrà selezionato le frequenze migliori per quell’organismo che vengono poi memorizzate in una card che successivamente servirà ad erogare la terapia stessa.
Un ciclo di terapia seqex va dalle 10 alle 20 sedute, con frequenza bi o trisettimanale e, in base al tipo di patologia che si sta affrontando e ai risultati, la card potrà essere ritarata periodicamente.
Come si potrà facilmente capire, la ionorisonanza seqex, oltre ad essere basata sui più moderni principi della fisica, è anche scelta dall’organismo stesso e quindi rappresenta il tipo di terapia ideale in ogni tipo di patologia.
Nella sclerosi multipla, ovviamente, entra a far parte del METODO KOUSMINE INTEGRATO, rendendolo ancora più completo ed efficace.

                                                     CURARSI A CASA

Un’altra caratteristica innovativa del “seqex” è rappresentata dal fatto di potersi curare a casa, semplicemente noleggiando un lettore “seqex” per uso domestico.
Il “seqex fam” consente, infatti, grandissimi vantaggi: innanzitutto evita di doversi spostare 2–3 volte a settimana, specie a chi abita lontano dal Centro Medico di riferimento oppure non può spostarsi facilmente; l’altro grande vantaggio è che può essere effettuata tutti i giorni o anche 2 volte al giorno...
Infine consente un grande risparmio, specie se utilizzata da altri componenti della famiglia.
Infatti il “seqex familiare” è in grado di leggere fino a 4 card, per cui, nel periodo di noleggio, possono curarsi più persone della stessa famiglia al solo costo della programmazione della card.
Il set del lettore familiare comprende una valigetta con lettore e stuoia magnetica: in sede di prima visita viene memorizzata la card e poi trasferita direttamente sul lettore, in modo tale che a casa, ogni volta che si vorrà utilizzare, basterà solo premere “start”.
La terapia si effettua vestiti, tranquillamente distesi sulla stuoia magnetica.
E’ importante, infine, dire che esiste anche la possibilità di acquistare il lettore familiare e, ogni volta che dovesse servire, basterà programmare la card presso il Centro Medico di riferimento.

info di:  www.kousmine.it/articolo.php?id=7

29/07/12

18 Dec 2011 - Monitoring MS Progression Using Powerful MRI To Track Iron Levels In The Brain

Monitoring MS Progression Using Powerful MRI To Track Iron Levels In The Brain

traduzione Google

Monitoraggio della Progressione SM Utilizzando la risonanza magnetica Potente Per tracciare i livelli di ferro nel cervello


I ricercatori medici dell'Università di Alberta hanno scoperto un nuovo modo di monitorare la progressione della sclerosi multipla (SM) in coloro che vivono con la malattia, utilizzando una potente forza tripla risonanza magnetica per rilevare traccia dei crescenti livelli di ferro nel tessuto cerebrale.

I ricercatori hanno scoperto che i livelli di ferro nei pazienti affetti da SM sono in aumento nelle aree di materia grigia del cervello che sono responsabili nella trasmissione dei messaggi. Elevati livelli di ferro in una specifica "area relè" sono stati osservati nei pazienti che hanno disabilità fisiche associate alla SM. Il ferro è molto importante per il normale funzionamento del cervello e la quantità di ferro è un sistema strettamente controllata dal tessuto cerebrale. La scoperta suggerisce che ci sia un problema con il sistema di controllo. Troppo ferro può essere tossico per le cellule cerebrali e alti livelli di ferro nel cervello sono stati associati a diverse malattie neurodegenerative. Ma ad oggi, nessun test sono stati in grado di quantificare o misurare ferro nel cervello vivente.

Alan Wilman e Blevins Gregg, co-principal investigatori presso la Facoltà di Medicina e Odontoiatria, ha utilizzato un nuovo metodo di risonanza magnetica per misurare quantitativamente ferro nel cervello per acquisire una migliore comprensione di ciò che la malattia sta facendo nel cervello di coloro che sono stati di recente diagnosi con SM. Ventidue persone con SM hanno preso parte allo studio, insieme a 22 persone che non hanno avuto la condizione.

"Nella SM, c'è un reale desiderio e la necessità di avere una buona idea dello stato e la progressione della malattia", dice Blevins, che è sia un neurologo praticante e un ricercatore della Divisione di Neurologia.

"Quando i pazienti con MS attualmente ottenere una risonanza magnetica, le misure tipiche guardiamo non può darci una buona idea della natura e lo stato della SM. Utilizzando questo nuovo metodo di risonanza magnetica i medici darebbe un nuovo modo di misurare l'efficacia di nuovi trattamenti per pazienti affetti da SM guardando l'impatto sui livelli di ferro. Questo apre l'idea di avere un nuovo biomarcatore, un nuovo modo di guardare alla malattia nel tempo, a guardare la malattia, vedere la progressione o la mancanza di progressione della malattia, un nuovo modo per tenere traccia esso. "

Wilman, ricercatore e fisico presso il Dipartimento di Ingegneria Biomedica, dice il nuovo metodo di RM può essere un indicatore migliore per la progressione della malattia rispetto strettamente guardando numero e la frequenza delle recidive.

"Questo è un nuovo indicatore quantitativo che ci dà un quadro più chiaro in MS. Possiamo capire meglio da dove i pazienti sono a. In termini di sintomi clinici, possono andare bene per un bel po ', poi hanno una ricaduta, allora si' re bene per un bel po '. Bene, il momento in cui essi sono effettivamente belle, essi non possono essere effettivamente bene.

"La malattia può progredire, ma non c'è proprio nessun marcatore in questo momento che dimostra che. Pensiamo che il biomarcatore che abbiamo scoperto potrebbe essere una risposta. Popolo della comunità di ricerca medica sono molto entusiasti di questa scoperta, perché potrebbe essere un nuovo modo di vedere la malattia. "

Il nuovo metodo risonanza magnetica, che utilizza una macchina che è 90.000 volte la forza del campo magnetico terrestre, i medici daranno maggiori dettagli e informazioni circa l'impatto della sclerosi multipla sul cervello, l'intuizione che i medici e ricercatori non avevano prima.

"Questo potrebbe essere un marker precoce della sclerosi multipla. Vorremmo vedere questo nuovo metodo utilizzato con tutti i pazienti che hanno la SM. In definitiva, questa scoperta è un grande esempio di ricerca traslazionale".

I ricercatori sperano di vedere questo nuovo metodo di risonanza magnetica utilizzata negli studi clinici per i pazienti con sclerosi multipla entro i prossimi 1-2 anni, poi a essere utilizzati regolarmente dai medici in cinque anni.

Blevins e Wilman sia di credito che i pazienti con sclerosi multipla che hanno preso parte allo studio. "Se i pazienti non erano così disposti ad aiutare, non abbiamo potuto fare niente di tutto questo", detto da Wilman.


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Medical researchers at the University of Alberta have discovered a new way to track the progression of
multiple sclerosis (MS) in those living with the disease, by using a powerful, triple strength MRI to track increasing levels of iron found in brain tissue.

The researchers discovered that iron levels in MS patients are increasing in grey matter areas of the brain that are responsible for relaying messages. High iron levels in a specific "relay area" were noted in patients who had physical disabilities associated with MS. Iron is very important for normal function of the brain and the amount of iron is a tightly controlled system by the brain tissue. The discovery suggests there is a problem with the control system. Too much iron can be toxic to brain cells and high levels of iron in the brain have been associated with various neurodegenerative diseases. But to date, no tests have been able to quantify or measure iron in living brain.

Alan Wilman and Gregg Blevins, co-principal investigators from the Faculty of Medicine & Dentistry, used a new MRI method to quantitatively measure iron in the brain to gain a better understanding of what the disease is doing in the brains of those who were recently diagnosed with MS. Twenty-two people with MS took part in the study, along with 22 people who did not have the condition.

"In MS, there is a real desire and need to get a good idea of the state and progression of the disease," says Blevins, who is both a practising neurologist and a researcher from the Division of Neurology.

"When patients with MS currently get an MRI, the typical measures we look at may not give us a good idea of the nature and state of MS. Using this new MRI method would give physicians a new way to measure the effectiveness of new treatments for patients with MS by watching the impact on iron levels. This opens up the idea of having a new biomarker, a new way of looking at the disease over time, watching the disease, seeing the progression or lack of progression of the disease, a new way to track it."

