Sindrome Algico Disfunzionale
dell’articolazione temporo-mandibolare (L’articolazione temporo-mandibolaro si trova anteriormente al meato acustico esterno ed è una struttura anatomica abbastanza complessa ove la mandibola si articola con il cranio e che permette alla mandibola di espletare i movimenti necessari per la masticazione, deglutizione e la capacità di articolare le parole.
In qualità di articolazione bilaterale, codesta struttura è molto delicata e deve essere in perfetto equilibrio che sovente viene disturbato da fattori quali mal occlusione, congenita od acquisita, traumi, interventi odontoiatrici / chirurgici, ecc.
All’inizio, tali danni all’articolazione vengono compensati dai muscoli masticatori che mano a mano che la patologia progredisce, sviluppano dolore, a volte molto intenso, i capi articolari della mandibola si degenerano, per dare luogo a fenomeni come artrosi articolari che alla fine danno luogo ad intense cefalee, dolore intenso alla colonna vertebrale del collo che discendono lungo la colonna vertebrale dorsale per finire con forti dolori alla schiena.
Il fisioterapista può decidere di sfruttare le metodiche più adatte
(RPG, trazione vertebrale manuale, "pompage" cervicale) per risolvere il problema e prevenire danni secondari.)
L’articolazione temporo-mandibolaro si trova anteriormente al meato acustico esterno ed è una struttura anatomica abbastanza complessa ove la mandibola si articola con il cranio e che permette alla mandibola di espletare i movimenti necessari per la masticazione, deglutizione e la capacità di articolare le parole.
In qualità di articolazione bilaterale, codesta struttura è molto delicata e deve essere in perfetto equilibrio che sovente viene disturbato da fattori quali mal occlusione, congenita od acquisita, traumi, interventi odontoiatrici / chirurgici, ecc.
All’inizio, tali danni all’articolazione vengono compensati dai muscoli masticatori che mano a mano che la patologia progredisce, sviluppano dolore, a volte molto intenso, i capi articolari della mandibola si degenerano, per dare luogo a fenomeni come artrosi articolari che alla fine danno luogo ad intense cefalee, dolore intenso alla colonna vertebrale del collo che discendono lungo la colonna vertebrale dorsale per finire con forti dolori alla schiena.
Il fisioterapista può decidere di sfruttare le metodiche più adatte
(RPG, trazione vertebrale manuale, "pompage" cervicale) per risolvere il problema e prevenire danni secondari.
Molti pazienti affetti da emiplegia o da morbo di Parkinson avranno qualche disturbo del movimento o della sensibilità nella regione del volto e del tratto orale. Per quanto lieve, il disturbo sarà estremamente penoso per il paziente. Il viso svolge un ruolo importante nella nostra vita, perché, per ciascuno di noi, e come se dietro gli occhi si celasse la nostra vera identità. A differenza di altre parti del corpo, il volto e sempre visibile e non si può nascondere o mascherare con i vestiti.
Quando incontriamo una persona nuova, ci formiamo la prima impressione in base al suo viso e alla sua espressione. Diciamo che qualcuno ha "un sorriso accattivante", "un viso intelligente", "uno sguardo vigile". Dall'informazione che riceviamo decidiamo se ci piacerebbe conoscere meglio quella persona e ciò influisce anche sul nostro modo di parlare e di comportarci nei suoi confronti. Con i sottili, riccamente innervati, muscoli del viso siamo in grado di modificare la nostra espressione attraverso un'ampia gamma di movimenti molto piccoli. Insieme ai movimenti del capo, l'espressione del volto e una delle fonti principali di comunicazione e noi usiamo costantemente entrambi a sostegno di quanto diciamo, oppure in completa sostituzione della parola in determinate occasioni. Con minimi cambiamenti possiamo esprimere piacere, incredulità, amore, disapprovazione, ecc.
Per imparare a conoscere meglio una persona che sta parlando, ascoltiamo non solo del che dice, ma anche la qualità del suo tono di voce. Apprezziamo suono della voce con la sua melodia, tono e il modo in cui vengono pronunciate le parole e mentre ascoltiamo qualcuno che parla, formuliamo ulteriori giudizi su di lui o lei.
Quando le persone s'incontrano e si parlano, di solito mangiano o bevono qualcosa insieme. Noi mangiamo e beviamo non solo per nutrirci, ma anche per piacere e come aspetto del nostro costume sociale. Continuiamo a formarci un'opinione dell'altra persona mentre sta mangiando.