Wilman, a researcher and physicist in the Department of Biomedical Engineering, says the new MRI method may be a better gauge for disease progression than strictly looking at number and frequency of relapses.

"This is a new quantitative marker that gives us more insight into MS. We can get a better handle on where patients are at. In terms of clinical symptoms, they may be fine for quite awhile, then they have a relapse, then they're fine for quite awhile. Well, the time when they are actually fine, they may not actually be alright.

"The disease may be progressing, but there is just no marker right now that shows that. We think the biomarker we have discovered could be an answer. People in the medical research community are very excited about this discovery, because it could be a new way of looking at the disease."

The new MRI method, which uses a machine that is 90,000 times the strength of the earth's magnetic field, will give physicians more detail and information about the impact of MS on the brain, insight that doctors and researchers didn't have before.

"This could be a very early marker of MS. We'd like to see this new method used with all patients who have MS. Ultimately, this discovery is a great example of translational research."

The researchers hope to see this new MRI method used in clinical trials for patients with MS within the next one to two years, then to be regularly used by physicians within five years.

Blevins and Wilman both credit the MS patients who took part in the study. "If patients weren't so willing to help, we couldn't do any of this," said Wilman.
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18 Dec 2011

Sclerosi multipla, al via la sperimentazione clinica del “metodo Zamboni” – Il Fatto Quotidiano

Sclerosi multipla, al via la sperimentazione clinica del “metodo Zamboni” – Il Fatto Quotidiano

Si parte con la sperimentazione clinica. Il progetto è quello che va sotto il nome di Brave Dreams (acronimo di Brain venous drainage exploited against multiple sclerosis) e, sotto il coordinamento del chirurgo vascolare Paolo Zamboni dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Ferrara, il suo scopo è quello di verificare gli effetti sulla sclerosi multipla intervenendo per rimuovere le ostruzioni sanguigne determinate dall’insufficienza venosa cronica cerebrospinale (Ccsvi).
L’annuncio ufficiale è stato dato da Carlo Lusenti, assessore regionale alla salute, e con la selezione dei pazienti si partirà a metà della prossima settimana, iniziando nei centri dell’Emilia Romagna che hanno aderito alla sperimentazione, finanziata con 2 milioni e 900 mila dalla Regione stessa lo scorso febbraio. Tra i centri, oltre al presidio ferrarese dove opera il clinico che ha dato il nome alla tecnica di intervento, il “metodo Zamboni”, c’è l’Usl di Bologna. Dopodiché sarà la volta dell’azienda ospedaliera Cannizzaro di Catania e delle 14 strutture su 20 che hanno già ricevuto il nulla osta dai comitati etici dopo l’esame del protocollo la cui stesura è stata coordinata dall’agenzia sanitaria e sociale dell’Emilia-Romagna.
Per quanto riguarda l’inizio della sperimentazione, che era attesa a settimane, l’ok definitivo è giunto dopo che il ministero della Salute si è pronunciato in senso positivo lo scorso 17 luglio. A dare il contributo finale affinché ciò avvenisse un precedente parere, quello della commissione unica dispositivi medici del dicastero, chiamata a esprimersi sull’uso dei palloncini da angioplastica previsti dal protocollo Brave Dreams. A questo punto, dunque, si passerà alla verifica dell’intuizione da cui era partito il professor Zamboni, quando aveva cominciato a studiare la malformazione che impedisce il deflusso del sangue dal cervello e che può portare a ristagni ematici all’interno del cranio con conseguente accumulo di tossine.
La patologia – è stato riscontrato poi anche in centri clinici diversi da quello di Ferrara (tra questi, la Fondazione Don Gnocchi di Milano, l’ospedale Sant’Antonio di Padova e il policlinico Vittorio Emanuele di Catania, oltre a ospedali stranieri) – può presentarsi indipendentemente dalla sclerosi multipla. Ma, sempre secondo i ricercatori che hanno seguito il metodo Zamboni fin dal training ad hoc a cui i medici vascolari vengono sottoposti, i pazienti affetti dalla malattia neurologica degenerativa avrebbero la Cssvi con una frequenza che va oltre il 90%.
Per il clinico ferrarese e per i colleghi che hanno adottato le sue tecniche sia diagnostiche (come l’ecocolor dopler e la flebografia) che terapeutiche (la rimozione delle ostruzioni), esisterebbe la possibilità di beneficiare di effetti positivi sulla sclerosi multipla adottando un approccio vascolare, oltre a quello tradizionale di tipo neurologico. In altre parole, correggendo i problemi di deflusso del sangue nelle vene che non inviano correttamente sangue a polmoni e cuore, si possono ottenere miglioramenti, tra cui miglior qualità di vita, recupero del tono muscolare e almeno parziale ripresa dell’attività fisica.
Una sessantina per centro medico il numero dei pazienti che entrerà nel programma di sperimentazione, che costerà circa 3.500 euro a paziente. La selezione verrà fatta in base alla storia clinica dei candidati, che non devono aver superato uno specifico livello di gravità nella progressione della sclerosi multipla. E ognuno di questi sarà trattato per un anno, al termine del quale si aprirà la fase – dai 18 ai 24 mesi – durante la quale i risultati saranno relazionati alla comunità scientifica.
Si tratta di un momento atteso anche da una onlus, la Ccsvi nella sclerosi multipla, che ha come presidente onorario Nicoletta Mantovani e che nel corso degli ultimi anni ha appoggiato le ricerche di Paolo Zamboni attivandosi sia presso le istituzioni che presso i privati per raccogliere pareri e finanziamenti. Ancora di recente Gisella Pandolfo, presidente nazionale dell’associazione, aveva chiesto che si partisse quanto prima con la sperimentazione per verificare le correlazioni tra le due malattie. E aveva aggiunto: “Noi questo affermiamo e vogliamo: che si prenda atto della ricerca internazionale fin qui compiuta e in continua evoluzione, in un confronto sereno e serio. Ricordiamo che i malati di sclerosi multipla sono oltre 60 mila in Italia e 2 milioni e mezzo nel mondo. Per la maggior parte giovani adulti, due su tre donne”.

Copaxone effetti indesiderati

In tutti gli studi clinici come reazioni avverse più frequenti sono state osservate reazioni nella sede dell’iniezione che sono state segnalate dalla maggior parte dei pazienti trattati con Copaxone. In studi controllati la percentuale di pazienti che hanno riferito queste reazioni, almeno una volta, era più elevata dopo trattamento con Copaxone (82,5%) rispetto a quanto segnalato dopo iniezioni di un placebo (48%). Le reazioni segnalate più di frequente nella sede dell’iniezione erano: eritema, dolore, presenza di masse, prurito, edema, infiammazione e ipersensibilità.

Come reazione immediata dopo l’iniezione è stata descritta una reazione associata ad almeno uno o più dei seguenti sintomi:
vasodilatazione,
dolore toracico,
dispnea,
palpitazione o tachicardia.
Questa reazione può verificarsi entro alcuni minuti dopo l’iniezione di Copaxone. Almeno un componente di questa reazione immediata dopo l’iniezione è stato segnalato almeno una volta dal 41% dei pazienti trattati con Copaxone rispetto al 20% del gruppo trattato con placebo.

Tutte le reazioni avverse segnalate con maggior frequenza nei pazienti trattati con Copaxone rispetto ai pazienti trattati con placebo vengono presentate nella tabella riportata qui di seguito. Q
uesti dati sono stati tratti da tre studi clinici-pivot, in doppio cieco, controllati con placebo, eseguiti in 269 pazienti affetti da SM trattati con Copaxone e in 271 pazienti affetti da SM trattati con placebo fino a 35 mesi.

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Tuttavia, Copaxone non ha avuto effetti benefici sulla progressione dell’invalidità nei pazienti affetti da SM recidivante con remissione.

Non vi sono prove che il trattamento con Copaxone abbia un effetto sulla durata o sulla gravità delle recidive.

Attualmente non è stata dimostrata l’utilità di Copaxone in pazienti affetti dalla malattia progressiva primaria o secondaria.
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Vacanze Accessibili

 

L’associazione Di.Vo. è particolarmente attiva nell’ambito del turismo accessibile, termine comunemente utilizzato per indicare l’insieme di strutture, infrastrutture e sistemi organizzativi destinato a facilitare l’attività turistica delle persone con esigenze particolari.


Purtroppo molte famiglie in cui sono presenti disabili e anziani devono limitare la loro attività turistica per le notevoli barriere e difficoltà da superare: prime fra tutte la scarsa conoscenza delle opportunità offerte dal turismo accessibile, la mancanza di persone competenti in materia e di strumenti informativi indispensabili alla programmazione degli itinerari e dei soggiorni.

Dalla necessità di dare una risposta positiva alle richieste di turismo più accessibile a tutti, è nata l’idea per mettere la parola fine alle numerose limitazioni e discriminazioni subite dai disabili per le loro vacanze.



Viaggi a Lourdes

Puntiamo a fornire una compagnia qualificata con la quale intraprendere serenamente l’esperienza di un viaggio a Lourdes e poterne condividere tutte le emozioni. Perché non poter soddisfare il desiderio di partecipare alla vacanza dei sogni?

Punto di forza del servizio è quello di non fornire il solito accompagnatore professionista ma un amico qualificato, pronto anch’esso a divertirsi in compagnia. Soggiorni per qualsiasi handicap psichico (come l’autismo) e motorio, anche in carrozzina, con pulmino attrezzato, albergo accessibile e spiaggia con attrezzature per disabili.


Vacanze estive: mare e montagna

Per chi è disabile o per chi ha un familiare disabile, la scelta del luogo dove trascorrere la vacanza estiva si presenta tutt’altro che semplice. Non si tratta solo di trovare la località che più interessa, ma di cercare una soluzione compatibile con i problemi legati all’handicap.

Per quanto riguarda il mare la località prescelta è Cesenatico sulla Riviera romagnola. La sistemazione è in hotel 3 stelle in camere multiple (singole su richiesta secondo disponibilità) con trattamento in pensione completa con bevande. Sono presenti camere attrezzate con ausili per disabili, ascensore idoneo per carrozzelle e ingressi e spazi interni tutti accessibili. Durante i soggiorni viene organizzato un programma di attività all’aria aperta con sport ed escursioni e momenti ricreativi serali. Nel caso di Cesenatico vengono messi a disposizione anche un parco, una piscina, una palestra e una spiaggia privata.

E’ possibile anche optare per un soggiorno in campagna presso centri agrituristici in Toscana e in Umbria. In tutti i casi è prevista la possibilità di disporre di assistenza individualizzata con operatori di sostegno qualificati e assistenza infermieristica.


www.associazionedivo.org/attivita/vacanze-accessibili/

Fibrosi cistica, Ue approva ivacaftor





27 luglio 2012

La Commissione Europea ha approvato ivacaftor  per i pazienti affetti da fibrosi cistica (FC) di età superiore ai 6 anni che presentano almeno una copia della mutazione G551D nel gene regolatore della conduttanza transmembrana della fibrosi cistica (CFTR). Questi pazienti costituiscono circa il 4-5% del totale. Sviluppato dall’americana Vertex (l’azienda del telaprevir) il farmaco sarà messo in commercio con il marchio Kalydeco.

Si stima che in Europa i pazienti con questa mutazione siano circa 1100. In Usa il loro numero è circa lo stesso, circa 1200, pari al 4% dei circa 30mila malati di fibrosi cistica. Circa 200 però hanno meno di 6 anni e per loro il farmaco non è attualmente indicato. In Usa il costo del farmaco è molto elevato: 294mila dollari l'anno. Vedremo se in Europa sarà più ridotto

L’approvazione di ivacaftor si basa sui risultati degli studi di fase III STRIVE e ENVISION in cui i pazienti con FC, aventi almeno una copia della mutazione G551D di CFTR, trattati con il farmaco, hanno mostrato un miglioramento rapido, significativo e sostenuto di alcune misure della patologia, inclusa la funzione polmonare. Gli eventi avversi più frequenti con il medicinale erano da lievi a moderati ma non gravi.

Ivacaftor è un farmaco attivo per via orale che va assunto due volte al giorno, disegnato per aumentare il tempo di apertura dei canali CFTR. Negli studi in vitro, la molecola si è dimostrata efficace nell’aumentare l'attività di trasporto del cloro della proteina CFTR con la mutazione G551D.

Il farmaco è stato sviluppato congiuntamente da Vertex Pharmaceuticals e dalla Cystic Fibrosis Foundation. Quest'ultima, che per lo sviluppo del farmaco ha investito circa 75 milioni di dollari, riceverà delle royalties sulle vendite del prodotto. si tratta di uno dei primi esempi di come un'associazione di pazienti possa avere un ruolo pro attivo per lo sviluppo di un farmaco, una forma di collaborazione nota come “venture philanthropy.”

Fibrosi cistica
La FC colpisce circa 70mila persone in tutto il mondo e causa una perdita progressiva della funzionalità polmonare. A oggi non esiste una cura e i trattamenti attualmente disponibili sono diretti contro gli effetti secondari della compromissione della funzionalità della proteina CFTR (Cystic Fibrosis Transmembrane Conductance Regulator), un canale ionico deputato soprattutto a trasportare il cloro attraverso le membrane cellulari a livello della membrana apicale delle cellule epiteliali delle cellule di vie aeree, del pancreas, dell'intestino, delle ghiandole sudoripare, delle ghiandole salivari e dei vasi deferenti.

La fibrosi cistica è causata da mutazioni di questa proteina (se ne conoscono più di 1.000) che portano a uno squilibrio ionico legato a un'alterazione della secrezione da parte delle cellule epiteliali degli ioni cloro e, di conseguenza, a un maggior riassorbimento di sodio e acqua dalle pareti delle vie aeree.

In particolare, la mutazione missenso G551D influenza la funzione dei canali CFTR presenti sulla superficie cellulare ed è presente nel 4-5% dei pazienti con fibrosi cistica. Nei pazienti che hanno la mutazione G551D, l’aminoacido glicina è sostituito dall’acido aspartico.

Come conseguenza dell'alterazione genetica, le ghiandole coinvolte secernono un muco denso e vischioso e quindi poco scorrevole. Negli organi interessati, le secrezioni mucose, essendo anormalmente viscide, determinano un'ostruzione dei dotti principali, provocando l'insorgenza di gran parte delle manifestazioni cliniche tipiche della malattia, come la comparsa di infezioni polmonari ricorrenti, insufficienza pancreatica, steatorrea, stati di malnutrizione, cirrosi epatica, ostruzione intestinale e infertilità maschile; è una malattia molto grave con un'aspettativa di vita di circa 37 anni (dati della Cystic Fibrosis Foundation).

INFO DI  http://www.pharmastar.it/index.html?cat=3&id=8755

27/07/12

La sindrome di Habba

Si tratta di un'associazione tra un disfunzionale, cistifellea intatto e diarrea cronica. I pazienti con la sindrome presentano vari gradi di diarrea cronica (tre o più movimenti intestinali al giorno ). La diarrea è classicamente descritta come frequenza di diarrea acquosa e potrebbe essere esplosiva, a volte  può anche essere associata con grande urgenza e persino incontinenza. La diarrea è principalmente associata dopo i pasti .A causa di questa urgenza, i pazienti di solito  dovunque vadano sono costretti a cercare un bagno .Questi sintomi sono di solito molto dolorosi e possono causare imbarazzo sociale e delle interferenze con le attività quotidiane. Alcuni pazienti sono addirittura costretti  a restare rinchiusi in casa per paura di imbarazzo sociale, possono  perdere peso perché hanno paura di mangiare per la diarrea.
La diarrea è raramente notturna, a meno che il paziente aveva un pasto in ritardo nei pressi di andare a dormire.
E non è associato con il sangue, a meno che non proviene da irritazione della zona rettale a seguito di movimenti intestinali frequenti.
Dr. Habba ha  scoperto che questo tipo di diarrea è associata a disfunzioni della colecisti.
C'è dolore associato a questa sindrome?

Il pazienti non avrebbero necessariamente dolore addominale correlati alla malattia della colecisti.
Potrebbe essere completamente libero da ogni dolore addominale. La funzione della colecisti è solo determinata da un anomalo radio-test nucleare che studia la funzione della colecisti (HIDA / DISIDA scansione con iniezione CCK). Questo test non è invasivo e può essere eseguito in tutti i centri radiologici o ospedali ben attrezzati


Se l’ecografia della colecisti è normale, avrei potuto ancora avere la sindrome?

In realtà, la maggior parte dei pazienti con la sindrome hanno ecografia normale della cistifellea.
Tuttavia, la presenza di calcoli biliari ecografia, non esclude la diagnosi della sindrome.