Qualsiasi anormalità o stranezza nell'espressione del viso, nella voce o nelle abitudini alimentari viene immediatamente notata e disturba la comunicazione e la facilità di contatto con gli altri. La maggior parte di noi ha avuto la sensazione di essere fissato da tutti dopo una visita dal dentista che ha comportato un'anestesia locale con caduta del labbro, o quando un piccolo brufolo ha assunto nella nostra immaginazione le proporzioni di un grosso foruncolo.
Nel programma globale di riabilitazione, in cui il paziente impara a camminare e a prendersi cura della propria persona, vengono spesso dimenticati i problemi del viso e del tratto orale, che rimangono cosi esclusi dal trattamento.
Le difficoltà persistenti peggioreranno la qualità di vita del paziente e interferiranno con il reinserimento sociale. Egli non potrà più godere nel mangiare e bere da solo o con altre persone. A causa dell'espressione facciale inappropriate o ridotta, le altre persone possono giudicarlo erroneamente o mal interpretare le sue reazioni. Se il paziente non può parlare come faceva prima, può avere difficoltà a instaurare nuove relazioni, o a conservare le precedenti. Gli altri reagiranno diversamente nei suoi confronti ed è possibile che conversino con lui ad un livello inappropriato.
II grado e il tipo di difficoltà variano notevolmente, poiché si passa da un paziente totalmente incapace di mangiare, ad uno il cui viso non è esattamente simmetrico. Quando si nota una qualsiasi difficoltà, sono necessarie un'osservazione e un'indagine accurate per aiutare il paziente a superare i problemi.
Si dovrebbero facilitare i movimenti del viso sin dalle prime fasi, per mantenerne la mobilità e stimolarne la sensazione. Il trattamento mirato nel questo caso è PNF per il viso.
(PNF deriva dalle parole inglesi "Proprioceptive Neuromuscolar Facilitation" che in italiano significa "Facilitazione Neuromuscolare Propriocettiva". Questo sistema di stretching è diviso in 4 tempi:
Si raggiunge il massimo allungamento del muscolo in modo graduale e lento;
Si esegue una contrazione isometrica per circa 15/20 secondi (sempre in posizione di massimo allungamento);
Rilassamento per circa 5 secondi;
Si allunga nuovamente il muscolo (contratto precedentemente) per almeno 30 secondi.
PNF, viene usato molto nella terapia di riabilitazione, perché in questo tipo di trattamento l'esercizio è sempre adattabile alla situazione patologica del paziente e progressivamente porta raggiungere il massimo delle sue potenzialità. La teoria di PNF ha avuto il suo origine dall'osservazione dei movimenti compiuti nello sport nella danza. I presupposti affinché un movimento possa dare, nell'ambito di questa attività, un risultato qualitativamente positivo sono soprattutto là armonia, la coordinazione, la forza, la velocità e la precisione.
La muscolatura monoarticolare è in grado spesso di svolgere più funzioni contemporaneamente. Un errore di valutazione classico è quello di testare queste funzioni separatamente, non valutando mai se il paziente è in grado di svolgerle simultaneamente.
La tridimensionalità degli schemi PNF permette la valutazione di queste funzioni monoarticolari complesse che sono anche l'espressione di un accorciamento massimale del muscolo.
Perché il trattamento riabilitativo sempre adatto al paziente, il metodo viene utilizzato nel campo di ortopedia e anche per trattamento del paziente neurologico.
Per esprimere queste qualità nel modo migliore i movimenti dovevano essere compiuti, nella maggior parte dei casi, seguendo alcune linee diagonali rispetto all'asse sagittale del corpo, quindi in questi movimenti diagonali avveniva una rotazione che permetteva di partire da uno stato di massimo allungamento per arrivare uno stato di massimo accorciamento.).
La muscolatura monoarticolare è in grado spesso di svolgere più funzioni contemporaneamente. Un errore di valutazione classico è quello di testare queste funzioni separatamente, non valutando mai se il paziente è in grado di svolgerle simultaneamente.
La tridimensionalità degli schemi PNF permette la valutazione di queste funzioni monoarticolari complesse che sono anche l'espressione di un accorciamento massimale del muscolo.
Perché il trattamento riabilitativo sempre adatto al paziente, il metodo viene utilizzato nel campo di ortopedia e anche per trattamento del paziente neurologico.
Per esprimere queste qualità nel modo migliore i movimenti dovevano essere compiuti, nella maggior parte dei casi, seguendo alcune linee diagonali rispetto all'asse sagittale del corpo, quindi in questi movimenti diagonali avveniva una rotazione che permetteva di partire da uno stato di massimo allungamento per arrivare uno stato di massimo accorciamento.).