Quali sono i sintomi  di questa sindrome?

1. Diarrea post-prandiale (che varia da urgenza semplice da incontinenza) e la paura di mangiare per evitare la diarrea
2. Cistifellea disfunzionale come determinato dal test radiologico
3. La mancata risposta alla terapia standard per "IBS"
4. Reazione favorevole agli agenti acidi biliari vincolante

Cosa si deve fare se avete questi sintomi?

Consultare il medico primario o gastroenterologo.

Un lavoro di base a dei sintomi deve essere fatto, come analisi delle feci, il lavoro di laboratorio, radiografie e colonscopia.
Ulteriori test per escludere condizioni di malassorbimento (sprue celiaca, ecc), malattie infiammatorie intestinali (colite ulcerosa e morbo di Crohn) e il cancro deve essere effettuata prima che la diagnosi di sindrome può essere confermata.

Questi test devono essere fatti per escludere tutte le altre condizioni trattabili prima di iniziare la terapia per la Sindrome Habba.


Qual è il trattamento per la sindrome?

Dal momento che la patologia di base della sindrome è inadeguato bile nel tratto gastrointestinale relative a una colecisti disfunzionale, la terapia serve a modificare la costituzione di acidi biliari per diminuire l'effetto diarroiche di questi acidi biliari.
 Agenti che legano gli acidi biliari sono stati provati da molti anni e sono stati efficaci sui pazienti .

Questi farmaci dovrebbero essere usati ½ ora prima dei pasti per legare gli acidi biliari per diventare efficaci.
Nella pubblicazione originale della sindrome, colestiramina è stato utilizzato con una risposta eccellente. Tuttavia, risultati simili possono essere ottenuti con altri agenti, come il colestipolo e Colesevelam.
Quanto tempo devo aspettare per un miglioramento?

I sintomi dovrebbero migliorare entro pochi giorni di terapia continua. Questi farmaci possono essere assunti anche per lungo tempo .IL Dosaggio può essere aumentato o diminuito quando i sintomi si stabilizzano
La rimozione di una colecisti chirurgicamente e’ un modo accettato per la terapia?
Colecistectomia (asportazione della cistifellea) non deve influenzare l'esito dei sintomi. Infatti, circa il 10% dei pazienti ha sintomi simili dopo la rimozione della colecisti. Quindi, la rimozione chirurgica della cistifellea nel trattamento della diarrea cronica non è appropriato per questa condizione.
 Quante persone soffrono di questa sindrome?

 Molto probabilmente milioni di persone diagnosticate con "IBS"(colon irritabile o colite spastica) possono  avere la sindrome di Habba .Si stima che circa 45 milioni di americani soffrono di "IBS" o condizioni simili. Secondo lo studio il Dott. Habba, il 41% dei pazienti ha avuto la sindrome di Habba.

La maggior parte delle persone accettano diarrea cronica come una forma "normale" della vita e ad imparare a convivere con essa e le sue limitazioni, sociale o altro.
Quindi, il problema è molto più grande di quello che possiamo apprezzare.
http://sindromedihabba.it/index_file/Page549.htm

contatti: iorioilario@libero.it  iorioilario@libero.it

Ipotermia terapeutica correlata alla riduzione della mortalità da arresto cardiaco

L'ipotermia terapeutica può aver ridotto significativamente la mortalità in ospedale tra i pazienti con arresto cardiaco improvviso tra il 2001 e il 2009.

Due studi cardine, pubblicati nel 2002, avevano dimostrato una diminuzione di mortalità e morbilità con l'uso di ipotermia terapeutica rispetto alle terapie tradizionali nei pazienti con arresto cardiaco improvviso in ambiente extra-ospedaliero.
Da allora, questo trattamento è stato sempre più utilizzato negli ospedali degli Stati Uniti.

Tuttavia, i tassi di mortalità basati sulla popolazione associati a un arresto cardiaco improvviso non sono stati valutati in questo periodo di tempo.
È stato, pertanto, impiegato il National Inpatient Sample per valutare il tasso di mortalità su 1.190.860 pazienti che sono stati ricoverati in ospedale a causa di un arresto cardiaco negli Stati Uniti tra il 2001 e il 2009.

Il tasso di mortalità è sceso dal 69.6% nel 2001 al 57.8% nel 2009.
Nel corso di 8 anni di studio, la mortalità ospedaliera è stata del 59.5% per i pazienti che avevano un’età inferiore ai 65 anni al momento dell'arresto cardiaco, rispetto al 64.3% nei soggetti di età tra 65 e 79 anni e al 74.6% in quelli con almeno 80 anni ( p inferiore a 0.0001 per tutti ). ( Xagena2012 )

Fonte: American Academy of Neurology, 2012


Cardio2012

Stent medicati associati a ridotta rivascolarizzazione del vaso target

Gli stent medicati sono associati a una significativa riduzione della rivascolarizzazione del vaso target rispetto agli stent di metallo nudo.

Anche se non ci sono differenze complessive significative nella mortalità cumulativa, re-infarto, o trombosi dello stent, l'analisi ha rivelato che l'incidenza di reinfarto molto tardivo e la trombosi dello stent sono risultate significativamente aumentate con gli stent a rilascio di farmaco.

Ricercatori dell’Università degli Studi del Piemonte Orientalea Novara, hanno effettuato una meta-analisi dei dati di 11 studi che ha incluso 6.298 pazienti sottoposti a intervento coronarico percutaneo ( procedura PCI ) per infarto miocardico con sopraslivellamento del segmento ST ( STEMI ).

Di questi, 3.980 ( 63.2% ) sono stati assegnati in modo casuale a ricevere l'impianto di stent a eluizione di farmaco e 2.318 ( 36.8% ) l'impianto di stent di metallo nudo.

Alla fine del follow-up a lungo termine ( in media 1201 giorni ), l'impianto di stent medicati ha significativamente ridotto l'incidenza di rivascolarizzazione del vaso target rispetto agli stent di metallo nudo ( 12.7 vs 20.1%, p inferiore a 0.001 ), senza alcuna differenza significativa in termini di mortalità, reinfarto, o trombosi dello stent.

Inoltre, i pazienti sottoposti a impianto di stent medicati avevano un rischio inferiore del 43% di rivascolarizzazione del vaso target rispetto a quelli sottoposti a impianto di stent di metallo nudo.

Tuttavia, un’ulteriore analisi, utilizzando un modello di Cox con coefficienti di regressione variabili nel tempo, ha mostrato che l'hazard ratio ( HR ) per il reinfarto e la trombosi dello stent è cambiato nel corso del tempo. Ciò ha suggerito che con un follow-up a lungo termine, i tassi di reinfarto e trombosi dello stent sono aumentati in modo significativo nel gruppo con stent medicato rispetto al gruppo con stent di metallo nudo, con hazard ratio di 2.06 e 2.81, rispettivamente ( p minore di 0.04 per entrambi ).

Nonostante questi risultati preoccupanti, questo studio ha mostrato che i benefici degli stent medicati per infarto STEMI superano i rischi potenziali.

La sostituzione di uno stent medicato con uno stent di metallo nudo in 100 pazienti con infarto STEMI non provoca differenze di mortalità, ma è associato a circa 5 interventi di rivascolarizzazione ripetuta in meno.
Di contro esiste l’eventualità di un reinfarto in fase tardiva, con la possibilità che il rischio vero possa essere significativamente più alto. ( Xagena2012 )

Fonte: Archives of Internal Medicine, 2012



Cardio2012

FDA: Azitromicina e rischio di mortalità cardiovascolare

L'FDA ( Food and Drug Administration ) è a conoscenza dello studio pubblicato su The New England Journal of Medicine, che ha confrontato i rischi di morte cardiovascolare nei pazienti trattati con Azitromicina ( Zithromax; in Italia: Zitromax ), Amoxicillina ( in Italia: Zimox ), Ciprofloxacina ( Cipro; in Italia: Ciproxin ), Levofloxacina ( Levaquin; in Italia: Tavanic ), e nessun farmaco antibatterico.

Lo studio ha riportato un lieve aumento delle morti cardiovascolari, e il rischio di morte per qualsiasi causa, nei soggetti trattati per 5 giorni con Azitromicina, rispetto ai soggetti trattati con Amoxicillina, Ciprofloxacina o nessun farmaco.

I rischi di decesso per cause cardiovascolari associate al trattamento con Levofloxacina sono risultati simili a quelli associati al trattamento con Azitromicina.

I pazienti trattati con Azitromicina non dovrebbe smettere di assumere il farmaco senza prima aver parlato con il proprio medico curante.

Gli operatori sanitari devono essere consapevoli del possibile prolungamento dell'intervallo QT e di insorgenza delle aritmie cardiache in caso di prescrizione o somministrazione di farmaci antibatterici.

Azitromicina appartiene a una classe di farmaci antibatterici denominati macrolidi, che sono stati associati ad effetti cardiovascolari, in particolare, prolungamento dell'intervallo QT.
Il prolungamento dell'intervallo QT può causare torsione di punta, un ritmo cardiaco anormale con conseguenze anche fatali.

L’Azitromicina è stato l'unico macrolide esaminato nello studio pubblicato.
Lo studio non ha valutato altri macrolidi come la Claritromicina ( Biaxin; in Italia: Klacid ) e l’Eritromicina ( in Italia: Eritrocina ), per quanto riguarda il potenziale di morte per cause cardiovascolari
.
Nel 2011, l'FDA aveva esaminato le informazioni nella scheda tecnica dei macrolidi riferite al prolungamento dell'intervallo QT e alla torsione di punta.
La sezione Avvertenze e Precauzioni della scheda tecnica del farmaco Zmax ( Azitromicina a rilascio prolungato per sospensione orale ) è stata modificata nel marzo 2012 per includere nuove informazioni sui rischi riguardo al prolungamento dell'intervallo QT, che sembrano essere bassi.
Anche le schede tecniche di Claritromicina ed Eritromicina, contengono informazioni sul prolungamento dell'intervallo QT nella sezione Avvertenze.

Le indicazioni per Azitromicina, approvate dall’FDA, sono le seguenti: esacerbazioni batteriche acute della malattia polmonare cronica, sinusite batterica acuta, polmonite acquisita in comunità, faringite / tonsillite, infezioni semplici della cute e della struttura cutanea, uretrite e cervicite, ulcere genitali. ( Xagena2012 )
.
Fonte: FDA, 2012


Inf2012 Cardio2012 Farma2012

26/07/12

assicurazioni auto e invalidi

La differenza consiste nel fatto che, in quest’ultima ipotesi per usufruire degli sconti per le assicurazioni auto invalidi, bisogna essere iscritti a quella specifica associazione, ma per il resto non sono richiesti particolari formalismi. Invece nel primo caso, se si è in possesso dei requisiti richiesti dalla compagnia, è sufficiente rivolgersi direttamente ad essa, e stipulare la polizza. Nella maggior parte dei casi questi requisiti consistono nell’intestazione dell’auto, e di conseguenza dell’assicurazione dell’auto alla persona invalida, e presenza delle necessarie modifiche per il trasporto o per la guida da parte dello stesso. Per cui bisogna fare molta attenzione, nel momento in cui si sta per acquistare un’auto, se si vuole usufruire sia delle agevolazioni fiscali, che dei possibili sconti sulle assicurazioni auto invalidi, alla scelta dell’intestazione dell’auto. Infatti per le agevolazioni fiscali (ovvero Iva al 4% anziché al 10%, detrazione Irpef al 19% ed esenzione del bollo e della tassa del passaggio di proprietà) l’auto può essere intestata sia alla persona invalida che ad un suo familiare, mentre per le assicurazioni proprietario ed assicurato devono coincidere.
L’associazione per disabili A.N.D.I. ha, ad esempio, convenzioni in corso con le compagnie di assicurazione: Aurora Assicurazioni, Cattolica Assicurazioni ed Allianz Ras. Per ciascuna gli sconti sulle assicurazioni auto invalidi riguardano sia la componente di responsabilità civile obbligatoria, che quella di incendio e furto, che altre agevolazioni che sono indirizzate all’assistenza del veicolo in caso di guasto, foratura pneumatico, e montaggio o smontaggio delle catene da neve. Tra le compagnie di assicurazione, che al di fuori di convenzioni, prevedono condizioni particolari per gli invalidi, troviamo la Toro Assicurazioni che applica uno sconto del 15% sul premio della rca, la Unipol (bisogna rivolgersi ad una delle agenzie, perché le condizioni variano a seconda del tipo di disabilità), e la Cattolica assicurazioni che ha ideato la polizza specifica che si chiama ‘Auto in Facile”. La proposta della Cattolica propone uno dei servizi più completi nel panorama delle assicurazioni auto invalidi, perché non offre copertura solo per la parte legata alla rca, ma è particolarmente attenta, anche per quanto riguarda le altre garanzie accessorie. Inoltre offre un pacchetto di assistenza stradale molto completo, realizzato attraverso la collaborazione con la Europe Assistance, e che comprende sia il soccorso stradale e il recupero del mezzo in caso di incidente, che di immobilizzazione del veicolo, ma anche in caso di foratura o cambio pneumatici.
In caso di riparazioni che richiedono una tempistica superiore alle 8 ore, vengono rimborsate le spese per l’uso dei trasporti pubblici fino a 200 euro, ed è previsto il rimborso del biglietto (aereo o ferroviario), oltre che le spese di trasferimento fino alla propria residenza o aerostazione per un importo pari o inferiore a 269 euro. Sul fronte degli sconti, per la copertura assicurativa riguardante la responsabilità civile auto il risparmio consiste in una decurtazione del premio corrispondete al 15%, e lo stesso sconto è previsto per la garanzia Kasko e ritiro della patente, mentre per l’assicurazione incendio e furto l’agevolazione si fa più corposa, poiché lo sconto sale al 30%. La particolarità della Cattolica Assicurazioni consiste nella duplice possibilità che offre per la stipula di assicurazioni auto invalidi, ovvero sia l’accesso diretto che tramite convenzione. In ogni caso è sempre preferibile munirsi di un maggior numero di preventivi, e non bisogna accantonare l’idea di amplificare le possibilità di risparmio usufruendo della possibilità offerta dalla Legge Bersani.
Da un punto di vista legislativo non vi è alcun motivo che impedisca, o pregiudichi l’accesso alle agevolazioni previste dalle compagnie di assicurazione, e dall’uso della classe di merito più bassa di un familiare convivente prevista dalla Legge Bersani, ma può capitare che sia la compagnia stessa a mettere di fronte ad una scelta in una delle due direzioni.

studi promettenti per l'angioplastica nella sclerosi multipla

Ganoderma Lucidum in Italia

Ling Zhi o Reishi è conosciuto con il suo nome scientifico di Ganoderma Lucidum.
Il Ganoderma Lucidum è riconosciuto in Italia per essere in grado di migliorare la capacità di guarigione del corpo, mantenere un corpo sano e di promuovere la longevità.
Circa 200 studi clinici sul Ganoderma sono stati documentati e pubblicati dalla Biblioteca Nazionale Americana di Medicina PubMed sugli effetti e l’utilizzo del Ganoderma Lucidum.

Ganoderma Lucidum

Il Ganoderma è un fungo medicinale, con una lunga storia in Cina come tonico e la salute rimedio, era altamente classificato come un farmaco, nei tempi antichi, solo la famiglia reale era in possesso della medicina altamente superiore.
I benefici del Ganoderma Lucidum sono valutati i numero uno nella classifica dei nutraceutici, nella medicina cinese è considerato ancora più prezioso e utile rispetto al Ginseng che è più famoso, infatti, è noto come il re delle erbe in antichi testi di medicina cinese. I benefici del Ganoderma hanno rafforzato il sistema immunitario, i livelli di tossine si sono ridotti, l’istamina e i livelli di pressione arteriosa e colesterolo si sono ridotti molto velocemente e senza nessuna ricomparsa.

Molti riportano anche la pelle più chiara, migliora la respirazione, e una migliore resistenza alle malattie, infatti gli studi dimostrano che è molto efficace contro l’ansia, asma, artrite, cancro, stipsi, gastrite e ulcere, malattie cardiache che causano attacchi di cuore, l’epatite, colesterolo alto, ipertensione, Lupus, i sintomi della menopausa, stress, malattie psico-somatiche e nevrosi.

Il consumo regolare può anche aumentare la capacità sessuale e resistenza per quanto riguarda l’uomo, il Ganoderma Lucidum è semplicemente un aumento di energia e di concentrazione.

Oggi la scienza riconosce i vantaggi che stanno dietro questo potente fungo botanico rosso.
Ci sono molti segreti che il Ganoderma Lucidum e i suoi benefici tengono ancora nascosti, questo popolare fungo medicinale, è stato usato come rimedio casalingo nella medicina tradizionale cinese in molti paesi asiatici negli ultimi due millenni.
In medicina occidentale soprattutto in Italia si è iniziato ad utilizzare questo prodotto naturale e la popolarità di terapie che esso svolge.
Il Ganoderma Lucidum è una potente fonte di antiossidanti e contiene una delle più alte concentrazioni di antiossidanti in qualsiasi alimento, secondo “l’Enciclopedia di Medicina Naturale” PubMed.
In realtà, sostenendo l’azione antivirale nel vostro corpo, le proprietà antiossidanti di questo fungo possono beneficiare dei sistemi cardiovascolare e immunitario, come risultato di un elevato contenuto di antiossidanti di Ganoderma Lucidum, gli erboristi consigliano questo fungo per promuovere un sano funzionamento del sistema immunitario.

Prendiamo la nostra salute nelle nostre mani.

Il fungo dell'immortalità
Uno dei grandi appassionati del fungo Ganoderma Lucidum è Ivo Bianchi dottore in Medicina e Chirurgia, ha scritto la prefazione del libro “Reishi il fungo dell’immortalità” dell’autore Frank-Daniel Schulten.

Il dottor Ivo Bianchi ha studiato molto accuratamente il fungo Ganoderma Lucidum, infatti nella prefazione ne spiega i diversi motivi della sua passione verso questo fantastico fungo, inoltre il libro da molti consigli su dosaggi e utilizzo, ma non finisce qui perchè il libro parla maggiormente delle caratteristiche del fungo e i suoi benefici.

Il Vidatox

 COS'È. 
Il Vidatox è un farmaco omeopatico prodotto a Cuba dall'azienda Labiofam (che fa anche detergenti per la casa e pesticidi), con sede vicino a L'Avana. È ottenuto con veleno di Rhopalurus junceus (lo scorpione blu, in realtà di color rossiccio). Oltre 30 anni fa, alcuni medici cubani hanno notato che i contadini punti da questo animale guarivano da malattie come l'artrite reumatoide. Nel 1985 nasce così, dagli studi del biologo cubano Misael Bordier, il farmaco. Come viene prodotto? Gli scorpioni allevati vengono ogni giorno colpiti con scosse elettriche: per reazione, rilasciano 2-3 gocce di veleno.

COME SI PRENDE. 

Il farmaco va assunto lontano dai pasti, in gocce sublinguali. Durante il trattamento non vanno sospese le terapie tradizionali (chemio, radioterapia). Ma gli oncologi avvertono: attenzione, non sappiamo quali possono essere le interazioni tra queste e il Vidatox e quali gli effetti collaterali.

GLI EFFETTI. 

Secondo i produttori del farmaco, il Vidatox ha effetti antinfiammatori, antidolorofici, immunoregolatori e antitumorali. Per quanto riguarda i tumori, potrebbe impedire l'angiogenesi, cioè la formazione di nuovi vasi sanguigni che «nutrono» il tumore. Secondo Gisela González, biologa del Centro di immunologia molecolare de L'Avana, colpisce il fattore di crescita epidermico, che regola crescita e vita delle cellule. In quelle tumorali, funziona «troppo» rendendole pressoché immortali e permettendo al cancro di crescere. Per González, il veleno di scorpione blocca questa crescita, riducendo il tumore a malattia cronica.



non ci sono studi e il farmaco non è stato autorizzato

L'aminopiridina

 La 4-Aminopiridina (4-AP, Denominazione comune internazionale fampridina, USAN dalfampridine) è un composto organico con formula bruta C5H4N–NH2. la molecola è una delle tre amine isomeriche della piridina. È adoperata soprattutto come strumento per la ricerca, nella caratterizzazione dei sottotipi canale ionico del potassio, ed è stata anche usata per controllare alcuni sintomi della sclerosi multipla[ , trovando indicazione per il miglioramento sintomatico dell'andatura e della mobilità in adulti con diverse variazioni della malattia

È un farmaco in sperimentazione. Agisce facilitando la trasmissione dell'impulso nervoso negli assoni demielinizzati, attraverso il blocco dei canali del potassio. I risultati degli studi finora condotti hanno mostrato che la 4-aminopiridina migliora i sintomi di SM come la sensibilità al calore, i disturbi visivi, le difficoltà di deambulazione ma, soprattutto, la fatica.

Effetti indesiderati: raramente vertigini e parestesie. In caso di iperdosaggio, crisi convulsive ed episodi di confusione mentale.

Prescrivilibiltà: in vendita come galenico presso alcune farmacie pubbliche dietro presentazione di ricetta medica.


Negli Stati Uniti, il principio attivo possiede lo status di farmaco orfano, sotto il nome commerciale id Neurelan. Dal 2008 è stato sottoposto a studi clinici in fase III , e ha ottenuto l'approvazione della Food and Drug Administration (FDA) il 22 gennaio 2010  e l'approvazione dell'Agenzia europea per i medicinali (EMA) nel 2011.

Rituximab

Il rituximab, in commercio con i marchi Rituxan e Mabthera, è un farmaco appartenente alla classe degli anticorpi monoclonali; il suo bersaglio è la proteina CD20. Viene utilizzato nel trattamento del Linfoma non Hodgkin delle cellule B, nelle leucemie delle cellule B e in talune malattie autoimmuni.

Il rituximab è stato sviluppato da Idec Pharmaceuticals e, in seguito all'analisi dei dati di sicurezza ed efficacia prodotti dagli studi clinici, è stato approvato dall'Food and Drug Administration (FDA) americana nel 1997 per i pazienti affetti da linfoma non Hodgkin a cellule B, resistenti ad altri regimi di chemioterapia.

Il farmaco, in combinazione con la chemioterapia CHOP (ciclofosfamide, doxorubicina, vincristina e prednisone o prednisolone) è divenuto la terapia standard per il trattamento iniziale del linfoma diffuso a grandi cellule ed altri linfomi non Hodgkin aggressivi.

Attualmente è messo in commercio (co-marketing) da Biogen Idec e da Genentech negli USA e da Roche nell'Unione Europea.

Rituximab agisce sui linfociti B, distruggendo sia le cellule normali che quelle maligne; per tale ragione è utilizzato per il trattamento di malattie caratterizzate per avere un elevato numero di cellule B, cellule B iperattive o cellule B disfunzionali.

La maggior parte dei pazienti è trattata con rituximab perché soffre di patologie neoplastiche come la leucemia ed il linfoma.

Non mancano utilizzi nelle malattie autoimmuni: il farmaco ha infatti mostrato efficacia nel trattamento dell'artrite reumatoide in tre studi clinici controllati randomizzati ed attualmente ha ottenuto la licenza per l'immissione in commercio dall'FDA, in combinazione con il metotrexato nella riduzione dei sintomi in pazienti adulti con artrite reumatoide attiva da grave a moderata, con inadeguata risposta ad una o più precedenti terapie con anti-alpha TNF. Non mancano dati di efficacia in malattie come l'anemia emolitica autoimmune idiopatica, l'aplasia eritroide pura, la porpora trombocitopenica idiopatica, la sindrome di Evans, la vasculite, la sclerosi multipla, il pemfigo, il pemfigoide, il diabete mellito di tipo I, la sindrome di Sjögren, il lupus eritematoso sistemico, nonostante per pazienti affetti da quest'ultima patologia, vi siano significativi rischi di infezione da leucoencefalopatia multifocale progressiva.

Il farmaco è attualmente utilizzato anche nel trattamento dei trapiantati renali.

L'anticorpo si lega al cluster di differenziazione 20 (CD20), espresso sulle cellule B, sin dalla fase precoce di differenziazione; il CD20 è invece assente sulle plasmacellule nella fase finale della differenziazione. Pur essendo l'esatta funzione del CD20 ignota, sembrerebbe che il complesso proteico giochi un ruolo importante nel flusso del calcio (Ca2+) attraverso la membrana cellulare, mantenendo la concentrazione intracellulare degli ioni calcio e consentendo così l'attivazione delle cellule B.

Resta poco chiaro l'esatto meccanismo d'azione del farmaco, ma è stato possibile rilevare che gli effetti combinati conducono all'eliminazione delle cellule B (incluse quelle maligne) dall'organismo, permettendo così lo sviluppo di una nuova popolazione cellulare sana dalle cellule staminali della linea linfoide.

La ciclofosfamide

Endoxan Baxter

Categoria: antineoplastico

Indicazioni: è un potente immunosoppressore che determina la morte delle cellule in fase di replicazione attiva attraverso un legame con il DNA chiamato alchilazione. Nella pratica clinica, la ciclofosfamide, data la sua elevata tossicità, viene utilizzata solo nei casi di SM con notevole attività di malattia e infiammazione alla RM, in via di rapido peggioramento, quando le terapie convenzionali (interferone, copolimero) si siano dimostrate inefficaci o mal tollerate.
Sono stati effettuati diversi studi per valutare l’efficacia del farmaco nella SM e i risultati spesso sono contraddittori. Da tutti gli studi emerge che il farmaco è più efficace nei pazienti con età inferiore ai 40 anni, con durata minore di malattia e presenza di lesioni attive alla RM. La contemporanea somministrazione di cortisone e la possibilità di effettuare dei boli (iniezione di farmaco in grande quantità in vena) di mantenimento migliora l’efficacia
Effetti indesiderati: ulcerazioni della mucosa orale e gastrointestinale, con predisposizione alle infezioni, tossicità renale e vescicale, perdita dei capelli (reversibile), aritmie e scompenso cardiaco, nausea, vomito, cefalea, sterilità talora permanente.

Precauzioni: per evitare o ridurre al minimo il rischio di tossicità vescicale, la somministrazione del farmaco deve essere accompagnata da una notevole idratazione per via endovenosa. Per evitare la nausea è necessaria la somministrazione di farmaci appositi (antiemetici ad azione centrale). Prima di essere sottoposti a terapia è necessario effettuare esami (elettrocardiogramma, radiografia torace, esami del sangue), volti a escludere che ci siano controindicazioni al farmaco o che siano presenti focolai infettivi occulti.

Prescrivibilità: classe A


Tossicità

Gli effetti avversi più comuni associati con l'impiego di ciclofosfamide sono

Mielodepressione (pancitopenia) che deve essere controllata attraverso esami emocromocitometrici e farmaci mielostimolanti
Nausea e vomito (compaiono dopo 30-60 minuti dall'infusione), spesso controllabili con agenti antiemetici come l’ondansetron, il granisetron o altri antagonisti del recettore serotoninergico 5-HT3
Alopecia
Cistite emorragica, associata inoltre con il rischio di sviluppo di carcinoma della vescica e che spesso può essere prevenuta da un'adeguata idratazione
Tossicità cardiaca
Disordini dell'equilibrio idro-elettrolitico

Terapia immunomodulante e immunosoppressiva e le NON APPROVATE MA GIA' IN COMMERCIO

26/7/2012
I farmaci in grado di incidere sui meccanismi alla base della malattia, e quindi di modificarne il decorso, sono distinti in:
- Immunomodulanti, impiegati allo scopo di modificare con crescente precisione i delicati equilibri del sistema immunitario
- Immunosoppressori, in grado di ridurre globalmente l’azione del sistema immunitario.

I farmaci immunomodulanti attualmente approvati per la terapia del decorso della SM sono:
- Interferone beta 1a
- Interferone beta 1b
- Glatiramer acetato
- Natalizumab

Tra i farmaci immunosoppressori solo il mitoxantrone ha l’approvazione ufficiale per l’uso nella SM ma molti altri vengono usati nella pratica clinica come per esempio l'azatioprina e la ciclofosfamide.

Formulazioni e dosaggi
Esistono differenti formulazioni di interferone beta : IFN beta 1a, (somministrabili per via sottocutanea con frequenza trisettimanale o per via intramuscolare in monosomministrazione settimanale) ed IFN beta 1b (somministrabile per via sottocutanea a giorni alterni).
Il glatiramer acetato deve essere somministrato giornalmente per via sottocutanea.
Il natalizumab richiede una somministrazione per fleboclisi endovenosa con frequenza mensile, mentre il mitoxantrone via somministrato con frequenza mensile o trimestrale sino al raggiungimento di una dose totale massima che non può essere superata.

PROVE DI EFFICACIA

> Interferone beta
Gli studi di efficacia eseguiti negli anni ’90 e considerati di classe scientifica I (cioè tale da non richiedere ulteriori conferme) hanno dimostrato che la terapia con IFN beta 1a o IFN beta 1b sono in grado di ridurre il numero di ricadute di malattia del 30 % (ossia un terzo circa) agendo anche sul numero di nuove lesioni dimostrate con la risonanza magnetica.
Meno certa è l’efficacia di questi farmaci nel ridurre l’accumulo di disabilità nei pazienti, anche se probabilmente anche su questo parametro i farmaci hanno un effetto.
Nei soggetti con SM secondariamente progressiva le prove di efficacia della terapia con interferone sono assai meno forti: solo l’IFN beta 1b, e non in tutti gli studi eseguiti, sembra avere una certa azione protettiva nei pazienti in fase progressiva, peraltro correlata con la presenza residua di attività di malattia dimostrata alla risonanza.
Anche i pazienti che hanno presentato un singolo episodio clinico traggono beneficio dalla terapia con interferone: si osserva un significativo ritardo del secondo episodio clinico nei soggetti trattati.
In virtù di questi risultati la terapia con IFN è oggi consigliata ed approvata anche per i pazienti che hanno avuto un singolo episodio e a rischio pertanto di sviluppare SM definita.
Tutti questi risultati indicano che la terapia immunomodulante con interferone beta è tanto più efficace quanto prima viene intrapresa.

> Glatiramer acetato
Studi di efficacia eseguiti negli anni novanta hanno dimostrato una riduzione delle ricadute analoga a quella riscontrata con la terapia a base di interferone ebta (circa 30%) anche se gli effetti sui parametri di RM sembrano meno brillanti e l’efficacia di questa terapia richiede un tempo leggermente superiore.
Studi di sicurezza durati molti anni hanno confermato il buon profilo di tollerabilità del farmaco e la sua durevole azione positiva sul numero di ricadute.
Recentemente si sono conclusi studi sui pazienti in fase molto precoce di malattia (un singolo episodio clinico) ed è stata dimostrata anche per il glatiramer acetato un’azione ritardante sul verificarsi del secondo episodio clinico.
Mancano dati a supporto dell’efficacia del farmaco sui pazienti con forme secondariamente progressive.

> Mitoxantrone
Si tratta di un farmaco immunosoppressore usato da molti anni nella terapia di malattie autoimmune e, a dosi maggiori, nel trattamento di alcuni tumori.
Viene somministrato solitamente con dosi mensili o trimestrali, sino al raggiungimento di una dose totale che non può essere superata per non incorrere nel rischio di complicanze cardiache.
E’ indicato per pazienti con forme aggressive con frequenti ricadute e forme progressive con ricadute durante la progressione sulla base di studi clinici controllati che hanno dimostrato la sua efficacia nel ridurre la formazione di nuove lesioni in RM e l’incidenza di ricadute.

> Natalizumab
E’ farmaco di più recente approvazione, in grado di ridurre le ricadute del 60% circa rispetto alla terapia con placebo, dunque più efficace degli altri farmaci immunomodulanti.
Durante gli studi clinici che hanno portato alla sua approvazione si sono osservati alcuni casi di leucoencefalite multifocale progressiva, una grave infezione del sistema nervoso centrale, e successivamente altri casi si sono verificati dopo l’approvazione.
Il rischio di questo evento avverso sembra essere inferiore ad uno su mille dopo 18 mesi di terapia.
In ragione di questi eventi è indicato solo per pazienti con un'elevata attività della malattia nonostante la terapia con interferone-beta oppure pazienti con sclerosi multipla recidivante remittente grave ad evoluzione rapida. Viene somministrato per via endovenosa con frequenza mensile. Non è indicato per pazienti con forme progressive, mancando dati su questo tipo di pazienti.

ALTRE TERAPIE NON UFFICIALMENTE APPROVATE 
<be se lo dice aism...crediamoci  www.aism.it/index.aspx?codpage=terapia_immunomodulante>

> Ciclofosfamide. Potente immunosoppressore somministrato per via endovenosa con frequenza mensile, del quale è stata dimostrata una modesta efficacia in pazienti giovani con forme aggressive anche a decorso secondariamente progressivo con evidenza di attività di malattia.

> Azatioprina. Immunosoppressore utilizzato da alcuni decenni nella terapia della SM, somministrato per via orale. Gli studi clinici hanno dimostrato una discreta capacità nel prevenire le ricadute ma non è mai stata dimostrata una azione sulla disabilità a lungo termine. E’ in corso uno studio di confronto tra questo farmaco e gli interferoni.


> Metotrexato. Uno studio su pazienti con forme SP di malattia ha dimostrato una modesta azione ma mancano dati conclusivi. Viene solitamente somministrato per via orale alla dose di 7,5 mg alla settimana. Intensa immunosoppressione seguita da trapianto autologo di cellule staminali ematopoietiche Numerosi piccoli studi hanno dimostrato che questo approccio molto aggressivo è efficace nel rallentare significativamente la progressione della disabilità in pazienti con forme rapidamente evolutive in cui non sono state efficaci le terapie immunomodulanti ed immunosoppressive. La gravità potenziale degli effetti collaterali di questa terapia la limita però a pazienti giovani, con forme molto aggressive di malattia.


 

Il Methotrexate


MTX.
Gli effetti collaterali del farmaco sono maggiori nei primi mesi di trattamento. I piu' comuni sono gli effetti gastrointestinali che includono nausea, vomito, diarrea e perdita di peso. Questi effetti migliorano con la riduzione della dose, con il supplemento di acido folico (o folinico) e la modifica della somministrazione (per os o im). Possono essere usati anti emetici. Se non efficacia da questi presidi in alcuni casi il farmaco può essere sospeso.
Il farmaco può causare alopecia (perdita di capelli, rara alle dosi usate in Reumatologia), fotosensibilità (eritema, orticaria indotti dai raggi ultravioletti del sole) e vasculite cutanea (infiammazione dei piccoli vasi con comparsa di un quadro tipo morbilliforme specie agli arti inferiori). Va segnalato inoltre il possibile peggioramento dei noduli reumatoidi con la comparsa di un quadro clinico chiamato “nodulosi da Methotrexate”. Questo quadro risponde essenzialmente alla riduzione –sospensione del farmaco. Non è in rapporto con un peggioramento di malattia ed è legato a meccanismi particolari indotti dal farmaco.
La tossicità ematologia include riduzione dei globuli bianchi, dei globuli rossi con anemia macrocitica e delle piastrine. La tossicità midollare è presente in circa il 5% dei pazienti con diversi gradi di gravità. Un aumento del valore dell’MCV può essere predittore di tossicità e va monitorato. Sono piu’ a rischio i pazienti con insufficienza renale, i pazienti che fanno uso di alcolici, gli epatopatici, i pazienti con carenza di acido folico ed i pazienti che assumono determinati farmaci tipo il Bactrim. L’uso del supplemento di acido folico è utile per prevenire questa tossicità In caso di sovradosaggio l’uso dell’acido folinico ad alte dosi è antidoto efficace.
Il farmaco va usato con cautela a bassa dose o non usato nei nefropatici. Non può essere usato nei dializzati. L’insufficienza renale è legata ad una azione tossica del farmaco in questi pazienti. Alle dosi usate in reumatologia, in pazienti sani li danno renale è raro.
I pazienti che assumono MTX possono avvertire effetti collaterali cerebrali. In particolare, cefalea, vertigini, confusione, difetto di concentrazione. Sono effetti legati alle concentrazioni del farmaco nel liquido cerebrospinale. Se i sintomi sono persistenti ed importanti dopo le prime dosi va ridotta la dose o sospeso il farmaco.
Altri disturbi avvertiti possono comprendere astenia (stanchezza), mialgia (dolori muscolari), febbre. Se presenti e persistenti vanno segnalati al reumatologo per modifica di terapia.
Il farmaco può causare epatite e-o riattivare precedenti epatiti da virus C o B. Non può essere usato in pazienti con infezioni da HBV, HCV o HIV. Può verificarsi, con il farmaco, un aumento delle transaminasi (AST e ALT). E’ un evento frequente con aumento dei valori da una a quattro volte l’indice di riferimento. Il significato di questo aumento non è chiaro. In genere il problema si risolve dopo 1-3 settimane dalla riduzione –sospensione (anche transitoria) della dose. In caso di aumento persistente dei valori ematici con valore doppio del valore di riferimento (nonostante riduzione dose) il farmaco va sospeso, almeno temporaneamente. Va posta attenzione alla co- somministrazione di salazopirina (Salazopiryn EN) ed di leflunamide (Arava). L’associazione con quest’ultimo farmaco va fatta sempre con molta attenzione e sotto stretto controllo. Lo sviluppo di fibrosi epatica e cirrosi epatiche sono eventi rarissimi alle dosi usate. La biopsia epatica non va fatta salvo su indicazione specifica del reumatologo o dell’epatologo. Sono piu’ a rischio di danno epatico cronico i diabetici, gli epatopatici, gli alcolisti, i pazienti con grossa obesità , i pazienti con insufficienza renale. E’ importante valutare anche la dose cumulativa del farmaco (specie negli psoriasici).
Il MTX può causare tossicità polmonare sia acuta che cronica. Una reazione acuta al MTX è evento raro. Si manifesta con la comparsa di tosse, fatica a respirare, febbre. Sintomi spesso accompagnati a stanchezza e malessere generale. In caso di sospetto clinico il farmaco va immediatamente sospeso e va consultato il medico di medicina di base o il reumatologo referente. Questo tipo di tossicità in genere è precoce (primi mesi di terapia). Ci può essere anche un danno cronico che porta a fibrosi polmonare. Pazienti a rischio sono quelli già con precedenti problemi polmonari (tipo bronchite cronica, enfisema). Questi pazienti se abbisognano del farmaco vanno attentamente monitorati. Esistono linee guida per l’utilizzo del farmaco in pazienti con presenza o sospetto di affezioni polmonari. –
Il farmaco può causare transitoria riduzione del numero degli spermatozoi ed impotenza. ‘ riportata anche disfunzione ovarica. Il farmaco è teratogeno. Va sospeso almeno tre mesi prima del concepimento. Una adeguata terapia anti-concezionale è mandatoria nelle pazienti fertili. Il problema della teratogenicità riguarda evidentemente sia il maschio che la femmina.
Per quanto riguarda il rischio oncogeno (di essere causa di tumori) va detto che il farmaco non è stato identificato come agente cancerogeno. Il problema riguarda comunque specie il rischio di linfomi non Hodgkin (LnH) Sono stati descritti LnH (associati ad infezione da virus EBV) a regressione con la sospensione del farmaco.
Monitoraggio del farmaco.
- Controllo esami epatici (AST, ALT, ALP, albumina), virologici (HBV, HCV), emocromo, creatinina prima dell’inizio della terapia.
- Successivamente controllo AST, ALT, albumina, emocromo ogni mese per i primi mesi, poi come prescritto dal medico di riferimento.
- Sconsigliabile uso di alcolici
Le linee guida prevedono poi le indicazioni ad eventuale biopsia epatica ed alla discontinuazione del farmaco se esami alterati. Comunque sarà compito del reumatologo decidere tali provvedimenti.
Il farmaco va discontinuato transitoriamente in corso di infezioni acute e nel periodo di interventi chirurgici importanti. Anche nei pazienti operati per protesi di anca e ginocchio, per la possibile insorgenza di ipoferfusione renale dopo intervento, è consigliabile la sospensione temporanea del farmaco (in genere una-due settimane prima e una-due dopo).
Infine i pazienti in terapia con MTX non dovrebbero ricevere vaccinazioni con vaccini vivi. Possono avere invece essere eseguite le vaccinazioni routinarie (influenza, tetano, pneococco).
Non ci sono problemi sull’uso del farmaco in pazienti in terapia per osteoporosi. Le dosi del farmaco usate in reumatologia non inibiscono la formazione ossea e non peggiorano la osteoprosi.

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Metotrexato. Uno studio su pazienti con forme SP di malattia ha dimostrato una modesta azione ma mancano dati conclusivi. Viene solitamente somministrato per via orale alla dose di 7,5 mg alla settimana. Intensa immunosoppressione seguita da trapianto autologo di cellule staminali ematopoietiche Numerosi piccoli studi hanno dimostrato che questo approccio molto aggressivo è efficace nel rallentare significativamente la progressione della disabilità in pazienti con forme rapidamente evolutive in cui non sono state efficaci le terapie immunomodulanti ed immunosoppressive. La gravità potenziale degli effetti collaterali di questa terapia la limita però a pazienti giovani, con forme molto aggressive di malattia.
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